|
|
|
Data di nascita: | 10/31/1831 |
Luogo di nascita: | MONZA (Milano)-oggi (Monza e Brianza) |
Data del decesso: | 28/08/1910 |
Luogo di decesso: | SAN TERENZO, fraz. di Lerici (Spezia) |
Padre: | Giovanni Battista |
Madre: | SOLERA Laura |
Coniuge: | TEJADA Jacobita |
Coniuge: | FANTONI Maria, contessa |
Figli: | Giulio (Julio), Attilio, Jacopo, Laura coniugata POLCARI, Manuel, figli della prima moglie TEJADA Jacobita
Maria, detta Pussy, figlia della seconda moglie FANTONI Maria, contessa |
Fratelli: | Costanza coniugata GIBELLI
Peppino
Emilio |
Titoli di studio: | Laurea in medicina |
Presso: | Università di Pavia |
Professione: | Docente universitario |
Altre professioni: | Medico, antropologo |
Carriera giovanile / cariche minori: | |
Carriera: | Professore ordinario di Patologia umana all'Università di Pavia (novembre 1860)
Professore ordinario di Antropologia all'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze (10 novembre 1869) |
Cariche amministrative: | Consigliere comunale di Milano (1860-1865) |
Cariche e titoli: | Membro della Commissione d'inchiesta sulle condizioni economiche e finanziarie della Sardegna (18 gennaio 1869)
Professore sanitario dello Stabilimento dei bagni di mare di Rimini (15 maggio 1869-1879)
Medico delle Terme di Acqui (giugno 1881-1° maggio 1884)
Fondatore del Laboratorio di patologia presso l'Università di Pavia
Fondatore e direttore del Museo di antropologia ed etnologia dell'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze (1869)
Fondatore del periodico "Archivio per la antropologia e l'etnologia"
Fondatore del periodico "La Natura" (dicembre 1883)
Membro della Società d'incoraggiamento di scienze, lettere e arti di Milano (28 novembre 1858)
Vicepresidente dell'Associazione medico chirurgica italiana (7 aprile 1862)
Membro corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (24 gennaio 1861)
Membro effettivo dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (2 gennaio 1863)
Membro effettivo pensionato dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (21 novembre 1878)
Socio dell'Accademia nazionale di scienze, lettere ed arti di Modena (1866)
Fondatore della Società italiana di antropologia (1871)
Membro ordinario del Consiglio superiore di sanità (26 dicembre 1871) (4 gennaio 1876) (18 marzo 1879) (25 ottobre 1887)
Socio onorario della Federazione ginnastica italiana (11 ottobre 1872)
Presidente della Società italiana di igiene (18 maggio 1882)
Socio corrispondente dell'Istituto veneto di scienze, lettere e arti di Venezia (10 agosto 1883)
Membro onorario della Società d'incoraggiamento per l'educazione morale ed industriale di La Spezia (1° febbraio 1887)
Socio della Società geografica italiana (1867) |
|
.:: Nomina a senatore ::.
|
|
Nomina: | 11/16/1876 |
Categoria: | 03 | I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio |
Relatore: | Luigi Agostino Casati |
Convalida: | 01/12/1876 |
Giuramento: | 27/12/1876 |
|
|
|
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 29 marzo 1870
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 30 luglio 1878
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 4 luglio 1871
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 12 novembre 1881
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia 16 aprile 1891
Commendatore dell'Ordine della Rosa (Brasile) 27 maggio 1889 |
|
|
.:: Camera dei deputati ::.
|
|
Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
IX | Monza | | 22-10-1865* | Centro | Ballottaggio 29 ottobre 1865 |
X | Monza | | 10-3-1867** | Centro | Ballottaggio il 17 marzo 1867 |
XI | Monza | | 20-11-1870*** | Centro | Ballottaggio il 27 novembre 1870 |
XII | Monza | | 8-11-1874**** | Centro. Nel febbraio 1875 si spostò leggermente a sinistra | Ballottaggio il 15 novembre 1874 |
|
|
|
|
|
|
.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.
|
|
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi! [...]
Paolo Mantegazza, nella sua villa di S. Terenzo, sulla cui fronte aveva posto" la penna mi ha dato questo riposo", passò al riposo eterno il 28 di agosto.
Nato in Monza nel 1831, adolescente nel 1848 portò il cuore ardente per la patria alle barricate di Milano nelle cinque giornate; mandò nella scuola le scintille dell'ingegno, che pronosticarono il futuro scienziato. Pisa l'attrasse all'università per la medicina; prese speciale amore alla fisiologia ed alla biologia. Destò meraviglia la Memoria sulla generazione spontanea, che il diciottenne presentò all'Istituto Lombardo, e più meravigliosa in giovane non ancora laureato fu la scoperta delle spore durature dei batteri, della quale oggi gli è rivendicato il merito. Presa la laurea in Pavia nel 1854, cercò ne' viaggi altra istruzione, ed in Parigi soggiornando, scrisse quella prima opera Fisiologia del piacere, onde cominciò a correre il suo nome. Solcato l'oceano, nell'Argentina presa dimora, vi acquistò reputazione in medicare. Rimpatriato sulla fine del 1858 ai bollori del nazionale risorgimento, cittadino e medico in campo il debito operò. Libera la Lombardia, nel 1861 vinto con grande onore il concorso alla Cattedra di professore ordinario di Patologia generale nell'Università di Pavia, tutta l'attività diede a tale insegnamento; il periodo del quale fu quello del suo maggior merito scientifico, delle sue opere mediche fondamentali, delle sue celebri scoperte ed invenzioni. Lo ricorda in quell'Ateneo il superbo laboratorio di patologia sperimentale da lui fondato; il ricchissimo gabinetto, che fu il primo di tale specie in Italia ed uno de' primi d'Europa.
Su cattedra per lui creata, nuova in Italia, quella di antropologia, chiamato all'Istituto degli Studi superiori di Firenze nel 1869; la novità di questa, la voga del positivismo e del darvinismo, di cui il Mantegazza facevasi banditore, l'alto concetto in cui era tenuto, le attrattive sue oratorie, diedero alle sue prime lezioni entusiastica affluenza di uditori plaudenti. Inaugurando l'insegnamento espose in programma l'ampiezza, che egli dava alla scienza antropologica; un cospirare dell'igiene e della psicologia, dell'etnografia e della morfologia, della fisiologia e dell'antropologia etnica. L'etnografia lo trasse ad altri viaggi. Giunse nelle Indie; si spinse nella Lapponia, fra i Fuegini ed i Papua. Monumento suo può dirsi nell'Istituto fiorentino il Museo di Antropologia e di Etnografia, il primo conosciuto, da lui fondato ed arricchito; allato del quale la Società antropologica Italiana, con il suo periodico "L'Archivio di Antropologia e di Etnologia".
E con la penna, nel lungo spazio di tempo della cattedra fiorentina, in libri innumerevoli ed opuscoli e monografie, su giornali e riviste, con la letteratura, con il romanzo, con l'almanacco, intese alla volgarizzazione della scienza ed all'apostolato dell'igiene per il meglio della vita umana e la difesa della pubblica salute. Fu detto dell'igiene il riformatore; e popolare fu in Italia e letto di fuori in varie lingue.
Bene meritò della sociologia l'illustre scienziato, che, presa a cuore la gente povera, cui bisogna guadagnare il pane con il sudor della fronte, primo considerò l'igiene in rapporto a tal condizione, introducendo la nuova scienza della patologia del lavoro.
Lo scienziato, il sociologo fu anche il politico di vaglia parlamentare, dal collegio elettorale di Monza deputato alla Camera nel 1865 ed in tre successive legislature. Alla Camera nelle discussioni, in giunte e commissioni, profittò il suo sapere. Fu nel 1869 della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni economiche e finanziarie della Sardegna; ond'ebbe occasione di pubblicare i suoi Profili e paesaggi della Sardegna che destarono lunga e clamorosa polemica. Pregiossene il Consiglio superiore di sanità.
A quest'Assemblea lo portò la nomina del 16 novembre 1876 per il titolo dell'esercizio alla Camera elettiva in tre legislature, e di accademico. Membro dell'Istituto lombardo e d'altri Corpi scientifici, onorato in patria e da sovrani stranieri, gli fu onore estremo quello delle parole del presidente del Consiglio dei ministri nelle condoglianze alla vedova in nome del Governo: con il senatore Mantegazza si è spento un raggio di vivo pensiero scientifico, che per tanti anni ha illuminato la patria. (Bene). [...]
TAMASSIA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TAMASSIA. Paolo Mantegazza ha ben diritto alla riconoscenza degli italiani; e qui da questa Aula, che l'ebbe fra i più devoti alla scienza, all'arte, agli uffici politici, è giusto suonino voci, che lo rimpiangano perduto e consacrino la memoria dell'opera sua. La quale non si riassume nella sua infaticata vena scintillante di scrittore, di pensatore, d'insegnante; ma si abbella altresì della gloria di aver contribuito, tra i primi in Italia, a gettar le basi della patologia sperimentale, a far sorgere una schiera di lavoratori, che fecondarono mirabilmente i germi attinti da lui, e divennero, alla lor volta, altrettanti fattori e innovatori nelle ricerche della fisiologia e della patologia. Quando altri filosoficamente declamava sulle promesse del metodo sperimentale, Paolo Mantegazza diceva ai suoi scolari: lavoriamo; io vi do il mio pensiero e la mia scuola. Questo primo asilo, dove Paolo Mantegazza effondeva il suo spirito precursore, l'ansia della battaglia coi misteri della vita, e porgeva l'arma dello sperimento per svelarli, fu quel poverissimo laboratorio di patologia sperimentale dell'Università di Pavia, dove, come diceva il Bizzozzero, parve risuscitasse l'anima veggente di Spallanzani. Modeste camere; modesti gli strumenti, ed i mezzi di ricerca, che però non avevano di modesto la mente di chi presentiva la verità, spronava gli eletti al lavoro, e deridendo le eleganti teorie di chi sdegnava scendere alla realtà dei fenomeni, faceva scattar scintille nuove, fervide, innovatrici. E queste scintille nuove erano i suoi lavori sperimentali sugli innesti animali, sulle alterazioni dei muscoli successive al taglio dei nervi, sulla congestione, sulla temperatura delle orine, sulla vita degli organismi inferiori, per dire dei principali; tutti portanti l'impronta personale e strettamente sperimentale. Parola abusata ormai questa e divenuta oggi così vagabonda, da stendersi fino ai lavori d'indole speculativa; ma invece nel suo significato vero e fecondo in quel tempo, ormai remoto, in cui Paolo Mantegazza iniziava i suoi studi di laboratorio, ed il suo insegnamento a Pavia. Ed altre scintille della sua mente furono i lavori, il magistero didattico dei suoi allievi, divenuti maestri e centri di luce nelle scienze sperimentali, da lui fatte prediligere nelle loro conquiste immediate, e più ancora in quei lontani orizzonti, che egli, con presentimento poetico, preconizzava come meta sicura. Parli, per questo titolo di alta sua benemerenza, la schiera, ben lunga, dei suoi discepoli, che sentono tutti la filiazione scientifica da lui, e che, pur avendo percorso sentieri diversi, riconoscono d'aver attinto dalla mente di lui il germe e la fortuna delle loro vittorie. Bizzozzero, Golgi, Ceradini, Forlanini, Cavagnis, Manfredi, per dire dei più noti, se hanno illustrato la scienza, hanno pure illustrato la loro derivazione dal maestro. Se Mantegazza non avesse altro diritto alla nostra riconoscenza, questa fioritura di scolari, che lasciarono orme sì nobili nella scienza, basterebbe per sé sola a consacrarne perennemente il nome.
Io mi ricordo giovanetto quell'alta figura d'artista, dall'occhio d'aquila, dall'irrequieta animazione dei suoi tratti; lo ricordo circondato dall'ammirazione nostra di studenti, che sentivansi soggiogati dal fascino signorile della sua parola e della sua persona; ma lo ricordo ancora, quando entrando nel suo laboratorio, trasmetteva ai suoi pochi eletti il fremito geniale dell'anima sua, sì che quelle povere stanze non erano soltanto il campo delle ricerche sperimentali, ma una scuola viva, luminosa di educazione scientifica. Egli artista, idealista nel senso più alto della parola, diveniva in quelle ore, ignote al mondo, l'indagatore più rigoroso e più audace e sentiva e faceva sentire i termini reali della sua indagine, il fatto nuovo da aggredire, i meccanismi geniali per riuscire vittorioso. L'idea sperimentale, che, come dice Claudio Bernard, ha sempre in sé una certa luce poetica, splendeva in lui sì feconda, sì divinatrice, che se il senso voluttuoso della vita non l'avesse travolto in un faticoso turbinio, egli avrebbe lasciato nel campo della biologia sperimentale orme ancora più profonde e più solenni. Ma Paolo Mantegazza non era nato solo per la scuola e per il tranquillo laboratorio. I grandi spettacoli della natura, le visioni dei paesi lontani, le emozioni felici dell'artista, l'ardore dell'apostolato, il sapiente epicureismo della vita hanno portato il suo ingegno verso altri ideali. Ma anche in queste più note manifestazioni del suo ingegno si affermò sempre l'uomo entusiasta d'ogni bellezza, il poeta della felicità umana. I suoi viaggi, i suoi scritti, tutta la sua vita di osservatore, di antropologo, di uomo politico sono altrettante pagine di uno svolgimento fecondo, di un concetto sereno, che si era fatto della vita, della missione della scienza, del dovere, che l'uomo, secondo lui, ha di ricambiare col lavoro, col sacrificio, il beneficio dell'esistenza, di non indietreggiare mai davanti alle ipocrisie, ai dogmatismi, alle facili acquiescenze dell'opportunismo.
Così lo vediamo coraggiosamente insorgere contro le intemperanze demagogiche, mostrando come la libertà si fonda e si alimenta con la scienza, con la tolleranza, con l'ordine. Lo vediamo confessare lealmente la sconfitta delle misure craniometriche, da cui quasi qualcuno preconizzava nuove leggi sociali; lo vediamo iniziare una campagna igienica, che, nella sua forma lepida, popolare, ricordava l'opera redentrice iniziata sotto forme modeste, ma segretamente singhiozzante e cospirante contro il dominio straniero, di un nostro grande collega perduto; voglio dire, i fatidici almanacchi del Vesta Verde di Cesare Correnti. Dalla propaganda igienica tutta personale, irradiata dallo spirito dell'uomo, che adora la luce e la vita, si può dire siasi iniziato il rinnovamento igienico italiano. Il popolo nostro cominciò, dalla lettura di quei bonarii e battaglieri almanacchi, a far l'esame di coscienza, ad impensierirsi dei pericoli, che ne minacciava la salute e la forza, sicché l'azione successiva dello Stato trovò uomini ed ufficii ben preparati a seguirla e ad ampliarla.
Giustamente Mantegazza intese l'igiene non solo funzione politica dello Stato ed emanazione diretta della scienza, ma anche forma dell'energia morale di ciascuno contro ogni infelicità di tendenze, d'ambienti, di organismi. Così nel suo libro Un giorno a Madera, che segna in Italia il primo squillo d'allarme contro il flagello della tubercolosi, egli designa, come primissimo fattore della vittoria, l'eroismo segreto dell'individuo, la rinunzia, non imposta dalla legge, ma dalla intima coscienza del dovere.
Tutta la sua vita fu la glorificazione del lavoro; l'aspirazione di volgere a beneficio della vita umana le conquiste della scienza, di diffonderle con la grazia, con la spontaneità calda del sentimento e dell'arte, liberandole da ogni caligine accademica, immedesimandole con l'anima delle folle, come apportatrici di moralità, di forza, di sorriso. A chi proclama ideale della vita la formola mistica: "soffri, combatti e prega", Mantegazza, con l'esempio della sua vita, risponde: "lavora, combatti, vivi; e la tua vita sia la più intensa e più lieta". Ed a coloro, che oggi consigliano come fonte di rinnovamento sociale, la rinunzia dissolvente, il buddismo tolstoiano, che geme e si suicida nell'inerzia, Mantegazza risponde, con i mille fremiti delle opere sue, ingenerarsi la bellezza, la felicità della vita, dal lavoro, dalla solidarietà umana, operosa, dalla divina potenza del bene! (Approvazioni vivissime). [...]
MARAGLIANO. Domando la parola!
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MARAGLIANO. Permettete, onorevoli colleghi, che io rivolga, come milite di quel corpo scientifico a cui appartenevano due degli eminenti colleghi che abbiamo perduto: Paolo Mantegazza ed Angelo Mosso, di rivolgere di qui alla loro memoria un omaggio, un riverente pensiero.
In Paolo Mantegazza, che dalla massa dei nostri concittadini era conosciuto solo con una veste, due ve ne erano. Si presentava all'opinione del pubblico italiano, un Mantegazza volgarizzatore dell'igiene, (ma sempre volgarizzatore con pensieri originali, con idee proprie), ma prima del Mantegazza volgarizzatore d'igiene, vi era un Mantegazza scienziato illustre, il quale nella primavera del rinnovamento delle scienze mediche italiane, ha tracciato la strada tanti illustri intelletti, ha acceso il fuoco di tante menti superiori; alcune delle quali già onorarono il nostro Senato, ed una di esse, tra le più gloriose, si è spenta: alludo a Giulio Bizzozzero.
Il ricordo di Paolo Mantegazza è ricordo doveroso di uno dei pionieri del nostro rinnovamento scientifico. [...]
CREDARO, ministro dell'istruzione pubblica. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CREDARO, ministro della pubblica istruzione. Paolo Mantegazza fu uomo di scienza e scrittore educativo e popolare, nel senso vero della parola: fu tra i primi a volgarizzare in Italia le leggi dell'igiene, che è anche base di educazione morale, e per questo egli esercitò un'azione benefica e larga sulla coltura e sulla scuola del popolo italiano.
Come uomo di scienza, il suo nome è legato, oltre a molti lavori e ricerche mirabili, se si tien conto dei tempi in cui furono compiuti, alla fondazione nell'Istituto superiore di Firenze del museo di antropologia e di enologia, al quale egli dedicò 40 anni di cure assidue.
Come scrittore, il Mantegazza occuperà sempre un posto cospicuo tra quelli che contemperarono felicemente l'arte e la scienza.
Il ministro dell'istruzione pubblica, interprete del pensiero di tutti gli educatori italiani, manda un saluto reverente alla memoria di questo insigne educatore.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1910.
|
|
|
Note: | Partecipò alle cinque giornate di Milano (18-23 marzo 1848).
Membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni della Sardegna (18 gennaio 1869)
|
Archivi: | Il carteggio è conservato presso il Museo di antropologia e di etnologia di Firenze con la Biblioteca
Libri non scientifici e altre copie presso la Biblioteca di La Spezia.
Il Diario (importante) presso la Biblioteca civica di Monza
|
Attività |
|
|