«Schifani: al papà di Eluana chiedo di attendere il Parlamento»
8 Febbraio 2009
di Paola Di Caro
Si chiama fuori dal violento scontro politico che squassa la politica italiana, Renato Schifani. Il conflitto istituzionale che vede contrapposti Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano certamente lo preoccupa, ma il presidente del Senato sceglie l'auspicio al posto del giudizio: «Confido che il clima si rassereni: d'altra parte, mi consta come sia il presidente del Consiglio che il presidente della Repubblica si stimino reciprocamente».
Quello che interessa davvero in queste ore alla seconda carica dello Stato è piuttosto contribuire a risolvere nella maniera meno lacerante possibile quel problema etico, civile ed umano che è diventato il dramma di Eluana Englaro.Per questo si è adoperato in ogni modo per anticipare il più possibile i tempi del dibattito parlamentare sulla legge sul testamento biologico - il Senato è convocato per domani sera ed è possibile che il testo sia votato già nella notte -, e per questo Schifani lancia una sorta di appello al papà della donna in coma vegetativo da 17 anni: «Il mio auspicio è che si attenda il varo di una legge che, come punto chiave, prevede che la volontà di chi è malato sia chiaramente scritta e testimoniata. Perché su questo punto c'è il consenso di tutte le principali forze politiche e credo dell'opinione pubblica di questo Paese».
Presidente, lei chiede a Beppino Englaro di interrompere un percorso che pure la Corte di Cassazione ha giudicato legittimo.
«Mi permetta una doverosa premessa:io ho il massimo rispetto nei confronti di Beppino Englaro, il cui dolore immenso è noto e certamente fatto proprio dall'intero Paese. E so bene che, rebus sic stantibus, il provvedimento giudiziario che autorizza l'interruzione del nutrimento e dell'idratazione per Eluana è formalmente legittimo».
Ma?
«Ma non possiamo nasconderci che quel provvedimento parte dal presupposto della presunta volontà di Eluana di essere lasciata morire se si fosse trovata in condizioni simili a quelle in cui si trova. Senza giri di parole: il magistrato ha individuato la volontà di Eluana senza poter ricorrere a fonti dirette e certe».
Dunque cosa si sente di dire a questo padre?
«Il mio invito è a riflettere sul fatto che in Parlamento, al di là dei giorni che ci vorranno per approvare la legge, potrà essere votato il principio che ciò che diventa decisivo per il fine vita è la volontà del paziente, che deve essere chiaramente espressa. C'è un testo (della maggioranza; ndr) che non considera idratazione e nutrizione come cure mediche ma come accudimento, e non ne permette comunque l'interruzione,e un altro (del Pd; ndr) che invece ne prevede la possibile sospensione. Entrambi convergono sul presupposto che ogni forma di interruzione o di assistenza o di terapia debba comunque provenire da una espressa volontà del paziente, e non quindi solamente presunta. Ma questo principio basilare è completamente diverso da quello che ha mosso la Corte di Cassazione. E quando sarà legge dello Stato, per Eluana potrebbe essere già troppo tardi».
Lei chiede al papà di Eluana di fermare la macchina che porterà la figlia alla morte in virtù di una legge che però non c'era 17 anni fa, quando la ragazza entrò in coma.
«E infatti, lo ripeto, la sentenza della Cassazione è formalmente legittima. Ma la volontà di Eluana, oltre ad essere solo supposta, è anch'essa lontanissima nel tempo. Per questo, con grande rispetto del suo dolore e della drammaticità della vicenda, mi sento di chiedere al papà della donna una riflessione profonda».
Presidente, a nome di chi e di che cosa la politica chiede un passo indietro agli Englaro? Molti temono che ci si pieghi ai «diktat» del Vaticano, altri pensano che l'opinione pubblica non sia così compatta come ritiene il premier.
«Molti ritengono che attraverso il varo di una legge, che è espressione del Parlamento, si interpreti la sensibilità popolare prevalente, certamente toccata nel profondo dalla vicenda di una donna che va a morire di fame e di sete. Per quanto riguarda il Vaticano, io non ho avuto pressioni: il nostro Parlamento è libero, è composto di laici, cattolici, è pluralista, in grado di decidere in piena coscienza ed autonomia. Che poi la Chiesa si occupi dei temi della vita, davvero non può essere considerato un atto di invasività o di ingerenza».
La legge sul testamento biologico potrebbe arrivare troppo tardi per fermare il percorso che porta Eluana alla morte, e il Pd ha rifiutato la sede deliberante che ne avrebbe accelerato il percorso: secondo lei è un errore?
«Il Pd chiede, e ne ha diritto, che il dibattito avvenga alla luce del sole, nella sede più opportuna, che in effetti non è la commissione ma l'Aula. Non lo trovo un atteggiamento ostruzionistico».
Non teme che ci si possa trovare difronte alla paradossale situazione per cui si vara una legge in tutta fretta, senza il necessario approfondimento e il coinvolgimento dell'opinione pubblica, e poi questa legge finisce per rivelarsi inutile nel caso di Eluana?
«Spero davvero che non sia inutile. In ogni caso, non penso proprio che si tratterà di una legge affrettata votata sull'onda dell'emotività: i casi Welby ed Englaro hanno avuto un grande impatto sull'opinione pubblica, e hanno scosso le coscienze di tutti. Tanto è vero che in Senato si discute da mesi in commissione Sanità del testamento biologico, e c'è addirittura un testo base, su cui le parti politiche si confronteranno. Quello che verrà discusso in Aula sarà soltanto l'anticipazione di un principio. I nostri parlamentari hanno la consapevolezza e la maturità necessaria per intervenire nella maniera che riterranno più giusta su un tema cruciale e delicato come il testamento biologico».