Il Presidente: Discorsi

"L'Unione Europea e le strategie di stabilizzazione politica e sociale dei Paesi extraeuropei del Mediterraneo"

Intervento del Presidente del Senato, Renato Schifani in Sala Zuccari, in occasione del secondo colloquio annuale delle Fondazioni Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer

18 Aprile 2012

Signor Presidente della Repubblica,
Autorità, Signore e Signori,
È con grande piacere che ho accolto l'invito del presidente Frattini di ospitare in Senato questa importante iniziativa.
Un'iniziativa organizzata da Fondazioni intitolate a due grandi leader, a due Padri fondatori della nostra Europa, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi.
La costruzione europea fu avviata per superare l'inimicizia fra popoli che per secoli si erano combattuti.
Trovo importante che proprio nel segno di quella lezione ci troviamo oggi a discutere dei rapporti tra le due sponde del Mediterraneo.
Condividiamo finalità e sfide economiche e sociali comuni, condividiamo e un mare da sempre ponte di scambi che hanno fondato le ricchezze delle nostre civiltà.
E tuttavia oggi le nostre relazioni finanziarie e politiche non hanno ancora raggiunto un livello adeguato alla grandezza di questa lunga storia e alle sfide del presente.
L'interscambio tra Unione europea e i Paesi della sponda sud è meno del cinque per cento del totale dell'import/export dell'Unione.
Di fronte alla crisi economica, che ha radici profonde e alle grandi competizioni di un mondo globalizzato, la reazione sembra essere piuttosto quella della chiusura, della diffidenza.
Ma l'obiettivo primario per le classi dirigenti dei nostri Paesi deve essere oggi invece quello di sostituire l'ostilità con la fiducia e la solidarietà.
Fiducia e solidarietà che sono alla base della costruzione europea e che devono essere anche valori fondanti di una più feconda integrazione delle due sponde del Mediterraneo, in un contesto di pace e sicurezza.
In questa prospettiva la stagione aperta dalle cosiddette primavere arabe, dal risveglio che ha attraversato tanti Paesi amici e a noi vicini, costituisce, deve costituire, una straordinaria opportunità per l'Italia e per l'Europa.
Si è incrinata quella «comoda equazione - come ha ben ricordato Lei, Presidente Napolitano - fra immobilismo e stabilità» e nuovi ceti politici e sociali si sono affacciati in un dibattito pubblico sempre più aperto.
Dobbiamo essere consapevoli, noi europei, che non si potrà tornare indietro.
Dobbiamo quindi guardare con piena apertura e senza diffidenza ad un processo democratico che si deve svolgere liberamente nella prospettiva di una progressiva stabilizzazione delle nuove istituzioni, nel rispetto della tutela dei diritti inviolabili dell'uomo, primo fra tutti della libertà - a partire da quella di culto - e della tolleranza.
Dobbiamo tendere senza riserve ad uno spazio condiviso di giustizia, che riunisca le due sponde del Mediterraneo nel segno di una storia comune, ma anche della condivisione di interessi essenziali e princìpi fondamentali.
Oggi ci troviamo a fare i conti con una crisi economica che produce e rinnova tensioni. Le viviamo nella nostra stessa Unione europea, tra Paesi capaci di rafforzarsi all'interno dei vincoli imposti dall'appartenenza della moneta unica, e Paesi che stanno sperimentando invece bassa crescita e disoccupazione.
Ma sono contrasti che segnano drammaticamente anche l'attualità di tanti Paesi della sponda sud.
Se non si sarà capaci di fornire posti di lavoro, nuove opportunità e migliori condizioni di vita, tutti i risultati in termini di sviluppo democratico e sociale, potrebbero essere messi in discussione.
Sarebbe questo il fallimento delle nuove leadership che stanno emergendo dalle primavere arabe, ma sarebbe anche una sconfitta dell'Europa, le cui prospettive di sviluppo e di sicurezza sono oggi più che mai legate alla creazione di un solido spazio di pace e prosperità nella regione euromediterranea.
L'Italia si sta impegnando con vigore e rigore all'interno dell'Unione per incrementare le risorse della politica di vicinato e per orientarle con maggiore decisione verso i Paesi partner della sponda sud del Mediterraneo.
L'Aula di Palazzo Madama esaminerà proprio tra oggi e domani una risoluzione, approvata dall'unanimità della Commissione affari esteri, che, nella definizione del nuovo quadro finanziario pluriennale dell'Unione, vuole marcare la necessità di incrementare le risorse destinate a sostenere la politica europea di vicinato.
Risoluzione che vuole assicurare da parte dell'Unione europea un impegno finanziario proporzionato alle sfide da affrontare e soprattutto garantire che, nella distribuzione di tali risorse, venga mantenuto il criterio di attribuzione dei due terzi del totale ai Paesi mediterranei.
Ma se questo è e dovrà essere sempre più il vincolo europeo, appare tuttavia essenziale la prosecuzione da parte dei Paesi arabi di quel processo di riforme finanziarie e sociali per un chiaro rilancio delle economie di quei Paesi e per potere garantire certezze agli investitori, nella prospettiva di una sempre maggiore integrazione di questo spazio comune.
Anche in questo campo l'Italia vuole essere in prima fila e svolgere pienamente un ruolo propositivo e di stimolo sia a livello europeo, sia nei rapporti bilaterali.
Devo ringraziare ancora le Fondazioni per aver organizzato questo evento.
Saluto la presenza del Presidente Gemayel e colgo l'occasione per manifestare la mia preoccupazione per il grave deteriorarsi della situazione in Siria, che potrebbe portare ad una più generale destabilizzazione dell'intera regione, proprio in un momento di grandi speranze.
È compito oggi dell'Europa assecondare quanto più possibile il processo di sviluppo sociale che deve divenire anche economico della regione, per dare una prospettiva sicura e un solido fondamento alla costruzione di nuove istituzioni democratiche.
Con questi sentimenti e questi auspici auguro a tutti voi buon lavoro.


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