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Data di nascita: | 11/11/1823 |
Luogo di nascita: | MASSALOMBARDA (Ravenna) |
Data del decesso: | 28/08/1908 |
Luogo di decesso: | MASSALOMBARDA (Ravenna) |
Padre: | Gaetano |
Madre: | MACCAFERRI Caterina |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No, Incerto |
Coniuge: | FIORAVANTI Adelaide, marchesa |
Figli: | Adolfo |
Luogo di residenza: | MASSALOMBARDA (Lugo) |
Indirizzo: | Via Tiglio n. 7 |
Titoli di studio: | Laurea in giurisprudenza |
Presso: | Università di Bologna |
Professione: | Industriale |
Cariche politico - amministrative: | Governatore supplente di Massalombarda (Repubblica romana) (1849)
Sindaco di Massalombarda (1863-23 gennaio 1869)
Vicepresidente del Consiglio provinciale di Ravenna
Presidente del Consiglio provinciale di Ravenna (1883) |
Cariche amministrative: | Consigliere comunale di Massalombarda (20 giugno 1859) (29 settembre 1859)
Consigliere provinciale di Ravenna per il distretto di Massalombarda (12 gennaio 1860)
Membro della Deputazione provinciale di Ravenna
Membro supplente della Deputazione provinciale di Ravenna |
Cariche e titoli: | Giusdiciente del distretto di Massalombarda per il Governo provvisorio di Bologna (1859)
Presidente delle Opere pie riunite sotto la Congregazione di carità (2 gennaio 1860)
Presidente della Società anonima cooperativa fra gli operai braccianti di Conselice, Lavezzola e San Patrizio
Collaboratore de "Il Giornale de l'Agricoltura" |
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.:: Nomina a senatore ::.
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Nomina: | 12/04/1890 |
Categoria: | 03 | I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio |
Relatore: | Salvatore Majorana Calatabiano |
Convalida: | 13/12/1890 |
Giuramento: | 10/12/1890 |
Annotazioni: | Giuramento prestato prima della convalida, in seduta reale d'inaugurazione di sessione parlamentare |
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Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 13 ottobre 1866
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 26 ottobre 1888
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia |
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Periodo: | 1848 prima guerra d'indipendenza | |
Mansioni: | Tenente |
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.:: Camera dei deputati ::.
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Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
XII | Lugo | | 8-11- 1874* | Destra | Ballottaggio il 15 novembre 1874 |
XIII | Lugo | | 8-4- 1877 | Destra | |
XIV | Lugo | | 16-5-1880 | Destra | |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.
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Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi. [...] Il 29 agosto da Lugo diffondevasi nelle Romagne lugubre annunzio di cittadini a cittadini in grande bruno affisso pei luoghi al pubblico. “Cittadini, Massa Lombarda, industriale, gentile, veste a gramaglie; Eugenio Bonvicini è morto. Nobile vita di 86 anni consacrata, nell'entusiasmo della gioventù, alla patria, valoroso garibaldino; nella maturità del senno al servizio dell'Italia risorta; amministratore integerrimo, rappresentante di Lugo al Parlamento, membro autorevole del più alto consesso. Liberale di vecchio stampo, non chiuse l'animo e la mente alle idee nuove e non le paventò; e, pur fedele alle tradizioni di sua famiglia e del partito, che sempre onorò, milite o condottiero, seguì lo svolgersi lento e progressivo de' tempi, ed aiutò e sorrise ai giovani ed ebbe fede incrollabile nel destino d'Italia.. Dell'amicizia sua si onorarono quanti ebbe uomini grandi la patria nostra; del suo consiglio e dell'opera sua si giovarono tutti, amici ed avversari, ed egli passava rispettato e venerato il buon vecchio, e Romagna lo additava fra i suoi figli migliori, e la sua Massa era orgogliosa di lui.
Che potrei io mai dire a lode del nostro compianto collega, che valesse più di questa attestazione, onde fu la sua bara accompagnata? Nobiltà di natali, la laurea nelle leggi, ornavano il giovane, che negli entusiasmi patrii del 1848 corse all'armi e valorosamente pugnò. Il 1849 lo vide governatore per la repubblica: dalla reazione scacciato, attese indomito la riscossa. Contò deputato tre legislature; e Ravenna l'ebbe presidente del Consiglio provinciale. Sindaco di Massa, pose il petto tra le truppe ed il popolo tumultuante per la tassa del macinato, pacificando. Esultante fu dell'affetto e della devozione, di cui si era fatto garante, che la sua Romagna dimostrò a Re Umberto, di adorata memoria, allorché vi passò nell'autunno del 1888. Premuroso degli istituti di pubblica beneficenza; caldo delle utilità della sua provincia e della regione; il Senato lo accolse nel 1890 con grande favore; non perdè mai la popolarità.
Vecchio campione della patria, modello di carattere libero, di fede politica, di bene operare; da additare ai moderni, e raccomandare ai venturi. Quanto la Romagna, piange pur questa perdita il Senato. (Bene). [...]
GESSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GESSI. Nel doloroso elenco di egregi nostri colleghi che hanno lasciato la vita in questi ultimi mesi durante le vacanze estive, testé elogiati, con la eloquente parola dell'illustre nostro Presidente, è annoverato il nome di un amico carissimo, il senatore Eugenio Bonvicini.
Con Eugenio Bonvicini scoampare dalla scena del mondo, dopo ben 12 lustri di onorati servigi resi alla patria, uno dei pochi superstiti di quelle fibre, forti dell'animo come del corpo, dei quali ci dette numeroso contingente il glorioso periodo del risorgimento nazionale.
Cittadino integerrimo, padre di famiglia ottimo, amico affezionato e carissimo, nutrito di forti studi letterari e giuridici, il suo conversare era sempre piacevole, infiorato da citazioni classiche italiane e latine.
Liberale fin da giovanetto, quando l'esserlo e proclamarsi tale non era vana e vuota pompa, ma quando vi era il pericolo di andare incontro alle carceri pontificie ed alle forche austriache, Eugenio Bonvicini, ai primi albori di libertà nel 1848 era già salito in tanta estimazione presso i suoi concittadini della Provincia di Ferrara, che fu solo per non aver compiuta l'età di 25 anni, prescritta dalla legge di allora, che non poté essere eletto a far parte del Consiglio dei deputati nella prima costituzione largita da Pio IX.
Non potendo servire la patria nell'Assemblea legislativa, la servì con le armi, e col grado di tenente, passò il Po nel battaglione comandato dal colonnello Costante Ferrari, e prese parte a quella gloriosa e sventurata campagna del Veneto contro l'Austria, e segnatamente alla difesa e capitolazione di Treviso. Ritiratosi di là malato e febbricitante, nel 1849 il Governo della Repubblica romana lo nominò governatore supplente della sua nativa Massa Lombarda. Era quello un ufficio giudiziario che egli conservò fino alla restaurazione pontificia in quelle provincie, quando ne fu destituito con decreto del delegato pontificio della Provincia di Ferrara.
Nel decennio della oppressione austro-papale in Romagna, il Bonvicini si dette all'agricoltura ed al giornalismo, finché ai primi albori del risorgimento nazionale, quando fu conseguita l'unità d'Italia nel 1859 e '60, dalla crescente fiducia dei suoi concittadini fu nominato successivamente a tutte le cariche amministrative della provincia e del comune fino a sindaco della sua città natale ed a presidente del Consiglio della sua Provincia di Ravenna.
Non dirò dell'opera sua nei tempi più recenti perché voi tutti la conoscete molto meglio di me poiché veggo molti qui presenti che sono stati suoi colleghi nell'uno e nell'altro ramo del Parlamento.
Fermo nei suoi principii, il Bonvicini non fu mai intransigente, e contava amici carissimi in tutti i partiti, in tutti gli angoli dell'Assemblea.
Giudicava degli avvenimenti che si succedevano con tranquillità di animo e con spirito sereno, e ciascuno ascoltava la sua parola perché sapeva che era l'espressione genuina del suo pensiero, informato a ciò che gli appariva la verità. Di lui si può dire che il suo labbro era sempre a servizio della verità, e l'opera sua era sempre rivolta al trionfo di ciò che credeva giusto.
Egli ammirava, ed era la sua divisa, la prudenza senza paura, il coraggio senza spavalderia, virtù che egli ammirava in altri e professava egli stesso. Le lodò in un discorso che egli tenne nel febbraio del 1896 in Modena in occasione dello scoprimento di una statua di un suo illustre amico e collega il generale Nicola Fabrizi, amico e collega di molti di noi nell'altro ramo del Parlamento. Bonvicini sentiva profondamente l'amicizia ed io ben lo so che da oltre trent'anni gli fui legato da amicizia intensa, sincera ed inalterabile; ma più forte anche del sentimento dell'amicizia era in lui quello del dovere, ed io l'ho visto in dolorose circostanze far violenza a se stesso, e posporre per un momento un'antica e provata amicizia per compiere un atto che egli credeva imposto dal dovere, in servizio della patria. Auguriamo all'Italia che colla nuova generazione sorgano molti uomini di carattere fermo e di fibra forte come fu il senatore Bonvicini, di fede incrollabile negli alti destini della patria, nutriti di un elevato spirito di abnegazione e di sacrifizio, perché la libertà e la indipendenza che ci ha dato la generazione, ormai, putroppo, scesa nella tomba, noi abbiamo il dovere di conservare.
Prego il Senato di voler rinnovare le condoglianze alla famiglia Bonvincini, alla desolata vedova ed ai figli. (Benissimo). [...]
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. In nome del Governo mi associo al lutto del Senato per le grandi perdite che ha fatto.
Si tratta di eminenti patriotti, di altissimi ed onorandi magistrati, di giuristi di eccezionale valore, di amministratori che diedero valenti prove in uffici delicatissimi; sono perdite queste che il Governo non può a meno di considerare come gravi perdite della nazione. [...]
PRESIDENTE. Alle famiglie dei senatori commemorati saranno rinnovate le condoglianze che già furono fatte al momento della loro morte.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 novembre 1908.
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