Mercoledì 25 Maggio 2022 - 437ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 09:32)

L'Assemblea ha approvato con modifiche il ddl 2333 che ha un nuovo titolo: Istituzione del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore. Il testo torna alla Camera dei deputati.

Il relatore, sen. Nencini (IV-PSI), ha evidenziato che il provvedimento interviene in uno degli ambiti di interesse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La Commissione del Senato, sulla base di indicazioni delle parti sociali e degli enti territoriali, ha arricchito il testo licenziato dalla Camera, che ridefinisce la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore, del quale fanno parte gli istituti tecnici superiori (ITS) e i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS). In particolare, è stata rafforzata la cabina di regia, è stato mantenuto l'asse di collegamento fra la formazione tecnica e l'università, è stato previsto un aggiornamento biennale delle materie di insegnamento, sono stati sfoltiti i decreti legislativi, è stato costruito un welfare per gli studenti meritevoli in stato di bisogno, è stata aumentata la possibilità di tirocinio, sono state previste erogazioni liberali del 30 per cento per imprese che investono negli ITS, che salgono al 60 per cento per le imprese situate in aree ad elevata disoccupazione, è stato istituito un fondo premiale per l'accesso al mondo del lavoro.

Hanno svolto dichiarazione di voto favorevole i sen. Nencini (IV-PSI), Iannone (FdI), Manca (PD), Fiammetta Modena (FIBP-UDC), Maria Saponara (L-SP), Danila De Lucia (M5S), i quali hanno sottolineato l'importanza dell'istruzione tecnica superiore nella formazione di competenze necessarie all'innovazione tecnologica e ai servizi alle imprese. Pur annunciando voto favorevole, la sen. Loredana De Petris (Misto-LeU) ha evidenziato alcune criticità, ritenendo che le modifiche apportate abbiano piegato il sistema ad una logica aziendalista, abbiano indebolito la responsabilità statale e il carattere pubblico della formazione professionale.

A conclusione dell'esame del documento (doc. XXII-bis, n. 8), relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere sui percorsi trattamentali per uomini autori di violenza nelle relazioni affettive e di genere: prevenire e trattare la violenza maschile sulle donne per mettere in sicurezza le vittime, l'Assemblea ha approvato all'unanimità una proposta di risoluzione unitaria (v. allegato A del resoconto stenografico).

Le relatrici, sen. Maiorino (M5S) e Conzatti (IV-PSI), hanno riferito sul contenuto del documento. Premesso che la violenza maschile contro le donne rappresenta un fenomeno sociale diffuso e strutturale con radici culturali profonde, la Convenzione di Istanbul individua quattro strategie di intervento (prevenire, proteggere, perseguire, produrre politiche) e prevede espressamente la necessità di istituire e sostenere programmi rivolti agli autori di atti di violenza. Il trattamento deve essere inquadrato in una duplice veste: da un lato costituisce un autentico servizio pubblico, funzionale alla protezione delle vittime e della collettività, all'altro tende a promuovere un cambiamento culturale. La Commissione d'inchiesta sul femminicidio ha svolto un'istruttoria sui percorsi di trattamento, ha visitato centri specializzati, ha tenuto audizioni con esperti. La relazione sottolinea la necessità di un quadro normativo per portare la rete dei centri per il trattamento degli uomini autori di violenza ad un livello di sviluppo superiore che preveda linee guida, livelli di specializzazione degli operatori, standard organizzativi omogenei a livello nazionale, verifiche sull'efficacia dei programmi e sulle recidive. La creazione di centri e di percorsi rieducativi dovrebbe conformarsi ai princìpi di prossimità e celerità. Si dovrà giungere a una situazione in cui l'uomo che autonomamente si renda conto di non riuscire a gestire rabbia e comportamenti violenti possa rivolgersi a un centro specializzato, prossimo al proprio domicilio. Qualora invece si manifestino i primi segnali di una situazione non gestibile in autonomia, l'uomo dovrà ricevere forti inviti ad aderire al percorso anche a seguito di ammonimento del questore o di invii da parte di altri soggetti della rete. Qualora l'autorità giudiziaria ritenga di applicare misure cautelari, pur nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza, potrà esigere che l'uomo si adoperi in un percorso di cambiamento. In caso di condanna, la concessione di eventuali benefici deve essere sottoposta ad una verifica preventiva, da parte dell'autorità giudiziaria, dell'avvio del percorso e del suo svolgimento con esito positivo. Nel caso di condanne a pene detentive lunghe, i rei dovranno poter accedere ai percorsi all'interno del carcere. Sarebbe auspicabile che la nuova normativa sia oggetto di una rapida approvazione parlamentare (sono all'attenzione delle Commissioni competenti del Senato i disegni di legge nn.1770 e 1868) e sia inclusa in un titolo specifico di un testo unico, dedicato al contrasto della violenza di genere.

Al termine della discussione, alla quale hanno preso parte i sen. Valeria Alessandrini, Michelina Lunesu, Antonella Faggi (L-SP), Fantetti (Misto), Comincini (PD), Urania Papatheu (FIBP-UDC) e Fede (M5S), la Presidenza ha comunicato la presentazione di una proposta di risoluzione unitaria. Il Ministro delle pari opportunità Elena Bonetti ha espresso parere favorevole alla proposta, dopo aver ricordato che nel piano strategico nazionale sono stati inseriti i percorsi di trattamento degli autori di violenza; il Governo ha stanziato fondi strutturali e sta definendo con le Regioni i criteri di accreditamento dei centri.

Hanno svolto dichiarazione di voto favorevole alla risoluzione i sen. Julia Unterberger (Aut), Luisa Angrisani (CAL), Faraone (IV-PSI), Loredana de Petris (Misto-LeU), Valeria Valente (PD), Maria Rizzotti (FIBP-UDC), Marzia Casolati (L-SP), Cinzia Leone (M5S). Il sen Balboni (FdI), nella dichiarazione di voto favorevole, ha rivolto due critiche alla relazione, ritenendo fuorviante attribuire la violenza contro le donne alla cultura patriarcale, che in Italia non esiste più da decenni; e ritenendo una forzatura ideologica chiamare in causa l'identità di genere, che rappresenta invece il presupposto del riconoscimento delle differenze e del rispetto reciproco. La sen. De Petris (Misto-Leu) ha affermato, al contrario, che la cultura patriarcale e maschilista è ancora diffusa anche in Italia e chiamare in causa culture e religioni di altri Paesi costituisce un alibi.

Il Presidente del Senato ha ricordato, nel centesimo anniversario della nascita, Enrico Berlinguer, storico segretario del Pci e figura fondamentale della Repubblica, uomo del dialogo, protagonista del compromesso storico e della lotta al terrorismo; la sua principale eredità politica è la questione morale. Hanno quindi preso la parola i sen. Parrini (PD), Lannutti (CAL), Cucca (IV-PSI), Malan (FdI), Errani (Misto-LeU), Floris (FIBP-UDC), Michelina Lunesu (L-SP-PSd'Az) e Pesco (M5S), i quali hanno ricordato l'integrità morale, la riservatezza e il carisma di Berlinguer, la dedizione all'interesse generale, la concezione della politica come servizio alla comunità e come progetto di trasformazione della società, la proposta dell'eurocomunismo, lo strappo con l'Unione Sovietica, il tema dell'austerità declinato come lotta agli sprechi e allo sfruttamento intensivo delle risorse, giustizia sociale e sostenibilità ambientale.

(La seduta è terminata alle ore 17:17 )



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