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Senato della Repubblica
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D'ANDREA Giovanni Andrea

  
  


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:10/24/1804
Luogo di nascita:BOVA (Reggio Calabria)
Data del decesso:09/03/1879
Luogo di decesso:NAPOLI
Padre:Bruno
Madre:MEDICI Cecilia
Nobile al momento della nomina:No
Nobile ereditarioNo
Fratelli:Domenico, sposò Caterina DE ANGELIS GRIMALDI
Girolama
Titoli di studio:Laurea in giurisprudenza
Presso:Università di Napoli
Professione:Magistrato
Carriera giovanile / cariche minori:
Carriera:Giudice della gran Corte criminale di Napoli (19 luglio 1860)
Consigliere della Corte d'appello di Napoli (1862)
Presidente di sezione della Corte d'appello di Napoli
Cariche e titoli: Direttore generale del Ministero di grazia e giustizia e incaricato del Ministero degli affari ecclesiastici (Governo dittatoriale di Garibaldi) (5 ottobre 1860)
Incaricato delle funzioni di direttore del Ministero dei lavori pubblici (Governo dittatoriale di Garibaldi) (10 ottobre 1860)

    .:: Nomina a senatore ::.

Nomina:11/16/1876
Categoria:11 I Presidenti di classe dei Magistrati di appello
dopo tre anni di funzioni
Relatore:Luigi Agostino Casati
Convalida:01/12/1876
Giuramento:19/06/1877

    .:: Onorificenze ::.

Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 8 luglio 1862
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia 2 gennaio 1873
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia


    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
      Sebastiano Tecchio, Presidente

      Signori senatori:.
      Il 9 di questo mese è mancato ai vivi nella città di Napoli il commendatore Giovanni Andrea D'Andrea, che fu nostro collega poco più che due anni.
      Era nato il 24 ottobre 1804 nel Comune di Bova della Provincia di Reggio di Calabria. Il padre lo fece allevare agli studi classici e giuridici; e, acciocché li menasse a perfezione, lo inviò a Napoli. Nelle scuole tenne un posto eminente. Attesa la sua natura pacata e tranquilla, anziché mettersi nella carriera rumorosa del foro, elesse quella della magistratura.
      Giovanissimo, fu segretario della procura generale della gran Corte criminale di Napoli. Nel 1848, nominato giudice civile colle funzioni di giudice di gran Corte criminale. Giusto, indipendente, adempiva i suoi doveri con animo religioso. Alle voglie illiberali di quel Governo non si piegò. Toltagli la carica di giudice dopo il 15 maggio, quando il Governo vôlse decisamente a tirannide, fu applicato alla Segreteria della Corte di cassazione: ma per poco tempo; perché, correndo sempre le cose alla peggio, venne rimosso dall'impiego.
      In quella, il padre suo ed il fratello, fieramente perseguitati, erano sottoposti a giudizio capitale per accusa politica: ond'egli, lasciata Napoli, andò ad assisterli davanti la Corte criminale di Catanzaro.
      La privazione dell'impiego gli è durata più che dieci anni: e frattanto non poté nemmeno ottenere il permesso di esercitare la professione di avvocato.
      Nel 1860, ristabilitosi il reggimento costituzionale, ei fu assunto un'altra volta all'ufficio di giudice, col plauso di tutti.
      Poi il Governo del dittatore lo nominò segretario generale nel Ministero di grazia e giustizia.
      Cessata la dittatura, tornò a' magistrati. E come presidente di Corte d'assise, fu il primo ad inaugurare il giudizio per giurati: nella quale bisogna, a quel tempo difficile più che mai, dimostrò grande sapienza e grande carattere. I giudizî compìti sotto la sua direzione furono tenuti saldi dalla Corte di cassazione.
      Nella organizzazione giudiziaria del 1862 fu inscritto fra i consiglieri di Corte d'appello di 1ª categoria. In breve diventò presidente di sezione; e in codesto grado continuò sino all'ultimo de' suoi dì.
      La sua imparzialità, la dottrina, la bontà veramente straordinaria gli cattivarono le simpatie e la stima della magistratura e del foro.
      Eletto senatore del Regno nel 16 novembre 1876, entrò in ufficio il 19 giugno 1877.
      Le sue esequie e i discorsi pronunciati sul feretro provarono com'egli avesse l'affetto della cittadinanza di Napoli, la quale, oltreché le sue doti di magistrato, ricorda i sacrifizî fatti dalla sua famiglia e da lui per causa di pubblica libertà.

      Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni 17 marzo 1879.


Attività 0704_D'Andrea_Giovanni_Andrea_IndiciAP.pdf