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Senato della Repubblica
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PACCHIOTTI Giacinto

  
  


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:10/17/1820
Luogo di nascita:SAN CIPRIANO PO (Pavia)
Data del decesso:14/05/1893
Luogo di decesso:TORINO
Padre:Matteo
Madre:GARINO Teresa
Coniuge:Celibe
Fratelli:Giuliano
Luogo di residenza:TORINO
Titoli di studio:Laurea in medicina
Presso:Università di Torino
Professione:Docente universitario
Altre professioni:Medico
Carriera:Libero docente di Clinica e patologia speciale chirurgica all'Università di Torino (1860)
Professore ordinario di Clinica e patologia speciale chirurgica all'Università di Torino (1863-14 maggio 1893)
Chirurgo all'Ospedale maggiore di Torino
Medico capo dell'Ospedale Valdese di Torino (1846-1891)
Cariche amministrative:Consigliere comunale di Torino (1877-1891)
Assessore comunale all'igiene di Torino
Cariche e titoli: Fondatore dell'Associazione medica degli Stati sardi (1850), poi Associazione medica italiana (1860)
Direttore della Clinica chirurgica operatoria dell'Università di Torino
Cofondatore della Società italiana d'igiene (1878)
Membro del Consiglio sanitario provinciale di Torino
Vicepresidente del Consiglio sanitario provinciale di Torino

    .:: Nomina a senatore ::.

Nomina:02/15/1880
Categoria:21 Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria
Relatore:Marco Boncompagni Ludovisi Ottoboni
Convalida:15/03/1880
Giuramento:26/05/1880
Annotazioni:Giuramento prestato in seduta reale d'inaugurazione di sessione parlamentare

    .:: Onorificenze ::.

Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 5 novembre 1884
Cavaliere dell'Ordine di Cristo (Portogallo)


    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti parlamentari - Commemorazioni
      Domenico Farini, Presidente

      Signori senatori!
      In brevissimi giorni la Parca ha reciso tra noi cinque vite.
      [...]
      Il professore Giacinto Pacchiotti nacque a San Cipriano Po su quel di Voghera.
      Laureato in medicina e chirurgia nell'Università di Torino, dottore aggregato di quella facoltà l'anno 1856, libero docente nel 1860, vi diventò professore ordinario di patologia speciale e clinica chirurgica sullo scorcio del 1863.
      Di mente vivace, sciolto di modi, piacevole parlatore, motteggiatore arguto, una fiorita clientela lui invocò medico, confortatore, amico. Ai più nobili sentimenti ispirato, ad alti ideali intento, nell'esercizio dell'arte salutare la benevolenza di chi a lui ricorreva, nella scuola lo proseguì il vivo amore dei discenti.
      Senza burbanza, non ammantato di nessun sussiego, lasciando anzi libero corso alla propria indole gioviale ed alla buona, senza mai dimenticare il grado e la propria autorità, pochi lo agguagliarono nell'avvincere gli animi dei giovani, sempre sviscerati per chi nel discepolo di oggi, ravvisa sovratutto il collega, l'amico di domani.
      Torino, fattolo suo, nelle amministrazioni cittadine lungamente lo chiamò. Né vi fu argomento vitale per la grande città che egli non studiasse colla maggiore solerzia, con tenace volontà non proseguisse, con parola accalorata e colorita non difendesse: l'igiene prima d'ogni altra cosa tutelandone con mente di dotto, con cuore di filantropo, con verace passione.
      Largo della ricchezza nobilmente accumulata col lavoro, soccorse con speciali premi gli studenti non facoltosi, vivendo sollevò con mano pietosa molte miserie; in morte lasciò il suo ad incremento degli studi medici, alle scuole popolari.
      Fondatore di quella che divenne l'Associazione medica italiana, scrisse di chirurgia, di pubblico insegnamento, d'igiene; la sua voce propugnò sempre le ragioni della pubblica incolumità, che egli giudicava il supremo interesse.
      Lo chiamò in quest'Assemblea un decreto del 15 febbraio del 1880 e vi fu dei più assidui, finché l'alterata sanità non lo costrinse a starsene, con rammarico, lontano. E qui si udì spesso ragionare dell'amministrazione comunale e delle opere pie, intorno al lavoro dei fanciulli, sulla tutela dell'igiene, sui vari bilanci, sulle cliniche mediche e sulla pubblica istruzione; nonché di altri argomenti con parola improntata della convinzione la più salda.
      Infermò or è più di un anno: morì alle 9,40 il mattino della domenica scorsa in Torino nell'età di anni settantatré non ancora compiuti.
      Con lui scomparve un cittadino che il bene del prossimo, per puro impulso di rettitudine innata, predicò coi fatti, raccomandò coll'esempio: gli amici, l'ateneo, la cittadinanza torinese lo piangono.
      Onore alla memoria di Giacinto Pacchiotti che medico, scrittore, insegnante fu anzitutto e sovratutto un uomo dabbene! (Approvazioni ). [...]
      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Canonico.
      CANONICO. [...] Un saluto d’affetto mando pure alla cara memoria di un altro amico, Giacinto Pacchiotti, uomo, al pari che valente, cordiale e benefico.
      Non è senza mestizia che, "Come d’autunno si levan le foglie" si veggon cadere a poco a poco, gli uomini dopo gli altri, i valentuomini della generazione che tramonta.
      Ma questa mestizia è in me temperata dalla fiducia ch’io voglio avere nella generazione che sorge, alla quale si preparano pur troppo giorni di prove difficili; destinati forse ad un salutare e fecondo risveglio del vero spirito italiano, affinché esso riviva della vita sua propria e manifesti con forti opere la sua grandezza.
      In questa fiducia io mi auguro che ai troppi frequenti tramonti succedano presto nuove e più fulgide aurore.
      [...]
      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Voli.
      VOLI. Io prego la cortesia degli onorevoli colleghi di voler consentire a chi ha l’onore di rappresentare la cittadinanza torinese, di associarmi con tutto l’animo alle parole, che testè l’illustre nostro Presidente pronunziava in commemorazione del compianto senatore Giacinto Pacchiotti.
      Il paese rimpiange nella persona di Giacinto Pacchiotti uno dei più distinti suoi cittadini.
      Torino, e meglio che Torino, il Piemonte, hanno perduto uno dei figli che più lo onoravano colla gagliardia della mente, colla intemeratezza del carattere, coll’amore costante, indefesso ad ogni progresso e specialmente a quello della scienza.
      Io non posso ripetere quanto così egregiamente ha detto l’illustre Presidente; ma non posso, a meno di richiamare tre speciali benemerenze del compianto senatore Pacchiotti. Anzitutto di avere efficacemente cooperato all’organamento dell’ufficio municipale d’igiene della sua diletta città di Torino; di avere cooperato in secondo luogo non meno efficacemente all’impianto e all’attuazione dell’Istituto antirabbico torinese, il quale dà ottimi risultati, e di questi ottimi risultati godono cittadini di ogni parte d’Italia; e finalmente di avere egli in molte e ripetute circostanze nei congressi internazionali fatto altamente stimare e riverire il nome d’Italia, ove egli portava la sua parola sempre facile, sempre erudita.
      Il nostro compianto collega ebbe due alti ideali, due alti affetti, l’amore alla sua città patria di elezione, l’amore alla scienza; e questi alti affetti che informavano la sua vita, informarono pure le disposizioni sue di ultima volontà, perché egli legava il non lieve patrimonio suo, frutto di onorato lavoro, alla città di Torino per l’incremento della scuola popolare e dell’istruzione superiore.
      L’onorevole nostro Presidente con le sue eloquenti parole ha scritto una splendida pagina in favore di Giacinto Pacchiotti nel libro d’ora dei benemeriti italiani.
      Permettete, o egregi colleghi, che accanto a questa splendida pagina si aggiunga una parola modesta, semplice, affettuosa, la parola della riconoscenza di una intiera popolazione, la quale giammai dimenticherà il nome del cittadino benemerito, dello scienziato distinto, del filantropo generoso ed illuminato. (Bene, bravo: approvazioni generali).
      GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell’interno. Chiedo di parlare.
      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
      GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell’interno. Il Governo si associa al lutto del Senato e del paese per la morte degli uomini che oggi ha commemorato così eloquentemente l’illustre nostro Presidente.
      La scienza ha fatto delle perdite gravissime, e ne ha fatto delle gravi la patria perdendo uomini che avevano efficacemente contribuito alla sua fondazione.
      Il Governo si associa al voto del senatore Canonico che le generazione che verranno, siano degne di coloro, dei quali ogni giorno assistiamo dolorosamente al tramonto (Bene).
      PRESIDENTE. Il senatore Cavalletto, come il Senato ha udito, propone che siano mandate le condoglianze alle famiglie dei senatori dei quali oggi si è fatta la commemorazione.
      Pongo ai voti questa proposta.
      Chi l’approva è pregato di alzarsi.
      (Approvato).

      Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 17 maggio 1893.

Note:Secondo altra fonte risulta nato a San Cipriano Po il 14 ottobre 1820.

Attività 1625_Pacchiotti_IndiciAP.pdf1625_Pacchiotti_IndiciAP.pdf