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Il Presidente: Discorsi

Giorno del ricordo

Onorevoli colleghi,
cinque anni or sono, il Parlamento italiano consacrava la data di oggi, 10 febbraio, anniversario della firma del Trattato di pace tra l'Italia e le Potenze Alleate nel 1947, quale "Giorno del ricordo".
Da allora, questa giornata è dedicata alla memoria delle migliaia di italiani dell'Istria, del Quarnaro e della Dalmazia che, al termine del secondo conflitto mondiale, subirono indicibili violenze - quasi sempre per la sola colpa di appartenere al nostro popolo - trovando, molti di loro, una morte atroce nelle foibe del Carso.

Quanti riuscirono a sottrarsi allo sterminio furono costretti a lasciare le loro case e ad intraprendere la via dolorosa dell'esilio: la popolazione italiana di quella regione fu così quasi completamente sradicata, e fu così cancellata di colpo una presenza linguistica e culturale di tradizione millenaria, che traeva origine dagli insediamenti romani e si era consolidata con la Repubblica di Venezia.
Su queste tragiche vicende calò per alcuni decenni, all'interno del dibattito pubblico del nostro Paese, un velo di omissione e di oblio, al punto che alcune voci autorevoli giunsero a denunciare la "congiura del silenzio", da parte della politica, della cultura e dei mezzi di informazione.

Anche per effetto della celebrazione del "Giorno del ricordo", grandi progressi sono stati compiuti, in questi anni, verso l'obiettivo di una memoria matura e consapevole di tutti gli aspetti di quella dolorosa vicenda, affinché essa non fosse più motivo di scontro e divisione ma, al contrario, divenisse fattore di unità del popolo italiano, attraverso la celebrazione condivisa delle vittime di una tragedia comune.
La legge che ha istituito il "Giorno del ricordo", si prefigge significativamente anche lo scopo di contribuire alla comprensione della storia complessa e drammatica della definizione del confine orientale del nostro Paese.

Ed è proprio in quest'ottica più ampia e impegnativa che è necessario porre, a mio avviso, l'obiettivo di costruire una coscienza comune, tra i diversi Paesi della regione, e una memoria condivisa circa le cause e le responsabilità di quanto accadde in quegli anni.
La storia europea degli ultimi decenni ci offre più di un motivo di conforto: l'avanzare del processo di integrazione europea ha consentito alle frontiere più chiuse di trasformarsi, in più occasioni, in confini segnati soltanto da cartelli stradali.

Come è accaduto alla metà del secolo scorso con la frontiera franco-tedesca, così negli ultimi anni il progredire delle adesioni all'Unione europea ha consentito di compiere, anche nel quadrante orientale, i primi passi verso la ricucitura delle profonde ferite inferte dagli odi nazionali.
La rimozione dei controlli di frontiera tra l'Italia e Slovenia, a seguito dell'adesione di quel Paese all'Unione Europea nel 2004, ha costituito una tappa essenziale di questo cammino, che ha visto anche i significativi risultati raggiunti dalla commissione storico-culturale italo-slovena, istituita sin dal 1993 per giungere ad una valutazione comune sulla questione delle foibe e sulla memoria di quell'eccidio.

Alcune reazioni suscitate, in Paesi vicini, dalle parole che il Presidente della Repubblica ha pronunciato in occasione della Giornata del Ricordo del 2007, dimostrano però, purtroppo, che rimane ancora molta strada da percorrere prima che si giunga ad una lettura comune degli eventi e delle responsabilità, in grado di coinvolgere le Autorità di tutti i Paesi della regione. Ma è una strada che va percorsa con convinzione.
Da parte italiana, è necessario che la memoria commossa delle vittime innocenti e la tenace difesa delle comprensibili aspirazioni degli esuli, siano anche accompagnate da una pacata riflessione su quella dolorosa vicenda, in tutta la sua profondità storica.

Un momento di riflessione che trovo particolarmente necessario in una giornata come quella odierna, in cui tutto il Paese è addolorato e commosso - qualunque fossero le opinioni individuali - per la conclusione tragica della vicenda di ieri, che costringe le nostre coscienze a confrontarsi con i temi della sofferenza, del dolore, della memoria, della dignità umana, della responsabilità.
Per questi motivi e nel ricordo commosso di quanti patirono nel corpo e nello spirito l'atroce violenza delle foibe, invito tutta l'Assemblea ad osservare un minuto di raccoglimento.



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