Presentazione del libro "A duello con la politica"
11 Giugno 2009
Autorità, Signore e Signori,
il libro di Mauro Forno, che ha vinto il premio, intitolato a Ettore Tito, è dedicato proprio all'origine ed ai primi sviluppi della stampa parlamentare del nostro Paese.
Essa trovava fondamento nell'articolo 52 dello Statuto albertino, secondo il quale "Le sedute delle Camere sono pubbliche".
La pubblicità dei lavori, l'accesso dei giornalisti in un'apposita tribuna, la redazione di resoconti stenografici e poi sommari sono stati, infatti, il vero volano della creazione di un'opinione pubblica, capace di seguire gli eventi della politica.
Certo, allora la conoscenza era di un'opinione pubblica ristretta, ma attiva e interessata, di poche migliaia di persone che per censo godevano del diritto di voto e avevano le possibilità economiche di acquistare un quotidiano.
Le istituzioni parlamentari sono la vera novità dello Statuto albertino: da un potere assoluto che agiva in segreto si passa nel 1848 all'arena pubblica rappresentata dal Parlamento, che diviene così il vero epicentro della vita politica pubblica, il "foro della nazione", secondo l'efficace espressione utilizzata da Federico De Roberto.
Il giornalismo politico nasce in Italia come giornalismo parlamentare: la tribuna della stampa è la vera palestra del giornalista politico, e sono i lavori parlamentari a influenzare l'impostazione dei primi giornali nazionali.
E proprio per alimentare in modo continuo e corretto le pagine dei giornali, le amministrazioni delle camere introdussero la pratica del resoconto "sommario", distribuito in bozze ai giornalisti.
I resoconti ancora oggi sono la fonte primaria di un'informazione accurata ed attenta.
Oggi la tecnologia ci mette a disposizione strumenti per un'informazione tempestiva e completa; ed è un impegno continuo delle nostre amministrazioni affinare l'uso di questi mezzi - a partire dal sito internet e dal canale satellitare - per garantire la corretta pubblicità dei lavori, un principio sancito dalla nostra Costituzione.
Ma tutto ciò non può sostituire l'attività dei giornalisti, in particolare di quelli della stampa parlamentare che, grazie all'accesso alle tribune e ai nostri palazzi, possono cogliere appieno tutte le sfumature dei dibattiti e dei confronti politici.
Il libro contiene una completa ed efficace rassegna di casi e vicende, di un ambiente complesso, fortemente competitivo.
Questa frequentazione giornaliera dei palazzi parlamentari, legata alla consapevolezza di sentirsi "parte della storia che si sta scrivendo", era allora, come oggi, una sfida per lo sviluppo di un giornalismo indipendente.
Forno ci racconta di giornalisti che, anche grazie alla loro conoscenza dei meccanismi parlamentari, diventarono politici di professione, e di personaggi che dagli scranni parlamentari si ritrovarono ad essere editorialisti e direttori di giornale.
Ma, soprattutto, il suo contributo ricostruisce il nascere ed l'affinarsi delle regole che oggi scandiscono l'andamento dei nostri lavori.
Sono ben ricostruiti, nel volume, i momenti di tensione e di crisi del parlamentarismo del secolo scorso: dall'emergere dello scandalo della Banca romana alle ripetute campagne giornalistiche contro l'assenteismo dei deputati e dei senatori.
È interessante notare come, secondo i dati della stampa di allora, la presenza dei senatori in Aula si attestasse, tra il 1874 e il 1886, su un valore medio del 21 per cento.
Forno chiude il suo libro alla vigilia di una nuova fase, segnata da rapporti più maturi e costruttivi tra potere legislativo e stampa parlamentare.
Figura centrale di questa evoluzione fu il Presidente della Camera Giuseppe Zanardelli, sotto la cui presidenza nacque la consuetudine, alla quale ormai tutti siamo affezionati, della cerimonia del ventaglio.
Zanardelli affermò che "quando la Camera non siede, è alla stampa, e quindi in particolare a quella parlamentare, la quale non cessa mai la sua azione, che si trasmette il governo di uno Stato".
Il più maturo rapporto tra politica e stampa ebbe, nell'anno successivo, il suo suggello formale con la consegna di un ventaglio allo stesso Zanardelli.
Allora l'aula della Camera aveva dei gravissimi problemi strutturali e di natura termica che ne imposero il completo rifacimento nelle forme che oggi vediamo.
Questo fatto è all'origine della consuetudine, alla vigilia della pausa estiva, della consegna del ventaglio.
Oggi siamo consapevoli che i resoconti parlamentari non costituiscono più, come alla fine del XIX secolo, la parte prevalente dell'informazione economica e politica dei giornali.
E tuttavia rimane per il Parlamento una sfida essenziale quella di fare della pubblicità dei suoi lavori, della trasparenza, un elemento fondamentale per un'opinione pubblica informata e capace di comprendere.
Vi è, oggi, un ruolo più incisivo e autorevole del Parlamento.
L'esperienza europea più recente mostra che la via delle riforme passa - prevalentemente - per il rafforzamento delle funzioni parlamentari; è questo, ad esempio, il cuore della profonda riforma della Costituzione francese approvata nel 2008.
E' il Parlamento europeo, poi, l'istituzione che più si avvantaggia delle modifiche introdotte dal Trattato di Lisbona, la cui entrata in vigore tutti auspichiamo prossima.
Presso la nostra Assemblea, un percorso di riflessione condivisa sulle riforme necessarie inizia, finalmente, a prendere corpo.
Un esame congiunto di modifica al nostro Regolamento è stato avviato, nei mesi scorsi, dalla Giunta competente.
Buona parte delle proposte, presentate sia dalle forze politiche di maggioranza che da quelle di opposizione, concorda nell'attribuire funzioni di grande rilievo a figure rappresentative dell'opposizione parlamentare.
Il percorso già avviato delle riforme ai Regolamenti parlamentari va inserito, però, in un quadro più ampio di aggiornamento e revisione della nostra Carta costituzionale.
Sono numerose le priorità di riforma che vedono una sostanziale convergenza fra tutte le principali forze politiche: dal superamento del bicameralismo perfetto alla riduzione del numero dei parlamentari, dalla semplificazione e velocizzazione dei procedimenti legislativi al rafforzamento della posizione costituzionale del Governo.
Esecutivo che deve essere bilanciato da adeguati meccanismi costituzionali e regolamentari a tutela delle forze parlamentari di opposizione.
Sono riforme parlamentari non più differibili.
Il bicameralismo perfetto può essere superato attuando finalmente le istanze più avanzate del dibattito costituente del 1947, mantenendo due Assemblee forti - ridotte nel numero dei componenti - e con una intelligente differenziazione delle loro funzioni.
Potrebbe essere utile, allora, attribuire alla competenza del Senato ogni attività diversa dalla produzione legislativa direttamente connessa all'attuazione del programma di Governo, che rimarrebbe invece riservata alla sola Camera dei deputati.
Il Senato della Repubblica acquisirebbe la funzione determinante di garantire la partecipazione delle regioni e degli enti locali alle grandi scelte che riguardano l'allocazione delle risorse finanziarie e la distribuzione delle competenze tra centro e periferia.
La presenza di una Camera di rappresentanza e compensazione degli interessi regionali e locali costituirebbe, inoltre, la migliore garanzia che crei, con modalità equilibrate e solidali tra le diverse aree del Paese, l'evoluzione verso una fiscalità di tipo "federale", nel quadro della doverosa attuazione dell'articolo 119 della Costituzione.
L'opinione pubblica manifesta sempre più chiaramente l'urgenza di adeguare le Istituzioni democratiche.
E' nostro dovere offrire una risposta esauriente a questa richiesta, anche per contrastare con efficacia un crescente spirito antiparlamentare che, periodicamente ricorrente nella storia del nostro Paese, si alimenta di una rappresentazione delle Assemblee come circoli chiusi e autoreferenziali, arroccate intorno ai privilegi di una "casta".
Le Assemblee devono tornare ad essere il vero epicentro della vita politica, quel "foro della nazione" di cui parlava De Roberto.
Su questo fronte siamo impegnati ogni giorno, in una sfida che vede, tra i suoi protagonisti, anche voi giornalisti e studiosi.
Da voi la classe politica ed il Parlamento attende preziosi contributi di riflessione ed un'opera costante di stimolo all'azione concreta.