Presentazione del libro di Sergio Zoppi su Umberto Zanotti-Bianco
2 Marzo 2010
Autorità, Signore e Signori,
con piacere ho aderito all'invito del presidente Andreotti di introdurre la presentazione, qui in Senato, di questo pregevole libro del professor Zoppi.
E' la biografia di un uomo, Umberto Zanotti-Bianco, che con il Senato ha un legame particolare.
La sua straordinaria vicenda, umana e professionale, si chiuse con una preziosa esperienza sui banchi del Senato come senatore a vita dal 1952 sino alla sua morte nel 1963.
Ed in Senato, nel febbraio del 1910, giusto un secolo fa', si costituiva l'Associazione nazionale per gli interessi morali ed economici del Mezzogiorno (ANIMI), di cui Zanotti fu instancabile animatore e quindi presidente.
Il libro di Zoppi tratteggia bene il profilo di un uomo animato da passione risorgimentale, intrisa di spiritualità, nel segno della lezione mazziniana.
Piemontese, educato in un ambiente cosmopolita, Zanotti dedicò la vita alla causa del Mezzogiorno.
L'evento che scatenò quella che divenne una vera passione fu il terribile terremoto del 1908. Quella notte del 28 dicembre, pochi minuti bastarono per distruggere quasi completamente la città di Messina e devastare quella di Reggio Calabria. Una sciagura che così a fondo ha segnato la nostra terra, una vera apocalisse, ma che fu anche un momento di grande, straordinaria, solidarietà nazionale e internazionale.
Zanotti-Bianco appena diciottenne, fu spinto, insieme ad un gruppo di giovani settentrionali, a correre in soccorso di quelle terre straziate e dei sopravvissuti.
Le energie più impensate si mossero verso quelle terre e anche allora la società civile italiana, con un forte sentimento nazionale, mostrò quella capacità di reagire e di operare che è uno degli elementi vitali e forti del nostro Paese.
Inizia così una straordinaria vicenda umana che fu un'azione generatrice di progetti e concrete realizzazioni.
Il giovanissimo Zanotti fu capace di catalizzare i grandi meridionalisti da Pasquale Villari a Giustino Fortunato, a Leopoldo Franchetti, a Gaetano Salvemini, coinvolgendo da subito le energie e le risorse economiche della migliore società civile italiana.
L'ANIMI nacque non con una semplice funzione di soccorso o di beneficenza, ma sulla base di un programma ambizioso: aiutare le popolazioni delle aree più depresse del nostro Sud a vincere le proprie gravi condizioni di inferiorità, economiche e sociali, innanzitutto con una grande iniziativa contro l'analfabetismo.
Ma a questa attività, di cui Zanotti fu instancabile animatore, si affiancò una rigorosa attività di studio sui problemi dell'Italia meridionale.
Questo studio si sviluppò nel solco del migliore meridionalismo, che da Fortunato a Compagna ha sempre inteso la questione delle condizioni delle regioni del Sud come una questione nazionale, come uno dei doveri inderogabili della nostra collettività.
Come ha ricordato nei giorni scorsi il presidente Napolitano, lo sviluppo del Mezzogiorno è una "delle missioni fondative dello Stato unitario", ma anche "un impellente interesse comune, perché è lì una condizione e insieme una occasione essenziale per garantire all'Italia un più alto ritmo di sviluppo e livello di competitività".
Questo spirito nazionale animò l'Associazione sin dai suoi primi passi.
E' chiaro per Zanotti che "la redenzione di quelle terre è il supremo interesse dell'Italia". In quegli anni Zanotti è sempre in prima linea: ad Acireale colpita dal terremoto nel 1913, nella Mársica nel 1915.
Lo spirito mazziniano e la passione patriottica lo spingono a combattere sul fronte del primo conflitto mondiale. In uno dei tanti assalti al Monte San Michele viene ferito. Una ferita che ne minerà il fisico negli anni successivi, senza tuttavia fermare il suo impegno e le sue attività.
Zoppi descrive Zanotti che peregrina in condizioni difficilissime in una Calabria che "impaurisce per l'abbandono, un territorio che appare un deserto spirituale".
La guerra ha lasciato una pesante eredità aumentando il divario tra Nord e Sud.
Tutto appare peggiorato a Zanotti che con rinnovata passione si immerge nell'azione. Il Governo Bonomi affida all'ANIMI, nel 1921, la delega per la lotta contro l'analfabetismo per tutte le regioni meridionali. Sono nuove risorse e soprattutto nuove responsabilità. I numeri riportati da Zoppi sono veramente impressionanti (si sfiorano, in quegli anni, il numero di 100.000 alunni adulti) per un'Associazione che in fondo è un'associazione privata, di volontariato, figlia della libera e generosa iniziativa di singoli.
Quest'azione si scontra con il nascente regime fascista.
Più forte in quegli anni è l'attività intellettuale, di indagatore attento della realtà meridionale di Zanotti.
Pubblica un gran numero di saggi e si concentra sulla "Collezione di studi meridionali". Sono studi rigorosi, che nel profondo mettono in luce i problemi che affliggono tante regioni meridionali (dalla malaria, allora dilagante, al dissesto idrogeologico, alla carenza di infrastrutture).
E' precisa e argomentata in questi studi l'assenza di interventi adeguati e coordinati, nonché di opere pubbliche come anche di un'efficace legislazione.
Sono analisi impietose e purtroppo ancora oggi attuali come ci mostrano le immagini devastanti che ci giungono in questi giorni dalla Calabria e dalla Sicilia ionica tanto amate e così ben conosciute da Zanotti.
Zanotti lega il progresso delle regioni meridionali a una maggiore responsabilizzazione delle classi dirigenti e dunque a un progressivo decentramento. Tutti temi scomodi e scottanti in quegli anni in cui si stava costruendo il regime.
E la collana diretta da Zanotti resta tra le poche voci libere. L'autorevolezza dei testi pubblicati permettono a queste pubblicazioni, di continuare a uscire e a fornire argomenti che saranno preziosi in quei decenni di formazione della classe dirigente che si troverà a guidare l'Italia repubblicana.
In quegli anni Zanotti è sempre in azione. Gran parte del tempo lo impiega a difendere l'indipendenza dalle scuole dalle ingerenze del regime e soprattutto dei gerarchi locali. Gli sarà d'aiuto Giovanni Gentile.
Col passare del tempo la morsa del regime si fa però più stretta e Zanotti viene sottoposto a un controllo continuo che lo costringe a ridurre il suo impegno all'interno di un'associazione anch'essa forzata a ripiegarsi su se stessa.
In quegli anni, Zanotti si dedica e con gran successo agli scavi archeologici divenendo però anche uno dei punti di riferimento dell'antifascismo liberale negli anni difficilissimi dell'occupazione.
Grande è il suo contributo al dibattito istituzionale; in particolare sviluppa le sue tesi a favore di un profonda riforma in senso autonomistico dello Stato.
Attualissime sono le sue considerazioni sulla questione delicata della finanza locale e in particolare sulla "sperequazione tributaria contro la quale hanno invano protestato da mezzo secolo - ricorda Zanotti - i più noti meridionalisti."
La nuova stagione politica che si apre dopo il crollo del regime lo vede impegnato in un'altra impresa: la ricostruzione della Croce rossa italiana.
Conclusa questa esperienza fonderà nel 1955, essendone il primo presidente, Italia Nostra e si ritroverà a presiedere dal 1951 la sua amata ANIMI.
La difesa del paesaggio e dei beni culturali si associa a un rinnovato impegno meridionalistico. Segue con attenzione la costruzione degli strumenti dell'intervento pubblico straordinario nel Sud e la creazione della Cassa per il Mezzogiorno fortemente voluta da De Gasperi.
Queste attività seguirà con passione e rigore sugli scranni di Palazzo Madama come membro della Commissione finanze e della Giunta consultiva per il Mezzogiorno.
Arrivano in quel momento a maturazione molte delle idee lungamente coltivate da Zanotti. E' il periodo migliore dell'azione meridionalistica.
L'impegno dello Stato per la creazione di infrastrutture e per il miglioramento del territorio fanno sì che tra il 1950 e il '58 il Sud in percentuale riesca a crescere in termini di ricchezza - come ricorda Zoppi - più del Nord, che pure in quegli stessi anni stava crescendo in modo straordinario.
Finalmente lo Stato stava adempiendo alla sua missione grazie alla determinazione di un altro uomo del Nord: Alcide De Gasperi.
E' alla fondazione intitolata allo statista trentino, oggi presieduta dal presidente Andreotti, che dobbiamo questo incontro dedicato a un uomo, come disse Giorgio Amendola, "amico devoto e fedele del Mezzogiorno".
Mai come oggi che le divisioni tra Nord e Sud si stanno riaprendo con tanta drammatica evidenza e la lezione di Zanotti-Bianco è per tutti noi stimolo e fonte di forte ispirazione.
La questione meridionale è ancora oggi di grande attualità.
Da uomo del sud , di fronte alle obiettive diversità che il Mezzogiorno ancora presenta rispetto all'intero Paese, non posso non rilevare che se si vuole fare crescere l'economia italiana, devono essere valorizzate le capacità del sud.
Dobbiamo ancora una volta e con maggiore atteggiamento critico interrogarci sulle ragione di questo divario senza preconcetti, senza falsi e comodi tentativi di giustificazione, che non giovano certo alla verità e al futuro dell'intero Paese.
E senza toni dispregiativi; fare autocritica significa ammettere che molti errori sono stati commessi sia dai Governi nazionali, sia soprattutto dalle amministrazioni locali, non sempre in grado di allinearsi ai progetti, alle esperienze, ai risultati delle regioni del nord.
Ma significa anche fare tesoro del passato per non ripeterlo.
La terra del sud soffre di differenze economiche, sociali, strutturali che non sono più ammissibili.
Certamente il federalismo potrà essere il banco di prova che il nord attende dal sud. Per questo il Mezzogiorno dovrà fare tesoro di questa opportunità per provare, con fatti concreti, che non vive a rimorchio, che non pesa sul bilancio nazionale, ma, viceversa che ha tutte le capacità di contribuire a fare crescere la ricchezza dell'intero Paese.
Il sud deve avere l'orgoglio di mostrare quello che di buono sa fare e realizzare.
Alla vigilia dell'importante appuntamento del 150° anniversario dell'Unità dobbiamo tutti fare nostro l'insegnamento di Zanotti-Bianco: senza un Mezzogiorno civile capace di autogovernarsi, non si darà compimento al disegno risorgimentale di un'Italia unita.