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Data di nascita: | 08/09/1822 |
Luogo di nascita: | HERTONGEBOSCH (francese BOIS LE DUC, italiano BOSCODUCALE) (Olanda) |
Data del decesso: | 20/05/1893 |
Luogo di decesso: | ROMA |
Padre: | Johannes Franciscus Gabriel |
Madre: | VAN DER MONDE Elizabeth |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No |
Coniuge: | STRECKER Sophie |
Figli: | Carlo
Maria
Arminio
Elsa |
Fratelli: | Sophie
Franz |
Luogo di residenza: | ROMA |
Indirizzo: | Via Volturno, 58 |
Titoli di studio: | Laurea in medicina |
Presso: | Università di Heidelberg |
Professione: | Docente universitario |
Altre professioni: | Medico |
Carriera giovanile / cariche minori: | |
Carriera: | Professore di Fisiologia all'Università di Zurigo ([aprile]- 16 giugno 1856)
Professore di Fisiologia all'Università di Torino (ottobre 1861)
Professore di Fisiologia all'Università di Roma (1879-1892. Data del collocamento a riposo)
Professore onorario ed emerito all'Università di Torino |
Cariche e titoli: | Fondatore e direttore del Laboratorio di fisiologia dell'Università di Heidelberga (1853)
Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione (1° maggio 1884-30 aprile 1888)
Membro della Giunta del Consiglio superiore della pubblica istruzione (1885-30 aprile 1888)
Membro ordinario del Consiglio superiore di sanità
Membro straordinario del Consiglio superiore di sanità
Socio nazionale dell'Accademia delle scienze di Torino (6 dicembre 1863)
Socio corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (23 febbraio 1865)
Socio ordinario residente dell'Accademia di medicina di Torino |
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.:: Nomina a senatore ::.
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Nomina: | 11/16/1876 |
Categoria: | 18 | I membri della Regia accademia delle scienze
dopo sette anni di nomina |
Relatore: | Luigi Agostino Casati |
Convalida: | 17/12/1876 |
Giuramento: | 27/12/1876 |
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Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 27 gennaio1890 |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.
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Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente
Signori senatori! Improvvisa dolorosa mi giunse testé la notizia della morte del senatore Jacopo Moleschott avvenuta stamani (Sensazione).
Da Zurigo chiamato, or son più di trent'anni, ad insegnare fisiologia in Torino, trovò in Italia quella libertà agli ardimenti del pensiero che in Heidelberg gli era stata contesa. Qui gli scienziati, gli studiosi lo accolsero con fraterna amorevolezza, con deferente ammirazione, il Governo lo elevò ai più alti onori.
L'Italia lo fece suo: a lei egli diede il potentissimo ingegno. E quest'Assemblea che, relatore un altro illustre, Carlo Matteucci, gli aveva prima conferito i maggiori diritti di cittadino si onorò, sedici anni fa, di ammetterlo fra i senatori.
Insegnante a Torino ed a Roma egli esponeva le indagini dell'austera scienza cogli smaglianti colori dell'arte. Originario del freddo Brabante aveva foga d'ingegno meridionale: affascinava le menti della gioventù, conducendola, sciolto da ogni vincolo e senza pastoie, a traverso lo studio delle funzioni della vita e delle scienze sperimentali con parola calda, appassionata, immaginosa.
La letteratura moderna, la storia, l'arte, nelle quali era singolarmente versato, gli fornivano larga messe per abbellire ogni argomento che trattasse: aveva mente di filosofo in animo d'artista. Parlava più lingue con rara facilità, la italiana con abbondanza, con proprietà, con accento quasi nostrale.
Non sono da tanto, né appartiene a questo seggio fare particolare menzione dell'opera scientifica che al defunto procacciò fama europea: ai dotti che qui siedono misurare in tutta la sua ampiezza la perdita che essi hanno fatto, la immensa iattura arrecata alle scienze sperimentali dalla morte di Jacopo Moleschott che or sono pochi mesi, volgendo il settantesimo anno di sua età, l'ateneo romano ed il Governo onoravano con solenni onoranze (Benissimo).
Ma per me è doveroso rimpiangere il collega sapiente che di sua dottrina, del suo amore al progresso civile ed alla grandezza d'Italia fece spesso echeggiare quest’Aula: è mesto mio ufficio, interprete dell'animo vostro, salutare la memoria del grande.
È un dotto che manca in Europa; in Italia una gloria (Vive approvazioni).
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. La perdita del senatore Moleschott, gravissima per il Senato, gravissima per la scienza, è pure molto grave per l'amministrazione pubblica.
Come membro del Consiglio superiore di sanità, egli ha reso eminentissimi servigi al nostro paese organizzando i servizi igienici in conformità dei precetti della scienza. Il senatore Moleschott era italiano di adozione; ma non è stato mai inferiore nell'amare l'Italia, agli italiani di origine. (Bene, benissimo).
TODARO. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
TODARO. Mi associo alle nobili parole del nostro Presidente e dell'onorevole presidente del Consiglio in onore del compianto defunto collega.
Veramente è sparito dalla scena del mondo un uomo eminente. Jacopo Moleschott fu medico rinomato, insigne fisiologo, ma sopra tutto il suo nome resterà legato alla storia come filosofo. (Bene).
Verso la fine della metà del corrente secolo dominava in tutte le scuole di Europa uno spiritualissimo esagerato che opprimeva le menti; il Moleschott si fa capo di una scuola che si solleva contro di esso.
Sono famose le sue lezioni fatte ad Heidelberg nella qualità di professore aggregato, nelle quali lezioni di Moleschott propugnò idee arditissime, che gli suscitarono avversari tali che lo costrinsero a lasciare Heidelberg a riparare a Zurigo, d'onde poi venne chiamato in Italia.
Ma se ebbe avversari potentissimi, seppe guadagnare alle sue idee fautori entusiasti.
Il Moleschott in età ancora molto giovane, col primo lavoro che pubblicò, ha rivelato l'altezza del suo ingegno con una critica profonda alla teoria di Liebig sulla nutrizione delle piante. A questa critica vennero in risposta le lettere del Liebig, lettere che diedero occasione al Moleschott di scrivere quel celebre libro intitolato La circolazione della vita, che, pubblicato nel 1852 e tradotto in francese divenne un libro popolare e servì al tempo stesso di istruzione agli scolari ed ai maestri delle università.
Io non esamino ora l'opera del Moleschott, lascio alla storia il giudicarlo; ma dico questo che tutti, fautori ed avversari, debbono convenire ch'egli ha stimolato alla ricerca del vero, e come dall'attrito nasce la luce, così dalla lotta suscitata dalle idee del Moleschott è venuto l'incremento del sapere. (Benissimo).
PIERANTONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PIERANTONI. L'Università di Roma ha stamane preso pubblico segno del suo lutto scientifico. Da poco tutte le facoltà dell’Ateneo avevano celebrato col concorso de' professori delle altre università, con l'adesione dei sapienti di ogni civile paese, tra l'entusiasmo della gioventù studiosa, il giubileo del magnifico insegnamento di Jacopo Molescott. Allora non si pensava che in tanta vigoria di pensiero e di persona, fra tanta gioia degli animi dediti agli studi così presto la nota del dolore dovesse suonare e che dovesse mancare al lavoro diuturno della scienza quell'uomo carissimo per virtù di mente, per bontà di cuore.
Spesso, troppo, spesso, in quest'Aula echeggia la parola del rimpianto per gli estinti; quest'anno pare che la morte abbia di preferenza cercato le università.
Rispettiamo le immutabili leggi della natura, ma siamo forti e cerchiamo conforto dal dolore nel ricordo dell'alta dignità che l'Italia acquistò allorché volle cittadino di elezione Jacopo Moleschott.
Nato in Olanda, dopo aver studiato ed insegnato nella dotta Germania ed in Zurigo, il Moleschott venne tra noi e trovò un popolo di fratelli. Allora si addimostrò la nuova virtù dell'Italia risorta. Nei tempi del doppio dispotismo religioso e politico Olanda, Inghilterra e Germania ed altre nazioni avevano accolto i nostri esuli martiri del pensiero nelle loro università. L'Italia risorta ad una terza civiltà faceva suo quell'ingegno potente e ne ottenue largo tesoro di servigi. La filologia e il metodo sperimentale ebbero da lui largo svolgimento, discepoli illustri uscirono dalla scuola del Moleschott. Il libero pensiero rafforzò i suoi vanni. Nel giorno della sua festa scientifica Jacopo Moleschott, tanto modesto quanto lieto, diceva a tutti che era felice di aver trovato nella gioventù subalpina e nella romana i zelanti continuatori del suo insegnamento, e ricordava che se non avesse avuto altro titolo di merito appo gli italiani, uno era certo quello essere stato il maestro di Angelo Mosso.
Perdendo con voi il collega geniale e sapiente, e con la famiglia a me tanto cara, l'amico, il medico a cui dovetti la salvezza della mia vita, permettetemi di proporre, interprete del sentimento della Università romana e degli animi vostri, che il Senato mandi un saluto di conforto e di rimpianto ai due figliuoli dell'estinto, che rimangono cittadini italiani a perpetuare tra noi la rara virtù di quel cittadino di elezione (Benissimo).
PRESIDENTE. Pongo ai voti la proposta del senatore Pierantoni.
Chi l'approva è pregato di alzarsi.
(Approvato).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 maggio 1893.
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Note: | Il nome completo risulta essere: "Jacobus Albertus Willebrordus".
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Attività |
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