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Data di nascita: | 03/16/1829 |
Luogo di nascita: | GENOVA |
Data del decesso: | 20/03/1904 |
Luogo di decesso: | ROMA |
Padre: | Bartolomeo
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Madre: | DUPPELIN MENEYRAT Paola |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No |
Coniuge: | GANDOLFI Sofia |
Figli: | Ernesta
Paolina
Eugenio
Bianca
Enrico
Evelina |
Luogo di residenza: | ROMA |
Indirizzo: | Piazza S.Silvestro, 92 |
Titoli di studio: | Laurea in giurisprudenza |
Presso: | [Università di Genova] |
Professione: | Docente universitario |
Altre professioni: | Magistrato |
Carriera giovanile / cariche minori: | |
Carriera: | Professore ordinario di Economia politica all'Università di Genova (1860)
Professore emerito dell'Università di Genova 13 maggio 1871
Consigliere di Stato (12 gennaio 1888) |
Cariche amministrative: | Consigliere comunale di Genova (1859-1888)
Assessore comunale di Genova alla pubblica istruzione (1860-1864)
Consigliere provinciale di Genova |
Cariche e titoli: | Preside dell'Istituto di marina mercantile di Genova (1865)
Direttore della Terza serie della "Biblioteca dell'Economista" (1876-1892)
Direttore della Nuova Enciclopedia Italiana
Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione (15 ottobre 1865-dicembre 1866) (12 maggio 1881-10 maggio 1883) (13 maggio 1884-30 aprile 1888) (1° gennaio 1894-30 giugno 1896) (1° giugno 1897-30 giugno 1901)
Membro della Giunta superiore della pubblica istruzione (13 maggio 1881-10 maggio 1883; 16 maggio 1884-30 aprile 1888; 8 febbraio 1894-30 giugno 1896; giugno 1897-30 giugno 1901)
Socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei di Roma (4 dicembre 1870)
Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei di Roma (30 giugno 1878)
Socio corrispondente della Deputazione di storia patria di Torino (23 maggio 1881)
Membro corrispondente della Società reale di Napoli (8 novembre 1863)
Membro ordinario della Società reale di Napoli (26 novembre 1900)
Membro corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (16 aprile 1868)
Presidente della Società Entelema (7 febbraio 1847) |
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.:: Nomina a senatore ::.
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Nomina: | 05/31/1877 |
Categoria: | 21 | Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria |
Relatore: | Luigi Agostino Casati |
Convalida: | 16/06/1877 |
Giuramento: | 21/06/1877 |
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Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia 24 giugno 1860
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 23 ottobre 1862
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 15 gennaio 1885
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 1879
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia |
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Commissioni: | Membro della Commissione per l'esecuzione della legge sull'abolizione del corso forzoso (30 marzo-20 luglio 1889), (15 dicembre 1890-23 luglio 1894), (13 giugno 1895-15 luglio 1898)
Membro della Commissione di finanze (23 dicembre 1889-20 marzo 1904)
Membro della Commissione di vigilanza al debito pubblico (17 aprile 1891-20 marzo 1904)Membro della Commissione per l'esame delle tariffe doganali e dei trattati di commercio (22 dicembre 1892-17 maggio 1900)
Membro della Commissione per l'esame dei disegni di legge sui trattati internazionali (20 giugno 1900-20 marzo 1904)
Presidente della Commissione di vigilanza al debito pubblico (1891, 1903)
Presidente della Commissione di vigilanza della Cassa dei depositi e prestiti (1893, 1902) |
| Commissario alla Cassa dei depositi e prestiti (19 aprile 1898-20 marzo 1904)
Commissario al Consiglio superiore del lavoro (1° luglio 1903-8 marzo 1904. Dimissionario) |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.
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Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente
Signori senatori! [...]
E adesso, o colleghi miei, un mesto e doloroso ufficio mi resta a compiere in questa triste giornata. Io vi invito a piangere sul cadavere del valent'uomo che ieri si è spento in questa Roma, dopo una lunga e dolorosa agonia, nell'età di settantacinque anni da quattro giorni compiuti, di Girolamo Boccardo, cittadino genovese, da oltre un quarto di secolo, lustro e decoro di questo alto consesso.
L'ora non è questa, nella quale sia lecito a me, e nemmeno da altri, di pronunciare, prima ancora che sia sceso sotterra, l'elogio dell'esimio collega che il Senato ha dolorosamente perduto. Ma pur volendo, non saprei, tanto per la commozione dell'animo la parola non saprebbe salire alle labbra; e forse nol dovrei, perché un semplice cenno necrologico, quale l'uso mi consente, non basterebbe a soddisfare il voto, che ad esempio degli antichi Romani, Girolamo Boccardo aveva acquistato il diritto di esprimere nell'ultima ora del viver suo, quello di essere lodato dopo morte da laudato viro. Ad altri adunque ed in altro momento spetterà dire le lodi dell'illustre trapassato.
Questo, per noi, deve essere semplicemente giorno di lutto e di rimpianto, per la perdita di un tanto collega, che, nel campo dell'insegnamento e della scienza, con le numerose ed utilissime pubblicazioni, in materia specialmente di economia politica, le quali rimarranno a far testimonianza della vastità della mente e della tenacità del lavoro; che, a tacer d'altro, con l'austera osservanza dei suoi doveri nell'esercizio delle alte cariche di Stato che tenne con rara solerzia ed altrettanto amore della cosa pubblica, ha bene meritato che la patria sia chiamata a dolersi amaramente di averlo perduto.
Il Senato che vide alla prova, e tanto si giovò della sapiente operosità di Girolamo Boccardo, terrà a dovere, ed avrà pure l'onore di accompagnarne, lagrimando, la salma all'ultima sua dimora, dolente nell'animo di non saper aggiungere altro più eloquente del dolore comune. (Vivissime approvazioni). [...]
FINALI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINALI. [...]
Ha poi finito commemorando con splendide parole il nostro collega Gerolamo Boccardo. Questo nome il Senato non lo dimenticherà mai, e nessuno, credo, di noi entrando in quest'Aula non guarderà a quel banco nel quale si soleva vedere la maestosa figura di quell'uomo, che il Senato onorava di tanta stima e di tanto rispetto, e la cui parola, meditata e grave, era sempre ascoltata con religiosa attenzione. (Bene).
Di rado egli sorgeva a parlare; benché fosse assiduo, come pochi sono, alle nostre tornate, non ostante che la vasta dottrina e le sterminate cognizioni lo rendessero competente a discorrere di qualsivoglia argomento, egli preferiva trattare le quistioni economiche e sociali; egli che aveva nella prima giovinezza, non ancora venticinquenne, pubblicato quel trattato teorico pratico di Economia politica che segna uno stadio in quegli studi in Italia, e che i progressi della scienza non poterono e non potranno far dimenticare. Pochi sono gl'italiani che a lui non debbano molto di ciò che hanno appreso in ordine agli studi, che da un secolo a questa parte occupano maggiormente le menti umane, gli studi che riguardano al migliore ordinamento della ricchezza, alla produzione e a quelle leggi economiche sulle quali riposa la società moderna.
Egli fu fecondissimo scrittore anche in materie ed argomenti estranei all'economia politica; in tutti i suoi libri vi è un tesoro di cognizioni che egli diffondeva con spirito geniale e con larga e liberale mano. Incrollabile nella fede al principio della libertà economica, egli però non si chiuse entro un muro, e non fu inaccessibile alle evoluzioni della scienza e delle sue applicazioni.
Per venticinque anni egli meditò un progetto che doveva a suo avviso assicurare le sorti presenti ed avvenire del porto di Genova, il vero porto internazionale che abbia l'Italia. In mezzo a difficoltà che parevano insormontabili, egli condusse quel progetto ad essere convertito in legge. Se l'autonomia del porto di Genova esiste, è principalmente merito suo; ed il giorno che la legge fu votata qui in Senato, vidi nel suo volto un lampo di gioia che io non aveva mai visto nella lunga consuetudine che ebbi con lui. Quel consorzio che è stato un provvido concetto non deve uscire da certi limiti i quali lo rendano conciliabile con gli interessi generali e con l'ordinamento del Regno; e gli amministratori di quell'istituto faranno opera provvida e santa, se ricorderanno sempre e seguiranno i consigli prudenti che loro dava il senatore Boccardo.
Per questo specialmente egli ha meritato dalla città nativa l'onore di un monumento; ma Girolamo Boccardo è uno di quegli uomini che non hanno bisogno di monumento; egli con i suoi libri ha eretto a sé un monumento più durevole del marmo e del bronzo.
Noi senatori, che oggi lo piangiamo e che ci onoravamo di averlo collega, sentiremo per lui, finché durerà la nostra vita, il più profondo affetto, e negli annali del Senato si vedrà sempre luminosa la figura di quest'uomo grande nel pensiero e nobilissimo nella parola. (Approvazioni vivissime).
VISOCCHI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VISOCCHI. Alla desolata ed affettuosa commemorazione fatta dal nostro illustre Presidente del defunto senatore Boccardo ed all'eloquente elogio che ne disse testé l'onorevole senatore Finali, non è facile aggiungere altre parole. Non di meno la reverenza e la stima che io ebbi sempre per lui grandissima, non mi consentono di restarmene senza mandargli un ultimo tributo di affetto e di compianto.
Onorato dell'amicizia sua, sedendo in quest’Aula qui accanto a lui, ebbi sempre ad ammirare la sua grande rettitudine, la giustezza e bontà del suo giudizio e l'amor grande ed il calore che in lui si accendevano perché il giusto e l'onesto trionfassero.
Oltre degli esempi che ne dava qui nel Senato, ove con grande deferenza erano ascoltate le sue parole sempre convinte ed eloquenti, altre luminose prove ne dava continuamente nel Consiglio di Stato, nell'accademia scientifica dei Lincei, in importantissime missioni diplomatiche affidategli, nelle quali, e tra le altre a Berlino, onorò il nome italiano; e così in altre moltissime occasioni, sempre rifulgeva eminente la sua figura di scienziato, di patriota, di uomo giusto ed onesto.
Tante preclare virtù rendevano generale il desiderio di affidargli i più gravi e gelosi interessi, quindi numerosissime le commissioni e gl'incarichi datigli nelle assemblee, nelle sfere governative ed anche da private società, ed in tanti incarichi, egli non venne mai meno alla fiducia in lui riposta, anzi col massimo valore e lealtà se ne confermò sempre degno.
Ma l'onorevole senatore Boccardo non pago di tanti servizi che egli rendeva al bene pubblico ed alla patria, volle particolarmente renderne specialissimi alla sua città natia, che egli chiamava, qui in mezzo a noi, la sua Genova, rammentando sempre con entusiasmo il prodigioso progresso commerciale con cui essa gareggiava coi più rinomati porti mondiali. E voi avete udito, o signori, rammentare egregiamente dall'onorevole senatore Finali quanto lunga meditazione e persistente opera egli spendesse nella grande istituzione della autonomia del porto genovese.
Né tanto gravi incombenze impedirono all'illustre Boccardo di prodigare il più vivo e costante affetto alla sua cara famiglia, che amava d'intenso amore, e da questa era ricambiato con illimitata ed ammirabile riverenza ed affezione; ed ora è pianto con inconsolabile dolore, che il Senato condivide.
Tutto, o signori, nell'uomo di cui oggi lamentiamo la perdita, fu esemplare, grande ingegno, scienza, bontà, rettitudine, gentilezza, lavoro indefesso ed instancabile, anche quando le infermità l'affliggevano!
Ah! Di uomini così fatti rari sono gli esempi! Piaccia a Dio che di simili non ne manchino alla patria nostra! (Approvazioni).
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. A ragione l'illustre Presidente del Senato, cominciando oggi, in modo tanto eloquente, le commemorazioni di colleghi defunti, ha osservato che di rado in così breve periodo di tempo il Senato ha dovuto deplorare tanti lutti. Si tratta di quattro personaggi egualmente eminenti e benemeriti della patria: il senatore Fazioli, patriota fervente; il prof. Gemmellaro, uno dei più illustri cultori delle scienze naturali; l'onorevole Pascale, uno dei più eminenti magistrati; il senatore Boccardo, forse il più illustre economista italiano, perduti in poco più di una settimana. Mi permetta il Senato di rimpiangere in modo speciale, per ragioni personali, la perdita del senatore Boccardo. Io cominciai i miei studi di economia su i libri dell'onorevole Boccardo; lo ebbi collega al Consiglio di Stato e ne potetti ammirare la profondità della dottrina e la rettitudine di giudizio, ed ora, come ministro dell'interno, debbo rimpiangere per il Consiglio di Stato una perdita che sarà molto difficile, anzi impossibile, rimpiazzare.
Mi associo quindi al dolore del Senato ed alle parole nobilissime proferite dall'onorevole Presidente e dagli altri oratori che hanno parlato. (Approvazioni).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 21 marzo 1904.
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Note: | Partecipò alle cinque giornate di Milano (18-23 marzo 1848).
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