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Senato della Repubblica
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SPERA Angelo

  
  


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:11/05/1819
Luogo di nascita:TITO (Potenza)
Data del decesso:13/07/1902
Luogo di decesso:ROMA
Padre:Francesco Saverio
Madre:PIRRONE Maria Benedetta
Nobile al momento della nomina:No
Nobile ereditarioNo
Coniuge:D'AMORE Celestina
Figli: Giuseppe, che sposò Maria Anna MAURO
Adolfo
Fratelli:Giuseppe, che sposò Maria Anna MAURO
Teresa
Parenti:SPERA Fortunato, avo paterno
SPERA LAURINO Teresa, ava paterna
PIRRONE Bruno, avo materno
PIRRONE AGOSTINELLI Gabriela, ava materna
Luogo di residenza:ROMA
Indirizzo:Piazza Mignanelli, 25
Titoli di studio:Laurea in giurisprudenza
Professione:Magistrato
Altre professioni:Avvocato
Carriera:Giudice della gran Corte criminale di Basilicata (settembre 1860)
Sostituto procuratore generale presso la Corte d'appello di Napoli
Sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione di Roma
Consigliere della Corte di cassazione di Roma (maggio 1879)
Primo presidente onorario di Corte d'appello
Cariche amministrative:Direttore dell'Ufficio grazia e giustizia della Giunta centrale di amministrazione della Basilicata (25 agosto 1860)
Cariche e titoli: Membro del Comitato di sicurezza pubblica di Potenza (20 agosto 1860)
Membro della Commissione dello Stato dei carcerati per il "residuo" di pena (Potenza) (1860)

    .:: Nomina a senatore ::.

Proponente:Senatore20/07/1892
Nomina:11/21/1892
Categoria:12 I Consiglieri del Magistrato di Cassazione e della Camera dei conti
dopo cinque anni di funzioni
Relatore:Salvatore Majorana Calatabiano
Convalida:29/11/1892
Giuramento:23/11/1892
Annotazioni:Giuramento prestato prima della convalida, in seduta reale d’inaugurazione di sessione parlamentare

    .:: Onorificenze ::.

Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 2 giugno 1889
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 13 novembre 1894


    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
      Giuseppe Saracco, Presidente

      Signori e riveriti colleghi!
      Mi è grave dover riprendere la direzione dei nostri lavori col mesto annunzio di dolorose perdite toccate a questo nostro Senato, nelle persone di un grande numero di colleghi scesi nel sepolcro fra il 9 luglio ed il 15 del corrente mese.
      Sono tredici i senatori, che in meno di cinque mesi sono usciti di vita, ed io con l'animo commosso, come di domestica sventura, ne pronuncio i nomi onorati dall'alto di questo seggio, onde significare il cordoglio ed il rimpianto del Senato, che, insieme all'amarezza della perdita, sentirà di un tratto le dolorose conseguenze della improvvisa dipartita di tanti valent'uomini che erano vanto e decoro di questo alto consesso.
      Nel solo mese di luglio giunsero al numero di sei i senatori colpiti da morte: il principe Trivulzio in Milano, indi il commendatore Spera, già consigliere di Cassazione in Roma, Antonio Mordini, l’ex dittatore di Sicilia, a Montecatini, il professore Edoardo Porro, in Milano, il generale Cesare Zanolini, qui in Roma, e Gaetano Negri a Varazze.
      Nell'agosto e nel settembre morivano altresì in Roma il generale Annibale Ferrero, ed il commendatore Gloria Francesco, magistrato e riposo.
      Tre altri colleghi si spegnevano a Rogliano, a Casal Baiocco, ed in Ferrara, e sono l’antico e provato patriota, Donato Morelli, il dottore Gioanni Secondi, ed il duca Galeazzo Massari.
      Infine, nella prima quindicina di novembre lasciavano questa terra, l’uno a Bologna, l’altro in Milano, il commendatore Lucio Fiorentini, già prefetto di provincia ed il duca Guido Visconti di Modrone.
      Ed ora, o signori, che ho compiuto il pietoso ufficio di richiamare per brevi istanti davanti agli occhi vostri le nobili figure dei nostri lacrimati defunti che più non vedremo seduti accanto a noi, io mi sento costretto a fare appello alla vostra indulgenza, perché mi concediate venia, se non mi attento, così per la novità della cosa, come per la poca opportunità dell'ora presente, di raccogliere in forma di supremo, separato elogio, i titoli di onore acquistati in vita da ciascuno dei valorosi che piangiamo estinti lasciando in noi tutti l'eguale rammarico del compagno, perduto. Certo non è mancato, e non mancherà chi voglia e sappia scegliere il momento, ed il luogo acconcio a ricordare degnamente le gloriose gesta del patriota cospiratore e del soldato valoroso, le qualità insigni dello scienziato e del pubblicista colto e coraggioso, le benemerenze del magistrato e dell'amministratore integro, e sapiente, e gli eminenti servigi resi all'unanimità sofferente con intelletto d'amore, e coll'uso nobilissimo delle avite ricchezze; onde gli uni e gli altri salirono meritamente in fama su questa terra.
      Io devo impormi la maggiore brevità possibile. Ma quelle anime elette che aleggiano forse intorno a noi, spinte dal desio di rivedere i luoghi delle loro più care affezioni, e dove hanno lasciato il maggiore desiderio di sé, aspettano la parola che deve partire da questi banchi, e non si dorranno, io spero, di me né di voi, perocché interprete sicuro e fedele dei sentimenti del Senato, rivendico l'onore di portare a tutti, ed a ciascuno dei compagni ed amici perduti il supremo tributo del nostro affetto e della nostra ammirazione. (Benissimo). Essi non sono morti interamente per noi, poiché non muoiono interamente gli uomini i quali vissero ed operarono per il bene della patria.
      Così la terra sia ad essi leggiera e Dio conceda loro la pace eterna dei giusti. (Vive approvazioni).
      ZANARDELLI, presidente del Consiglio. Domando la parola.
      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
      ZANARDELLI, presidente del Consiglio. Io mi associo pienamente alle parole pronunziate dall'illustre vostro Presidente, e aggiungo che il Governo sente tutta la gravità e l'amarezza delle perdite che fece il Senato.
      Nel porgere quindi alla mia volta a nome del Governo un tributo di cordoglio e di rimpianto a questi illustri perduti, lo faccio tanto più volentieri, inquantochè mentre questi sentimenti, così bene espressi dall'illustre Presidente, sono per il Senato solidarietà e tradizione, noi possiamo pur dire con certezza che essi trovano una eco possente in tutte le classi del popolo italiano. (Bene, approvazioni vivissime).

      Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 26 novembre 1902.


Attività 2126_Spera_IndiciAP.pdf