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Senato della Repubblica
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CENCELLI Giuseppe

  
  


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:09/16/1819
Luogo di nascita:FABRICA DI ROMA (Roma) - oggi (Viterbo)
Data del decesso:22/03/1899
Luogo di decesso:ROMA
Padre:Carlo
Madre:LEALI Anna
Nobile al momento della nomina:Si
Nobile ereditarioSi
Titoli nobiliariConte
Nobile di Viterbo
Coniuge:POLIDORI Albina
Figli: Alberto, senatore (vedi scheda), padre di Vladimiro, Ferdinando, Maria, Valentino
Parenti:CENCELLI Leopoldo, zio, fratello del padre
Luogo di residenza:ROMA
Indirizzo:Via della Maschera d'oro, 7
Titoli di studio:Laurea in giurisprudenza
Professione:Avvocato
Altre professioni:Possidente
Cariche politico - amministrative:Presidente del Consiglio provinciale di Roma (1873-1881)
Cariche amministrative:Consigliere provinciale di Roma per il mandamento di Ronciglione (1870-1889)
Membro della Deputazione provinciale di Roma (agosto 1871)
Cariche e titoli: Membro della Commissione per la bonifica agraria dell'agro romano
Vicepresidente della Società generale dei viticoltori italiani, sezione Lazio

    .:: Nomina a senatore ::.

Nomina:03/16/1879
Categoria:03
16
I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
I membri dei Consigli di divisione
dopo tre elezioni alla loro Presidenza
Relatore:Luigi Agostino Casati
Convalida:26/05/1879
Giuramento:29/05/1879

    .:: Onorificenze ::.

Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 6 giugno 1892
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia

    .:: Servizi bellici ::.

Periodo:1848-1849 prima guerra d'indipendenza
Volontario:SI
Conseguenze:ferito

    .:: Camera dei deputati ::.

Legislatura
Collegio
Data elezione
Gruppo
Annotazioni
XI
Viterbo
20-11- 1870*
Sinistra costituzionale
Ballottaggio il 27 novembre 1870
XII
Viterbo
8-11- 1874
Sinistra costituzionale
XIII
Viterbo
5-11- 1876**
Sinistra costituzionale
Ballottaggio il 12 novembre 1876. Cessazione per nomina a senatore


    .:: Senato del Regno ::.

Cariche:Segretario (11 giugno 1886-3 agosto 1890, 11 dicembre 1890-27 settembre 1892, 24 novembre 1892-13 gennaio 1895, 11 giugno 1895-10 dicembre 1896. Dimissionario)
Commissioni:Membro della Commissione per l'esame dei documenti presentati al Senato in seguito all'ispezione governativa degli Istituti di emissione (23 dicembre 1893-13 gennaio 1895)
Commissario alla Cassa dei depositi e prestiti (6 aprile 1881-25 settembre 1882), (19 dicembre 1887-4 gennaio 1889), (23 dicembre 1889-10 dicembre 1896. Dimissionario)

    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
      Giuseppe Saracco, Presidente

      Signori senatori! In questo breve periodo di tempo che trascorse dal giorno nel quale il Senato sospese i suoi lavori, due colleghi nostri sono scesi nel sepolcro, il conte Giuseppe Cencelli, ed il commendatore Lazzaro Gagliardo.
      Giuseppe Cencelli, di famiglia comitale, era nato il dì 16 settembre 1819 in Fabrica di Roma e morì in questa città nel giorno 22 dello scorso marzo, quando era già entrato nell'80° anno del viver suo.
      E fu vita, giustamente si può chiamare, nobile ed operosa. Addottorato in leggi, il conte Cencelli si applicò dapprima con ardore, e con successo pari allo ingegno non comune, all'esercizio dell'avvocatura; ma appena scoppiata nel 1848 la guerra dell'indipendenza nazionale, il giovane avvocato lasciò la toga, e corse in armi sui campi di Lombardia a pagare il suo tributo alla patria. Colà tra le file de' combattenti in difesa di Vicenza, riportò una ferita che lo costrinse a ritornare in patria, col dolore nell'animo che più non gli fosse concesso prender parte alle prossime battaglie per l'unità e l'indipendenza d'Italia.
      Caduta Roma, corsero altri vent'anni di dolori e di speranze, ed in questo periodo di tempo, il conte Cencelli, bersagliato da una polizia piena di sospetti, si mantenne sempre eguale a se stesso, non cessando mai di cospirare in segreto coi patrioti del suo tempo per la redenzione del suo paese dall'abborrito governo papale. È soverchio pertanto che io dica, che il Cencelli affrettò coi voti e salutò con entusiasmo il felice avvenimento che restituì questa Roma alla grande famiglia italiana.
      Tale e tanta era infatti la stima, che facevano di lui, e del suo passato, i suoi concittadini, che il collegio di Viterbo, appena costituito, affidò al Cencelli il mandato di rappresentarlo nella Camera dei deputati; e convien dire che egli avesse degnamente corrisposto alla fiducia di quei bravi e memori elettori, poiché lo rielessero continuamente di poi, fino a che nel 1879, mentre sedeva ancora nella Camera elettiva, fu elevato alla dignità di senatore.
      A voi, o signori, che lo avete conosciuto, zelante del bene pubblico, assiduo ai lavori del Senato, operoso e cortese con tutti, più che non saprei dire, io non mi attenterò di mettere in rilievo le virtù ed i meriti dell'amico perduto. Non posso tuttavia e non debbo tacere, che i colleghi suoi gli diedero la miglior prova di stima e di affetto che potesse maggiormente desiderare, quando nel 1886 lo chiamarono a coprire la carica di senatore segretario, ed in tutte le sessioni successive lo richiamarono a quel posto d'onore, fino a che nella delicatezza dell'animo suo rinunciò all'ufficio che non era più in grado di sostenere.
      Fra gli altri segni della fiducia che il Senato soleva riporre nell'integrità del carattere del buon Cencelli, ricorderò ancora che per una lunga serie d'anni fu eletto a far parte della Commissione di vigilanza della Cassa dei depositi e prestiti, di cui tenne la presidenza con uno zelo superiore ad ogni elogio, talché in una solenne discussione che ebbe luogo in quest’Aula nel 1893, si alzò coraggiosamente a difendere contro il Governo la causa di quella Cassa, precipuamente affidata alle sue cure, la quale sarebbe certamente caduta in rovina, se indi a pochi mesi non fosse intervenuto un provvedimento legislativo, che cancellò gli effetti della malaugurata legge strenuamente sì, ma inutilmente combattuta dal senatore Cencelli.
      Egli appartenne pure al Consiglio provinciale, che presiedé per parecchi anni, e non tralasciò mai di portare la sua attività in altri pubblici uffici, quante volte poté credere che l'opera sua potesse riuscire di vantaggio al paese, al quale avea consacrato la miglior parte della sua esistenza.
      Ma il giorno doveva pur venire, nel quale gli vennero meno le forze del corpo, e quando l'amato collega si fece accorto, che la grave età, e più dell'età, i malanni cresciuti, non gli consentivano di adempiere i suoi doveri con l'usata diligenza, si ritrasse a vita privata, colla coscienza del giusto, che sente di avere, non senza onore, compiuta la missione che Dio gli aveva data su questa terra. Visse tuttavia alcuni anni ancora, chiuso entro le domestiche mura, e si spense serenamente, qual visse, fra le braccia dei suoi diletti, che con le lunghe, assidue, ed amorose cure gli prolungarono l'esistenza, più che non fosse lecito umanamente sperare.
      Vale, o anima eletta, vale! I tuoi colleghi ti mandano per mio mezzo il supremo, affettuoso saluto, e se il tuo spirito aleggia ancora in questi luoghi che ti erano tanto cari, sappi che noi ci auguriamo di vederne molti sopra questi banchi, che nella nobiltà della vita e nell'esercizio di tutte le civili virtù, ti rassomiglino, e richiamino alla mente il nome onorato di Giuseppe Cencelli. (Benissimo).
      [...]
      SPROVIERI. Domando di parlare.
      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
      SPROVIERI. Il commemorare i morti credo che sia una delle virtù principali. [...]
      Mi resta però da dire qualche parola di stima e affetto pel defunto collega senatore Cencelli, mio amico personale e politico, che sedeva accanto a me. Vedendo deserto il suo scanno, non posso non sentire un gran dolore nell’animo.
      Il Cencelli era onesto, probo; l’ho conosciuto per molti anni nella Camera, e qui senatore e segretario dell’Ufficio di Presidenza del Senato.
      Mi permetto perciò di mandare un tributo di affetto e di stima agli amici estinti senatori Cencelli e Gagliardi, e prego il nostro illustre Presidente di inviare alle famiglie le condoglianze anche al nome del Senato, e mi unisco così alla proposta del senatore Zanzara pregando inoltre la presidenza di partecipare le nostre condoglianze anche al Consiglio provinciale di Roma, di cui il Cencelli faceva parte.
      PELLOUX, presidente del Consiglio, ministro dell’interno. A nome del Governo mi associo alle parole di rimpianto che l’onorevole nostro Presidente ha pronunziato in memoria dei nostri colleghi Gagliardo e Cencelli. Essi sono stati commemorati, tanto dall’egregio nostro Presidente, come dagli onorevoli colleghi Lanzara e Sprovieri, in modo così nobile e affettuoso che certamente non potrei aggiungere parola; soltanto, come senatore, mi associo alla proposta fatta dai nostri colleghi, di mandare cioè i nostri sentimenti di condoglianza ai congiunti e alle famiglie dei defunti. (Bene).
      PRESIDENTE. Come il Senato ha udito, i senatori Lanzara e Sprovieri propongono che siano mandate le condoglianze del Senato alle famiglie dei defunti senatori Cencelli e Gagliardo.
      [...] Inoltre il senatore Sprovieri propone che le nostre condoglianze per la morte del senatore Cencelli, siano mandate anche al Consiglio provinciale di Roma.
      Chi approva le proposte dei senatori Lanzara e Sprovieri è pregato di alzarsi.
      (Approvato).

      Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 8 aprile 1899.


Attività 0526_Cencelli_Giuseppe_IndiciAP.pdf