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Data di nascita: | 04/24/1856 |
Luogo di nascita: | TORINO |
Data del decesso: | 19/11/1933 |
Luogo di decesso: | ROMA |
Padre: | Antonio, senatore (vedi scheda) |
Madre: | ACHARD Giulia |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No |
Figli: | Maria
Giulia
Cecilia |
Fratelli: | Enrico |
Parenti: | Carlo, nipote
Gustavo, nipote |
Luogo di residenza: | ROMA |
Indirizzo: | Piazza Grazioli, 5 |
Titoli di studio: | Laurea in giurisprudenza (1)
Laurea "ad honorem" (2) |
Presso: | Università di Roma (1)
Università di Parigi (2) |
Professione: | Docente universitario |
Carriera giovanile / cariche minori: | |
Carriera: | Professore ordinario di Diritto romano all'Università di Siena (17 novembre 1883)
Professore ordinario di Diritto romano all'Università di Roma (11 maggio 1884)
Professore ordinario di Istituzioni di diritto romano all'Università di Roma (31 dicembre 1922) |
Cariche politico - amministrative: | Sindaco di Procida (18 agosto 1914-24 gennaio 1920) (28 ottobre 1920-11 giugno 1925) |
Cariche amministrative: | Consigliere comunale di Roma |
Cariche e titoli: | Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione (3 maggio 1894-29 maggio 1898) (25 giugno 1899-11 giugno 1903) (1° luglio 1904-30 giugno 1908) (1° luglio 1911-1° luglio 1913. Dimissionario)
Membro della Giunta del Consiglio superiore della pubblica istruzione (1° luglio 1906-30 giugno 1908) (1° luglio 1911-1° luglio 1913. Dimissionario)
Vicepresidente del Consiglio superiore della pubblica istruzione (1° luglio 1906-30 giugno 1908) (1° luglio 1911-1° luglio 1913. Dimissionario)
Delegato alla Conferenza della pace di Parigi (1919)
Membro della Società delle Nazioni (1921-1932)
Presidente dell'Unione generale degli insegnanti per la guerra
Presidente della Banca d'America e d'Italia
Presidente del Consiglio superiore forense
Presidente della Commissione per la riforma dei codici
Presidente dell'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (Unidroit) (1928-1933)
Ministro di Stato (4 ottobre 1926)
Membro corrispondente della Società reale di Napoli (27 novembre 1892)
Membro ordinario della Società reale di Napoli (7 marzo 1923)
Socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei di Roma (15 luglio 1901)
Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei di Roma (4 aprile 1918)
Vicepresidente dell'Accademia dei Lincei di Roma (24 giugno 1923-9 luglio 1926) (14 luglio 1932-13 luglio 1933)
Presidente dell'Accademia dei Lincei di Roma (9 luglio 1926-14 luglio 1932) (13 luglio-27 novembre 1933)
Socio effettivo dell'Accademia delle scienze di Torino (29 marzo 1903)
Socio corrispondente dell'Accademia pontaniana di Napoli (9 febbraio 1913)
Segretario dell'Istituto di diritto romano |
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.:: Nomina a senatore ::.
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Nomina: | 03/04/1904 |
Categoria: | 19 | I membri ordinari del Consiglio superiore di istruzione pubblica
dopo sette anni di esercizio |
Relatore: | Antonino Di Prampero |
Convalida: | 21/03/1904 |
Giuramento: | 21/03/1904 |
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Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 16 dicembre 1904
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 23 dicembre 1906
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia 30 dicembre 1915
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 20 gennaio 1889
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 15 gennaio 1893
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 11 gennaio 1906
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 2 marzo 1911
Gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 7 dicembre 1916 |
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Commissioni: | Membro della Commissione per le petizioni (5 dicembre 1904-8 febbraio 1909)
Presidente della Commissione per le petizioni (29 marzo-11 dicembre 1909)
Membro della Commissione di finanze (9 dicembre 1905-13 dicembre 1905) (9 giugno 1910-29 settembre 1913) (2 dicembre 1913-17 dicembre 1914),
Segretario della Commissione di finanze (13 dicembre 1905-8 febbraio 1909) (29 marzo 1909-11 dicembre 1909),
Vicepresidente della Commissione di finanze (17 dicembre 1914-19 giugno 1916) (14 dicembre 1917-29 settembre 1919)
Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge "Erezione in Roma di un monumento a Giosuè Carducci" (5 marzo 1907)
Membro supplente della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte di giustizia (9 dicembre 1904-8 febbraio 1909) (29 marzo 1909-11 dicembre 1909)
Membro della Commissione per il regolamento interno (2 dicembre 1913-19 giugno 1916)
Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge "Conferimento al Governo del Re di poteri straordinari in caso di guerra" (21 maggio 1915)
Membro della Commissione per l'esame dei d.d.l. "Proroga della XXIV legislatura" e "Concessione del diritto elettorale ai cittadini che hanno prestato servizio nell'esercito" (27 aprile 1918)
Membro ordinario della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte di giustizia (2 marzo 1919-29 settembre 1919)
Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge "Capacità giuridica della donna" (10 marzo 1919)
Membro della Commissione per la politica estera (19 luglio 1920-7 aprile 1921)
Presidente della Commissione per la politica estera (24 novembre 1922-10 dicembre 1923)
Membro della Commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (29 gennaio-7 aprile 1921) (5 giugno 1925-21 gennaio 1929) (2 maggio 1929-19 novembre 1933)
Membro della Commissione per l'esame dei Patti Lateranensi (16 maggio 1929)
Membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di giustizia (27 dicembre 1929-19 novembre 1933) |
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Governo: | Ministro di grazia e giustizia e dei culti (11 dicembre1909-31 marzo 1910)
Ministro senza portafoglio (19 giugno 1916-29 ottobre 1917)
Ministro degli affari esteri (26 novembre 1919-21 maggio 1920), (22 maggio-15 giugno 1920) |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.
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Atti parlamentari - Commemorazione
Luigi Federzoni, Presidente
Numerose e gravi perdite hanno dolorosamente colpito il Senato durante l'interruzione delle nostre sedute. Uomini di alto prestigio intellettuale, fra i più eminenti nella vita culturale della nazione, antichi e insigni parlamentari, nei quali l'autorità era eguale alla esperienza, benemeriti servitori dello Stato, patrioti di incorrotta esemplare fedeltà agli ideali, donde l'Italia nuova ha tratto le energie per la propria rigenerazione, hanno lasciato in quest’Aula ricordi e rimpianti che oggi incombono su noi con tanto più accorata mestizia per l'impossibilità di una degna rievocazione. [...]
Non pare possibile che qui non debba risuonare più la voce di Vittorio Scialoja, e che nei dibattiti sui massimi avvenimenti della politica italiana e internazionale non sia più da attendersi l'intervento di chi, unendo alla insondabile sapienza del legislatore e dello statista la penetrazione rivelatrice di uno spirito critico senza pari, possedeva la virtù d'una parola che era puro cristallo, vivida e aderente nell'espressione dei più sottili concetti, balenante di arguzie che illuminavano ogni problema, una parola che dava gioia, stimolo e nutrimento agli intelletti degli ascoltatori. Il nome e la presenza di lui erano gloria del Senato. Grande egli era stato su la cattedra che è quasi il simbolo della nostra tradizione di civiltà: quella di diritto romano in Roma. In cinquant'anni di insegnamento egli era stato il tipo compiuto del maestro, il rinnovatore degli studi giuridici italiani, al quale l'agilità enciclopedica della mente aveva consentito di coltivare ogni ramo del diritto, dal diritto romano al diritto aeronautico, dal diritto pubblico al diritto privato, dalla storia alla filosofia del diritto, come per una sorta di emulazione con se stesso. Schietta tempra latina, egli aveva saputo sempre convertire le questioni più difficili e astruse in pensiero lucido e avvincente, come aveva voluto che il diritto romano fosse, più che un insegnamento storico, una forza attuale e formativa. Perciò egli ha veramente creato una scuola, che perpetuerà con l'opera di Vittorio Scialoja il magistero del genio giuridico di nostra gente.
Questo napoletano nato a Torino, durante l'esilio del suo glorioso genitore, e vissuto per la maggiore e più laboriosa parte della sua esistenza a Roma in una atmosfera di ideale romanità, sentì fino allo spasimo la passione unitaria del risorgimento. Ci sembra ancora di udire il concitato appello con cui egli salutò qui il miracoloso risultato raggiunto dal capo del Governo fascista col riconoscimento della sovranità del Re d'Italia su Roma per parte della Santa Sede. Quel giorno la parola commossa di Vittorio Scialoja, piuttosto che commentare l'immenso fatto nuovo della Conciliazione fra lo Stato e la Chiesa, sembrò riecheggiare le speranze, gli ardimenti, le ansie della Torino degli emigrati e dei patrioti di tutta Italia, interpretando, col pathos del passato che si conchiudeva, il memorabile evento con cui Benito Mussolini aveva adempiuto il disegno e sciolto il voto di Camillo di Cavour.
Tale religioso amore della patria aveva guidato, attraverso le incertezze e le difficoltà di un'epoca immatura, l'azione di Vittorio Scialoja come uomo di governo. L'idea dello Stato signoreggiava il suo pensiero politico, retaggio della dottrina meridionale; e la sua attività legislativa lo attesta chiaramente. Era stato per la guerra, aveva capeggiato in Parlamento la lotta per la resistenza e per la vittoria. Chiamato al Ministero degli esteri, aveva fatto quanto aveva potuto per salvare il programma integrale delle aspirazioni nazionali, difendendolo disperatamente contro le avarizie straniere ma sopra tutto contro la scettica incomprensione del Gabinetto con cui si era trovato a collaborare. Era stato facile, allora, ai pertinaci sostenitori delle rivendicazioni italiane in Adriatico contrapporre all'indirizzo generale del Governo del tempo, che già affrettava le rinunzie, gli efficaci e degni documenti diplomatici con i quali Vittorio Scialoja ministro degli esteri aveva l'aria di polemizzare principalmente col Governo di cui faceva parte. Quella situazione, naturalmente, non si era potuta prolungare molto; e Vittorio Scialoja aveva lasciato il Governo, potendo almeno affermare di non aver nulla compromesso della posizione di diritto e di fatto dell'Italia di fronte all'Europa. Quale fosse, successivamente, l'azione di Vittorio Scialoja in qualità di capo, per tanti anni, della delegazione italiana a Ginevra, resta e resterà durevolmente nella memoria e nella riconoscenza di tutti. Ivi il suo magistero di giurista sommo cooperò con la sua eccezionale autorità politica a procurargli un posto preminente nel Consiglio e nell'Assemblea della Società delle Nazioni. Oggi può ben dirsi che egli compì, con la sua opera personale, uno sforzo formidabile per ottenere che la Società delle nazioni fosse capace di realizzare i propri obiettivi, e che più di una volta, per quanto era possibile in quelle condizioni a tutti note, egli conseguì successi che parvero, oltre che suoi, del consesso ginevrino. Ivi Vittorio Scialoja fu sopra tutto costantemente all'altezza della sua missione di rappresentante dell'Italia davanti al mondo.
Or è un anno i colleghi, gli innumerevoli discepoli, gli estimatori che erano moltitudine si raccolsero intorno a lui per onorarlo: fu una manifestazione indimenticabile di affetto. Ma quando in Campidoglio Vittorio Scialoja si alzò a parlare per ricevere il conferimento del supremo titolo di onore dovuto a lui, la cittadinanza di Roma, la parola già così caustica e incisiva tremò e ruppe in un singhiozzo. Era il presagio del distacco vicino; e noi sentimmo fin da quel momento la mestizia che oggi ci prende sapendo che Vittorio Scialoja non ritornerà più fra queste mura. [...]
a tutti gli altri colleghi che abbiamo perduto, si rivolgono il nostro pensiero memore e il nostro rimpianto.
MUSSOLINI, capo del Governo, primo ministro. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSSOLINI, capo del Governo, primo ministro. Il Governo si associa alle nobili parole del Presidente e al cordoglio dell'Assemblea.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 11 dicembre 1933.
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Note: | Il nome completo risulta essere: "Vittorio Giulio Ippolito Camillo".
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