A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Elena Cattaneo
Abstract
Elena Cattaneo è la più giovane senatrice a vita della storia della Repubblica italiana. Nominata il 30 agosto del 2013 dal Presidente Giorgio Napolitano, la scienziata è direttore del Laboratorio di Biologia delle Cellule Staminali e Farmacologia delle Malattie Neurodegenerative del Dipartimento di Bioscienze dell'Università degli Studi di Milano ed è considerata, in ambito scientifico internazionale, come uno tra i maggiori esperti per gli studi condotti nel campo delle cellule staminali neurali e della Malattia o Còrea di Huntington.
4. L'ignoto oltre la frontiera
6. Bibliografia delle opere citate
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Elena Cattaneo nasce a Milano il 22 ottobre del 1962. Il padre, impiegato della Fiat, e la madre, ragioniera, le trasmettono fin da piccola l'importanza del rispetto per il lavoro e il valore dell'impegno: «I miei genitori - ricorda - hanno sempre sottolineato quanto sia importante che ognuno si impegni, che ciascuno faccia la sua parte in qualsiasi ambito operi» (Greco, 2011). L'esortazione alla dedizione che la giovane Elena riceve dalla famiglia va oltre il mero senso del dovere, acquistando un vero significato solo se finalizzata a realizzare qualcosa di positivo per la comunità: «Per se stessi non ne varrebbe la pena: non si lavora per aumentare l'autostima. Aver sempre visto il mio papà impegnarsi in azienda come se fosse la sua, mi ha fatto apprezzare l'idea che ciascuno di noi è parte di un'impresa più grande, la società. Secondo me la tua storia è quello che fai per gli altri» (Greco, 2011).
È in questa "normale" famiglia del nord Italia dai principi sani ed essenziali («Sono una donna normale, che fa una vita normale, ha una famiglia normale e viene da una famiglia normale», ha dichiarato di recente, in una intervista a "Repubblica" (Muritti, 2014) che la giovane sviluppa il suo interesse per l'infinitamente piccolo, per «tutto ciò che non vedi e non raggiungi con i tuoi sensi di persona umana» (Studio Associato Acotè, 2013), passione che crescerà negli anni dell'adolescenza e degli studi liceali durante i quali la futura scienziata verrà sempre più conquistata dall'idea di addentrarsi nell'ignoto di quel particolare universo. Nonostante l'attrazione per la biologia e la medicina, una volta ottenuto il diploma, Elena si iscrive alla facoltà di Farmacia dell'Università degli Studi di Milano: materia affine ai suoi interessi, ma dai risvolti pratici in caso di ricerca di un impiego una volta laureata. Conclude brillantemente il corso di studi, ottenendo il massimo dei voti con lode con una tesi di laurea di tipo sperimentale sui ricettori di membrana e il binding molecolare condotta per oltre un anno nei laboratori di una casa farmaceutica.
L'esperienza in laboratorio è fondamentale e rafforza nella giovane l'intenzione di continuare sulla strada della ricerca: il suo desiderio più grande è di perfezionarsi all'estero, ma ascolta il consiglio del suo tutor, il prof. Rodolfo Paoletti - Preside della facoltà e fondatore del Dipartimento di Farmacologia dell'Università - di restare a far pratica nei laboratori dell'ateneo ancora qualche anno prima di partire. Elena si applica con impegno in diversi gruppi di ricerca e si iscrive al corso di dottorato in Biotecnologie Applicate alla Farmacologia. Il tempo dedicato allo studio è tale da dover rinunciare alla sua passione per la pallavolo, ma non alla vita sentimentale tanto è che nel 1988, alla vigilia della sua partenza per gli Stati Uniti, si sposerà con un giovane architetto, Enzo Pirola, che non mancherà di sostenerla nella realizzazione dei suoi obbiettivi.
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La giovane dottoranda starà via dall'Italia tre anni. A Boston lavora al Massachussetts Institute of Technology (M.I.T) dove si appassiona alla ricerca delle cellule staminali del sistema nervoso centrale, in particolare di quelle neurali, condotta da uno dei primi studiosi del settore, Ronald McKay. Affascinata dalla possibilità di cimentarsi in un campo di indagine ancora in gran parte inesplorato, insieme a McKay svolge ricerche di laboratorio raccogliendo dati relativi alle condizioni per la trasformazione delle cellule staminali neurali indifferenziate in neuroni, ottenendo risultati importanti per l'avanzamento degli studi in materia. Durante tutto questo periodo Elena non tornerà mai in Italia, sospendendo il soggiorno americano soltanto per trascorrere alcuni mesi in Svezia nel laboratorio di Anders Bjorklund, presso l'Università di Lund, per specializzarsi nel trapianto intracerebrale di cellule staminali.
Negli ultimi mesi della sua permanenza a Boston conosce ad un convegno la neurologa Nancy Wexler che da anni studia la Malattia di Huntington o Còrea di Huntington, una malattia ereditaria degenerativa del cervello che porta alla distruzione dei neuroni che hanno una funzione di inibizione dei movimenti. Coinvolta personalmente per via della morte della madre proprio per questa malattia, la Wexler, con la sua passione e la schietta umanità, conquista Elena alla "causa". Da quel momento la sua attività di ricerca sarà dedicata non soltanto alle cellule staminali neurali, ma anche alla comprensione ed alla cura della Còrea di Huntington: "In me - ricorda la giovane scienziata italiana - scattò una scintilla che è tuttora accesa. Mi resi conto che il lavoro dello scienziato non finisce al bancone del laboratorio ma ha un impatto potente sulle speranze e sulla crescita civile e sociale di interi Paesi del mondo. Che là fuori, oltre la tua stanzetta e il tuo microscopio, c'è qualcuno che ti guarda e che spera in te, nella tua capacità di trovare una cura." (Studio Associato Acotè, 2013).
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Nel 1991 Elena rientra in Italia con un grande bagaglio di esperienze e di competenze, con le idee chiare sugli studi che intende coltivare e una radicata convinzione della finalità sociale della scienza Ma la realtà che l'aspetta non risponde alle aspettative e la delusione è profonda. È disorientata e pensa di abbandonare l'università: la sua prima figlia ha pochi mesi e le prospettive di continuare a fare ricerca in Italia sono estremamente limitate. Ancora una volta è il prof. Paoletti che individua la collocazione per lei più opportuna, inserendola nel laboratorio del prof. Govoni che sta conducendo indagini sulle basi biologiche di un'altra malattia neuro degenerativa, il morbo di Alzheimer. L'attività è affine agli studi condotti dalla giovane scienziata sulle cellule staminali e sulla malattia di Huntington, che dunque possono proseguire grazie anche all'assegnazione di una serie di finanziamenti.
Quando nel 1994 il prof. Govoni lascia Milano, Paoletti affida ad Elena la direzione del laboratorio.
E' l'opportunità che aspettava e che non esita a cogliere al volo. La ricerca, sotto la sua direzione, si concentrerà sulle cellule staminali e le malattie neurodegenerative: la prospettiva è infatti quella di far confluire in un unico spazio di ricerca lo studio delle staminali e lo studio della Còrea di Huntington. L'idea convince la comunità scientifica che, tramite una serie di importanti istituzioni nazionali e internazionali (Telethon, Alzheimer Association di Chicago e Nancy Wexler Foundation), finanzia il progetto, aprendo al team della Cattaneo la partecipazione alla Coalition for the Cure promossa dall'Huntington's disease Society of America di New York e alle ricerche condotte dall'Hereditary disease Foundation di Santa Monica, in California.
I risultati scientifici non tarderanno ad arrivare ponendo le basi di un percorso di ricerca che, negli anni a seguire, condurrà a scoperte fondamentali nello studio dei meccanismi di funzionamento, fisiologici e patologici, dell'huntingtina, proteina la cui mutazione è causa della Malattia di Huntigton.
Il successo scientifico valgono alla scienziata una serie di premi e riconoscimenti ufficiali: nel 2001 riceve il premio "Le Scienze" e la medaglia d'oro che il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha deciso di conferirle in quella occasione per gli studi condotti sulla Còrea di Huntington e sulle cellule staminali neurali; nel 2005 è assegnataria dei premi intitolati a Marisa Bellisario, per la Sezione "Professioniste della Medicina", e a Chiara D'Onofrio, mentre nel 2006 è nominata, sempre dal Presidente Ciampi, Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Sono infine del 2012 il conferimento da parte del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, della Medaglia d'oro della benemerenza Ambrogino d'oro e il premio "Prof. Luigi Tartufari" per la Biologia molecolare e Genetica dell'Accademia Nazionale dei Lincei della quale nel 2013 la stessa premiata diventerà socio corrispondente.
La carriera accademica è oramai avviata e nel 2003 la Cattaneo diventa professore ordinario dell'Università degli Studi di Milano dove insegna "Applicazioni biotecnologiche in farmacologia" e "Cellule staminali in biologia e nella medicina rigenerativa" presso la facoltà di Farmacia.
Culla dell'attività scientifica resta comunque il laboratorio da lei fondato e diretto: da lì partirà l'iniziativa o si disporrà la partecipazione ai più importanti progetti di ricerca, nazionali, europei e internazionali, sulle cellule staminali e sulle malattie neurodegenerative. Tra i più recenti il coordinamento dal 2013 al 2017 del nuovo progetto europeo NeuroStemcellrepair, e il progetto Neuromics che, attraverso lo studio di 10 rare malattie di tipo neurodegenerativo e neuromuscolare, si propone di individuare nuovi geni che causano la malattia, di migliorare la diagnostica e di sviluppare nuove terapie.
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4. L'ignoto oltre la frontiera
Ma per Elena Cattaneo la scienza va oltre i risultati oggettivamente conquistati: la scienza è movimento, è territorio di frontiera, è il coraggio di andare verso l'ignoto. L'immagine, ripete, è quella del deserto nel quale si è soli e "dove non conta altro che l'evidenza e la solidità delle strade che percorrerai" (Cattaneo, 2010).
Ma il deserto è anche uno spazio libero nel quale tutte le idee hanno cittadinanza e possono entrare in competizione tra loro. Certo molte di queste verranno confutate - sostiene la scienziata - perché non verificate e non ripetibili. E occorrerà ricominciare. Eppure il senso profondo della ricerca sta proprio in questo, nel suo essere una
"impresa conoscitiva organizzata, che sfida l'ignoto in ogni sua dimensione e con le sole armi della creatività e della disciplina, della fantasia e del rigore, del coraggio e dell'umiltà, dell'amore e della ferocia. [...] Come le strade nel deserto, difficili da riconoscere, necessarie e durevoli nella loro instabilità, così la conoscenza scientifica si fa strada attraverso i percorsi che riesce a generare e ripercorrere, perché la traccia rimanga e si consolidi" (Cattaneo, 2010).
Tra le finalità della scienza, per la Cattaneo, vi è quella di educare la comunità: "essa infatti imprime forza alle società che la ispirano, aiutando a crescere la democrazia. Può insegnare a essere cittadini migliori, rispettosi delle evidenze, amanti di ciò che è comune, impermeabili alle menzogne, resistenti ai compromessi, insofferenti di fronte agli abusi" (Cattaneo, 2010). È la libertà della scienza, l'onestà della competizione che vanno tutelate e difese soprattutto dall'invadenza e dalla manipolazione della politica. Ciò comporta, tuttavia, che la stessa comunità scientifica italiana ripristini al suo interno
"principi di trasparenza nella gestione dei fondi pubblici e nella competitività": "Questo significa però necessariamente - scriverà insieme a Gilberto Corbellini in un duro articolo sulle relazioni tra scienza e politica in Italia - che i singoli scienziati devono rifiutare gli effimeri benefici che possono derivare d una subalternità alla politica che li costringe ad operare in condizioni di conflitto di interesse. Solo in questo modo le scelte effettuate nell'ambito della pratica scientifica potranno tornare a costituire un modello di etica pubblica, e gli scienziati torneranno a essere percepiti come cittadini del tutto affidabili"(Cattaneo; Corbellini, 2011).
Per queste ragioni la scienziata contesterà apertamente la legge n. 40 del 2004 sulla procreazione assistita che stabilisce limiti estremamente rigidi alla ricerca sulle cellule staminali embrionali umane. Appassionata sarà la sua difesa della libertà della scienza e in un articolo - tra i tanti scritti sull'argomento - pubblicato nel 2006 sul quotidiano "Liberazione", denuncia come illecita l'ingerenza della politica nel campo della ricerca scientifica e, nel caso specifico della legge n. 40, l'inconsistenza delle motivazioni addotte a favore della normativa, volte soltanto ad alterare i dati scientifici strumentalizzandoli a fini propagandistici (Cattaneo, 2006).
Una tra le possibili modalità per sottrarre la scienza al controllo politico ed informare al tempo stesso la cittadinanza dei problemi e dei progressi dalla ricerca è, per la Cattaneo, la diffusione di una corretta informazione scientifica che tenga conto sia degli addetti ai lavori, sia di un pubblico meno esperto, ma comunque interessato all'evoluzione della scienza e alle sue implicazioni pratiche. Nasce così nel 2006 UniStem, il centro di ricerca sulle cellule staminali dell'Università di Milano: a fondarlo sono la Cattaneo, che ne diventerà direttrice, Giulio Cossu, Fulvio Gandolfi e Ivan Torrente. Il Centro si pone l'obbiettivo di "integrare, coordinare e promuovere l'accesso alle informazioni relative allo studio delle cellule staminali e del loro potenziale applicativo" e di promuovere attività di sensibilizzazione e divulgazione non soltanto a livello specialistico, ma anche verso un pubblico più vasto.
Più recentemente è il caso "Stamina" a muovere la ferma protesta della scienziata che non esita a sottoscrivere il 15 marzo 2013, insieme con altri 12 scienziati, una lettera aperta al Ministero della Salute nella quale si chiede al Governo di non "autorizzare terapie improprie, praticate al di fuori sia delle normali linee guida in tema di terapie convalidate, sia della formale sperimentazione clinica". Il rischio è di supportare pratiche commerciali che alimentano false speranze e di stravolgere allo stesso tempo i fondamenti scientifici e morali della medicina. La campagna contro l'autorizzazione governativa all'applicazione in Italia della cosiddetta "cura Vannoni" le è valsa nel gennaio 2014 l'assegnazione del premio internazionale Isscr Public Service Award: premio condiviso con i professori Paolo Bianco e Michele de Luca ed attribuito agli scienziati italiani "per il loro recente impegno nel dibattito pubblico e politico in Italia in cui hanno sostenuto la necessità di rigorosi standard scientifici e medici e di un controllo stringente da parte degli enti regolatori nell'introduzione in clinica di nuovi trattamenti a base di cellule staminali".
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Nominata senatore a vita il 30 agosto 2013 dal Presidente Giorgio Napolitano, la scienziata è la più giovane donna della storia repubblicana designata a tale incarico. Per quanto i suoi altissimi meriti in campo scientifico siano internazionalmente riconosciuti, lo stesso Presidente, in un comunicato ufficiale rilasciato il giorno delle nomine, ha sottolineato come la scelta dell'ancora giovane scienziata "ha anche il valore di un forte segno di apprezzamento, incoraggiamento e riferimento per l'impegno di vaste schiere di italiane e italiani di nuove generazioni dedicatisi con passione, pur tra difficoltà, alla ricerca scientifica". Consapevole del senso ultimo del suo mandato e in accordo con esso, la neo senatrice a vita ha inteso da subito agire per ristabilire una corretta relazione tra cultura, scienza e politica in modo che le competenze espresse nei singoli ambiti possano armonizzarsi e trasformarsi, secondo metodi logici, rigorosi e trasparenti, in decisioni utili per la società.Il primo passo in questo senso è stato l'avvio in 12a Commissione (Igiene e Sanità) di una Indagine conoscitiva su origine e sviluppi del cosiddetto caso Stamina, di cui la Cattaneo è relatrice, volta a determinare cause, meccanismi e responsabilità di una vicenda dalle implicazioni sociali così drammatiche. Crea nel suo ufficio in Senato un gruppo di lavoro, composto da giovani ricercatori, con l'obbiettivo di "mettere insieme dati e informazioni che siano utili al dibattito politico. In Italia - afferma la senatrice - ci sono molte leggi sulla scienza che proprio non vanno. Forse lavorando di più sulla diffusione delle informazioni noi scienziati possiamo ovviare a questo problema" (Dusi, 2013).
Anche rispetto alle ipotesi di riforma della Camera Alta, la senatrice sembra avere le idee molto chiare. È sua la proposta di un "Senato della competenze", ovvero un organo composto da persone scelte in base alle specifiche competenze nei diversi settori della vita culturale, scientifica, sociale ed economica del Paese e in grado di trasformare il loro specifico contributo in soluzioni legislative. È infatti opportuno - ammonisce la senatrice - "che la politica rifletta ed intervenga il prima possibile sull'esigenza di coniugare democrazia e competenza in un'era sempre più fondata su conoscenze specialistiche che sono patrimonio di soggetti ad oggi esclusi dal circuito democratico della rappresentanza" (Greco, 2014).
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6. Bibliografia delle opere citate
Elena Cattaneo; Gilberto Corbellini, La Scienza italiana malata di politica, "Darwin", 54 (2010), maggio/giugno.
Elena Cattaneo, In difesa della libera ricerca, "Liberazione", 31 dicembre 2006.
Elena Cattaneo, La verità è appassionata di deserti, "Il Sole 24 Ore", 27 giugno 2010
Elena Dusi, Elena Cattaneo e gli insulti da destra: "Noi senatori a vita siamo pari agli altri", "La Repubblica", 28 novembre 2013.
Pietro Greco, I nipoti di Galileo: chi prepara il futuro della scienza e dell'Italia nell'era della conoscenza. Milano, Dalai, 2011.
Pietro Greco, "Aprire il Senato agli scienziati", "L'Unità", 19 aprile 2014, p. 6.
Elisabetta Muritti, La Scienza ci salverà, "D La Repubblica", 1° febbraio 2014.
Studio Associato Acoté, Elena Cattaneo e il coraggio della solitudine, 31 agosto 2013. [Blog post]. (Ultima consultazione 16 giugno 2014).