«A tutti i partiti chiedo meno scontri e più coesione»
20 Aprile 2011
di Vasco Pirri Ardizzone
Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha appena dichiarato ai tg e alle agenzie che il Pdl deve "prendere le distanze e condannare senza se e senza ma" da Roberto Lassini per i manifesti di Milano. Ci riceve a palazzo Giustiniani e ribadisce: "Sono fatti gravi che offendono la magistratura. Dire 'fuori le Br dalla Procura' è come dire 'fuori la mafia dalla Procura di Palermo'. Si rischia di trasformare il carnefice in vittima".
Presidente Schifani, il suo monito è in assonanza con quello del Capo dello Stato.
Sì. Dobbiamo tutti alzare il livello di guardia. Se viene meno il rispetto verso i magistrati, è in pericolo non solo la magistratura, ma la stessa democrazia. Per questo da mesi chiedo a tutti di abbassare i toni.
Lei sabato ha definito quei manifesti "ignobili e inaccettabili", oggi usa le stesse parole. Ma a Salerno non sapeva che fosse un candidato del Pdl ad aver fatto quei manifesti.
Ho condannato l'episodio. Oggi confermo questa condanna.
Un monito forte. Lassini ha rinunciato alla candidatura.
E' una scelta giusta.
Lei ha anche telefonato a Palamara. Un gesto apprezzato pubblicamente dall'Anm.
Ho espresso solidarietà all'intera magistratura.
Il 9 maggio è la giornata in memoria dei magistrati uccisi dal terrorismo.
Quel giorno, nella ricorrenza del barbaro assassinio di Aldo Moro, sarò al fianco del presidente Napolitano. Il nostro Paese ha pagato un prezzo altissimo per affermare i valori della democrazia e della legalità. E la magistratura ha pagato ugualmente un prezzo in termini di vite umane. Onorarne la memoria, ricordarli costantemente come simbolo di valori insostituibili della nostra democrazia, apprezzare il lavoro svolto al nostro servizio, rappresenta per me non soltanto un dovere, ma un sentimento forte.
Qualcuno ha ventilato la possibilità di uno scontro sulla giustizia tra Parlamento e Quirinale.
Non può esistere nessuno scontro perché la Costituzione fissa le prerogative tra Parlamento e Capo dello Stato. Alle Camere spetta la funzione legislativa, al Quirinale l'alta vigilanza sull'inesistenza di vizi palesi di incostituzionalità delle leggi approvate.
Da seconda carica dello Stato sta spegnendo le polemiche sulla giustizia.
Ci sto provando. Chi si pone la domanda di uno scontro tra Quirinale e Parlamento non contribuisce ad abbassare il livello di tensione che viviamo oggi.
Il procuratore Messineo ha lamentato l'abbandono dello Stato sollevando un allarme sulla carenza di organico alla Procura di Palermo.
Sono da sempre attento affinché l'azione di contrasto alla mafia, specie a Palermo, venga esercitata senza rallentamenti e ostacoli. Ho raccolto l'allarme del procuratore di Palermo e ho chiesto al ministro Alfano di adoperarsi per colmare i vuoti. Mi ha assicurato che - grazie ad una deroga al divieto di assegnare magistrati di prima nomina nelle procure, voluta dal Governo e approvata dal Parlamento - cinque giovani sostituti sono già in servizio.
Presidente, raccontandoci questo suo intervento presso Alfano, deroga alla sua abituale riservatezza istituzionale. Ma di fronte al grido di dolore dei magistrati della 'sua' Palermo ci può stare.
E' un inizio e continuerò a farlo. Lo Stato non deve abbandonare le procure di trincea. Anche il solo sospetto che alcune vengano indebolite rischia di far sentire più forte la mafia. E non ce lo possiamo permettere di fronte ai tanti successi che quotidianamente magistratura e forze dell'ordine ottengono con grande merito.
Lei è stato promotore della stabilizzazione del 41 bis e ha lavorato silenziosamente per inasprire le norme sui sequestri dei patrimoni mafiosi. Si può fare di più?
Il Guardasigilli ha inasprito il 41 bis e il Governo ha trasmesso al Parlamento leggi di forte contrasto alla mafia. Il clima di coesione tra maggioranza e opposizione è un fatto positivo. Un esempio da ripetere sulle leggi in tema di economia e lavoro. L'interesse del Paese deve prevalere sulle logiche e sulle contrapposizioni. Chiedo meno scontri e più coesione istituzionale nel rispetto dei principi della democrazia e dei grandi valori del Paese.
Ancora sulla lotta alla mafia. Qual è il suo pensiero sul disegno di legge sulle intercettazioni?
In Senato ho fatto in modo che i tempi di discussione fossero ampi proprio per garantire serenità e dialettica. E' servito a modificare il testo e a smussare alcune divergenze di opinioni.
E' noto che lei ritenga che non ci debbano essere limiti alle intercettazioni nella lotta alla mafia.
E' un pensiero condiviso sia dal Governo che dal Parlamento. Così come per le intercettazioni dei 'reati spia' come l'estorsione, che permettono di individuare e reprimere i più gravi casi di criminalità organizzata.
Presidente Schifani, lei esterna raramente. Ma nel giro di 10 giorni ha bacchettato Lassini e prima alcuni senatori sull'abolizione della norma che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista. Due moniti contro uomini del partito di sua provenienza. Che succede?
Sono stato uomo di partito e da capogruppo per sette anni ho esternato quotidianamente. Oggi, da presidente del Senato, ho un ruolo super partes. Un ruolo che rende doveroso ogni riserbo istituzionale. Infrango questo silenzio quando ritengo che certe iniziative, al di là della loro colorazione politica, contrastino gravemente con la nostra storia, con gli ideali e i valori del nostro Paese.