Inaugurazione anno accademico ONAOSI
6 Novembre 2009
Autorità, Signore e Signori, docenti, cari ragazzi,
Sono lieto di essere oggi qui fra voi ad aprire la Cerimonia di Inaugurazione dell'Anno Accademico e Scolastico dell'ONAOSI, e desidero ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa giornata.
Il mio saluto particolare va a voi giovani che frequentate i corsi di studio che vi offre l'ONAOSI, agli insegnanti che vi seguono e che con il loro instancabile lavoro quotidiano contribuiscono a fare di voi il futuro del nostro Paese; il mio saluto va al personale non docente che collabora perché i vostri studi possano realizzarsi al meglio.
La missione dell'ONAOSI di sostenere, educare e formare gli orfani dei Sanitari, è di grande rilievo per la formazione e l'avvenire di tanti ragazzi e ragazze.
L'ONAOSI rappresenta l'unico ente di previdenza integrativa obbligatoria su base solidaristica per i Sanitari e le loro famiglie.
L'Italia in cui nasce questo importante ente è quella della rete sanitaria dei medici condotti, uomini che in tutti i comuni del Paese assicuravano assistenza all'Italia rurale, povera, che stentava la vita nei primi anni della storia unitaria.
Il medico condotto, così come il maestro elementare dipendente dal Comune, rappresentava allora il presidio essenziale di una società che anche nelle città e negli agglomerati urbani era priva di quegli istituti di protezione sociale e mutualistici che furono creati soltanto dall'inizio del Novecento in poi.
Proprio nel 1874, un medico condotto di Forlì, Luigi Casati, nel primo congresso nazionale della categoria, lanciò l'idea di un ente senza scopo di lucro.
Sedici anni dopo i professori Carlo Ruata di Perugia e Lorenzo Bruno di Torino promossero una sottoscrizione fra i sanitari per fondare una associazione che si prendesse cura degli orfani.
Non si ricorse ad alcun finanziamento pubblico, diretto o indiretto, e nel 1899 l'Opera venne eretta in ente morale denominato " Collegio- Convitto per i figli orfani dei sanitari italiani in Perugia".
Un'iniziativa moderna, meritevole, che trovò largo eco nel Paese.
L'ONAOSI seguì poi il dipanarsi delle vicende storiche. Tra il 1943 e 1945 la struttura visse una profonda crisi, legata agli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra.
Superò successivamente i momenti di difficoltà con profonda tenacia e consapevolezza per continuare ad assicurare ai ragazzi quella assistenza e quella istruzione per cui era stata creata.
Nel 1995 si trasformò da ente pubblico in fondazione privata; nel 1999 la Corte Costituzionale confermò la legittimità dell'obbligo della contribuzione all'ONAOSI in quanto fondata sul principio di solidarietà.
Dalla sua fondazione, il Collegio di Perugia offre ai ragazzi orfani l'occasione per inserirsi nella normalità quotidiana, circondati dall'affetto degli insegnanti e dalle condizioni generali di una struttura che costituisce tuttora un modello di assistenza integrativa mai venuto meno alla sua origine e tradizione solidaristica.
Oggi più che mai, in un momento di profonda crisi economica mondiale, è importante non dimenticare la vocazione alla solidarietà e all'impegno per gli altri ma anche la grande valenza della formazione e della meritocrazia.
Così come siamo riusciti ad uscire dalle difficoltà del dopoguerra puntando su alcuni campi essenziali per lo sviluppo del Paese, quali l'istruzione e la formazione, oggi siamo protesi a ripetere quel "miracolo", non a caso definito il "miracolo economico".
Lo sviluppo della mente, dell'intelletto è la vera risposta alla crisi. Bisogna averne cura, perché la mente è un "granaio" per i periodi di carestia, che offre le risorse necessarie per superare le difficoltà.
Viviamo un momento complesso, dal quale, sono certo, usciremo rafforzati e consapevoli. Per far questo, però, occorre incentivare le nostre risorse. E voi giovani le rappresentate.
Una buona istruzione è fondamentale per garantire equilibrio e benessere al nostro Paese e per la realizzazione delle potenzialità che ciascuno di voi racchiude, delle vostre aspirazioni, delle aspettative che riponete nel vostro futuro.
L'articolo 2 della nostra Costituzione affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Un livello di istruzione scarso o addirittura inesistente costituisce certamente un impedimento alla piena realizzazione dell'individuo.
Dall'Unità d'Italia in poi, è stato fatto tanto per avviare un efficace processo di alfabetizzazione del Paese; all'indomani dell'Unità d'Italia l'81% della popolazione era analfabeta. Oggi il tasso di alfabetizzazione ha raggiunto l'86%.
Un processo che ha portato a una sostanziale unificazione, a livello scolastico, del Nord e del Sud del Paese.
Tutto questo, però, non è ancora sufficiente. Occorrono una scuola e un'università che preparino i giovani ad affrontare le sfide sempre più complesse del futuro per reggere la competizione a livello nazionale e sul piano internazionale.
Dobbiamo essere certi che il binomio "talento-futuro" fondamentale per ogni giovane, sia ancora oggi effettivo e solido.
All'interno di questo quadro la scuola, i poteri pubblici devono operare perché si realizzino quelle condizioni necessarie ad assicurare a chi intraprende un corso di studi le risorse e gli strumenti indispensabili.
E' importante però sapere e comprendere che, nella lunga marcia della vita, non sono consentiti sconti né scorciatoie.
Voi ragazzi dovete essere sempre consapevoli delle vostre responsabilità, dei vostri doveri, della necessità di porre il massimo impegno negli studi che intraprendete perché il successo è frutto di un lavoro duro e complesso.
I modelli che si affermano oggi, quelli che sembrano suggerire facili traguardi e facili vittorie, spesso non sono reali, né credibili, né duraturi.
Quello che conta realmente è l'uso che ciascuno di voi fa delle proprie qualità, il modo in cui vi preparate a costruire la vita da adulti, la capacità di diventare individui liberi e responsabili.
Nel corso di questa legislatura è stata varata la riforma della scuola e da pochi giorni il governo ha presentato il disegno di legge sulla riforma dell'Università.
I principi ai quali si sono ispirate le due riforme sono sintetizzabili nella necessità di favorire nel percorso degli studi un sistema di governo più snello ed efficace che si accompagni ad una gestione responsabile sotto il profilo economico.
Ed ancora il fine ultimo, che è quello che più direttamente interessa voi giovani, è quello di assicurare maggiore trasparenza e selezione dei migliori sulla base delle effettive capacità di ciascuno e dell'impegno nell'affrontare con serietà e con continuità, il corso di studi scelto.
Le modifiche già introdotte per la scuola e quelle che verranno dopo il doveroso necessario confronto delle forze politiche dei due rami del Parlamento che le trasformeranno in legge, erano state da più parti e con forza auspicate da quanti hanno a cuore il futuro del nostro Paese.
Ad oggi, infatti, le principali aree critiche dell'università sono sintetizzabili nella carenza della meritocrazia, qualità e valutazione, valori che, se non adeguatamente sviluppati, determinano l'oscuramento degli orizzonti culturali.
L'Università contribuisce a preparare la classe dirigente della nazione e ha il dovere di predisporre e abituare docenti e discenti alle sfide intellettuali e cognitive più ardue e difficili.
L'università è un bene pubblico, strumento di libertà che opera nell'interesse nazionale, con l'alto compito della formazione e della trasmissione critica dei saperi.
Un'istituzione che coniuga in modo inscindibile ricerca e didattica.
L'attività scientifica e di alta formazione è aristocratica per qualità di intelligenze, nonché meritocratica.
La meritocrazia è lo strumento non più procrastinabile per colmare i ritardi italiani, per migliorare la qualità e quantità del capitale umano e delle infrastrutture fisiche.
In questo contesto va evidenziata l'importanza della ricerca scientifica che è strettamente collegata all'alta formazione e al sistema degli atenei.
Il sistema ricerca deve essere ridiscusso.
E' necessario investire con rigore, trasparenza ed efficienza, con valutazione caratterizzata da terzietà, onestà intellettuale e competenza scientifica.
Il sistema attuale scoraggia i giovani dall'intraprendere la carriera di ricercatori; i meritevoli devono potere avere gli strumenti per raggiungere prima possibile una propria autonomia lavorativa.
Ed è da percorsi inconsueti e inaspettati che nascono le grandi scoperte.
Senza ricerca, l'università diviene semplice formazione professionale, tradendo le attese e i diritti dei giovani, perché impedisce qualsiasi traguardo selettivo.
L'eccellenza è sempre più necessaria nell'epoca della competizione globale. La ricerca scientifica è il mezzo attraverso il quale il nostro presente si declina al futuro.
Rimodulare il sistema universitario significa fare in modo che torni ad essere l'interprete della realtà contemporanea. Il problema è politico, non solo tecnico: ripristinare una corretta graduatoria degli interessi, privilegiando i valori generali.
La riforma universitaria recentemente varata dal Governo tiene conto di tutte queste aspettative e sembra andare nella giusta direzione che è quella di costruire un'università degna di un Paese civile.
Certamente, prima della definitiva approvazione, sarà sottoposta al vaglio delle aule parlamentari da parte delle forze politiche, ma le direttive che la connotano sono lodevoli e pienamente condivisibili.
Ma soprattutto pone fine ad un'epoca in cui il proliferare dei corsi universitari e di lauree specialistiche oggetto di critiche da entrambi gli schieramenti, ha portato ad una deriva pericolosa.
Se l'Italia si pone in competizione con gli altri Paesi dell'Europa, deve sapere stare alla stessa altezza.
Non è più il tempo in cui le risorse economiche venivano distribuite a pioggia su tutte indistintamente le università, a prescindere dall'effettivo raggiungimento di risultati.
Adesso verranno premiate le università migliori alle quali i fondi verranno erogati sulla base dei risultati raggiunti; si tenderà a realizzare pienamente il dettato dell'art. 34 della Costituzione, in favore dei capaci e meritevoli.
Si andrà verso la piena responsabilizzazione delle istituzioni e degli individui. Fare meglio nella ricerca e nella didattica saranno gli imperativi categorici in assenza dei quali si è destinati a soccombere.
Avere a cuore i giovani significa fare in modo che non siano una componente dimenticata delle politiche economiche e sociali: occorrono proposte perché non siano i più esclusi e i più penalizzati.
La meritocrazia consentirà al titolo legale conseguito di rispecchiare la preparazione ed il sapere dello studente.
Se attraverso l'applicazione, la conoscenza, l'apprendimento e i buoni risultati scolastici e universitari, la vera selezione per capacità effettive dei docenti si conseguirà un titolo di studi, vorrà dire che chi lo ha conquistato è meritevole e capace.
E quel titolo sarà effettivo perché rispecchia i canoni della meritocrazia.
Non sarà, quindi, necessario, come auspicato da taluni, non riconoscerne il valore legale.
Ma soprattutto avremo contribuito tutti insieme a valorizzare quel capitale umano che costituisce la vera ricchezza di cui disponiamo; avremo individuato attraverso l'istruzione i più meritevoli che faranno grande il nostro Paese; avremo realizzato una istruzione di qualità.
Come vedete, l'impegno dello Stato è alto; altrettanto grande dovrà essere il vostro se volete dare valore alla vostra vita.
Quanto riuscirete a fare, sarà poi un successo che vi consentirà di affermarvi come individui, ma anche un risultato che servirà a sostenere e alleviare i bisogni e a realizzare le aspettative della nostra Italia.
Questo significa impegno civile. Lo studio e il lavoro rappresentano componenti essenziali di questo valore che però ha ancora un altro significato. L'impegno civile è infatti anche rispetto della legalità.
I comportamenti, le vostre scelte, le vostre azioni quotidiane non devono mai prescindere dal dovere di condurre la vostra esistenza osservando con rigore i principi che devono orientare la vostra vita: rispetto delle leggi, del nostro Stato, delle regole del vivere civile, degli altri individui; accoglienza e piena integrazione con gli immigrati, difesa dei disabili e dei più deboli, rifiuto di ogni forma di violenza, impegno contro ogni tipo di organizzazione criminale che offende e mortifica la nostra esistenza.
Dovete essere protagonisti del rispetto della legalità in ogni vostra azione quotidiana e vigilare affinché tutti gli altri adottino gli stessi comportamenti.
Rispetto della legalità significa piena conquista delle libertà custodite nella nostra Costituzione.
Vi auguro di essere sempre attenti e vigili.
Vi auguro di impegnare al meglio il vostro tempo con costanza, con passione, con voglia di fare e di fare sempre meglio.
Buon anno scolastico, buon anno accademico e buon lavoro.