Il Presidente: Discorsi

Cerimonia per la riapertura al pubblico della storica sede della "Catena" dell'Archivio di Stato di Palermo

17 Aprile 2010

Autorità, Signore e Signori, sono particolarmente lieto di essere oggi con voi a inaugurare la sede originaria dell'Archivio di Stato di Palermo in Santa Maria della Catena che, dopo un intervento di riqualificazione, è stata restituita al suo originale splendore.

Dall'inizio del secolo XIX, infatti, sono stati riuniti qui gli "archivi aboliti" del Regno di Sicilia e la documentazione delle amministrazioni del Regno delle due Sicilie. La legge istitutiva del 1843 ha definitivamente sancito questa consuetudine. La sede successiva, quella di Santa Maria degli Angeli, detta la Gancia, è stata poi scelta sia per problemi di carenza di spazi che per vicinanza. Oggi l'Archivio di Stato torna a vivere nel suo originario luogo di appartenenza. Santa Maria della Catena era in passato il Convento dei padri teatini, attiguo alla Chiesa della Catena, grande esempio di opera rinascimentale palermitana e celebre per storia e tradizioni. Nell'archivio sono raccolti, fra gli altri, atti prodotti dagli organi e dalle magistrature del Regno di Sicilia di cui Palermo era la capitale, archivi notarili precedenti all'ultimo secolo, archivi degli enti ecclesiastici e delle corporazioni religiose soppresse i cui beni furono confiscati dallo Stato. Sono qui custoditi i documenti di tutti gli uffici centrali, quelli prima del Regno di Sicilia sotto le dominazioni Normanne, Sveve, Angioine, Aragonesi, poi dal 1412 durante il Viceregno e dal 1816 della luogotenenza del Regno di Napoli. Nell'Archivio è conservato anche il primo documento su carta di tutta Europa, e cioè una lettera del 1109 scritta dalla contessa Adelasia, terza moglie di Ruggero I. La contessa non aveva utilizzato la pregiata pergamena, ma la carta di fabbricazione araba.

Mi piace pensare a questo luogo come ad un poliedrico crocevia di uomini e culture, che offre una straordinaria testimonianza sia dei momenti di grandezza che di quelli di quotidianità del vivere umano. In un'epoca storica, la nostra, caratterizzata dall'utilizzo del computer e di mezzi di comunicazione virtuale, torna a farsi sentire in ciascuno di noi la nostalgia della carta. Quante volte, nel prendere in mano un libro lo abbiamo sfogliato come se fosse materia viva, capace di darci non solo cultura, arricchimento, nozioni, ma anche un senso di tangibile fisicità. Credo sia fondamentale, per noi e ancor più per le generazioni future, continuare a conservare il materiale cartaceo che è testimone della storia dell'umanità e che mai potrà essere reso obsoleto dall'avvento dei tanti mezzi moderni. Particolarmente significativa è, in tal senso, la definizione che viene data dell'Archivio. "Uno scrigno di storia che contiene tesori inestimabili" e che ha al suo interno ben 50 km di documenti. E' la storia della Sicilia, del resto, ad essere uno scrigno straordinario di diverse civiltà e diverse culture. La nostra terra, per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, è stata visitata e abitata da tanti popoli diversi, dai Fenici ai Greci, dai Romani agli Svevi, dagli Angioini agli Aragonesi. Ognuno di loro ha contribuito alla fusione di culture, razze, tradizioni, luoghi architettonici tra loro differenti. La Sicilia ha infatti conosciuto il fenomeno dell'immigrazione più in profondità di altre regioni italiane, accogliendo le diversità e rendendole armoniche fra di loro. Da siciliani possiamo dire con orgoglio di aver saputo comprendere e valorizzare già da secoli il significato pieno e totale della parola integrazione. Questa è la storia racchiusa nel nostro Archivio.

Le pergamene più antiche custodite in questa splendida cornice sono di lingua greca e araba e testimoniano al contempo un'epoca lontana ma profondamente attuale e fondamentale per l'intero Mare Nostrum. La produzione e la corretta conservazione del patrimonio documentario sono sempre state una esigenza primaria delle civiltà umane. Lo confermano le grandi biblioteche dell'antichità, come quella di Alessandria d'Egitto e il lavoro svolto nel Medioevo dagli amanuensi per proteggere e tramandare alle generazioni future tanti preziosi codici e libri, che sarebbero andati altrimenti dispersi. In Sicilia l'esigenza di proteggere e custodire il grande patrimonio di documenti esistenti, con la nascita di una vera e propria amministrazione archivistica, era iniziata nella seconda metà del XVIII secolo. Nel 1792 il Viceré aveva richiesto al Governo la creazione di un Archivio Reale, che comprendesse anche atti amministrativi di proprietà dei privati. Così nacque l'Archivio del Tribunale del Regio Patrimonio, e dopo l'introduzione della Costituzione siciliana del 1812, si decise di costituire un Archivio Generale. La validità di quella giusta intuizione è oggi davanti agli occhi di tutti. L'Archivio di Stato di Palermo ospita anche la scuola Archivistica Paleografica e Diplomatica che forma generazioni di giovani archivisti e tramanda questa preziosa arte. La carta, i libri, ma anche i documenti. Una fonte di perenne nutrimento dello spirito, da tesaurizzare in quei periodi di "carestia spirituale" e assenza di civiltà e sempre fondamentale per la crescita, l'armonioso sviluppo, la pace delle nazioni e degli uomini. Guardare alla storia, alle nostre radici, significa avere la consapevolezza di possedere un patrimonio di inestimabile valore, dal quale attingere per accrescere la nostra conoscenza. Molto del materiale cartaceo è stato trasferito sul sito dell'Archivio. Il passato rivive attraverso il processo di digitalizzazione, una sala virtuale di lettura accessibile a tutti da casa. E' giusto che passato e futuro si integrino e camminino fianco a fianco in un percorso nel quale progresso e modernizzazione diventano strumento di arricchimento per una umanità sempre più consapevole della propria identità.



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