«Chi è quest'uomo?»
25 Maggio 2011
di Giulia Cerasoli
Un Renato Schifani che non ti aspetti. Riservato, ma passionale. Istituzionale, ma semplice e affabile. Rigoroso, ma sinceramente allergico alla scrivania fin da giovanissimo. Rassicurante come solo la seconda carica dello Stato può essere, ma pronto a salpare per una crociera in Alaska alla scoperta di mondi sconosciuti. Meticoloso e saldo negli affetti e nella ricerca dell`equilibrio psicofisico, ma pronto a perdere la testa per la nipotina di quasi due anni, che sogna di portare su una spiaggia delle Maldive, mentre lui si immerge in mezzo agli squali. Passioni, sogni e rimpianti del presidente del Senato. Catturati da "Chi" a Palazzo Giustiniani, tra una visita istituzionale al Quirinale per la commemorazione delle vittime del terrorismo e la festa della Polizia penitenziaria, tra gli impegni della complessa gestione della macchina amministrativa di Palazzo Madama e la privatissima cena per il proprio compleanno. Renato Schifani decide di raccontarsi in questa intervista, dopo quattro giorni di pausa rigenerante trascorsi con la moglie Franca in totale privacy a Limone del Garda, con una raccomandazione: «Oggi non parliamo di politica».
Ora è già al lavoro, ma l`immagine qui sopra parla di relax...
«Approfittando della pausa parlamentare, ho cercato di dedicare qualche giorno a me stesso tra dieta rigenerante e un po` di sport. Non sempre è possibile, ma, quando vado a Limone, ne traggo grande beneficio. Anche se mia moglie è molto più brava, riesce a seguire una dieta più rigorosa e ad avereottimi risultati».
E' soddisfatto degli obiettivi raggiunti?
«Una messa a punto del proprio equilibrio biofisico è fondamentale. Ma l`importante è riuscire a mantenere tutti questi benefici nel periodo che segue. Mi sono imposto di fare ogni giorno la mia mezz`ora di tapis roulant, qui a Roma, come a Palermo, e di essere più attento all`alimentazione».
Nei weekend torna spesso a casa sua, a Palermo, dove abitano sua moglie e i suoi figli, Roberto, avvocato (sposato con Antonella e papà di Clara), e Andrea, laureando in legge. Come trascorre lì il suo tempo libero?
«Faccio una vita del tutto normale e riservata. Nulla, in fondo, è cambiato nella mia quotidianità palermitana da quando sono presidente del Senato. Abito vicino al centro, esco spesso in abbigliamento sportivo (i palermitani sono abituati a incontrarmi per strada così), vedo gli amici di sempre, spesso ex compagni del liceo. Non frequento salotti né circoli esclusivi. Solo il Telimar, che è sul mare. Da quando sono presidente ho abbandonato l`attività di partito. Quindi, domenica pomeriggio al cinema e la sera in pizzeria con qualche amico».
Cosa ha visto di recente?
«Mi è piaciuto moltissimo Nessuno mi può giudicare con Paola Cortellesi. Bravissima, veramente. Abbiamo delle attrici eccezionali in Italia, che nulla hanno da invidiare a quelle d'oltreoceano».
E quando è a casa, in famiglia?
«Mi godo la mia nipotina, Clara, questa bimba meravigliosa, che avrà due anni tra breve. Il regalo più bello che mio figlio e mia nuora potessero farmi. Con lei ho un piccolo sogno da realizzare».
Che genere di sogno?
«Portarla a fine anno alle Maldive. Quel mare, per chi fa immersioni come me, è veramente il massimo. Vorrei con me anche Clara».
Altro sogno?
«Una crociera in Alaska. Adoro il mare, il sole, ma anche scoprire posti nuovi e fare nuove esperienze».
Quando ha cominciato con la pesca subacquea?
«A 12 anni, a Scopello. Prima andavo giù in apnea, poi un amico compagno di pesca, a causa di un incidente subacqueo, è morto e io ho cominciato a immergermi con le bombole».
La sua vacanza più bella da ragazzo?
«A Marettimo. D'estate, io e mia moglie ci eravamo appena conosciuti, avevamo 18-19 anni. Passammo là dieci giorni, in tenda con amici, non di più. Non potevamo permettercelo. Una volta pescai una cernia di 17 chili! Eravamo spensierati e io stavo sempre in acqua. Splendidi anche il mare di Ustica e quello di Lampedusa, dove conto di passare qualche giorno di vacanza quest'estate...».
E in Egitto?
«Sono stato a Sharm el Sheik anche in periodi difficili, per smentire chi allora lo considerava pericoloso. Confesso che ho il mal d'Africa: quei colori e quegli odori non si scordano».
Un suo rimpianto?
«Tornando molto indietro, a fine liceo, avrei desiderato fare il medico, era la mia passione occuparmi degli altri. Poi è andata diversamente e ho fatto l'avvocato. In realtà, appena laureato, fui assunto subito in banca. Ma dopo due anni lasciai quel lavoro per inseguire il mio desiderio di fare l'avvocato. Non ce la facevo proprio a stare dietro una scrivania tutto il giorno, mi mancava il contatto con la gente, e abbandonai quel posto sicuro per la libera professione».
Ha lasciato anche la professione di avvocato per la politica, però...
«Non era nei miei progetti. Anzi, il lavoro mi è sempre piaciuto. E la politica in quegli anni era lontana dal cittadino. Vigeva un sistema di voto in cui l'elettore non decideva il governo del Paese. Poi, nel 1994, con l'arrivo del maggioritario, tutto è cambiato. Non mi sento un politico di professione. Sono un professionista prestato alla politica».
Pentito di qualcosa?
«No, fare il presidente del Senato è certamente più di quello che potevo immaginare di fare nella vita».
Ha mai avuto paura ad andare sott'acqua e pure con gli squali?
«Bisogna sempre rispettare il mare. Non si ha paura soltanto se si ha grande esperienza e si osservano le regole fondamentali, come quella di non immergersi mai da soli. Certo, occorre cautela: gli squali sono sempre squali».