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.:: Dati anagrafici ::. |
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Data di nascita: | 03/07/1785 |
Luogo di nascita: | Milano |
Data del decesso: | 22/05/1873 |
Luogo di decesso: | Milano |
Padre: | Pietro Antonio |
Madre: | BECCARIA Giulia |
Nobile al momento della nomina: | Si |
Nobile ereditario | Si |
Titoli nobiliari | Signore di Moncucco
Nobile
Don
Nobiltà di servizio |
Coniuge: | BLONDEL Enrichetta |
Coniuge: | BORRI Teresa |
Figli: | Clara
Pietro
Giulia
Cristina
Sofia
Matilde
Enrico
Vittoria
Filippo |
Parenti: | Beccaria Cesare, avo materno
Taparelli D'Azeglio Massimo, senatore, genero, marito di Giulia
Baroggi Cristoforo, genero, marito di Cristina
Trotti Lodovico, genero, marito di Sofia
Giorgini Giovanbattista, marito di Vittoria
Redaelli Emilia, coniugata con Enrico
Catena Emilia, coniugato con Filippo |
Luogo di residenza: | Milano |
Indirizzo: | Porta Comasina n. 2328 |
Professione: | Possidente |
Altre professioni: | Scrittore |
Cariche e titoli: | Professore emerito dell'Università di Napoli (11 febbraio 1862)
Socio corrispondente dell'Accademia della Crusca di Firenze (11 dicembre 1827)
Membro onorario dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (26 novembre 1839)
Presidente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (1859-1861)
Presidente onorario dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (19 dicembre 1861)
Membro dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti (18 luglio 1847)
Socio dell'Accademia delle scienze, lettere e arti di Modena (1860)
Socio ordinario della Società reale di Napoli (23 febbraio 1864)
Socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Torino
Socio onorario dell'Accademia di belle arti di Milano |
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.:: Nomina a senatore ::. |
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Nomina: | 02/29/1860 |
Categoria: | 20 | Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria |
Relatore: | Luigi Cibrario |
Convalida: | 11/04/1860 |
Giuramento: | 08/06/1860 |
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.:: Onorificenze ::. |
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Commendatore dell'Ordine di S. Giuseppe (Granducato di Toscana)
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia 22 aprile 1868 |
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.:: Camera dei deputati ::. |
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Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
I | Arona | | 30 settembre 1848 | | Ballottaggio il 1° ottobre 1848 - Dimissioni il 21 ottobre 1848 |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
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Signori Senatori,
Grande perdita ha fatto l’Italia! In sulla sera del 22 maggio, nella sua città natale, Alessandro Manzoni cessò di vivere, ed ormai il suo nome è splendido retaggio nazionale. La trista nuova si sparse volando da un capo all’altro della terra nostra, arrecando ovunque profonda e dolorosa commozione. La madre sentì esserle mancato un figlio prediletto, e con tenera cura volle essa comporne nel sepolcro la spoglia mortale. Da ogni luogo, con meravigliosa spontaneità, mossero deputati di provincie, di città, di comuni, di università, di accademie, e di cento altri istituti e corporazioni, e non mancarono neanco al mesto convegno, per rendere, se non condegni, certo singolari funebri onori all’illustre defunto, le rappresentanze delle due Camere del Parlamento, e l’intervento dei Reali Principi dell’Augusta Dinastia, che divide sempre ogni nobile e generoso popolare sentimento. Gente di tutte le contrade italiane affollavasi nella grande piazza del Duomo in Milano la mattina del 29, e ciascuno di quella imponente moltitudine, colla riverenza del suo atteggiamento, mostrava sentire che in quel dì la nazione unificata posava una meritata corona sulla fredda tomba che stava per chiudersi. E in quell’ampia piazza gremita di cittadini d’ogni italo paese, all’apparire del funebre corteo, non fuvvi chi non avesse volto lo sguardo al nero stendardo che tristamente spiegavasi sulla porta maggiore di quello stupendo monumento della più immaginosa architettura, e non vi abbia letto con riverente cordoglio, il nome di Alessandro Manzoni.
Ei fu; ciascuno sommessamente ripetea, Ei non è più. Ma no; i grandi non spariscono interamente, e mercé le opere loro, vivono nella memoria della più tarda posterità. L’uomo che meritò l’ammirazione e la riverenza delle generazioni sue contemporanee; ch’era pregiato dagli Italiani, come altra loro imperitura gloria; che alla dotta Germania fu segnato da Goethe; che contrastò il primato al grande romanziere inglese; che modesto e virtuoso unì nell’animo suo profonda fede religiosa a caldo amore per la libertà e l’unità della patria, e che tutti i suoi scritti seppe informare al sentimento altamente civile della sperata conciliazione di quei due grandi principii sociali, non è più!
Ma restano quei versi di confortante e sublime armonia, che, allorquando era delitto ogni generoso pensiero, ringagliardivano l’animo nostro, e rafforzavano la speranza di tempi migliori. Restano quelle pagine che narrando gli sventurati casi dei poveri Renzo e Lucia con commovente eloquenza e sapiente magistero, mostrarono tutto l’orrido d’ogni straniera dominazione. Restano quegli inni che rivelano la purità di quella grande anima, e che saranno sempre sceltissima forma per innalzare gli occhi al Creatore. E restano, e resteranno per secoli ben altri tesori che non è mio compito qui annoverare. Resta il nobilissimo esempio di una lunga vita intemerata, che, comunque non spesa nello adoprarsi attivamente nelle pubbliche faccende, fu nondimeno di grandissimo utile e di sapiente ammaestramento alla Patria.
Alessandro Manzoni, sommo nelle lettere, fu dei primi nella eletta schiera dei precursori del risorgimento italiano. Cantò dell’unità in tempi di periglio. Alla liberazione della Lombardia, nominato Senatore in età già avanzata, col suo giuramento confermò e rinnovò le sue libere aspirazioni. All’ultima ora del suo ottantottesimo anno, sapendo compite l’unità e la redenzione dell’Italia, a suggello delle profonde, cristiane e patriottiche convinzioni, che furono guida d’ogni atto della sua vita, rivolse alla desolata vedova del suo amato figlio, morto pur esso di recente, ed alle afflitte nepoti che circondavano il suo letto di morte, le parole che è bello ripetere anco in quest’aula; «Poiché il mio diletto Piero [sic] mi precedè nel sepolcro, pregate voi pure, come io ho fatto, quotidianamente per la patria e per il Re».
Nel lutto di tanto uomo, la vostra Presidenza, onorandi Colleghi, reputò interpretare rettamente l’animo di voi assenti, facendo in modo che vi fosse convenevolmente rappresentato il Senato, che onorasi averlo annoverato tra suoi componenti.
Senatore DES AMBROIS. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la parola.
Senatore DES AMBROIS. Tutti in quest'Aula sentiamo quanto il Senato fosse onorato di avere nel suo seno Alessandro Manzoni; quanto perdano in lui la patria ed il mondo civile; quanto splendida, quanto pura sia la gloria di quel nome che rimarrà perpetua illustrazione d'Italia.
Credo essere interprete di un sentimento comune a tutti i miei Colleghi proponendo il seguente ordine del giorno:
"Il Senato esprime il dolore profondo che prova coll'intiera nazione per la perdita di Alessandro Manzoni: statuisce che il suo busto in marmo sarà collocato in una delle sale del palazzo senatorio, ed incarica il Presidente di partecipare la presente deliberazione al Municipio di Milano e alla famiglia dell'illustre estinto."
PRESIDENTE. Domando se è appoggiato l'ordine del giorno proposto dall'onorevole senatore Des Ambrois.
(È appoggiato.)
Ora lo metterò ai voti.
Chi lo approva, voglia alzarsi.
(È approvato all'unanimità.)
Sarà cura della Presidenza di trasmetterlo subito al Municipio di Milano e alla famiglia Manzoni.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 giugno 1873.
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Note: | Secondo una tradizione mai dimostrata con prove certe il padre naturale di Alessandro Manzoni potrebbe essere stato Giovanni Verri, fratello di Pietro e Alessandro Verri.
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Attività |
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