|
|
|
Data di nascita: | 05/06/1839 |
Luogo di nascita: | MILANO |
Data del decesso: | 06/05/1913 |
Luogo di decesso: | ROMA |
Padre: | Lodovico |
Madre: | GREPPI Costanza |
Nobile al momento della nomina: | Si |
Nobile ereditario | Si |
Titoli nobiliari | Conte di Landriano
Signore di Olevano, Cilavegna, Cervesina e San Gaudenzio
Consignore di Zibido al Lambro
Patrizio milanese
Nobile del Sacro Romano Impero
Don |
Coniuge: | BONCOMPAGNI LUDOVISI Maria Lavinia, figlia di Antonio, senatore (vedi scheda) |
Figli: | Lodovico
Paolo
Costanza coniugata CASANA |
Parenti: | BONCOMPAGNI LUDOVISI Antonio, suocero, senatore (vedi scheda) |
Luogo di residenza: | ROMA |
Indirizzo: | Via Panico, 85 |
Professione: | Militare di carriera (Esercito) |
Carriera giovanile / cariche minori: | |
Carriera: | Colonnello (14 luglio 1881)
Maggiore generale (12 marzo 1895)
Tenente generale (31 ottobre 1904) |
Cariche e titoli: | Ufficiale d'ordinanza onorario di SM il Re (24 febbraio 1878)
Ufficiale d'ordinanza effettivo di SM il Re (4 dicembre 1878)
Aiutante di campo onorario di SM il Re (17 aprile 1881) (13 ottobre 1882)
Presidente della Croce rossa italiana (9 aprile 1896-6 maggio 1913)
Socio della Società geografica italiana (1869) |
|
.:: Nomina a senatore ::.
|
|
Proponente: | SM il Re | | s.d. |
Nomina: | 10/27/1890 |
Categoria: | 03 | I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio |
Relatore: | Salvatore Majorana Calatabiano |
Convalida: | 13/12/1890 |
Giuramento: | 24/01/1891 |
|
|
|
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 23 gennaio 1873
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 18 marzo 1880
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 1° gennaio 1894
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 26 maggio 1904
Gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 2 gennaio 1911
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia 19 marzo 1874
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 19 giugno 1878
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 5 gennaio 1882
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia 14 marzo 1897
Croce di III classe dell'Ordine dell'Aquila Rossa (Germania)
Cavaliere del Sovrano militare Ordine di Malta |
|
|
|
Periodo: | 1859 seconda guerra di indipendenza
1860-1861 campagna d'Ancona e Bassa Italia
1866 terza guerra di indipendenza | |
Arma: | Esercito |
Decorazioni: | Medaglia commemorativa per la campagna d'Italia 1859 (Francia), tre medaglie d'argento al valor militare, medaglia di bronzo al valor militare, croce d'oro per anzianità di servizio, medaglia a ricordo delle guerre combattute per l'Indipendenza e l'Unità d'Italia | |
|
.:: Camera dei deputati ::.
|
|
Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
XII | Milano IV | | 8-11-1874* | Destra | Ballottaggio il 15 novembre 1874 |
XV | Monza (Milano III) | | 29-10-1882 | Destra | |
XVI | Monza (Milano III) | | 23-5-1886 | Destra | |
|
|
|
|
Cariche: | Segretario (1° dicembre 1892-13 gennaio 1895) (11 giugno 1895-2 marzo 1897) (6 aprile 1897-17 maggio 1900) (18 giugno 1900-18 ottobre 1904) (3 dicembre 1904-8 febbraio 1909) (26 marzo 1909-6 maggio 1913) |
Commissioni: | Membro della Commissione speciale per i centesimi addizionali (12 marzo 1891)
Membro della Commissione di finanze (15 aprile 1891-6 maggio 1913)
Membro della Commissione speciale per l'esame dei disegni di legge relativi alle eccedenze dei limiti legali delle imposte dirette (4 marzo 1893)
Membro della Commissione d'inchiesta sulla marina militare (10 aprile 1905-8 febbraio 1909),
Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge sul personale degli stabilimenti carcerari (23 dicembre 1906)
Membro della Commissione d'inchiesta sui servizi dipendenti dal Ministero della guerra (19 giugno 1907) |
| Commissario di vigilanza sul servizio del chinino (19 giugno 1906-6 maggio 1913) |
|
|
|
|
.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.
|
|
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi! Funesta è l'ora presente, nella quale ho nuova cagione di destare in voi amarissimo pianto per una grave nostra perdita. Giace spento da ieri il senatore conte Rinaldo Taverna di quel morbo crudele, onde fu lungamente straziato. A quella salma volgesi devotamente il nostro mesto pensiero per il funebre addio. Ma, oltre quello, che dell'amato estinto alla terra ritorna, figuriamoci lo spirito di lui, che in alto ci chiama al sublime di quelle idee, che lo animarono in vita, e che divinar possiamo nelle ultime visioni del morente.
Eccogli passare innanzi il lustro gentilizio di secoli, che da lui è trasmesso immacolato ai posteri con l'esempio delle virtù e con l'onorato nome: vede la sua giovinezza nella emigrazione per le aspirazioni patrie, indi nelle armi per la libertà: le campagne di guerra per l'indipendenza italiana, ed in quella delle Marche e dell'Umbria la pugna per la presa di Perugia, vendicatrice delle stragi de' mercenari pontifici, e la medaglia data al valore del suo reggimento; l'assedio di Ancona; il combattimento a Mola di Gaeta per dare il crollo all'ultimo rifugio della dominazione borbonica, e la menzione onorevole meritata; e Villafranca nel 24 giugno 1866, ove nello Stato maggiore del principe Umberto mostrò il suo ardire nelle ricognizioni ed il suo valore nel combattere; e quel quadrato, che respinse imperterrito la cavalleria nemica, nel quale il principe aveva avuto appena il tempo di chiudersi; e là nel mezzo il primogenito del gran Re, esempio di calmo e sereno coraggio; ed al suo fianco egli con gli altri prodi, i brandi alzati, al grido di "Savoia!" animare il bravo battaglione a tener serrati i lati contro l'irrompere degli Ulani, che furenti gettavansi loro sopra con i loro urrah; e l'impavida fanteria immobile far muraglia a ferro e fuoco; e cavalli e cavalieri assalitori trafitti, capovolti, rotti, fugati; e l'onore delle armi italiane eroicamente difeso, salvo il futuro Re d'Italia, e la medaglia del valore al capitano Taverna. (Approvazioni).
Con questi lampi della memoria, avrà battuto fino agli estremi il cuore del nostro compianto collega per quell'esercito, al quale aveva rivolto la sollecitudine di tutta la vita. Al letto del dolore Margherita di Savoia gli comparve premiatrice; e vicino a morte il premio ebbe dalla Maestà del Re; la medaglia d'oro decretatagli per le benemerenze nell'associazione della Croce rossa italiana, della quale teneva la presidenza con impareggiabile zelo ed amore. La sua opera, che fu sommamente provvida nel soccorso ai danneggiati del terremoto di Messina e della Calabria, è stata indefessa al dovere dell'associazione nella spedizione libica. Se dolcezza poteva produrglisi al partire di questa vita, niuna maggiore poteva essere di questo regal segno di merito nella conquista, di cui va gloriosa l'Italia.
Della reputazione della sua mente, del suo sapere, del suo carattere, ci dice l'insegnamento, cui nel 1865 fu chiamato nella scuola d'applicazione dello Stato maggiore, nel quale era incorporato dal 1861; e l'essere stato nel 1868 inviato in Prussia a studiarvi l'organizzazione militare, intorno alla quale ci è rimasta una lodata sua relazione; nel 1870 prescelto segretario particolare del generale Alfonso Lamarmora luogotenente del Re in Roma; e nel 1873 addetto militare alla legazione italiana in Berlino.
Raggiunto nell'esercito attivo il grado di colonnello, domandò la dimissione; ed iscritto negli ufficiali della riserva nell'ottobre 1882, avanzò in questa tenente generale, e pose al petto nel 1900 la croce d'oro per anzianità di servizio.
Milano, in cui nato era il 6 maggio 1839, e che de' Taverna ha vanto fra la sua colta e liberale aristocrazia, nelle elezioni generali politiche del 1874 mandò il conte Rinaldo alla Camera, deputato del suo 4° collegio, per la legislatura 12ª; e vi sedette poi fra i rappresentanti del 3° nella 15ª e nella 16ª, eletto a scrutinio di lista. Il Senato l'acquistò per nomina del 7 ottobre 1890. Quanto prestante anche nell'esercizio parlamentare, quanto assiduo, ognun ricorda. Era senatore segretario dal 1° dicembre 1892, onde caro fu alla Presidenza oltre vent'anni. Da tempo egualmente lungo era nella Commissione di finanze, che faceva tesoro del suo senno, del suo criterio e della sua attività; giovandosi specialmente dei suoi lumi per il bilancio della guerra.
Abbiamo perduto nel senatore Taverna un prezioso collega, del quale sarà tra noi duratura la calda memoria. (Vivissime e generali approvazioni).
CADOLINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà,
CADOLINI. Dopo la nobile, eloquente, commovente commemorazione del nostro illustre Presidente, ben poco si può soggiungere per onorare degnamente la memoria del compianto, ben emerito nostro collega conte Taverna. Ed io mi limiterò ad esporre succinte rimembranze di quanto fui testimone.
Avendo l'onore di essere uno dei vicepresidenti della Croce rossa, potei, per una lunga serie di anni, assistere all'operosità instancabile di quell'uomo. Nella sua modestia egli era instancabile, e quando avvenivano sciagure pubbliche in Italia, accorreva in persona. Così fece quando avvenne il terremoto a Messina e nella Calabria, e parimenti si recò sul luogo all’annunzio dell’eruzione del Vesuvio; né mancò di apprestare in persona la sua opera direttiva, colà dove, qualche anno fa, apparve e infierì il morbo colerico.
Aggiungo ora che durante la guerra libica egli, da noi ammirato, passava le intere giornate nel suo ufficio presidenziale a impartire le opportune disposizioni, perché la operosità della Croce rossa rispondesse alle gravissime esigenze di una guerra in quelle terre deserte.
Né egli mancò di propagare l'operosità della Croce rossa italiana anche nei Balcani, dove raccolse vive manifestazioni di gratitudine ispirando così e destando concordi simpatie per la nazione italiana.
Bastino questi brevi cenni; altro non aggiungo.
La vita di lui, animata da elevato impareggiabile patriottismo, inspira un sì grande sentimento di gratitudine, al quale obbediremo nel venerare la memoria di uomo siffatto, perché pochi in Italia possono dire d'avere operato altrettanto. (Approvazioni).
MALVEZZI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALVEZZI. Abbiamo ascoltato con profonda commozione la eloquentissima commemorazione del senatore Taverna letta dal nostro illustre Presidente, come leggemmo con viva soddisfazione quella decorosa che ieri fu fatta dell'illustre estinto nell'altro ramo del Parlamento, che ci ha preceduto unicamente perché ieri non ci riunimmo.
Quantunque l'onorevole Presidente abbia fatto una compiuta biografia dell'amato collega, e il venerando senatore Cadolini abbia elogiato con calore e verità di parola l'opera di Rinaldo Taverna quale presidente della Croce rossa, pure altri può aggiungere qualche cosa. Consentite a me, che fui amico di Rinaldo Taverna per tutta la vita, di non reprimere, come forse dovrei, l'impulso del mio cuore, e di aggiungere, dirò così, non la parola autorevole, ma la parola affettuosa dell'amico, del parente, del collega desolatissimo.
E io vorrei sapervi descrivere quella intimità cara, indimenticabile che regnava nel palazzo Taverna; in una famiglia modello per dignità di vita, per compostezza e soavità di affetti, tutta raccolta intorno a quell’uomo, che si avrebbe potuto dire, e si potrebbe dire insigne, se egli stesso non fosse stato così modesto.
Ben si gustavano i frutti di una coltura larga, sempre mantenuta al corrente, perocché non vi era questione o politica, o scientifica che non trovasse aperto l'animo del Taverna. Egli poi, era provetto tra i provetti nelle scienze militari.
Conversando, veniva fuori l'aneddoto, l'aneddoto interessante e gustoso, nel quale egli nascondeva la sua persona più che poteva.
Vi debbo confessare che, intimo del Taverna da oltre trenta anni, ho imparato dopo la sua morte qualche fatto onorevole che lo riguardava. E questo vi dica tutto! Egli sapeva, per esempio narrare le sue escursioni là, sui campi di battaglia ancora insanguinati nel 1870, e narrarvi come forse, anzi certamente, unico ufficiale italiano era entrato in uniforme per una missione di fiducia nel Vaticano poco dopo il 20 settembre. Il conte Taverna, per il suo gran nome, per la sua cultura, per la squisita cortesia dei modi, aveva saputo attrarre a sé la confidenza di uomini di stato egregi, non pure italiani, ma stranieri; ed esercitava una influenza benefica e continua nell'animo degli illustri stranieri che visitavano la sua ospitale casa. Perché egli parlava, sempre dell'Italia con un alto sentimento, senza quella nota scettica che fino alla guerra di Libia, diciamo la verità, ha ammorbato molti salotti e che, ormai, vogliamo scacciata per sempre. (Approvazioni generali).
Egli parlava dell'Italia in guisa che cotali diplomatici, o scienziati, tornando al loro paese, della nostra Italia sapevano più e meglio.
Ecco l'opera intima del Taverna. Non spetta a me, e già l'ha fatto l'onorevole nostro Presidente, di tratteggiarvi l'opera sua politica.
Io pertanto vi propongo, onorevoli colleghi, che tutti piangete con me la morte del senatore onorando, che siano mandate condoglianze alla gentildonna illibatissirna, che è stata la compagna della sua vita, che tutta Roma, tutta Italia rispetta, alla contessa Lavinia Taverna, che porta un nome celebre dei patriziato, ed è di esempio a tutte le gentildonne. Siano mandate condoglianze ai figli degni del padre e alla città di Milano, che tanti egregi cittadini ha dato, e senza dubbio darà, all'Italia; condoglianze alla città di Milano che ha ora per sindaco l’onorevole Emanuele Greppi, parente strettissimo del collega che noi oggi piangiamo.
Per nobiltà di nascita e anche più per nobiltà di vita operosa, il Taverna era degno di sedere in questa alta Assemblea, e qualunque alta Assemblea si sarebbe pregiata di possederlo. Auguriamoci imitatori. (Approvazioni vivissime).
TODARO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TODARO. Mi associo di gran cuore al nobilissimo discorso in elogio al defunto collega senatore Taverna, fatto dal nostro Presidente, ed alle nobilissime parole che hanno pronunciato gli onorevoli senatori Cadolini e Malvezzi. A mia volta debbo aggiungere una circostanza, che non ho intesa ricordare da nessuno e che credo contribuisca ad illustrare l’animo nobilissimo dell’illustre collega che rimpiangiamo, verso il bene della patria e della umanità.
Io voglio accennare ai servigi che egli ha reso come membro della Commissione del chinino di Stato, di cui io mi onoro di essere presidente. Durante gli anni che abbiamo lavorato insieme ho avuto modo di apprezzare le qualità del suo cure nobilissimo, la sua rettitudine ed il suo amore alla patria ed all’umanità. L’onorevole Taverna, per mezzo della Croce rossa, ha reso, come tutti sanno, grandi servizi nella sua qualità di presidente della Croce rossa che ha portata a così alta importanza, ma non tutti conoscono quelli resi al paese nella lotta contro la malaria, dei quali diede sempre minuto conto alla Commissione del chinino di Stato che egli forniva i mezzi. La Croce rossa ha fatto lavori grandissimi per combattere questo male, e noi siamo stati molto lieti di concedere i danari che ci venivano richiesti per sanare questa piaga, che, se non siamo riusciti ancora a vincere del tutto, siamo arrivati a domare nelle regioni più infette. Di ciò i membri della Commissione del chinino di Stato sono riconoscenti al defunto collega Taverna, ed io mi sento autorizzato di esprimere il nostro rammarico per tanta perdita e di rendere qui innanzi alla maestà del Senato l’omaggio reverente dovuto alla memoria di un tanto uomo. (Approvazioni).
FINALI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINALI. Erano purtroppo numerati i suoi giorni e la vita non era per lui divenuta che una continuazione di un insopportabile dolore. Nondimeno l’annunzio della sua morte provocò profondo cordoglio in tutti i suoi colleghi ed amici e fu colto con pubblico rimpianto. Ed è ben giusto che così avvenisse: perché, come le sue qualità personali lo rendevano l’amico caro e desiderato da tutti quelli che lo conoscevano, così era fulgida la sua virtù nella cosa pubblica. Egli aveva reso dei grandi servigi e fu un esempio costante di vita operosa, sempre informata e ispirata ad alti intenti.
Servì la patria nelle armi, nella diplomazia, nel Parlamento, prima per tre legislature nella Camera dei deputati, poi 25 anni nel Senato ove acquistò ben presto grande reputazione per la sua competenza nelle cose militari, sicché ben presto divenne il relatore nato dei bilanci della guerra e di tutte quelle leggi che col bilancio della guerra hanno attinenza.
Io, che lo ebbi collega per molti anni nella Commissione di finanze, dovetti sempre ammirarne la profonda dottrina. Non vi era ordinamento militare nel mondo, non vi era bilancio della guerra ch'egli non conoscesse profondamente e nel suo insieme e nei suoi particolari. Nella discussione, nelle relazioni egli ebbe sempre in animo un grande obbietto, quello di mantener forte, saldo, compatto l'ordinamento dell'esercito, ch'egli considerava, giustamente come il fondamento e principale, il presidio dell'unità nazionale e come elemento indispensabile ad ogni futura grandezza. A questo suo concetto sacrificò un'amicizia profonda ed una venerazione ch'egli aveva per un collega più anziano di lui, il quale ad ogni altra considerazione preferiva quella dell'economia del bilancio: ma egli fece non piccolo sacrificio, allontanandosi dal maestro venerato e caro.
Nelle armi egli si segnalò in parecchie occasioni che l’onorevole Presidente ha ricordato nel suo eloquente discorso. Altri però in Italia ebbero occasione di segnalarsi di più di lui nelle armi; ma v'è un merito che gli appartiene in proprio, un merito che a lui singolarmente appartiene, quello dell'opera data alla Croce rossa italiana. (Benissimo).
La Croce rossa italiana, la quale è una istituzione che ogni giorno più fiorisce e che è un segno dello spirito di solidarietà e di fratellanza che anima i tempi nuovi e tempera gli orrori della guerra, molto deve all'opera piena di abnegazione del compianto nostro collega.
Possono essere dimenticati altri uffici in cui il senatore Taverna ebbe occasione di segnalarsi, possono essere dimenticati altri suoi meriti, ma io credo che per sempre il nome di Rinaldo Taverna si dovrà associare a quello della Croce rossa italiana. (Bene. Bravo. Approvazioni vivissime).
TORLONIA. Domando di parlare.
PRESIDENTE, Ne ha facoltà.
TORLONIA. Sono stato per molti anni devoto e modesto collaboratore del nostro compianto collega Rinaldo Taverna, nella Croce rossa, che egli resse con tanta intelligenza, con tanto zelo, e che sublimò nei suoi altissimi fini. Perciò consentitemi l'onore, onorevoli colleghi, di associarmi alle parole che sono state dette dai colleghi e dal nostro illustre Presidente in commemorazione di lui.
Fra le molte qualità che il nostro compianto collega possedeva, era quella di una modestia senza pari. Noi ricordiamo che egli assolutamente non accettava la lode, quantunque fosse in momenti speciali meritatissima. Egli tanto ne rifuggiva che noi ricordiamo che con un cenno affabile, ma altrettanto risoluto, respingeva da sé qualunque titolo di benemerenza, dicendo di non aver compiuto altro che il proprio dovere. Risposta che davvero riassumo tutta la vita sua, tanto in quella istituzione, quanto qui al Senato come segretario dell'Ufficio di Presidenza, quanto nell'esercito, come in ogni e qualunque luogo dove egli dedicava l’opera sua, senza voler mai che gli si tributasse la meritata lode. Egli ha sempre mirato a compiere completamente, interamente, con tutta coscienza, il suo dovere.
Ma, per quanto la lode in vita non gli giungesse gradita, io credo pure che all'anima sua grande ed eletta, che aleggia ancor qui intorno a noi, possa giungere accetto l'encomio e l'elogio di tutti quelli che sono rimasti, dopo averlo conosciuto in vita e che lo compiangono qui e lo desiderano (Benissimo).
Egli è come un faro luminoso che ci addita con il suo esempio la via del bene, del patriottismo vero e dell'abnegazione in ogni ufficio.
Per ciò il dolore della sua desolata famiglia è sinceramente e profondamente condiviso da noi, che non cesseremo mai dal ricordarlo, perché lo amammo e lo apprezzammo mentre la sua vita e la sua opera non potranno essere che un esempio di vero ed illuminato patriottismo e di intelligente abnegazione per le generazioni avvenire. (Approvazioni vivissime). CIAMICIAN. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIAMICIAN. Permettete; onorevoli colleghi, che per un bisogno intimo e spontaneo dell'animo mio, mi associ alle commoventi, nobili parole che sono state pronunciare ora in commemorazione del senatore Taverna.
Io ho avuto la fortuna di conoscerlo solo tre anni fa, quando ebbi l'onore di entrare in quest'Aula, e veramente allora non avrei pensato che in sì breve volger di tempo mi sarei così vivamente affezionato a lui. Egli è, onorevoli colleghi, che gli uomini eminenti esercitano un fascino speciale, che diventa irresistibile, quando le alte qualità dell'intelletto si accoppiano a doti eccezionali dell'animo, del carattere, dell'altruismo; la fredda ammirazione si cambia in questo caso in un sentimento più umano: si amano questi esseri eletti per la luce che irradia dalle grandi virtù.
La loro scomparsa significa il tramonto di un ideale. L'uomo illustre di cui piangiamo la perdita era una di queste figure nobilmente elevate di cui l'umanità va giustamente, superba. (Approvazioni).
SPINGARDI, ministro della guerra. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPINGARDI, ministro della guerra. Con la più profonda tristezza nell'animo e con tutto il cuore io mi associo a nome del Governo e dell'esercito all'alto, meritato tributo di lode testé reso in quest'Aula alla memoria del compianto senatore conte Rinaldo Taverna. A nome del Governo, che della lunga e benemerita opera sua a vantaggio del paese fu testimone costante e alto estimatore: in special modo a nome dell'esercito, per il quale l'opera spesa dal generale Taverna sempre rifulse brillante, benefica, feconda.
Nelle file dell'esercito, infatti, egli trasse la primavera della sua esistenza, che era pure la primavera della sua patria, e per le prove da lui date sui campi di battaglia della redenzione ben tre insegne al valore degnamente brinarono [sic] sul petto di lui, prode soldato.
E quando dall'esercito attivo egli si ritrasse, l’opera sua ancora, senza interruzione, sino all'estremo giorno, egli dedicò alle sorti dell’esercito con vero intelletto d’amore, all’esercito che egli predilesse sopra ogni cosa al mondo.
È nella memoria di tutti voi, onorevoli senatori, la parte attivissima ed eminente che egli ebbe nelle vicende delle nostre istituzioni militari, partecipando nei due rami del Parlamento alle numerose e gravi provvidenze legislative intese al migliore assetto organico dell'esercito, sopratutto quale presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta che sviscerando a fondo tutto il complesso problema militare, portò sì largo, sì poderoso contributo e autorevole indirizzo al perfezionamento della nostra organizzazione militare; e ancora quale relatore, per lunga serie di anni, dei bilanci della guerra e delle principali leggi militari, recando costantemente nella loro discussione alta competenza, provata esperienza e la profonda coscienza di bene adempiere al proprio dovere verso la patria concorrendo ad apprestarla un apparecchio vieppiù saldo e perfetto.
E per un altro titolo ancora, giustamente qui ricordato, il generale Taverna fu benemerito della patria, quale capo di quella provvida e benefica associazione che, contribuendo anche fuori dei confini della patria a fare amare il nome d'Italia in mezzo a popoli diversi negli orrori della guerra, così efficacemente coadiuvò il nostro corpo sanitario militare nella fausta impresa di Libia.
E perciò che col più vivo rimpianto e con la più profonda gratitudine Governo ed esercito si inchinano riverenti alla memoria del senatore Rinaldo Taverna, ad esso tributando altissimo omaggio, quale si conviene a chi, sino all'ultimo di sua vita, ha così degnamente meritato del Re e della patria. (Vive approvazioni).
PRESIDENTE. Le proposte dei singoli senatori per l'invio di condoglianze alla famiglia e alla città dei compianto nostro collega avranno la loro esecuzione.
I funerali del compianto collega saranno celebrai i domani alle oro 11. Interverranno la Presidenza e quanti senatori vorranno rendere al defunto collega l'estrema tributo di affetto.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 7 maggio 1913.
|
|
|
Note: | Il nome completo risulta essere "Rinaldo Costanzo Antonio Maria".
|
Attività |
|
|