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Senato della Repubblica
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MIRAGLIA Giuseppe

  
  


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:01/24/1834
Luogo di nascita:COSENZA
Data del decesso:23/10/1896
Luogo di decesso:FIRENZE
Padre:Carmine
Madre:MASCI Rosa
Coniuge:Celibe
Fratelli:Luigi, senatore (vedi scheda)
Luogo di residenza:NAPOLI, FIRENZE
Titoli di studio:Laurea in giurisprudenza
Presso:Università di Napoli
Professione:Magistrato
Carriera giovanile / cariche minori:
Carriera:Sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione di Firenze (reggente, 16 gennaio 1876) (titolare, 20 dicembre 1877)
Sostituto procuratore generale reggente presso la Corte di cassazione di Napoli (16 novembre-28 dicembre 1876)
Procuratore generale presso la Corte d'appello di Trani (1° febbraio 1880)
Primo presidente della Corte d'appello di Catanzaro (19 marzo 1882)
Primo presidente della Corte d'appello di Trani (20 maggio 1886)
Primo presidente della Corte d'appello di Firenze (9 gennaio 1887)
Cariche e titoli: Vicepresidente del Consiglio del contenzioso diplomatico

    .:: Nomina a senatore ::.

Nomina:12/04/1890
Categoria:09 I primi Presidenti dei Magistrati di appello
Relatore:Piero Puccioni
Convalida:13/12/1890
Giuramento:10/12/1890
Annotazioni:Giuramento prestato prima della convalida, in seduta reale d’inaugurazione di sessione parlamentare

    .:: Onorificenze ::.

Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 8 giugno 1868
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 19 giugno 1882
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 10 gennaio 1890
Gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 30 gennaio 1881
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia 27 agosto 1871
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 3 novembre 1872
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 1° gennaio 1880
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 1° gennaio 1889


    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti parlamentari - Commemorazione
      Domenico Farini, Presidente

      Signori senatori! Pia e civile usanza richiama sul mesto mio labbro i pregi che adornarono, il bene che i colleghi estinti durante la proroga della sessione, vivendo operarono. [...]
      Dal 23 di ottobre una grave perdita colpì la magistratura, poiché Giuseppe Miraglia iuniore uscì di vita in Firenze.
      Siedeva il defunto da dieci anni in quella Corte d'appello col grado di primo presidente, conseguito il marzo 1882 a soli quarantotto d'età, per essere egli nato a Cosenza il 24 gennaio 1834.
      Per chi nol conoscesse il rapido avanzamento indicava di per sé un notevole merito: chi n'aveva seguita la vita e le vicende non ignorava quanto ingegno e dottrina avesse mostrato fino dal febbraio 1860, quando entrò e stette per due anni fra i giudici, e nei venti successivi di pubblico ministero, dei quali otto presso la Cassazione fiorentina. In trentasei anni di magistratura, ben dieciotto trascorsi in quella insigne curia da poderosi ingegni resa celebrata, in mezzo ad un foro splendente di sapere ed eloquenza, egli pure conquistò una considerazione che mai la maggiore. Sicché annoverato il 13 dicembre 1890 a quest'Assemblea, il comune consenso, astrazione fatta dal grado e dai servizi cospicui, ne lo giudicò meritevole.
      Ai nostri lavori, quanto più e meglio gli altri doveri gli consentissero partecipando, levò la voce istantemente raccomandando che al prestigio, all'indipendenza dei giudici si provvedesse. Così intemerata coscienza lo muoveva e francheggiava da adombrare se pure colle sole parole codesta indipendenza paresse menomata. Malgrado i lunghi anni di pubblico ministero, a questo egli non riconosceva nessun diritto di sorveglianza sui collegi o sui loro membri; voleva fosse ben chiarito che le relazioni annuali sull'andamento della giustizia non fornissero argomento di censura o di critica, neppure nel campo teorico, alle opinioni dai giudici formulate nelle sentenze.
      E nel 1894, con apposita interpellanza, premesso che l'indipendenza della magistratura doveva non solo essere, ma anche apparire evidente, affinché nel pubblico acquistasse indiscutibile credenza, proponeva che la inamovibilità dallo Statuto sancita riguardasse non pure il grado, ma anche la residenza dei giudici, da traslocarsi contro loro voglia solamente quando un collegio indipendente lo deliberasse.
      Buoni magistrati, concludeva, con leggi anche mediocri farebbero buona giustizia; cattivi magistrati torcerebbero le ottime leggi: tanta venerazione lo stringeva all'ordine giudiziario di cui fu ornamento; tanto scrupolo lo ispirò e lo guidò come magistrato, come cittadino, quale senatore (Approvazioni). [...]
      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Gloria.
      GLORIA. Compagno, collega, amico per più che venticinque anni di Giuseppe Miraglia iuniore, sento il dovere di rivolgere alla sua memoria in quest’Aula il mio tributo di compianto.
      Molto più giovane di me egli mi precedeva nella comune carriera; ma in essa noi progredimmo sempre uniti siffattamente, che ad ogni passo suo ne seguiva immediatamente uno mio, fino a che egli mi precede ora nel mondo di là, precedenza della quale questa volta mi dolgo perché privandomi di una antica e cara amicizia, ha provato la magistratura di un animo vigoroso, forte e retto nel sentire, forte nel volere. Pari in lui la dottrina all’ingegno, l’alterezza dell’indole alla bontà del cuore, l’elevatezza della mente all’efficacia della parola, gli cattivarono uguali il rispetto e l’affetto, e resero l’opera sua preziosa all’amministrazione della giustizia.
      A quell’alta commemorazione che testé noi udimmo, io mi onoro di aggiungere la proposta, che piaccia al Senato manifestare ala sua condoglianza al degno fratello dell’estinto, il professore Luigi Miraglia, rettore dell’Università di Napoli ed alla sua famiglia.

      Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 novembre 1896.


Attività 1495_Miraglia_Giuseppe_IndiciAP.pdf