Mercoledì 22 Settembre 2021 - 362ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 09:30)
Il Ministro per le politiche agricole Patuanelli ha reso un'informativa sulla tutela della denominazione di origine controllata del "Prosecco". Dopo aver evidenziato l'importanza del prosecco, che traina l'esportazione delle eccellenze del settore agroalimentare e vitivinicolo italiano (più di 500 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, un fatturato di 2,4 miliardi), il Ministro ha precisato che la Commissione europea ha dato solo l'assenso alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale della domanda della Croazia di registrazione del "Prosec": la domanda, che non è stata ancora pubblicata, dovrà essere discussa e il Governo italiano, nei 60 giorni successivi alla pubblicazione, si opporrà alla richiesta, potendo contare su argomenti giuridici solidi: le disposizioni sul sistema europeo di protezione di prodotti Dop e Igp e la sentenza della Corte di giustizia europea sull'evocazione abusiva della denominazione. Sono seguiti gli interventi dei sen. Taricco, Ferrazzi (PD), Ferro, Fulvia Caligiuri (FIBP), Daniela Sbrollini (IV-PSI), Loredana De Petris (Misto-LeU), Vallardi (L-SP), Puglia (M5S), i quali hanno evidenziato che non c'è alcuna relazione tra i due tipi di vino, i territori, le uve impiegate e i metodi di coltivazione: la registrazione del Prosec rappresenterebbe un pericoloso precedente a danno delle eccellenze alimentari, del made in Italy e dei consumatori. Il sen. De Carlo (FdI) ha annunciato che la domanda della Croazia è stata pubblicata oggi; ha rilevato che è in atto il tentativo di erodere il mercato italiano, come dimostra anche la vicenda Nutriscore, e ha osservato che la mancata opposizione della Commissione europea alla richiesta croata significa che l'Italia è percepita come un Paese debole.
L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl (2353), Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari, già approvato dalla Camera dei deputati.
La Commissione giustizia non ha concluso l'esame in sede referente, il testo è stato discusso senza relazione. Il ddl si compone di 2 articoli: l'articolo 1 prevede una serie di deleghe al Governo, che dovranno essere esercitate entro un anno dall'entrata in vigore della legge; l'articolo 2 contiene novelle al codice penale e al codice di procedura penale, immediatamente precettive. La finalità preminente del ddl è quella di accelerare il processo penale anche attraverso una sua deflazione e la sua digitalizzazione. Alcune misure sono rivolte al potenziamento delle garanzie difensive e della tutela della vittima del reato. E' prevista l'improcedibilità del giudizio di impugnazione in caso di eccessiva durata.
Nella discussione generale i sen. Crucioli e Bianca Granato (Misto-l'A.c'è) hanno duramente criticato il ddl che, ispirato a una concezione elitaria della giustizia, garantisce sacche di impunità estendendo il patteggiamento, le pene accessorie, le cause di non punibilità (tra le quali rientrano false testimonianze, inquinamento ambientale, usura e autoriciclaggio). Secondo le sen. Abate e La Mura (Misto) il ddl cancella le conquiste degli ultimi anni. Il sen. Dal Mas (FIBP) ha espresso invece apprezzamento per la cancellazione del principio della sospensione del processo, introdotto dal cosiddetto spazzacorrotti, la sen. Modena (FIBP) ha richiamato i principi del giusto processo e della sua ragionevole durata, ha definito il ddl un traguardo importante in termini di assunzione di responsabilità, anche se Forza Italia avrebbe preferito passi avanti rispetto ai processi mediatici. Il sen. Marco Pellegrini (M5S) ha definito inaccettabile il testo originario della riforma Cartabia e ha posto l'accento sulle modifiche volute dal Movimento 5 Stelle: i termini sono stati raddoppiati o eliminati per i reati più gravi (terrorismo, eversione, mafia, traffico internazionale di stupefacenti, violenza sessuale), è stato mantenuto il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. La sen. Evangelista (M5S) ha posto l'accento sull'estensione delle norme di prevenzione del femminicidio, l'introduzione di criteri di priorità e trasparenza, indicati dalla legge, nella fase delle indagini preliminari, il ricorso in Cassazione rispetto alle sentenze della Corte europea dei diritti, la possibilità per il giudice di prorogare i termini per motivi di complessità. Il sen. Cucca (IV-PSI) ha espresso un convinto sostegno al ddl, che pone fine alla stagione del giustizialismo populista e ristabilisce le garanzie dell'imputato. Il sen. Balboni (FdI) ha giudicato illusorio investire tutte le risorse del PNRR sull'ufficio del processo: per smaltire l'arretrato e ridurre i tempi dei processi servirebbe colmare le lacune di organico dei magistrati e del personale amministrativo e stabilizzare i magistrati ordinari. Sebbene alcune misure siano positive (il processo penale telematico, le notificazioni, l'ampliamento della procedibilità a querela, l'effettività delle pene pecuniarie), il ddl contiene norme pericolose in tema di prescrizione e improcedibilità in appello e in Cassazione, l'indicazione di priorità nell'azione penale è in contrasto con la Costituzione e provocherà una sorta di turismo criminale, mentre l'estensione eccessiva delle pene alternative reca un vulnus alla funzione deterrente della pena. Il sen. Mirabelli (PD) ha apprezzato le norme sulla giustizia riparativa, l'estensione delle pene alternative alla detenzione e l'ampliamento delle cause di non punibilità per tenuità del fatto, che rispondono a principi di civiltà giuridica. Il sen. Grasso (Misto-LeU) ha auspicato assunzioni di magistrati e personale amministrativo, osservando che le difficoltà del processo penale dipendono dalla commistione tra sistema accusatorio e sistema inquisitorio.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento D'Incà ha posto la questione di fiducia sull'approvazione dei due articoli del ddl, nel testo approvato dalla Camera.
Hanno svolto dichiarazione di voto favorevole i sen. Renzi (IV-PSI), che ha svolto considerazioni sulla crisi del potere giudiziario e sullo strapotere delle correnti nella magistratura, Anna Rossomando (PD), la quale ha parlato di equilibrio e di fine del regolamento di conti fra poteri dello Stato, Grasso (Misto-LeU), secondo il quale il testo in esame è l'unica riforma possibile con l'attuale maggioranza di Governo, Caliendo (FIBP), che ha svolto considerazioni sull'equilibrio delle parti e sul diritto all'oblio, Urraro (L-SP), che si è soffermato sul complesso equilibrio fra semplificazione, efficienza e garanzie, Lomuti (M5S), il quale ha sottolineato che l'impianto della prescrizione per il primo grado è rimasto quello definito nel 2020 e che il piano di assunzioni ordinarie e straordinarie per accelerare i processi è stato predisposto dal Governo Conte. Hanno dichiarato voto contrario il sen. Balboni (FdI), che ha definito il ddl un'amnistia di fatto e ha accusato il Governo di mancanza di coraggio rispetto al superamento della legge Bonafede, alla riforma del CSM, alla responsabilità civile dei magistrati, e il sen. Crucioli (Misto- l'A.c'è), secondo cui il ddl rispecchia i tratti distintivi del Governo Draghi: elitarismo e normalizzazione.
L'articolo 1 è stato approvato con 208 voti favorevoli e 28 contrari.
L'articolo 2 è stato approvato con 200 voti favorevoli e 27 contrari.
Il voto finale si effettuerà nella seduta di domani.
(La seduta è terminata alle ore 17:43 )