Inaugurazione anno accademico del Collegio Universitario "Lamaro Pozzani"
17 Novembre 2009
Ringrazio il Presidente dei Cavalieri del Lavoro Benito Benedini e il Presidente del Comitato Scientifico, il collega Giampiero Cantoni, per il gradito invito che mi hanno rivolto a presenziare all'inaugurazione dell'anno accademico del Collegio d'Eccellenza "Lamaro - Pozzani".
Un saluto cordiale rivolgo ai Cavalieri del Lavoro, in particolare al prof. Gian Luigi Tosato, al collega Luigi Speziali, al Prof. Mario Sarcinelli, al Direttore del Collegio, prof. Stefano Semplici, al Presidente dell'Associazione Laureati, dott. Marco Magnani, ai neolaureati che oggi saranno premiati, alle giovani matricole, a tutti gli studenti del Collegio.
Con il Collegio d'Eccellenza "Lamaro - Pozzani", l'intraprendenza e la generosità dei Cavalieri del Lavoro hanno saputo realizzare un progetto di straordinario rilievo per la formazione delle giovani generazioni, investendo sulla risorsa più preziosa del Paese, i giovani e la futura classe dirigente.
Sono rimasto colpito dai risultati, a dir poco brillanti, conseguiti dai laureati del Collegio, segnati da una sequenza ininterrotta di "lodi".
I laureati del Collegio ricoprono incarichi di assoluto prestigio e rilievo nelle imprese private, negli istituti bancari, nelle Università, fino agli stessi apparati di vertice delle Istituzioni del Paese.
La validità e l'efficacia di un impegno tanto meritorio dei Cavalieri del Lavoro è ancora una volta provata nei fatti.
I nostri imprenditori, dei quali i Cavalieri del Lavoro rappresentano una delle frontiere avanzate, inorgogliscono il Paese.
Sanno pensare prevalentemente in positivo: anticipare le difficoltà, vincere le sfide, rilanciare l'intero sistema produttivo.
A chi investe, a chi opera con coraggio, anche nelle difficoltà che la crisi economica ha fatto emergere, a chi non risparmia rischio e sacrificio e che molte volte da basi limitate e talora fragili ha costruito imprese competitive nel mondo, creato ricchezza, dato benessere a lavoratori e famiglie, va la nostra convinta riconoscenza.
Voi avete contribuito a creare la bandiera del made in Italy che trova apprezzamento e visibilità in tutto il mondo.
E' saggia e lungimirante l'attenzione che voi prestate ai giovani.
Nel Collegio sono rappresentate tutte le regioni e molti saperi e discipline. Il Collegio "Lamaro - Pozzani" è l'emblema di quella speranza nel futuro riposta nella tenacia di chi sa lavorare senza riserve per realizzare progetti ambiziosi.
Questi intendimenti trovano efficace sintesi in uno dei vostri corsi di studio che ha l'obiettivo di "mettere a fuoco i principali punti di interconnessione fra le dinamiche del sistema appunto economico e le più vaste esigenze di ordine sociale e culturale che maturano, anche per l'Italia, nel processo di integrazione europea e in un contesto internazionale sempre più globalizzato".
La politica conta sui giovani.
Politica vuole dire teoria e pratica che hanno ad oggetto l'organizzazione e il Governo dello Stato, l'insieme dei fini cui tende lo Stato e dei mezzi impiegati a raggiungerli con accortezza, con diplomazia nell'agire.
Perché questo si realizzi, bisogna promuovere la vita collettiva, il bene del gruppo, quindi la società, attraverso l'opera dei singoli.
In questo contesto la politica diviene azione ed attinge a tutte le manifestazioni dell'attività pratica.
Questo significa sostenere l'impegno di tanti giovani che credono di poter realizzarsi con le proprie forze, senza favoritismi o scorciatoie, ma esclusivamente per il merito conquistato sul campo.
La politica può e deve concorrere ad un nuovo lessico, che faccia dell'entusiasmo consapevole e maturo la leva del riscatto e della rinascita dell'intero Paese.
La mia generazione ha conosciuto il tempo delle ideologie contrapposte. La politica è chiamata oggi a fare del nostro un tempo di idee.
Siamo di fronte alla sfida della modernizzazione del Paese. Nessun progresso sarà possibile se si resta immobili in un atteggiamento di torpore o, peggio, di pigrizia di pensiero che porta a considerare tutto equivalente e, di conseguenza, tutto come relativo o indifferente.
Occorre costruire un'alternativa. Non è solo dicendo dei no, che si potrà un domani realizzare una politica capace di condizionare e non più lasciarsi condizionare dagli eventi.
Di fronte ai giovani di oggi che seguono percorsi di studio e di realizzazione personale con serietà, che credono nei valori dell'impegno, della solidarietà e della giustizia, che dimostrano nel volontariato una genuina tensione etica quotidiana, la politica come servizio alla comunità non può proporre la visibilità individuale come un valore, ma la lealtà come un presupposto morale che deve alimentarsi all'interno dei singoli partiti e tra gli stessi schieramenti avversari, pur nelle naturali distinzioni di programmi e di ruoli.
Lealtà significa anche in politica coerenza e rispetto verso il mandato ricevuto dagli elettori garantendo spazi di praticabilità nell'azione di governo.
Compito del Governo è lavorare per realizzare il programma concordemente definito al momento delle elezioni.
Compito dell'opposizione è esercitare il proprio ruolo di critica e di proposta alternativa, in coerenza con il proprio mandato elettorale.
Compito della maggioranza è garantire che in Parlamento il programma del Governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo.
Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale.
Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale.
E' sempre un atto di coraggio, di coerenza e correttezza verso gli elettori.
Molti ordinamenti costituzionali da tempo accettano questi fondamentali principi di una democrazia matura.
La scelta dei cittadini non va tradita, va rispettata fino in fondo, senza ambiguità ed incertezze.
La politica non può permettersi di disorientare i propri elettori.
Il venire meno di questi presupposti di corretta politica può determinare la fuga dei giovani dalla diretta partecipazione al governo del Paese.
Questo allontanamento può fare spegnere la speranza del cambiamento, genera sfiducia nell'avvenire, provoca risentimenti.
La logica degli steccati non si supera eludendo i problemi, accantonando parole come valori e radici comuni, ma dando un'anima, un significato ideale, un sentimento ad ogni proposta.
La politica assume credibilità e primato quando porta a sintesi gli interessi generali del Paese coordinando l'insieme delle Istituzioni e dei cittadini, consentendo alla comunità - ove ogni individuo è alla ricerca di un suo obiettivo personale - di interagire pacificamente, contribuendo tutti al benessere generale.
Questi alti e nobili presupposti devono necessariamente coniugarsi con moralità, nonché con fiducia e sincerità nella nuova fase della globalizzazione e della crescente competizione.
La politica conta su voi giovani per il vostro patrimonio, per il vostro futuro di intelligenza, preparazione, capacità e voglia di costruire.
Il vostro successo e la vostra carriera saranno anche il successo dell'Italia.
La nostra terra diverrà sempre più grande se i giovani avranno la capacità di convivenza sociale, di organizzarsi come società libera e democratica, di fare rispettare i diritti economici e civili degli individui, non disgiunti da una sana economia di mercato.
Oltre a questi valori etici e sociali, è necessario per l'Italia produrre innovazione e sviluppo.
La ricerca è una priorità per crescere.
Il Paese deve investire sul futuro; serve un'agenda coerente, continua, credibile e seria per la ricerca scientifica.
Solo chi innova può crescere.
Talora le misure adottate per incentivare la ricerca sono insufficienti e non coordinate, né organizzate bene.
Dobbiamo tutti essere consapevoli che alta formazione e ricerca scientifica sono elementi strategici e di carattere trasversale non solo per il progresso generale dell'Italia e dei suoi cittadini, ma anche per lo sviluppo dell'industria, dell'occupazione e dell'economia.
Queste finalità sono quelle che persegue il vostro Collegio.
L'assenza di laboratori di idee, spazi di confronto ed elaborazione di progetti, l'abbandono cioè della politica quale modalità del dibattito civile, segnano il confine tra una società matura in grado di competere ed una società dove l'aggressione del più forte vince sulla crescita e lo sviluppo equilibrato della comunità.
Per un politico ed un rappresentante delle istituzioni tutto questo significa affermare la centralità della persona, riconoscere come prima delle decisioni, prima delle norme, prima dell'azione politica concreta esista un nucleo fondamentale di valori che stanno alla base e rappresentano il fondamento della stessa convivenza civile.
Nella sua prima parte la Costituzione mantiene una attualità che va riscoperta e valorizzata soprattutto quando afferma che "la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo".
Riconoscere significa accettare anche da parte del legislatore costituente quei limiti rappresentati dalla persona, da quell'insieme di diritti e aspettative che non possono mai essere compressi anche di fronte agli interessi contingenti.
Quando si parla di persona si ricorre al singolare, mentre quando si specifica ulteriormente che lo sviluppo della personalità dell'uomo avviene anche nei gruppi sociali, si ricorre al plurale.
Questo non è un dettaglio: la persona non è in alcun modo distinguibile o frazionabile, mantiene una preminenza rispetto ad ogni realtà associativa, ad ogni assetto di potere. Anche rispetto alle diverse formazioni politiche, ai singoli partiti.
Affermare la centralità della persona anche nella stampa e nella politica richiede quel senso della misura e del rispetto che possono diventare pedagogia di una cittadinanza attiva e propulsiva per il rilancio del Paese, al quale tutti e sempre dobbiamo concorrere con spirito di autentica coesione, senza cedere alla tentazione di screditare le Istituzioni, a seconda di chi sia maggioranza o opposizione.
La realtà del Paese e delle persone che vi vivono restano il vero tesoro da preservare sempre e comunque. Anche questo significa "patria": avere l'orgoglio di una appartenenza che viene prima della stessa adesione ad un singolo partito.
Il proprio Paese va difeso con orgoglio dall'interno e all'estero.
Nessuno può permettersi di anteporre il proprio vantaggio elettorale o di parte all'immagine e all'autorevolezza del Paese.
Al Paese si deve da parte di tutti autentico spirito di servizio.
La persona è la vera sfida di ogni politica, la cartina di tornasole di ogni progetto e azione di governo.
Il valore della persona impone alla politica un grado di reale rispetto e non semplicemente di tolleranza per ogni uomo. Rivendicarne la centralità è riconoscere che prima di considerare ciò che una persona ha serve accettare senza finzioni quello che una persona è.
Il recupero di una dimensione etica della missione della politica passa attraverso la piena consapevolezza che compito della politica è la salvaguardia di qualcuno e non solo di qualcosa.
Anche il rappresentante politico, chi è stato eletto, non può che nutrire verso tutti i cittadini un sentimento di debito, un atteggiamento di responsabilità che passa attraverso l'azione quotidiana.
E' ormai maturo il tempo per valorizzare fino in fondo il compito più alto che la politica assolve: l'essere servizio e non potere.
Solo in questo modo la propria azione sarà il ponte verso il futuro del nostro Paese, dei nostri giovani, delle nostre famiglie.
Solo in questo modo potrà prevalere il sentimento di comune appartenenza e identità che fanno di un Paese l'orgoglio dei propri cittadini.
Cari giovani, il futuro è nelle vostre mani, miglioratelo, arricchitelo, vivetelo e guardandovi sono certo che sarà come voi, creativo, ricco di valori e pieno di entusiasmo.
Vi ringrazio.