A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Per una geografia storico-economica. La Spagna (Parte prima: l'eta' antica e il medioevo)
Abstract
La storia della Spagna fu segnata, sino al XV secolo, dal succedersi di diverse dominazioni, ciascuna delle quali apportatrice in ambito economico di elementi sia di continuità, sia di rottura rispetto al passato. Nel corso di queste varie fasi, tanto l'agricoltura quanto le manifatture conobbero un notevole sviluppo, il quale determinò a sua volta una considerevole espansione delle attività commerciali, in particolare di quelle rivolte al mercato internazionale. Il paese pervenne così ad una posizione di forte esportatore di derrate agricole e di manufatti tessili, che gli consentì di giungere alle soglie dell'età moderna in condizioni decisamente floride.
1. Dalla dominazione romana a quella araba (II secolo a.C.-VIII secolo d.C.)
2. L'agricoltura nei secoli IX-XV
3. Manifatture e commerci nei secoli XIII-XV
4. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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1. Dalla dominazione romana a quella araba (II secolo a.C.-VIII secolo d.C.)
L'evoluzione economica della Spagna in età antica e medievale fu fortemente influenzata dalle vicende politiche e militari che interessarono il suo territorio. Nel tratteggiare la storia della sua agricoltura, Smith (1976) lega i progressi che si verificarono in tale ambito all'operato dei conquistatori romani e successivamente a quello degli arabi. I romani furono i primi a realizzare su ampia scala delle opere d'irrigazione, volte ad accrescere la produttività dei suoli. Tali opere, preservate dai visigoti, furono poi ulteriormente ampliate dagli arabi, che nell'VIII secolo conquistarono buona parte della penisola iberica. I nuovi dominatori introdussero anche nuove colture, originarie delle regioni già sottoposte alla dominazione araba, accrescendo così il grado di diversificazione dell'agricoltura. Queste innovazioni consentirono alla Spagna, che già in epoca romana era assurta a grande esportatrice agricola, di accrescere ancor più la presenza delle proprie derrate sui mercati esteri. Oggetto di esportazione furono soprattutto vino, olio e cereali; ma grande rilievo assunsero pure le produzioni di ortaggi, frutta, riso, zafferano, zucchero, gelso (cui era legato l'allevamento dei bachi da seta) e fibre tessili (cotone, lino, canapa e piante tintorie).
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2. L'agricoltura nei secoli IX-XV
● Gli assetti proprietari agricoli
Smith (1976) dà conto anche delle ricadute che ebbe sull'agricoltura la riconquista cristiana. Questa già nel IX secolo fu segnata da importanti successi, i quali fecero sorgere il problema del ripopolamento di ampie superfici, che in seguito alla cacciata degli arabi s'erano trovate spopolate. I proprietari di queste terre - in massima parte nobili, ordini militari ed enti ecclesiastici - provvidero allora a offrire ai coltivatori disposti ad insediarvisi delle condizioni molto vantaggiose: fatto che favorì la nascita d'un ceto di piccoli proprietari. In seguito, tuttavia, le guerre dinastiche e baronali e le intimidazioni esercitate dagli aristocratici costrinsero tali nuovi possidenti a ricercare la protezione della Chiesa o degli stessi nobili, sottoponendosi così a oneri e vincoli che nei fatti fecero venir meno la loro condizione di liberi proprietari.
● Lo sviluppo della pastorizia
In epoca araba - stando ancora a quanto scrive Smith (1976) - s'era avuto anche un notevole incremento della pastorizia, incentrata sull'allevamento delle pecore di razza merino (probabilmente importate dall'Africa nel XII secolo). Caratteristica di tale pastorizia era la pratica d'una transumanza su lunghissime distanze: le greggi percorrevano centinaia di chilometri ogni anno, per spostarsi dalle regioni montane del Nord (sedi dei pascoli estivi) a quelle più calde del Sud (dove svernavano) e viceversa. Questa pratica fu abbandonata dai mori quando essi persero gran parte del territorio iberico, ma fu allora ripresa dai cristiani, che svilupparono ancora di più questa attività.
Tra i proprietari di greggi transumanti spiccavano gli ordini militari ed ecclesiastici. Associati in potenti corporazioni, nel XV secolo essi giunsero a esercitare tanta influenza sulle monarchie castigliana e aragonese da ottenere che fosse contrastata la pratica, che si stava allora diffondendo, di recintare i terreni coltivati, la quale avrebbe ostacolato gli spostamenti delle greggi. Peraltro, tutelare la pastorizia rientrava anche negli interessi dei governanti, dal momento che all'epoca la lana costituiva ormai il principale prodotto d'esportazione della Spagna.
● L'evoluzione dell'agricoltura
Secondo diversi studiosi, lo sviluppo della pastorizia nella Spagna cristiana ebbe delle pesanti ricadute negative sull'agricoltura, causandone un duraturo decadimento.Parain (1976), ad esempio, rileva come i terreni pascolativi venissero sottratti quasi del tutto ai coltivatori e come le bestie divorassero ogni cosa al loro passaggio, con l'effetto ultimo di far rimanere ampie superfici prive di cura e povere di vegetazione. Di diverso avviso è tuttavia Smith (1976), secondo il quale i danni causati all'agricoltura dai privilegi di pascolo furono meno ingenti di quanto solitamente si ritiene. Egli difatti da una parte riduce tali danni fondamentalmente alla distruzione del manto boschivo (dovuta all'uso di bruciare gli alberi per migliorare i successivi pascoli) e dall'altra sottolinea come il passaggio delle pecore contribuisse al rinnovamento della fertilità dei suoli. A suo parere, nella fase della riconquista l'agricoltura spagnola effettivamente soffrì d'uno scarso rendimento, il quale però fu causato soprattutto dal protrarsi per diversi secoli d'una situazione di guerra intermittente, dalla quale derivarono devastazioni dei campi e sottrazioni di braccia al lavoro agricolo. Questa tesi è in accordo con un'altra sua osservazione, secondo la quale nel XIII e nel XIV secolo, epoca in cui buona parte del territorio iberico era ormai passata sotto il controllo dei re cristiani, si ebbe un'ulteriore crescita delle esportazioni di alcune produzioni di elevato valore, quali l'olio e lo zafferano: ciò infatti sembra testimoniare che le difficoltà dell'agricoltura spagnola fossero venute meno (se non del tutto, almeno in larga misura) con il rarefarsi dei conflitti tra arabi e cristiani.
● Crisi e ripresa demografica
Nuove difficoltà per il comparto agricolo si presentarono nel corso del Trecento, in conseguenza della congiuntura demografica negativa che segnò la seconda metà di quel secolo e parte del successivo. A tale riguardo, Fourquin (1981) scrive che la Spagna fu una delle regioni d'Europa in cui il fenomeno della scomparsa d'interi villaggi assunse maggiore portata. Questo fenomeno fu latore d'una duplice conseguenza negativa, sottraendo manodopera ai campi e provocando un calo della domanda e quindi dei prezzi delle derrate (in particolare dei prezzi dei cereali, i quali rivestivano un ruolo fondamentale nella dieta dei ceti popolari). Lo stesso autore ora citato, tuttavia, precisa che l'impatto del calo dei prezzi agricoli sul complesso dell'economia rurale spagnola fu limitato dall'importanza che in quel paese aveva assunto l'allevamento. Inoltre, stando a quanto afferma Genicot (1976), in Spagna la ripresa demografica fu assai precoce, manifestandosi già nei primi decenni del Quattrocento.
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3. Manifatture e commerci nei secoli XIII-XV
● Le manifatture
Nella ricostruzione che offre Cipolla (1977) dello sviluppo delle attività manifatturiere in Spagna, grande importanza viene attribuita al ruolo sostenuto dal potere regio quale suo promotore. A partire dal XIV secolo i sovrani di Castiglia e di Aragona adottarono una politica di sostegno delle corporazioni artigiane; proibirono o quantomeno penalizzarono tramite dazi l'importazione dei prodotti dell'industria tessile e metallurgica; favorirono l'importazione di materie prime utili alle industrie e ostacolarono o impedirono l'esportazione delle medesime. A trarre profitto da queste iniziative fu in particolare l'industria laniera della Catalogna, che nel Tre-Quattrocento conobbe un notevole sviluppo. Essa difatti si affermò, unitamente a quella lombarda, quale principale concorrente di quella fiorentina sui mercati dell'Europa mediterranea, contribuendo a por fine all'egemonia di quest'ultima.
● I commerci
Lo sviluppo del commercio estero risentì favorevolmente, già in epoca medievale, dell'apprezzamento che riscuotevano in ambito internazionale molte produzioni agricole nazionali; secondo Smith (1976), ad esempio, l'esportazione dell'olio contribuì in misura determinante alla grande espansione dei traffici con l'oltremare di cui beneficiò la Catalogna nei secoli XIII e XIV. A partire dal Trecento, inoltre, alle esportazioni agricole si aggiunsero quelle manifatturiere: in particolare la Catalogna, come abbiamo già visto, divenne una forte esportatrice di panni di lana.
L'espansione di tali traffici non fu tuttavia accompagnata da una crescita altrettanto rilevante di quelli fra le diverse regioni della Spagna. Rifacendoci ancora a Smith (1976), infatti, possiamo osservare che la circolazione di derrate e manufatti sul territorio iberico fu ostacolata dalla ripartizione di quest'ultimo fra diverse entità statuali, la quale non venne meno neppure dopo l'unione fra Castiglia e Aragona nel 1469 (giacché secondo l'autore la Spagna unificata, in realtà, venne ad essere soltanto una confederazione di regni semi-indipendenti).
All'intensificarsi degli scambi con l'estero molto contribuì l'espansione militare di cui si rese protagonista il Regno d'Aragona fra il Duecento e il Quattrocento (espansione che ebbe quali frutti principali la conquista dell'Italia meridionale e insulare). Soldani (2014)rileva difatti come tale espansione abbia offerto a quegli operatori importanti opportunità di ampliare la propria sfera di attività, sia perché consentì loro di contare, nel bacino mediterraneo, su un sistema di territori e avamposti controllati dai propri sovrani, sia perché questi ultimi, per poter condurre le proprie politiche espansionistiche, ebbero bisogno del supporto navale e finanziario dei mercanti, in cambio del quale dovettero concedere ai medesimi dei privilegi commerciali e fiscali.
● La presenza dei mercanti stranieri
Nel trattare di questa espansione mercantile, bisogna comunque sottolineare che a realizzarla, e quindi anche a goderne i frutti, furono non soltanto degli operatori locali, ma anche degli stranieri. A tale riguardo, Soldani (2012) spiega che fra il Duecento e il Quattrocento diversi mercanti toscani s'insediarono a Barcellona e in altre città catalane, perché desiderosi di cogliere le occasioni di guadagno che vi stavano sorgendo o perché costretti ad abbandonare la propria terra d'origine, in quanto appartenenti a una fazione uscita sconfitta da uno scontro politico. Tali mercanti pervennero a posizioni di primo piano nella vita economica catalana, facendo valere in questo nuovo contesto le competenze, le relazioni e naturalmente i capitali che avevano accumulato in Italia.
La convivenza fra toscani e catalani non fu sempre pacifica: per liberarsi della concorrenza dei primi, in più occasioni i secondi non mancarono di sollecitare provvedimenti di espulsione diretti contro di essi. I sovrani aragonesi, tuttavia, di regola revocavano queste disposizioni poco tempo dopo averle emanate; e in più escludevano dalla loro applicazione quei soggetti che avevano intessuto rapporti particolarmente solidi con la monarchia e con le istituzioni cittadine.
Del ruolo sostenuto dai mercanti toscani nell'economia catalana sono state date nel tempo diverse letture. Soldani (2012) rileva come negli anni cinquanta del XX secolo alcuni storici spagnoli avessero sviluppato una visione negativa della presenza straniera, imputandole la responsabilità di avere sottratto agli operatori nazionali il controllo dei traffici e dei capitali presenti nel paese, con l'effetto ultimo di ridurre la penisola iberica a mera fornitrice di materie prime e a mercato per i manufatti italiani. Successivamente, però, questa tesi è stata ampiamente messa in discussione, in quanto si è sostenuto che in quella fase storica l'economia spagnola conobbe in realtà un rilevante sviluppo e che a determinarlo contribuì anche l'opera d'intermediazione condotta dagli operatori toscani, la quale consentì agli imprenditori locali di avvalersi dei servizi della finanza internazionale e offrì nuovi sbocchi commerciali ai prodotti tessili catalani. Questa interpretazione è in accordo con i giudizi da noi precedentemente riportati: in particolare, abbiamo visto come Cipolla (1977) scriva d'uno sviluppo delle manifatture tessili catalane così intenso da porre in difficoltà quelle della stessa Toscana.
Il giudizio della storiografia odierna sull'evoluzione economica della Spagna in età tardo-medievale è dunque largamente positivo. In materia, Pinto (2014) addirittura identifica nella Spagna una delle regioni europee (assieme all'Italia e alle Fiandre) che in epoca tardo-medievale maggiormente andarono sviluppandosi; e riconduce il suo avanzamento economico in particolar modo all'espansione dei commerci da cui fu interessata.
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4. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
Per una geografia storico-economica. La Spagna (Parte prima). Percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca. Si suggerisce inoltre la ricerca nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.