Mercoledì 7 Ottobre 2020 - 262ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 09:37)
L'Assemblea ha approvato in via definitiva i ddl (1912) Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019, e (1913) Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2020.
La relatrice sul rendiconto, sen. Gallicchio (M5S), ha riferito in ordine ai dati definitivi di contabilità nazionale del 2019 chehanno evidenziato un PIL nominale pari a 1.787,664 miliardi di euro, con una crescita dell'1,2 per cento per cento rispetto al 2018. La crescita del PIL reale è stata dello 0,3 per cento rispetto al 2018. I dati inerenti ai saldi di finanza pubblica attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni pari, in valore assoluto, a -29,301 miliardi di euro (1,6 per cento del PIL). Il dato indica di per sé un miglioramento di circa 9,5 miliardi rispetto al 2018, posto che l'indebitamento è risultato nel medesimo anno pari a -38,844 miliardi di euro (corrispondente al 2,2 per cento del PIL). Il saldo "primario", ossia al netto degli interessi, si mostra di segno "positivo" e pari all'1,7 per cento del PIL (31 miliardi), con una crescita di 0,2 punti percentuali rispetto al 2018 (1,5 per cento), mentre la spesa per interessi si è attestata al 3,4 per cento del PIL (60,3 miliardi), in diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2018 (3,7 per cento). L'equilibrio di parte "corrente" del conto economico della pubblica amministrazione ha registrato ancora un segno positivo e pari a 27,88 miliardi di euro, in sensibile crescita a fronte dei 16,07 miliardi del 2018. Il miglioramento del saldo è riconducibile ad un incremento delle entrate (per circa 23,1 miliardi di euro), che determina effetti più che compensativi rispetto all'incremento delle spese (per circa 11,3 miliardi di euro). Le entrate totali del 2019 delle amministrazioni pubbliche hanno evidenziato un aumento del 2,8 per cento rispetto all'anno precedente, con un'incidenza sul PIL pari al 47,1 per cento, con entrate correnti che hanno registrato una crescita del 2,8 per cento, attestandosi al 46,9 per cento del PIL. Le imposte indirette hanno registrato un aumento (+1,4 per cento), per effetto principalmente della crescita del gettito IVA e dell'imposta sul lotto e sulle lotterie, come anche i contributi sociali effettivi, che hanno segnato un incremento (+3,2 per cento) rispetto al 2018, mentre le altre entrate correnti sono aumentate dell'8,4 per cento. La pressione fiscale complessiva è pari al 42,4 per cento, in aumento rispetto all'anno precedente (nel 2018 era stata pari al 41,9 per cento). Le spese finali si sono attestate a 870,7 miliardi di euro, in aumento dell'1,6 per cento rispetto al 2018, anno in cui l'analogo valore era stato di 857,3 miliardi di euro. Nel complesso, le spese complessive rispetto al PIL crescono leggermente, passando dal 48,5 per cento del 2018 al 48,7 per cento del 2019. La variazione è determinata dall'incremento di 1,4 punti di PIL della spesa corrente e di 3,6 punti di PIL della spesa in conto capitale, a fronte di una riduzione del 6,7 per cento della spesa per interessi. Quanto al debito pubblico, a fine 2019 esso si è attestato a 2.409.841 milioni di euro, in aumento di 28,899 miliardi di euro rispetto ai 2.380.942 milioni dell'anno precedente, e il rapporto debito pubblico/PIL rimane invariato al 134,8 per cento. Quanto al ddl di approvazione del Rendiconto generale dello Stato, la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2019 un miglioramento di tutti i saldi rispetto alle previsioni definitive, nonché rispetto ai risultati differenziali registrati nell'esercizio precedente. In particolare, il saldo netto da finanziare (dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali) si attesta in campo positivo di circa 2,3 miliardi di euro (0,1 per cento del PIL), con un miglioramento di quasi 22,3 miliardi di euro rispetto al saldo registrato nel 2018 (che si era attestato a -20 miliardi). Il risparmio pubblico (ovvero il saldo delle operazioni "correnti") segna un miglioramento, passando dai 27,4 miliardi di euro del 2018 ad un valore di quasi 50 miliardi di euro, corrispondente al 2,8 per cento del PIL. Tale situazione si è determinata a causa di un sensibile decremento delle spese correnti (-8,5 miliardi di euro), contestuale ad un incremento del complesso delle entrate tributarie ed extra-tributarie (+14 miliardi di euro). Il ricorso al mercato finanziario (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) si attesta a -217,6 miliardi di euro (con un'incidenza sul PIL del 12,2 per cento), con un miglioramento di 7,5 miliardi rispetto al 2018. Si conferma quindi il trend in calo registrato già lo scorso anno (225,1 miliardi di euro). È da evidenziare che sia il saldo netto da finanziare che il ricorso al mercato registrati dal Rendiconto si mantengono entrambi al di sotto del limite massimo fissato dalla legge di bilancio per il 2019 (tetto stabilito, rispettivamente, in -68,179 miliardi di euro e in 299,687 miliardi di euro). In seguito alle operazioni di riaccertamento e di gestione del conto dei residui, nonché della perenzione amministrativa, si è determinata una netta variazione dell'entità degli stessi, con variazioni in diminuzione sia dal lato delle entrate (-78.844 milioni di euro) sia dal lato delle uscite (-63.974 milioni di euro). Sul versante dei residui attivi, rispetto allo stock iniziale proveniente dagli esercizi precedenti per 203.940 milioni di euro, sono stati accertati nell'esercizio 154.711 milioni di euro, di cui 29.116 milioni incassati e 125.095 milioni ancora da versare o riscuotere. In aggiunta a tali residui pregressi, a seguito della gestione di competenza, si sono aggiunti 91.066 milioni di euro di residui di "nuova" formazione, per un totale di residui attivi al 31 dicembre pari a 216.161 milioni di euro, con un aumento di 12.221 milioni di euro rispetto all'esercizio precedente (+6 per cento).Quanto ai residui passivi, sui140.364 milioni di euro di residui provenienti dagli esercizi precedenti, ne risultano accertati 121.113 milioni, di cui 44.723 milioni pagati e 76.390 milioni ancora da pagare. Tali residui pregressi sono aumentati, a seguito della gestione di competenza, per 37.624 milioni di euro, per un totale di residui passivi a fine esercizio pari a 114.014 milioni di euro. Nel complesso, il conto dei residui del 2019 espone residui attivi per 216.161 milioni di euro e residui passivi per 114.014 milioni di euro, con una eccedenza attiva di 102.147 milioni di euro. In merito alla gestione di cassa, il saldo netto da finanziare è risultato pari a 66,5 miliardi di euro, con un peggioramento di 20,6 miliardi di euro rispetto al risultato raggiunto l'anno precedente (in cui il saldo si era assestato a -45,9 miliardi di euro). Il risparmio pubblico è risultato di -29,8 miliardi di euro, con un peggioramento di oltre 20,3 miliardi rispetto al dato del 2018. Il dato, essendo negativo, indica la quota di spese correnti non coperta con entrate tributarie ed extra-tributarie. Il ricorso al mercato evidenzia un valore di oltre -286 miliardi di euro, anch'esso in peggioramento (di oltre 35 miliardi di euro) rispetto al 2018. Sul conto del patrimonio, i risultati dell'esercizio evidenziano un'eccedenza passiva di circa 1.916 miliardi di euro, con un peggioramento di circa 13 miliardi di euro rispetto alla situazione patrimoniale al 2018. Tale risultato, pur essendo il più contenuto dell'ultimo decennio, si pone in linea con il trend "negativo" degli ultimi anni, considerato che nel 2018 sul 2017 il peggioramento è stato pari a 27,5 miliardi di euro, e nel 2017 sul 2016, di 77,4 miliardi di euro.
La relatrice sull'assestamento, sen. Bottici (M5S), ha riferito sulle variazioni di bilancio proposte, insieme a quelle apportate sino al 31 maggio in ragione di atti amministrativi e in connessione ai provvedimenti legislativi adottati successivamente all'approvazione della legge di bilancio, inclusi il decreto-legge n. 18 del 2020 (cosiddetto "Cura Italia"), il decreto-legge n. 23 del 2020 (cosiddetto decreto "liquidità") e il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto "rilancio") definiscono le previsioni assestate per il 2020. In termini di competenza, le variazioni proposte determinano un peggioramento del saldo netto da finanziare (corrispondente alla differenza tra entrate finali e spese finali) rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio, che si attesta ad un valore di -302,7 miliardi di euro rispetto ad una previsione iniziale di -78,6 miliardi di euro. Il peggioramento è dovuto per 171,6 miliardi di euro alle variazioni per atto amministrativo e, per ulteriori 52,5 miliardi di euro, alle variazioni proposte dal ddl di assestamento. In dettaglio, il peggioramento determinato dalle variazioni apportate per atti amministrativi è riconducibile agli effetti dei decreti-legge adottati per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, per cui il Parlamento ha autorizzato il ricorso all'indebitamento, attraverso l'approvazione di apposite risoluzioni relative alle richieste di scostamento di bilancio presentate dal Governo. Questi determinano, nel complesso, un incremento delle spese finali per oltre 179,6 miliardi di euro, in parte compensato da un incremento delle entrate finali per circa 8,1 miliardi di euro. Il peggioramento del saldo è dovuto ad una proposta di riduzione delle entrate finali per 50,8 miliardi di euro in termini di competenza, riconducibile - per quasi 39 miliardi di euro - alle entrate tributarie, ed è interamente determinata dal consistente deterioramento della previsione macroeconomica. A tale dato si aggiunge una proposta di aumento delle spese finali per 1,6 miliardi di euro. Quanto agli altri saldi, il risparmio pubblico (dato dalla differenza tra entrate correnti e spese correnti al lordo degli interessi) registra un peggioramento di 110,8 miliardi di euro rispetto alla previsione, atteso che i dati relativi (pari alla differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, queste ultime date dalla somma delle spese finali e del rimborso prestiti) evidenziano un impatto "negativo" sul saldo per complessivi 250,3 miliardi di euro, lo stesso passando da circa -313,4 miliardi di euro a circa -563,7 miliardi. In termini di cassa, si evidenzia un peggioramento del saldo netto da finanziare di circa 51 miliardi di euro, riconducibile ad una riduzione delle entrate finali per 47,8 miliardi di euro e ad una variazione in aumento delle spese finali per 3,2 miliardi di euro. Nel dettaglio, il saldo netto da finanziare si attesta a -350,8 miliardi di euro, con un peggioramento di 223,1 miliardi rispetto alla previsione di bilancio, dovuto alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento (+51 miliardi di euro), ai quali si sommano le variazioni per atto amministrativo intervenute nel periodo gennaio-maggio 2020, che hanno inciso negativamente sul saldo per oltre 172 miliardi di euro. Il ricorso al mercato risulta incrementato in termini di cassa di 249,3 miliardi di euro rispetto al bilancio di previsione, raggiungendo un valore pari a -611,9 miliardi di euro; analogamente, il saldo "primario", rispetto ai -51 miliardi di euro della previsione iniziale, raggiunge l'importo di -275,9 miliardi di euro. Il risparmio pubblico peggiora di 108 miliardi di euro, attestandosi nelle previsioni assestate a -187,4 miliardi di euro. Sul versante dei residui, il disegno di legge di assestamento provvede ad aggiornare i residui attivi sulla base delle risultanze emerse al 31 dicembre 2019, a seguito della gestione conclusasi nell'esercizio di consuntivo. Nel complesso, le previsioni assestate quantificano un ammontare di residui finali attivi al 31 dicembre 2019 pari a 216.161 milioni di euro, a fronte dei 246.389 milioni di euro di residui inizialmente solo presunti. Per le entrate tributarie, i residui vengono quantificati pari a 108.477 milioni di euro, con una variazione in diminuzione di 18.667 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali (127.144 milioni di euro). Per le entrate extra-tributarie i residui ammontano a 106.974 milioni di euro, con una variazione in diminuzione di 11.538 milioni di euro rispetto alla previsione iniziale (118.512 milioni di euro). Quanto all'ammontare dei residui passivi, questi, riferiti alle spese complessive (comprensivi di quelli relativi al rimborso prestiti, pari a 752 milioni) sono certificati alla chiusura dell'esercizio 2019 per un importo pari a 114.014 milioni di euro.
Alla discussione congiunta hanno partecipato i sen. Perosino (FI), Conzatti (IV-PSI), D'Alfonso (PD) e Lannutti (M5S). Al ddl di assestamento sono stati respinti emendamenti, presentati da sen. della Lega, volti a spostare risorse dal fondo immigrazione agli enti locali, alla tutela dei LEA e alle attività ricreative e sportive per i giovani, e dal bonus vacanze al fondo per il ristoro dei comuni in relazione all'esenzione Cosap e Tosap e all'esenzione IMU per il settore turistico. Nelle dichiarazioni di voto finali, hanno annunciato voto favorevole il sen. Comincini (IV-PSI) e il sen. Errani (Misto-LeU), che ha sollecitato un piano di assunzioni straordinarie per dotare lo Stato di competenze di progettazione necessarie a impiegare i fondi europei; il sen. Manca (PD) ha evidenziato il ruolo del Governo nel cambiamento della politica economica europea e ha auspicato investimenti per modernizzare la pubblica amministrazione; il sen. Presutto (M5S), dopo aver evidenziato che il recovery fund è un successo del Governo ottenuto grazie all'azione del Movimento 5 Stelle, si è soffermato sull'analisi dei residui attivi a passivi (ovvero delle entrate accertate ma non riscosse e delle uscite impegnate ma non spese) che riflette un problema storico di funzionamento e gestione dell'amministrazione con ripercussioni negative nel rapporto con i cittadini. Per le opposizioni, il sen. Calandrini (FdI), nell'annunciare voto contrario, ha chiesto al Governo un cambio di passo di fronte alla crisi economica più importante della storia delle Repubblica: anziché attendere 219 miliardi di fondi europei, che saranno forse disponibili in primavera, il Governo dovrebbe varare una riforma di alleggerimento fiscale e burocratico e rivedere misure, come il reddito di cittadinanza, che gravano sul bilancio senza generare occupazione. Il sen. Pichetto Fratin (FI), dopo aver osservato che metà del Pil è costituito dal bilancio allargato dello Stato e i dati contabili evidenziano l'incapacità del Governo di smaltire i residui, ha affermato che il reddito di cittadinanza non ha funzionato come politica attiva del lavoro, mentre sulle opere pubbliche gravano eccessivi vincoli. La sen. Rivolta (L-SP) ha richiamato il dato insostenibile della pressione fiscale, le maggiori entrate legate alla rottamazione, il contributo dell'opposizione nell'autorizzazione dello scostamento, che dovrebbe essere finalizzato alla ripresa.
La Conferenza dei Capigruppo ha approvato modifiche al calendario dei lavori: la giornata di domani sarà riservata ai lavori delle Commissioni; martedì 13 ottobre alle 9.30 sarà discusso il piano di resilienza, seguiranno alle ore 17 le comunicazioni del Presidente del Consiglio sul Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre. La prossima settimana sono previsti, inoltre, il seguito della legge di delegazione europea e l'esame della nota di aggiornamento al DEF 2020 e della relazione di scostamento dall'obiettivo di medio periodo. Giovedì 15 alle ore 15 ci sarà il question time. La proposta del sen. Romeo (L-SP), di inserire in calendario la discussione della mozione di sfiducia al Ministro dell'istruzione Azzollina e un'informativa del Ministro dell'interno sugli sbarchi, è stata respinta.
L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 1721, Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019, congiunto all'esame della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020 (Doc. LXXXVI n. 3) e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2019 (Doc. LXXXVII n. 3).
Il sen. Pittella (PD) ha riferito sulla legge di delegazione europea, che dà attuazione a 38 direttive e adegua l'ordinamento a 18 regolamenti, in diverse materie quali lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l'energia elettrica, le pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare, il codice europeo delle comunicazioni elettroniche in vista dello sviluppo delle nuove reti 5G, la tutela del diritto d'autore nel mercato digitale, l'agenzia per la cybersicurezza. Dopo che la sen. Gaudiano (M5S) ha riferito sulle relazioni programmatica e consuntiva, è iniziata la discussione generale cui hanno partecipato i sen. Valeria Fedeli, Rampi, Taricco (PD), Gasparri, Barbara Masini (FI); Candiani, Bergesio, Briziarelli (L-SP); Nadia Ginetti (IV-PSI).
(La seduta è terminata alle ore 19:11 )