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.:: Dati anagrafici ::. |
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Data di nascita: | 07/08/1806 |
Luogo di nascita: | PALERMO |
Data del decesso: | 16/07/1889 |
Luogo di decesso: | FIRENZE |
Padre: | Ferdinando |
Madre: | VENTURELLI Giulia |
Nobile al momento della nomina: | No |
Coniuge: | BOUCHER Louise |
Figli: | Carolina, Francesca |
Parenti: | AMARI Michele, avvocato, nonno
AMARI Maria Grazia, sorella, madre di CARNAZZA AMARI Giuseppe, senatore |
Professione: | Docente universitario |
Carriera: | Professore di Diritto pubblico siciliano all'Università di Palermo (Governo del Regno di Sicilia) (2 marzo 1848)
Professore di Lingua e storia araba all'Università di Pisa (Governo provvisorio toscano) (4 maggio 1859)
Professore di Lingua e storia araba all'Istituto di studi superiori di Firenze (Regio Governo della Toscana) (20 dicembre 1859)
Professore emerito dell'Università di Palermo
Professore emerito ed onorario dell'Istituto di studi superiori di Firenze |
Cariche politico - amministrative: | Deputato alla Camera dei Comuni (Governo del Regno di Sicilia) (1848-1849) |
Cariche e titoli: | Membro del Comitato di guerra e marina (Governo del Regno di Sicilia) (3 marzo 1848)
Vicepresidente del Comitato di guerra e marina (Governo del Regno di Sicilia) (7 marzo 1848)
Addetto di legazione a Parigi e Londra (Governo del Regno di Sicilia) (31 agosto 1848)
Membro straordinario del Consiglio superiore della pubblica istruzione (6 aprile-7 dicembre 1862), (20 ottobre 1867-6 dicembre 1871)
Membro ordinario del Consiglio superiore della pubblica istruzione (6 dicembre 1871-12 maggio 1881), (21 giugno 1881-20 maggio 1886)
Membro per elezione del Consiglio superiore della pubblica istruzione (12 maggio 1881-19 giugno 1887), (1° marzo 1889)
Membro della Giunta del Consiglio superiore della pubblica istruzione (13 maggio-21 giugno 1881)
Presidente del Consiglio degli archivi (7 aprile 1874-4 aprile 1880)
Socio nazionale dell'Accademia delle scienze di Torino (2 gennaio 1862)
Accademico nazionale non residente dell'Accademia delle scienze di Torino (1874)
Socio corrispondente dell'Accademia della Crusca di Firenze (12 febbraio 1867)
Membro della Società geografica italiana (1867)
Vicepresidente della Società geografica italiana
Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei di Roma (9 maggio 1875)
Membro della Società romana di storia patria (18 febbraio 1885)
Membro dell'Istituto storico italiano (1885-1889)
Membro corrispondente della Deputazione di storia patria per le province parmensi
Socio onorario della Deputazione di storia patria per le Venezie (1878)
Membro dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti
Presidente onorario della Società siciliana per la storia patria (17 gennaio 1875)
Socio della Società geografica italiana (1883) |
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.:: Nomina a senatore ::. |
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Nomina: | 01/20/1861 |
Categoria: | 20 | Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria |
Relatore: | Giovanni Arrivabene |
Convalida: | 21/02/1861 |
Giuramento: | 18/02/1861 |
Annotazioni: | Giuramento prestato prima della convalida, in seduta reale d'inaugurazione di sessione parlamentare |
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.:: Onorificenze ::. |
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Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 13 febbraio 1862
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 14 marzo 1864
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia 24 giugno 1860
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 22 aprile 1868
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia 1879 |
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.:: Senato del Regno ::. |
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Cariche: | Vicepresidente (3 marzo 1878-1° febbraio 1880) |
Commissioni: | Membro della Commissione sul progetto di legge per l'istruzione primaria (23 marzo 1866) in surrogazione del senatore Cadorna
Membro della Commissione sul progetto di legge per l'istruzione pubblica (27 giugno 1867
Membro della Commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (23 novembre 1876-23 gennaio 1878) (11 marzo 1878-1° febbraio 1880), (19 febbraio-2 maggio 1880) (19 novembre 1887-4 gennaio 1889) (30 gennaio-20 luglio 1889) |
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Deputazioni: | Nominato Membro della Deputazione per felicitare SM sulla nascita del Duca di Puglia (14 gennaio 1868) |
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.:: Governo ::. |
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Regno di Sardegna post 04 Marzo 1848 - Regno d'Italia: | Ministro dell'istruzione e dei lavori pubblici e poi, ad interim, degli esteri (Governo dittatoriale di Garibaldi in Sicilia) (10 luglio-14 settembre 1860) |
Altri Stati: | Ministro delle finanze (Governo del Regno di Sicilia) (27 marzo-13 agosto 1848) |
Governo: | Ministro della pubblica istruzione (8 dicembre 1862-24 settembre 1864) |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
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Signori senatori! Dovere di ufficio, animo di collega, pietà, vogliono che io rammenti le numerose e gravi perdite fatte dal Senato, i meriti degli estinti.
Il 16 di luglio cessava di vivere in Firenze il senatore Michele Amari, che era nato ottantatré anni prima, l’otto dello stesso mese, in Palermo.
Dal padre, fervido amatore di libertà, imparò l’amore di libero reggimento; dalla sventura, che lo fece in fresca età solo sostegno della madre e dei fratelli, ebbe sprone ad opere insigni.
Ancora adolescente tenne ufficio nel Ministero di Stato, presso il luogotenente generale di Sicilia, nel dipartimento dell’interno. Ma la modesta occupazione non era fatta per il ferace ingegno e la viva operosità di lui, che, chiamato a vocazione di storico, ne acquistò presto fama. Nella quale oltre mezzo secolo di studi levaronlo altissimo; come la storia del "Vespro", col ricordo della gagliardia antica vittoriosa della forestiera signoria, suscitatrice della virtù dei contemporanei a danno della tirannide borbonica, lo ascrisse fra i promotori del nazionale riscatto.
Andato per quella in bando fino dal 1842, le sue "Note alla storia costituzionale di Sicilia di Niccolò Palmieri" venute in luce sul cadere del 1846, in mezzo alla grande commozione di quell’anno, esercitarono un influsso notevolissimo sulla pubblica opinione dell’isola.
Rivide Palermo libera nel 1848, e fu membro della Camera dei comuni; ministro delle finanze nel Ministero Stabile; da ultimo addetto alle legazioni di Parigi e di Londra, per avvalorare colla grande riputazione e le aderenze sue fra quegli stranieri la causa siciliana.
Il 1849 lo cacciò di nuovo in esilio. A Parigi visse, per dieci anni, acquistando nuova rinomanza di dottissimo nella lingua e letteratura araba.
Le quali professò poi non appena insediato il governo della Toscana nell’Ateneo pisano, e poscia nell’Istituto fiorentino di studi superiori. Aiutatore della spedizione che, duce il generale Garibaldi, liberò la Sicilia, fu ministro della pubblica istruzione della dittatura; promotore caldissimo della sollecita annessione.
E fu più tardi, per due anni (1862-64), ministro della pubblica istruzione del Regno d’Italia, essendo stato ascritto a quest’Assemblea non appena proclamato il plebiscito.
Vice-presidente del Senato, membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione, e dell’Accademia dei Lincei, Michele Amari sempre crebbe onore a sé e all’ufficio.
Morte improvvisa schiantò quella vigorosa fibra sulla quale il tempo pareva non avere potenza.
Così d’un tratto scomparvero un corpo vigoroso, un animo tuttora schiuso a tutti gli ideali, un ingegno scintillante di tutta la natia vivezza.
Ma nella memoria nostra, nel nostro affetto dura e durerà lungamente la reverenza per Michele Amari, la gratitudine verso di lui per quanto operò a beneficio della scienza e della patria. (Vivissime approvazioni).
[...]
Senatore ERRANTE. Chiedo la parola.
PRESIDENTE. Il senatore Errante ha facoltà di parlare.
Senatore ERRANTE. Signori senatori!
Michele Amari fu grande storico e sommo cittadino.
Plutarco ne avrebbe modellata la fronte pari a quella di Socrate e di Focione, severamente pensosa e rivelatrice della virtù modesta e dell’animo sublime.
A 14 .anni congiurava col padre per liberare la Sicilia dalla tirannide borbonica e straniera: la sua puerizia lo fece esente di pena; il padre invece fu condannato all’ergastolo.
La sua giovinezza e parte della sua operosa virilità fu consacrata a studio indefesso per sostituire ad un eroe leggendario, la virtù feconda di un popolo intero. Vide sparire Ferdinando I, Francesco I, a cui successe-quel Ferdinando II, che fece ritornare in Sicilia i tempi miserrimi dei Vespri, la truce immagine di Carlo d’Angiò e la fiera magnanima vendetta! Fu allora che egli gridò: eureka. Concepì, maturò e compiè l’arduo progetto di richiamare in vita i tempi, le memorie, le passioni e i fremiti di un’epoca tragicamente storica, scolpita dal divino poeta nel verso:
Mosse Palermo a gridar: mora, mora.
Nella storia del Vespro, come tutti i grandi scrittori, rivelò l’idea segreta dominatrice di un popolo intero, e gittò in faccia quella sfida alla dinastia borbonica, che si tradusse nel duello mortale del 12 gennaio 1848 di ricordanza solenne.
Egli, esule da sette anni in Parigi, a quel grido che riconobbe per suo, ritornò precipitosamente a Palermo, le giovò col senno e con l’ardire; a Parigi, a Londra patrocinò i destini dell’isola infelicissima che vide bombardata Palermo, arse e distrutte Catania e Messina, quest’ultima più sventurata dell'’poca del Vespro, che nell’assedio famoso ruppe l’orgoglio di Carlo d'Angiò, uno dei primi capitani dell’epoca.
Nel 1849 naufragata, ma non morta, la rivoluzione siciliana, abbandonata da tutti i potentati d’Europa, ritornò a Parigi, ed ivi visse di stenti, copiando a mercede manoscritti arabi, di cui conosceva appena la lingua, e ne divenne maestro, aggiungendo alla storia dei Vespri quella dei Mussulmani in Sicilia.
Nel 1860, pari alla sua fama, fu segretario di Stato all’istruzione pubblica ed amico intimo di Garibaldi.
Negli ultimi mesi si affaticava con giovanile energia a dar compimento alla Storia dei Mussulmani in Sicilia, ripetendo più volte con mesto sorriso: «Prima che il mio estremo lavoro sia giunto a termine, dubito mi manchi la vita, bisogna affrettarlo».Profondità di studi, ricchezza d’immaginazione, vigore insolito, degno delle due epoche memorande in Sicilia, modestia dignitosa e talvolta acerba, coscienza esatta fino allo scrupolo nell’adempimento del proprio dovere, padre e marito esemplare e avventurato, amico più nella rea che nella prospera fortuna, ecco il collega che abbiamo perduto!
[...]
Gran parte dei nostri compagni del 1848 e del 1860, onorevole presidente del Consiglio, è scomparsa; rimangono ancora pochi solitari nel deserto della vita. Sarà il più infelice chi soggiacendo ultimo al fato comune, dopo di aver diviso coi fratelli di elezione le nobili aspirazioni, i grandi ideali, i martirî della sconfitta e l’esultanza insperata di aver rifatto l’Italia unita e libera con a capo una dinastia gloriosa, memore dei suoi giuramenti sui campi di battaglia e nelle fortunose vicende della politica, non abbia un amico superstite che rivolga alla sua memoria una parola di pianto e di affetto imperituro! (Bravo, bene).
PRESIDENTE. L’onor. presidente del Consiglio ha facoltà di parlare.
CRISPI, presidente del Consiglio. Il Governo si associa di gran cuore alle parole di cordoglio pronunziate dal nostro illustre presidente e dall’onor. senatore Errante.
Fra i nomi che furono ricordati con parole così calde ed affettuose, ne troviamo di quelli i quali sono intimamente legati alla storia delle cospirazioni e delle guerre della nostra indipendenza.
Tanto di Gaetano La Loggia, quanto di Michele Amari, dei quali si è specialmente intrattenuto l’amico senatore Errante, io non potrei dir di più di quello che egli abbia detto.
Michele Amari lanciò direi quasi il fuoco della libertà negli animi dei Siciliani, con un libro il quale, modestamente apparso, per non irritare coloro che governavano allora la Sicilia, produsse tanto effetto nelle popolazioni, che da quel libro, in gran parte, ebbe principio quella educazione, che preparò la rivoluzione siciliana del 1848.
Michele Amari narrando un glorioso periodo di storia siciliana, che più tardi fu ripubblicato in Francia col suo vero titolo di storia della guerra dei Vespri, provò come indarno le tirannidi straniere tentino reggersi quando un popolo sorge compatto per abbatterle.[...]
Ripeto quindi che mi associo di gran cuore alle parole pronunciate dal presidente e dall’onorevole Errante, e son sicuro che il Senato parteciperà ai sentimenti che noi abbiamo qui esposti.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 26 novembre 1889.
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Note: | Il nome completo risulta essere: "Michele Benedetto Gaetano".
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