Master in Parlamento e Politiche Pubbliche
7 Novembre 2012
Magnifico Rettore, Professori, Colleghi e cari Studenti,
l'inaugurazione del Master in Parlamento e Politiche Pubbliche è una tradizione che si rinnova anno dopo anno, legislatura dopo legislatura. Per usare un termine parlamentare è una prassi.
E il Parlamento vive di prassi, di consuetudini sulle quali si sono costruite nel tempo gran parte delle regole che ne disciplinano l'attività. Nel quadro dei principi costituzionali e nel rispetto dei regolamenti, consuetudine e prassi applicative rivestono un ruolo essenziale nel garantire stabilità, certezza e prevedibilità all'andamento dei lavori parlamentari.
Del resto, al cospetto delle Camere si pongono questioni sempre nuove determinate dalle contingenze economiche e sociali, in un contesto segnato da dinamiche politiche in continua evoluzione. Per cogliere questa articolata realtà credo è utile e corretto l'approccio interdisciplinare del percorso di studi che voi, cari studenti, oggi intraprendete. Un inizio che coincide con la fase finale della legislatura.
Cinque anni intensi, vissuti in un luogo - il Parlamento - che, nonostante tutti i cambiamenti, la complessità di un mondo e di un sistema sempre più articolato e complesso, mantiene la sua centralità nel panorama istituzionale italiano. Ed è il primo insegnamento che mi sembra di poter trarre da questi anni nei quali ho avuto il privilegio di ricoprire la carica di Presidente del Senato.
Siamo di fronte alle sfide poste da una crisi finanziaria e poi economica che ha colpito duramente l'Europa e il nostro Paese, imponendo risposte rapide, fatte anche di riforme incisive e spesso impopolari, che hanno messo e mettono in discussione istituti e sistemi consolidati.
Le Camere, e in particolare i procedimenti parlamentari, hanno mostrato la loro vitalità innanzitutto quale strumento essenziale di semplificazione. Il procedimento parlamentare ha provato la sua profonda capacità di incanalare, nonostante tutto, la complessità delle esigenze, verso un approdo unificante. Continua a muoversi nel rispetto del libero confronto, attraverso il contraddittorio, tra le forze politiche e persino al loro interno: si tratta di una preziosa sfumatura del carattere irriducibilmente pluralistico che caratterizza la nostra moderna società democratica.
In questa sua funzione il Parlamento, oggi più di ieri, ha bisogno di avvalersi di competenze capaci di aiutare la politica nelle sue scelte. Ne discende l'importanza della formazione di una burocrazia parlamentare indipendente ed autorevole all'altezza di queste sfide.
La complessità di un sistema in cui le scelte del legislatore e gli orientamenti delle politiche pubbliche sono sempre più condizionati da fattori esterni, richiede un rinnovato sforzo di autorevolezza, capacità culturale e scientifica da parte delle burocrazie parlamentari.
Il primo banco di prova che ci attende sarà la creazione di quell'organismo indipendente "per l'analisi di finanza pubblica" che abbiamo voluto incardinare presso le Camere, con scelta consapevole, cristallizzata nella legge di revisione dell'articolo 81 della Costituzione. Questo organismo dovrà rappresentare un'evoluzione delle attuali strutture parlamentari, valorizzando le esperienze acquisite nel delicato campo della finanza pubblica.
La revisione dell'articolo 81 ha esplicitato con chiarezza nel testo della nostra Carta fondamentale, il principio del pareggio del bilancio. Si tratta di una riforma decisiva di cui - come ha ricordato nei giorni scorsi il Capo dello Stato - "non si è forse ancora ben apprezzata l'importanza e le sue implicazioni in materia di controllo della finanza pubblica". Una scelta costituzionale che abbiamo compiuto con grande consapevolezza e in autonomia, in coerenza con la tradizione europeista del nostro Paese, nel processo di costruzione di una vera Unione economica e monetaria.
Oggi, la garanzia del rispetto del nuovo articolo 81 rappresenta pertanto una sfida fondamentale per il Parlamento nazionale e i suoi funzionari; il nuovo organismo, infatti, dovrà essere anche capace di elaborare complesse analisi tecniche, necessarie per la valutazione dell'osservanza delle regole di bilancio, in un intreccio sempre più articolato tra livello nazionale e livello europeo.
In questa prospettiva, dovremo più in generale dedicare una crescente attenzione alla definizione delle politiche europee e della legislazione dell'Unione. Come sapete i Parlamenti nazionali sono chiamati, nel contesto dell'Unione europea, a partecipare sempre più attivamente, sia attraverso la forma della cooperazione parlamentare, sia nella fase ascendente, alla formazione del diritto dell'Unione. Sulla base di una proficua prassi avviata nella passata legislatura, il Senato oggi è tra le prime Camere in Europa per contributi inviati alle istituzioni comunitarie; si è dunque sviluppato un dialogo politico sempre più fecondo ed efficace.
Questi nuovi compiti e impegni del Parlamento sono anche sfide per l'organizzazione della nostra Amministrazione. Siamo tutti impegnati, sia a livello politico sia a livello amministrativo, in uno sforzo di complessiva riforma e razionalizzazione dell'Amministrazione. Una riforma che, nel rispetto delle generali esigenze di contenimento della spesa pubblica, sappia comunque valorizzare le migliori esperienze e salvaguardare l'altissimo livello di competenza che è uno dei caratteri che distinguono da sempre l'Amministrazione del Senato.
Questa legislatura si sta chiudendo anche nel segno di un'importante revisione del nostro Regolamento parlamentare che approda proprio in questi giorni all'attenzione dell'Aula. Si tratta di una riforma che tocca un nodo nevralgico della nostra Assemblea: il ruolo e la disciplina dei Gruppi parlamentari. I Gruppi, da sempre fondamentale momento di snodo tra politica e istituzioni rappresentative, saranno soggetti ad oneri di rendicontazione delle loro spese. Se ne pubblicheranno e renderanno conoscibili i regolamenti, visibile il funzionamento. Così facendo si preparerà il campo a più larghe e sistemiche riforme delle regole che presiedono alla vita della nostra Assemblea, garantendo da subito trasparenza, correttezza di gestione e buon andamento nelle loro attività.
Sebbene la dottrina abbia parlato, "di disciplina di contorno", ritengo che questa riforma costituisca un decisivo passo per rinsaldare il rapporto tra cittadini e Senatori. Ci si muove, insomma, nella direzione di un Parlamento sempre più "casa di vetro", aperto cioè allo sguardo esterno. Certo, resta il rimpianto di non essere riusciti, come pure avrei sperato, a portare a compimento una più organica revisione dei nostri regolamenti, a 40 anni dalla storica riforma del 1971. Credo tuttavia che il paziente e lungo lavoro svolto in questi anni, anche sotto traccia e con il profilarsi di un ampio consenso in seno alla Giunta del Regolamento, potrà essere utilmente ripreso e concluso, divenendo il punto di partenza per un riassetto complessivo delle regole del Senato della Repubblica.
Siamo alle ultime battute di una legislatura densa di avvenimenti e ricca di cambiamenti, anche sostanziali. Ma un ulteriore fondamentale impegno è di fronte a noi: la definizione di nuove regole per il prossimo confronto elettorale. E' una questione essenziale che merita di essere risolta e sulla quale mi auguro di possa trovare, nonostante le difficoltà di questi giorni, un'ampia e costruttiva convergenza parlamentare. Per essere all'altezza degli importanti appuntamenti storici che l'Italia dovrà affrontare anche in Europa nei prossimi anni.