A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
La libertà di stampa / Mario Borsa
Prosegue la collaborazione, annunciata lo scorso febbraio, con Liber Liber e il suo progetto di biblioteca telematica gratuita, per proporre nella pagina Scaffale della memoria della Biblioteca del Senato il testo integrale di opere presenti nella biblioteca stessa e non più coperte da diritto d'autore. È ora la volta di un volumetto - già presente nel portale Liber Liber - pubblicato nel 1925 dal giornalista Mario Borsa sul tema della libertà di stampa; oltre a questa edizione, apparsa per i tipi di Corbaccio, la biblioteca possiede anche l'edizione Dall'Oglio del 1945 e la più recente ripubblicazione Scheiwiller del 2005, quest'ultima corredata dallo scritto di Walter Tobagi Mario Borsa giornalista liberale e da un'introduzione di Ferruccio de Bortoli. Dell'opera di Borsa, della sua genesi e degli attuali strumenti a tutela della libertà di stampa, ci parla qui la dott.ssa Claudia Pantanetti, membro dell'associazione di promozione sociale Libera Biblioteca PG Terzi e volontaria in Liber Liber: la ringraziamo.
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Il saggio-pamphlet del giornalista Mario Borsa (Regina Fittarezza, 1870 - Milano, 1952) sulla libertà di stampa vede la luce a Milano nel 1925 per i tipi di Corbaccio. Borsa, giornalista colto e di idee profondamente democratiche, nel primo dopoguerra, con la penetrazione delle forze capitalistiche e fasciste, venne esautorato dai suoi incarichi professionali, ma fece sentire la sua voce attraverso le colonne del "Times" di Londra, di cui era divenuto corrispondente da Milano.
La libertà di stampa è funzionale a controbattere il progetto di riforma fascista della libertà di stampa presentato alla Camera dal ministro guardasigilli Oviglio e dal ministro degli interni Federzoni, il 4 dicembre 1924.
Per inquadrare brevemente il periodo in cui fu scritto questo saggio e la sequenza dei fatti, a dimostrazione di quanto fosse forte da parte del Governo l'urgenza di imbavagliare la stampa, ecco il corso degli eventi: il 28 ottobre del 1922 avviene la marcia su Roma; il Governo Mussolini entra in carica il 31 ottobre 1922; il decreto sulla limitazione della stampa viene approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 luglio 1923; il 10 giugno 1924 viene rapito e assassinato il deputato socialista Giacomo Matteotti; l'8 luglio 1924 entra in vigore il decreto approvato nel 1923; due giorni dopo viene emesso il regolamento attuativo in forma di decreto legge; il 4 dicembre 1924 viene presentato il disegno di legge, che verrà poi convertito nella Legge n. 2307 del 31 dicembre 1925 con il titolo Disposizioni sulla stampa periodica.
L'indiscussa capacità professionale e l'esperienza di Borsa, che all'epoca della stesura del saggio ha 55 anni, gli forniscono gli strumenti per esporre in maniera chiara e incontrovertibile tutti gli argomenti a sfavore del nuovo disegno di legge.
Egli analizza il comportamento tenuto dalla stampa italiana, in particolare quella liberale e democratica, agli albori del fascismo e sostiene che essa non si meritava l''imbavagliamento' che le sta preparando Mussolini, dato che, nel periodo precedente alla marcia su Roma, essa «ha lasciato fare senza opporre alcuna seria resistenza» [p. 3, ndr]. Pur ammettendo le difficoltà di un lavoro di informazione messo a dura prova dalle violenze di chi stava per prendere il potere, il silenzio che si è prodotto può essere considerato «una vera e deplorevole complicità» [ibid., ndr].
Gli argomenti posti da Borsa a favore della libertà di stampa erano perfettamente corretti ma purtroppo del tutto insufficienti a fermare l'ondata repressiva. L'esecutivo dichiara di voler essere innovativo e 'moderno', ma Borsa sostiene che al contrario le nuove disposizioni si rifanno all'Editto Albertino sulla stampa del 26 marzo 1848, in parte giustificate dal periodo di guerra. L'esecutivo dichiara anche di ispirarsi alle altre nazioni europee e non solo; Borsa allora analizza approfonditamente la legislazione straniera in materia. Sono pagine queste di estremo interesse, da cui emerge quanto sia diverso il valore dato alla corretta informazione dall'opinione pubblica dei vari Stati. «Per intenderci: se da noi vigesse il sistema inglese noi avremmo saputo giorno per giorno che cosa hanno detto e non hanno detto gli arrestati per l'assassinio Matteotti, dal momento della loro incarcerazione ad oggi, come avremmo conosciute le deposizioni di tutte le persone interrogate» [p. 120, ndr].
Borsa auspica che ci sia una forte reazione democratica a questo attentato alla libertà di stampa; si augura che venga riconosciuta l'incostituzionalità e l'illegalità dei decreti che si stanno per emanare, anche evidenziando i vizi formali di promulgazione. Ma si tratta di argomenti che oggi, ex post, è chiaro che erano purtroppo ottimi da portare in tribunale, ma che si sono tragicamente dimostrati una barriera debolissima, subito travolti dai fatti.
Oggi in Italia la libertà di stampa è sancita dall'Art. 21 della Costituzione (Parte I, Diritti e doveri dei cittadini - Titolo I, Rapporti civili). L'Italia, come paese membro della Unione Europea, si impegna a rispettare il principio della libertà di stampa come sancito per la prima volta nel 1950 nell'art. 10, Libertà di espressione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il 18 dicembre 2000 è stata pubblicata nella "Gazzetta ufficiale delle Comunità europee" [oggi dell'Unione europea, ndr] la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che riconosce, in maniera più snella, la «libertà di espressione e d'informazione» (Capo II, Libertà - Art. 11, Libertà di espressione e d'informazione).
A marzo 2024 il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo al Media Freedom Act, la legge per una maggiore protezione del pluralismo e indipendenza dei media nell'Unione europea.
Esistono osservatori, curati da organizzazioni non governative, che vigilano sullo 'stato di salute' della libertà di stampa nei vari paesi. I più importanti sono:
- il rapporto Freedom of the Press, pubblicato ogni anno dal 1980 dalla Freedom House, ong statunitense che si è data il compito di misurare il livello di libertà e indipendenza dei media e che raggiunge 199 paesi;
- l'indice annuale World Press Freedom, con schede paese per paese, curato da Reporters Without Borders;
- la Piattaforma per la sicurezza dei giornalisti, che dal 2015 tiene conto e analizza i casi di gravi minacce alla sicurezza di giornaliste e giornalisti e alla libertà dei media in Europa, sia negli stati membri sia nell'Europa tutta, al fine di rafforzare la capacità di risposta del Consiglio d'Europa e la responsabilità degli Stati membri.
A tutela della professione in Italia esiste la FNSI - Federazione nazionale della stampa italiana, costituita nel 1908 e rifondata nel 1943, cui aderiscono le associazioni regionali dei giornalisti. Essa ha come scopi principali: la difesa della libertà di stampa, la pluralità degli organi di informazione, la tutela dei diritti e degli interessi morali e materiali della categoria.
Il 3 maggio di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa (World Press Freedom Day) per riaffermare questa libertà come diritto fondamentale, per difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza e per ricordare le giornaliste e i giornalisti uccisi nell'esercizio della loro professione. La Giornata è stata istituita dall'Assemblea generale dell'ONU nel 1993 a ricordo dell'anniversario della Dichiarazione di Windhoek, scritta da una sessantina di giornalisti africani al termine del seminario per lo sviluppo di una stampa africana indipendente e pluralista organizzato dall'Unesco e dall'ONU, nel 1991 a Windhoek in Namibia.
Tutto ciò a dimostrazione di quanto il tema della libertà di stampa sia e sarà sempre di vitale importanza. Borsa scrive: «Ci sono dei momenti nella storia in cui gli intellettuali, gli uomini di penna e di pensiero non debbono esitare a passare, occorrendo, all'azione e a mettersi alla testa del popolo. La ragione morale deve essere la più forte di tutte: e chi ha un'alta e profonda sensibilità morale deve dare l'esempio» [p. 150, ndr].
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