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Il Presidente: Discorsi

Inaugurazione del Master in Diritto parlamentare "Parlamento e politiche pubbliche" della LUISS

Cari Professori, cari ragazzi,
è un vero piacere per me ospitarvi oggi in Senato. Prosegue così e si consolida una tradizione che, attraverso le legislature, ha visto l'inaugurazione di questo corso qui a Palazzo Giustiniani, un Palazzo che ha oramai una storica vocazione parlamentare.
Qui venne firmata infatti nel 1947 la nostra Carta Costituzionale.
La Costituzione repubblicana pone al centro della architettura istituzionale il Parlamento.

Un Parlamento che, per richiamare una immagine utilizzata dal professor Manzella - già autorevole componente della nostra Assemblea - è e deve essere anche "un'istituzione porticato", dove la società civile entra nelle istituzioni diventandone parte.
Credo che, con il mutare delle stagioni della nostra vita pubblica, questo elemento distintivo debba essere tenuto fermo e anzi valorizzato.
L'apertura, la pubblicità e la trasparenza dei lavori sono infatti l'essenza stessa del metodo parlamentare e della sua capacità di fornire soluzioni forti e condivise.
Sono sicuro che voi giovani, che vi accingete a completare la vostra formazione dedicando una particolare attenzione alla vita parlamentare, saprete aiutarci e fornire nuove idee per contribuire a rendere più vitale, efficace e conosciuta l'azione delle nostre istituzioni.

Viviamo oggi un'epoca nella quale il tradizionale ruolo dei parlamenti viene messo continuamente in discussione: le funzioni legislative sono oggetto di una costante e graduale erosione a favore di altri soggetti quali, ad esempio, le regioni e le organizzazioni sopranazionali.
In un mondo globalizzato, sempre più si impongono ai poteri pubblici decisioni rapide e questo sembra favorire il ruolo degli Esecutivi, a discapito degli organi rappresentativi che, per loro natura, sono più vincolati nelle loro procedure tradizionali.
Lo stiamo vedendo in questi mesi durante i quali anche le istituzioni parlamentari più autorevoli sono significativamente stimolati dalle scelte degli Esecutivi: per poter contrastare gli effetti di una crisi economica profonda occorrono, infatti, risposte tanto più efficaci quanto più rapide.

I parlamenti mantengono una loro essenziale centralità. Lo stesso interesse che voi giovani mostrate per gli studi parlamentari ne è un'eloquente testimonianza. Questa centralità deve trovare ora nuovi strumenti e procedure che ne rendano più vitale ed incisiva l'azione.
Di fronte ai vostri colleghi, lo scorso anno alla Luiss, ho avuto l'occasione di parlare di questi temi, delle nuove regole per il parlamento nell'epoca del bipolarismo.
L'esperienza europea mostra che il consolidarsi del sistema politico in senso bipolare è stato accompagnato da un rafforzamento del ruolo del Governo.
I Parlamenti hanno, inoltre, trovato nuovi ed efficaci contrappesi, attraverso il potenziamento dei poteri di controllo e degli strumenti ispettivi attivabili dall'opposizione.

Anche in Italia vi è oramai una consapevolezza diffusa circa la necessità di aggiornare strutture e funzioni delle nostre Camere, e ciò a partire da una revisione dei Regolamenti.
Essi rappresentano infatti una fonte cruciale nel nostro sistema, e ad essi la Costituzione affida spazi e ambiti che permettono all'autonomia di ciascuna Camera di conformare l'azione delle nostre istituzioni a sempre nuove esigenze.
La vita delle Camere repubblicane è stata segnata da organiche revisioni dei Regolamenti.
Le proposte oggi in campo sono ambiziose e propongono revisioni incisive alle nostre regole del gioco.

Tra le questioni in primo piano emerge come cruciale quella del ruolo del Governo in Parlamento. Un ruolo che, nelle legislature del maggioritario, è andato naturalmente rafforzandosi, ma per una via, fino ad oggi, affidata alla dinamica dei rapporti politici ed in particolare ai rapporti tra i Gruppi.
Le proposte di revisione dei regolamenti, seppure in forme diverse, prevedono una emersione più netta e chiara, e quindi rispondente alla realtà attuale, del ruolo del Governo.
Per darvi una concreta idea di quanto stiamo discutendo in Senato, ricordo che al centro del dibattito presso la nostra Giunta per il Regolamento vi è l'ipotesi di introdurre una corsia preferenziale per i disegni di legge segnalati dal Governo come essenziali

Tempi certi per il Governo, e forte controllo del Parlamento.
È ovvio che questo tema è indissolubilmente collegato alla questione della decretazione di urgenza, all'uso che molti ritengono eccessivo di questo strumento.
Le forze politiche devono confrontarsi con le esigenze alle quali ho fatto prima riferimento: i cittadini, gli operatori economici, i mercati hanno sempre più bisogno di risposte sollecite.
E forse proprio per questo nostri padri costituenti hanno previsto, disciplinandolo in modo attento, l'istituto della decretazione d'urgenza.
Istituto al quale tutti i Governi hanno fatto ricorso, in misura, è forse opportuno ricordarlo, ben maggiore di quella attuale.

Chi non ricorda le centinaia di decreti pendenti contemporaneamente davanti alle Camere, prima della sentenza della Corte costituzionale sulla reiterabilità?
Oggi non siamo più a quei livelli, grazie alla coraggiosa sentenza della Corte, ma anche grazie alla collaborazione di tutti i soggetti istituzionali interessati, Presidente della Repubblica, Governo, Parlamento.
Voglio ricordare che, in questa Legislatura, il numero dei decreti-legge risulta inferiore a quello dei decreti adottati in eguale spazio di tempo nel corso della XIV Legislatura.
Dico quattordicesima e non quindicesima legislatura, cioè quella immediatamente precedente alla attuale, in quanto la notoria situazione politica parlamentare di quel contesto ha portato un indice di produttività legislativa non in linea con i normali parametri

Ciò non toglie però forza alla argomentazione di fondo: il Paese, non solo il nostro, ma tutti i Paesi, sentono fortemente in questa fase storica il valore della governabilità.
In un momento di incertezza economica, politica, sociale, la consapevolezza che il Governo sia nelle condizioni di agire in modo sollecito non può che rassicurare i cittadini.
Credo sia nostro dovere operare perché non sorga il sospetto che sia il Parlamento a opporsi alla urgenza del provvedere.
E' quindi necessario che il Parlamento acceleri il proprio iter di approvazione delle leggi, per consentire così di armonizzare le giuste aspettative del Governo con un più veloce percorso ordinario di approvazione delle leggi.

Ma come contemperare le esigenze sempre più sentite di una sollecita azione di Governo, con quelle di un Parlamento che ha nel nostro ordinamento e non potrebbe non avere la parola finale nel campo della legislazione primaria?
Una disciplina regolamentare che garantisca corsie preferenziali e tempi certi alle iniziative che il Governo ritiene essenziali, potrà ricondurre nel suo alveo di strumento eccezionale la decretazione d'urgenza; consentirà una programmazione più prevedibile dei lavori parlamentari, darà una maggiore certezza dei tempi e un migliore riparto dei lavori tra Commissioni e Aula.
Sulla questione è intervenuto con grande acume nei giorni scorsi il Presidente della Corte Costituzionale Flick che ha motivato il rigore con cui la Corte si pronunzia sulla sussistenza dei presupposti costituzionali di necessità e urgenza dei decreti-legge, riconoscendo che oggi "gli ordinari tempi di trattazione delle iniziative legislative possono non risultare in linea con gli obiettivi di priorità del Governo".

Sulla base di questa constatazione il presidente Flick ha richiamato le forze politiche in Parlamento perché elaborino, "attraverso correttivi regolamentari, meccanismi destinati ad accelerare l'iter di formazione delle leggi". Si tratta di una intuizione già presente oltre dieci anni fa nella sentenza della Corte sui decreti legge che prima ho ricordato.
Io credo fermamente che questo monito debba essere raccolto.
Il Senato ha identificato una strada. Nelle scorse settimane la Giunta per il Regolamento ha iniziato l'esame delle proposte di modifica avanzate dai diversi Gruppi per trovare una soluzione, auspicabilmente concorde, a questa che è una delle questioni centrali della democrazia dei nostri tempi.

Sono stati nominati due relatori, uno di maggioranza e uno di opposizione, si sono avuti diversi incontri.
Sono certo che, in breve tempo, presso la Giunta per il Regolamento riprenderà la discussione concreta su questi temi.
E' ovvio che ad un consolidamento della posizione del Governo nella programmazione dei lavori dovrà corrispondere l'emersione di un chiaro statuto dell'opposizione.
Credo che la semplificazione del quadro politico, che ha avuto un chiaro riflesso nella composizione e nel numero dei Gruppi parlamentari, fornisca oggi un'occasione da non perdere, nella prospettiva di un rafforzamento del ruolo del Parlamento e della sua funzione.
Credo poi che, oltre a rafforzare strumenti e previsioni già inclusi nei nostri regolamenti, occorra anche elaborarne di nuovi.

Dovremo ad esempio volgere una più marcata attenzione all'attuazione delle politiche pubbliche, secondo la prospettiva che è indicata nel titolo stesso del vostro Master.
Le Camere si collocano infatti in una rete sempre più complessa di istituzioni e di processi decisionali; dobbiamo dunque rafforzare la nostra capacità conoscitiva e porre una rinnovata attenzione agli strumenti di controllo e di verifica, oltre ed al di là della classica funzione legislativa.
Di fronte a queste sfide complesse, anche da un punto di vista culturale, sento tutta l'utilità di scuole e corsi come il vostro che vogliono introdurre i laureati alla vita delle istituzioni e in particolare a quella delle istituzioni rappresentative. In questo senso la vostra presenza qui oggi non vuole essere solo un'occasione cerimoniale. Vuole essere il segno dell'apertura del Senato a voi giovani, molti dei quali si presenteranno ai concorsi banditi dalle amministrazioni parlamentari per reclutare dirigenti e funzionari che siano capaci di essere protagonisti di queste nuove sfide poste oggi al Parlamento.

Queste occasioni contribuiscono a credere nell'Istituzione parlamentare e nel valore delle Istituzioni; consentono di riscoprire l'impegno al servizio del Paese.
Voi probabilmente sarete i nostri prossimi dirigenti e proprio in quanto protagonisti, potrete con il vostro impegno e le vostre idee collaborare alla realizzazione degli interessi dell'Italia.
Di fronte a voi avete politici e professori, uomini di cultura e responsabili di cariche istituzionali. Accanto ad approfondimenti teorici, sono sicuro che avrete modo di confrontarvi con la realtà delle nostre istituzioni e della vita politica. E questo in una prospettiva non chiusa, né provinciale, ma aperta ai grandi processi di integrazione europea e sopranazionale che investono tutti gli aspetti della vita dei cittadini, della politica, dell'economia e quindi anche delle nostre istituzioni.
Con questi auspici, Professori, organizzatori, cari studenti permettetemi di dichiarare aperto il Master "Parlamento e politiche pubbliche".



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