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Data di nascita: | 03/04/1814 |
Luogo di nascita: | NOTARESCO (Teramo) |
Data del decesso: | 01/04/1903 |
Luogo di decesso: | NAPOLI |
Padre: | Domenicantonio |
Madre: | BERNARDI Maddalena |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No |
Fratelli: | Giovanni |
Parenti: | Maddalena coniugata Mazzarosa, nipote |
Luogo di residenza: | ROMA |
Indirizzo: | Piazza Poli, 37 |
Professione: | Industriale-agricoltore |
Cariche politico - amministrative: | Membro della Camera dei deputati (Napoli) per [il distretto di] Teramo (15 maggio 1848-marzo 1849)
Segretario del Parlamento napoletano (10 luglio 1848) |
Cariche amministrative: | Sindaco di Notaresco (1838)
Consigliere provinciale di Teramo (1838-1841) |
Cariche e titoli: | Fondatore e presidente onorario del Museo industriale di Torino (22 novembre 1862)
Fondatore e presidente della Società generale dei viticoltori italiani (1885)
Fondatore e presidente della Società degli agricoltori italiani (giugno 1895)
Socio corrispondente della Società economica di Teramo (1836)
Socio del Club alpino italiano CAI, sezione di Firenze
Cavaliere del lavoro (10 luglio 1902) |
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.:: Nomina a senatore ::.
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Nomina: | 03/12/1868 |
Categoria: | 03
05 | I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
I Ministri segretari di Stato |
Relatore: | Tommaso Manzoni |
Convalida: | 05/05/1868 |
Giuramento: | 05/05/1868 |
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Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia |
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.:: Camera dei deputati ::.
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Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
VIII | Atri | | 27-1-1861 | Centro-destra | |
IX | Atri | | 22-10-1865* | Centro-destra | Cessazione per nomina a ministro dei lavori pubblici |
X | Atri | | 10-3-1867** | Centro-destra | Cessazione per nomina a senatore |
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Commissioni: | Membro della Commissione di finanze (22 maggio 1868-5 novembre 1871), segretario della Commissione finanze (10 febbraio-31 agosto 1868), (24 novembre 1868-14 agosto 1869) |
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Altri Stati: | Consigliere per i lavori pubblici (ministro) (Luogotenenza generale delle province napoletane - Luigi Carlo Farini) (9 novembre 1860) |
Governo: | Ministro dei lavori pubblici (17 febbraio-10 aprile 1867), (31 agosto 1871-5 luglio 1873) |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.
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Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente
Signori senatori. Con vero e profondo dolore vi annunzio che stamane alle otto è mancato ai vivi, in età di 89 anni compiuti, il venerato collega nostro Giuseppe Devincenzi, già deputati di Atri per l'8ª, 9ª e 10ª legislatura, salito poscia agli onori del Senato sino dal 12 marzo 1868.
Se il nome di Giuseppe Devincenzi non suonasse di per sé il più grande elogio del caro estinto, non saprei resistere alla tentazione di ricordare innanzi a voi i meriti e le virtù preclari che abbiamo perduto.
Già deputato al Parlamento napoletano nei giorni di effimera libertà del 1848, Giuseppe Devincenzi fu subito chiamato dai suoi compaesani a sedere nei Consigli della nazione, appena l'Italia diventò libera ed una, e non è mestieri che io dica a voi con quanto onore egli abbia corrisposto alla fiducia dei suoi elettori, poiché vi è pur noto che meritò, nel 1862 e nel 1871, di essere chiamato dalla Maestà di Re Vittorio Emanuele II a sedere nei Consigli della Corona nella qualità di ministri dei lavori pubblici, lasciando dietro di sé il migliore ricordo del valor suo e del suo carattere schietto ed intemerato.
Senatore del Regno, il nostro Devincenzi partecipò attivamente ai lavori di questo alto consesso, fino a che la tarda età non lo costrinse a rimanere entro le domestiche mura. Ma non volle, neanche qui, rimanere in ozio, versato qual era nelle materie dell'agricoltura; agronomo insigne, enologo distintissimo, sovratutto, non abbandonò di un sol giorno i suoi studi prediletti che seppe tradurre stupendamente sul terreno della pratica applicazione.
Onore o colleghi, onore alla memoria del perduto amico. E così voglia Dio che in questa Italia nuova sorgano altri uomini altrettanto degni di ammirazione e di memoria affetto, quale fu in vita Giuseppe Devincenzi. (Vive approvazioni).
PIERANTONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PIERANTONI. Io non mi aspettavo, venendo nell'Aula, di soffrire tal dolore che, se tocca i vostri cuori, vivamente ferisce il mio. Ciascuno di noi ha una patria dentro la grande patria italiana. Adolescente dovetti abbandonare la mia montagna natale, ma ero educato al culto di quei nostri abruzzesi, i quali soffrivano con eroismo le condanne del Barbone ed avevano dovuto cercare la via dell'esilio. Fra molti era Giuseppe Devincenzi. Vivendo esule a Londra, si rese caro a tutti gli uomini di Stato inglesi che caldeggiavano la redenzione d'Italia, la quale, maestra un tempo delle genti, viveva sotto Governi che erano la negazione di Dio.
Tornato dall'esilio, il Devincenzi vide lo stato deplorevole in cui erano le nostre terre benedette dal raggio di sole, maledette dalle male signorie. Contrario alle idee feudali, alla coltura estensiva, ai latifondi, dedicò la forte volontà alla coltura intensiva delle terre di sua famiglia.
Due anni or sono, dopo lungo tempo, visitai la mia regione natale. Il collega ed amico mi telegrafò facendomi invito di visitarlo nella sua campagna; mi avvertì che potevo scendere in una stazione che ha nome Rosburgo. Rimasi sorpreso della indicazione; nelle nozioni mie geografiche non sapevo che nelle regione abbruzzese vi fosse in borgo che aveva nome dalle rose. Un medico aveva dato tal nome ad una riunione di ville che eran sorte dopo il ritorno del Devincenzi.
Colà giunto, stremo di forze, m'invitò a visitare tutto quanto aveva fatto come agricoltore. Aveva fondata una grande cantina sperimentale, i cui vini rivaleggiavano col Bordeaux e sono in vendita sul mercato di Roma; aveva allacciato le acque del Vomano e introdotta la coltura intensiva; aveva acquistati dall'Inghilterra bellissimi stalloni e giovani madri, e prodotta una razza di cavalli molto ricercata. L'agricoltura ora è fatta per mezzo di macchine, e nei suoi campi, in cui viveva signore, amato dalle plebi e dai coloni, faceva educare molti giovanetti contadini, che andavano ricercati in altre regioni per recarvi la esperienza e la virtù che raramente si ottengono mediante le scuole agrarie. Ricordatevi che, pur soffrendo tanto nella salute, egli ogni anno veniva in Roma a raccomandare l'istituzione del credito agrario. In Napoli di recente aveva ristampate le proposte del conte Cavour per lo sviluppo economico delle contrade meridionali e raccomandata l'istituzione del credito agrario.
Di uomini somiglianti l'Italia ha bisogno. Egli soffrì per la redenzione della patria, diede esempio ai proprietari dell'esercizio di energie utili a loro stessi, all'aumento della ricchezza nazionale e al benessere popolare.
L'ambizione politica può essere talvolta superiore ai meriti e rimanere mal soddisfatta; ma l'amore per l'agricoltura, l'amore per il lavoro e per la educazione delle classi umili costituiscono il dovere e nell'avvenire formeranno l'elogio di coloro, che non vissero quando si doveva rischiare la vota per la rivoluzione politica, ma che debbono lavorare oggi alla redenzione economica d'Italia. Rendo grazie al Senato di avermi ascoltato con bontà e domando perdono, se nella mia emozione, non ho ricordato tutti i meriti di quell'uomo che mi trattò dal primo momento che tornò dall'esilio, non con la austerità con cui tanti altri trattavano i giovani, ma con l'affetto che la carità del natio loco gl'inspirò verso di me. (Bene).
BACCELLI, ministro di agricoltura, industria e commercio. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
BACCELLI, ministro di agricoltura, industria e commercio. Il Governo si unisce di gran cuore all'amaro rimpianto col quale il Senato accompagna alla tomba l'intelletto ed il cuore elevatissimi del senatore Devincenzi. Io poi debbo singolarmente dolermi di questa luttuosa dipartita, per ciò che egli mi precedette nell'ufficio che ora io copro, spargendo in esso tanta luce di sapienza. Richiamando alla memoria l'azione di quell'uomo grande si dimostra come egli seppe precorrere i tempi e determinare quali sarebbero stati i mezzi più acconci onde l'agricoltura italiana sarebbe tornata in fiore.
Le parole dette dall'illustre Presidente e dall'egregio senatore Pierantoni mi dispensano dal dire di più. Ripeto anche una volta che il sentimento del Governo è unanime a quello del Senato nel rimpiangere la perdita di così grande Uomo. (Benissimo).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 1° aprile 1903.
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Note: | Il nome completo risulta essere: "Emidio Giuseppe Giovanni".
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