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Il Presidente: Discorsi

Europa più democratica. Cittadino - Parlamenti - Unione europea

Intervento del Presidente del Senato, Renato Schifani in Sala Zuccari al convegno "Europa più democratica. Cittadino-Parlamenti-Unione Europea", organizzato dal Senato della Repubblica in collaborazione con l'Ambasciata di Polonia in

Signor Presidente della Repubblica,
Signori Ministri,
Onorevoli colleghi,
Autorità, Signore e Signori,
è un vero onore ospitare in Senato il convegno di apertura della Presidenza Polacca dell'Unione europea.
E' una sfida impegnativa che la Polonia assume per la prima volta dalla sua adesione all'Unione europea e che il Governo polacco sta mostrando di affrontare con la tenacia e l'ambizione necessarie.

Si compie così, in un momento straordinariamente delicato per la Storia del nostro continente, un cammino iniziato oltre venti anni fa. La rivoluzione pacifica che proprio in Polonia segnò il crollo del regime comunista, avviò quel processo che portò, con la caduta del muro di Berlino, a scrivere una nuova pagina della storia del nostro continente; una pagina segnata dalla scelta lungimirante di aprire le porte dell'Unione europea ai Paesi dell'Est e di dare all'Unione una moneta unica a coronamento della costruzione del mercato comune.

Oggi, di fronte alla grave crisi economica e finanziaria che ha colpito tutti i continenti, l'euro appare una moneta forte e stabile, un'acquisizione fondamentale e irrinunciabile.
L'Europa però non è e non deve essere solo moneta, concorrenza, mercato.
Per mantenere la solidità di queste importanti conquiste si pongono davanti a noi tutti come necessari e ineludibili l'impegno e il coraggio per un vero processo di integrazione delle politiche economiche, delle politiche di bilancio, di quelle fiscali e anche di quelle sociali.

L'obiettivo comune ambizioso è un governo dell'economia capace di superare gli squilibri macroeconomici che l'Unione ancora presenta al suo interno.
Abbiamo oggi bisogno di più Europa e di una nuova Europa.
Un'Europa più integrata, più competitiva, dotata di risorse sufficienti per portare avanti politiche comuni e per essere protagonista sulla scena internazionale.
Un'Europa più unita per fare fronte alle tante sfide che il mondo globalizzato pone oggi alla sicurezza, ma anche ai pilastri della nostra convivenza civile e sociale.

La Polonia, forte del suo sviluppo economico e sociale che gli ha permesso di superare in modo straordinario la crisi economica e finanziaria, mostra quanto sia stata una scelta lungimirante quella di riunificare le due anime dell'Europa avviando e completando il più grande processo di allargamento della nostra Unione.
Da Presidente del Senato, il mio primo viaggio è stato in Polonia perché ho sempre creduto nelle potenzialità di crescita del Paese e nei rapporti di amicizia con l'Italia.
Lei, Signor Presidente della Repubblica, proprio nel Suo recente viaggio in Polonia in occasione del vertice dei Capi di Stato, ha voluto evidenziare il futuro di quel Paese definendolo il nuovo "eldorado" d'Europa.
Sono certo che il nuovo semestre sotto la presidenza polacca vedrà una grande collaborazione tra i nostri due Stati.

Oggi la situazione del Mediterraneo e la "primavera araba" impongono all'Unione europea un'azione che abbia la stessa ambizione e sia animata da un'analoga visione.
Il futuro di questi Paesi ai quali ci legano vincoli storici, geografici e culturali è e deve essere certo nelle mani di quei popoli; e tuttavia essi devono poter sapere che l'Unione europea tutta è pronta e disponibile a sostenere gli sforzi di rinnovamento politico sociale ed economico che animano tanti giovani che vivono in quelle terre.
Il ruolo dei Parlamenti è decisivo per rendere chiaro che siamo disponibili a sostenere questa evoluzione e ad impegnarci per fare compiere un vero salto di qualità alle relazioni tra le due sponde del Mediterraneo, nel segno di un impegno comune per lo sviluppo dei principi di giustizia, di progresso, di tolleranza e di dignità per ogni essere umano come affermato dal presidente Obama nel suo discorso al Cairo del giugno del 2009.

La risposta europea non è stata forse adeguata e tempestiva di fronte a eventi che si sono sviluppati con estrema rapidità sull'onda delle più moderne tecnologie e dei nuovi mezzi di comunicazione.
L'impegno primario dei Parlamenti e delle istanze rappresentative deve essere oggi quello di stimolare le istituzioni dell'Unione ed i Governi ad un'azione più coraggiosa, anche dal punto di vista economico e finanziario.
Giusto vent'anni fa, nell'enciclica Centesimus Annus, volgendosi a considerare gli avvenimenti dell'89 di cui era stato un assoluto protagonista Giovanni Paolo II ricordava come questi "offrono l'esempio del successo della volontà di negoziato contro un avversario deciso a non lasciarsi vincolare da principi morali: gli avvenimenti dell'89 - proseguiva il Santo Padre - sono un monito per tanti che in nome del realismo politico vogliono bandire dall'arena politica il diritto e la morale".

Questo insegnamento di una delle personalità migliori che la Polonia ha consegnato alla storia, è oggi per noi un monito, ma anche un profondo messaggio di speranza di fronte agli eventi e ai rivolgimenti che attraversano i Paesi del Sud del Mediterraneo; un monito a guardare a questi eventi con la giusta ambizione e coraggio.
Per trovare invece, come ammoniva Giovanni Paolo II, "di volta in volta forme efficaci per rendere testimonianza alla verità", per lottare per la giustizia senza violenza.
Non dobbiamo scoraggiarci neppure di fronte alle apparenti contrapposizioni, che sono caratteristiche essenziali dello stesso confronto democratico.

Come ha affermato Beck: "La vera crisi dell'Europa si manifesta proprio nella difficoltà di vedere gli eventi contraddittori come parte di una impresa comune degli europei".
Serve riprendere con vigore e visione il monito originario e sempre attuale che proprio dall'Italia levò De Gasperi: "per unificare l'Europa occorrerà distruggere un mondo di pregiudizi e di rancori".

Più Europa e nuova Europa sono le sfide che ci attendono, ma forse ancor prima è necessario educare all'Europa, recuperare il senso di una storia comune, maturare consapevolezza di un legame che è, insieme, libertà, responsabilità e giustizia.
Dall'Europa dei conflitti è indispensabile pervenire all'Europa unita attraverso cittadini, potenza civile e democratica, senso e coscienza di una storia, capace di diventare prospettiva di pace e di benessere per le generazioni del domani.



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