Il Presidente: Discorsi

Unione Europea: riforme coraggiose contro il rischio del declino

Discorso pronunciato alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione Europea

Atene

22 Maggio 2003

Signor Presidente, colleghi,

desidero innanzitutto salutare con calore i colleghi Presidenti dei Parlamenti dei Paesi che fra pochi mesi faranno il loro ingresso nell'Unione Europea: i dieci che entreranno il prossimo anno, ma anche i tre - Bulgaria, Romania e Turchia - che, nei nostri sinceri auspici, lo faranno successivamente. L'Italia crede in questo allargamento - che più propriamente è una riunificazione dell'Europa - e intende adoperarsi per porre un'altra pietra miliare nel cammino della costruzione europea.

Signor Presidente,

a mio avviso, la Convenzione sta facendo un ottimo lavoro. Giudico un risultato significativo l'aver ottenuto, attraverso l'introduzione del meccanismo di "early warning", il coinvolgimento diretto dei Parlamenti nazionali. Sono d'accordo con il Presidente Debré quando segnala l'importanza che a ciascuna Camera venga concesso di impugnare di fronte alla Corte di Giustizia gli atti lesivi del principio di sussidiarietà.

Questo coinvolgimento è necessario e può essere realizzato mediante l'istituzione di Conferenze interparlamentari ad hoc, o la valorizzazione della COSAC, o in altri modi ancora, come ha detto il Presidente Szili.

Una COSAC riformata, anche grazie alla Presidenza greca, e più efficiente, la quale deliberi a maggioranza e sia dotata di un segretariato, potrà svolgere un ruolo importante di confronto tra le commissioni specializzate negli affari europei e fra le commissioni di settore. Per questa ragione, nel riformare la Commissione per le politiche dell'Unione europea del Senato, abbiamo deciso che essa sia composta da almeno un rappresentante di ciascuna commissione tematica.

Signor Presidente,

la Convenzione si trova ora di fronte scelte cruciali che riguardano l'assetto istituzionale. Occorrono riforme coraggiose che scongiurino il rischio di un declino progressivo dell'Unione. Dobbiamo liberarci dalla disputa verbale se sia preferibile il metodo comunitario o quello intergovernativo. Questa dicotomia va superata, a favore di una visione che ponga al centro della questione la necessità di garantire l'unitarietà dell'indirizzo politico e strategico.

La proposta del Presidium - che rafforza il Consiglio Europeo, lo trasforma in una istituzione, gli conferisce poteri chiaramente definiti e una guida a tempo pieno e di lunga durata - deve essere accolta. Solo un europeismo pigro e miope può vedervi una minaccia alla costruzione europea, i cui rischi maggiori provengono invece da una visione statica dell'assetto istituzionale. Condivido l'idea che il principio di uguaglianza degli Stati membri sia preservato e apprezzo la proposta del Benelux che coniuga questo principio con quello dell'efficienza della Commissione. In un primo periodo, si potrebbe mantenere un Commissario per ogni Stato.

Desidero infine fare qualche breve considerazione sul ruolo esterno dell'Unione, sottolineando l'importanza della creazione di un Ministro degli Esteri europeo. La Politica estera e di sicurezza comune e la politica di difesa comune sono due facce della stessa medaglia. Se l'Europa vuole far sentire meglio la sua voce, è necessario che si doti degli strumenti, anche militari, per farlo, si dichiari disponibile a sostenerne gli oneri, e si ponga il problema delle compatibilità finanziarie con il suo costoso welfare. Ma quello che mi preme di più è sottolineare con decisione che non può esservi competizione fra l'Europa e gli Stati Uniti. L'Unione Europea non può essere concepita con l'intento di contrapporsi alle capacità militari dell'Alleanza Atlantica o, come talvolta si è detto, con lo scopo di "controbilanciare" la potenza americana.

I mesi appena trascorsi hanno visto aprirsi una delle più gravi fratture nei rapporti transatlantici degli ultimi decenni. Alimentare questa frattura è un gioco estremamente pericoloso, in cui non ci sarebbero né vincitori né vinti, ma di cui rimarrebbero solo le macerie. Europa e Stati Uniti hanno obiettivi comuni, primo fra tutti la lotta al terrorismo internazionale. Questa lotta non concede spazi alla retorica, né a giochi di potere, né ad ambizioni egemoniche di questo o quel paese o gruppo di paesi. Occorre ricostituire rapidamente quella vasta coalizione che era sorta dopo l'11 settembre. I Parlamenti dell'Europa unita devono dare un segnale di coesione su questo tema centrale, ed è per questo che propongo che nella Dichiarazione finale di questa riunione si dedichi spazio a questo argomento che non potremmo ignorare.

Signor Presidente,

concludendo, auspico che la Convenzione si concluda con un successo, e che il suo lavoro ottenga poi il consenso dei Parlamenti nazionali affinché si possa aprire al più presto la Conferenza Intergovernativa per varare la Costituzione. Questo varo dovrà avvenire ben prima delle prossime elezioni per il Parlamento Europeo. Come potrebbero i cittadini europei votare nelle elezioni europee senza sapere quale modello di Europa hanno davanti a sé?

Rimane forte l'auspicio dell'Italia di accogliere proprio a Roma, come quarantasei anni fa, la conclusione formale di questo processo.



Informazioni aggiuntive

FINE PAGINA

vai a inizio pagina