Il Presidente: Discorsi

Cerimonia per la consegna della nave da Crociera Azura

26 Marzo 2010

Autorità, Signore e Signori, la cerimonia di consegna di Azura è una occasione che ci consente, tutti insieme, di celebrare l'ennesimo successo della nostra industria cantieristica, della nostra grande tradizione industriale e manifatturiera italiana, così efficacemente rappresentata dalla FINCANTIERI.

La Nazione è quindi orgogliosa del vostro spirito che nella manifattura si esprime e che esalta l'impegno, la maestria e il genio della nostra Patria. Il nostro è un Paese con 7.500 chilometri di costa, proteso in un mare che per secoli ha rappresentato il punto di passaggio delle principali rotte commerciali. La nostra tradizione, dall'antica Roma alle Repubbliche marinare continua a trarre dal mare linfa vitale per la propria economia. Questa esperienza ci ha insegnato che qualsiasi comunità ha da sempre fondato le proprie fortune sull'apertura all'estero: la chiusura o il protezionismo non possono essere la soluzione dei nostri problemi, anzi, ne sono spesso la causa; non dimentichiamolo mai. La nave Azura, la vostra nuova ammiraglia, è il perfetto connubio tra l'alta tecnologia e l'eleganza dello stile italiano. E' adatta ad un mercato caratterizzato da una clientela particolarmente esigente ed elegante.

Anche questo è un piccolo segnale che si aggiunge ai diversi indicatori che cominciano a volgere verso il segno positivo. La più grave crisi economica del dopoguerra è, perlomeno nei suoi tratti più gravi e patologici, alle nostre spalle. Si inizia infatti ad intravedere la luce di una ripresa stabile e sostenibile nell'intero scenario internazionale. La crisi ha avuto la sua genesi nelle imprudenti speculazioni di grandi banche ed istituzioni finanziarie. Allo stesso tempo, non è stato il mondo industriale quello che più ha beneficiato degli ampi sostegni messi in campo dai governi di tutto il mondo, eppure sarà compito dell'industria, quindi anche vostro, risollevare le sorti dell'economia nazionale. Ma è sempre stato così e so che lo sarà ancora, perché la remunerazione del lavoro non è solo il salario o il profitto, ma anche il piacere di creare dei capolavori, di trasformare ciò che la natura ci regala, di lasciare un segno tangibile e permanente delle capacità personali, di migliorare la qualità della vita di chi utilizza i vostri manufatti.

Luigi Einaudi sosteneva che "l'etica è fondamentale al capitalismo, per far sì che esso non dia luogo ad una consorteria di pochi, ma si traduca in un effettivo motore di crescita e di miglioramento della qualità della vita per tutti". È un pensiero di straordinaria attualità pur essendo trascorso più di mezzo secolo, anche se da allora il circuito economico si è trasformato in una realtà molto più complessa, variabile e multipolare.

In molte parti d'Italia esistono numerose eccellenze produttive che non si rassegnano alla retorica del declino e si affidano invece al coraggio, al rigore, alla responsabilità. Fincantieri è tra queste, uno dei maggiori gruppi del pianeta, attivo nella progettazione e costruzione di navi mercantili e militari, mostrando numeri da record. È su realtà come voi che si regge il benessere economico nazionale. Grazie a voi possiamo ancora giocare un ruolo da protagonisti sul mercato mondiale, un ruolo che rivestiamo senza timore di essere sopraffatti da economie che puntano anche sul contenimento dei costi, perché sappiamo di avere dalla nostra parte la forza di una sapienza tecnica, di un estro, di un gusto artistico che abbiamo affinato in secoli di storia. I nostri prodotti, i vostri prodotti, sono il segno tangibile del genio italiano. Quello che realizzate è vostro ma è anche della Nazione tutta. Nella preziosa eredità fatta di persone, navi, conoscenze, professionalità, stratificatesi nel corso dei secoli e che voi avete il merito di incarnare, si rinviene il fondamento della vostra progettualità e della vostra manualità. Quello che per voi è bagaglio culturale o tecnico, per il popolo italiano nel suo complesso è parte integrante della sua identità di popolo anche marinaro.

Proprio i successi che sta realizzando Fincantieri devono farci riflettere sull'importanza di avere un apparato industriale completo, esteso, diversificato, una manifattura che dopo quella tedesca è la seconda in Europa per importanza, peso sull'economia, vocazione esportatrice. Soltanto una manifattura solida è garanzia di un'economia solida, come ci ha insegnato la recente esperienza della crisi finanziaria. La nostra industria manifatturiera, pur non disponendo dei capitali e delle capacità organizzative di quella tedesca, brilla in virtù della qualità e della dedizione delle maestranze, del coraggio e dell'impegno di tanti imprenditori che fanno onore ad un marchio - il made in Italy - che è da tutti riconosciuto come sinonimo di qualità e maestria.

Il vostro esempio insegna tanto alla Nazione. Ci insegna l'importanza - anche per il successo di imprese di grandi dimensioni come la vostra - della fattiva e vitale collaborazione delle numerose aziende dell'indotto che forniscono i semi-lavorati o i componenti per la costruzione delle vostre navi. Sono imprese che vanno tutelate dalla eccessiva pressione del fisco, dalle pastoie della burocrazia, dalla talvolta insufficiente attenzione delle banche. Solo attorno al vostro cantiere ruota un numero elevatissimo di piccole e medie imprese, oltre 500 aziende del Friuli Venezia-Giulia. La forza del nostro Paese risiede proprio nella moltitudine di queste imprese, spesso a conduzione familiare o comunque riconducibili alla guida di famiglie. Esse rappresentano un presidio sia in termini sociali che di solidarietà, poiché sono in condizione di effettuare rapide azioni di adattamento al mutare del quadro economico.

Il vostro esempio ci insegna che lo Stato può ancora giocare un ruolo da protagonista nell'economia nazionale operando come un qualsiasi azionista privato di importanti e strategiche imprese nazionali. Perché non è la natura del proprietario che di per sé qualifica come buona o cattiva la proprietà d'impresa, ma è la capacità di stare e agire nel mercato secondo le sue proprie regole, con correttezza, capacità e lungimiranza. Non è la proprietà pubblica il problema, soprattutto in imprese aventi chiara valenza strategica, ma l'operare al di fuori delle regole di mercato in virtù di posizioni di predominio, fino al monopolio, pubblico o privato che sia. Allo Stato spetta il compito, altrettanto importante, di garantire alle imprese, soprattutto a quelle che operano in situazioni difficili, la massima efficienza del contesto economico, con adeguate infrastrutture, servizi idonei ed efficaci, buona amministrazione.

Il vostro esempio ci insegna, ancora, che ogni dottrina economica va adeguata alle concrete realtà economiche e alle situazioni contingenti. Lo Stato ha fornito sostegno all'industria cantieristica nazionale negli anni settanta e ottanta, quando l'affermarsi sul mercato di temibili competitori rischiava di mettere per sempre fuori mercato la nostra storica produzione navale. Gli aiuti alla ristrutturazione, all'ammodernamento, certo anche allo snellimento del settore, si sono rivelati indispensabili per superare le fasi più critiche, per consentire alle nostre imprese di riorganizzarsi, per mantenere le quote di mercato dalle quali si è potuto ripartire con rinnovato slancio. Perché la politica industriale, se avvertita e lungimirante, è tuttora indispensabile. E in questo ambito non va nemmeno trascurato il ruolo rivestito dal sistema degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione ha garantito la tutela del reddito di quei lavoratori che situazioni contingenti o necessità di riorganizzazione hanno allontanato dal mondo produttivo; ha preservato la coesione sociale e la dignità di ciascuna persona; ha consentito alle imprese di superare le fasi più critiche e di ristrutturarsi senza perdere quel patrimonio di competenze, di maestria, di senso del dovere e di fedeltà che sono il vero patrimonio di qualsiasi impresa.

Il bene vero dell'impresa non è disgiunto dal vero interesse della società per un'economia al servizio dell'uomo. Occorre sempre salvaguardare la persona nella sua dignità di vita e nella sua ineludibile esigenza di poter esprimere la propria capacità di incidere, lavorando, sul mondo che ci circonda. I vostri sforzi che oggi giungono a compimento ne sono un fulgido esempio.

Rivolgo quindi un appello a compiere scelte politiche che contemperino le esigenze delle imprese con quelle, materiali e spirituali, dell'uomo-lavoratore: si tratta di un obbligo morale per l'uomo che ha responsabilità di governo, così come è dovere dei capitani d'azienda individuare e seguire sempre i percorsi industriali che consentano di rispettare la dignità e i bisogni di coloro che alle imprese dedicano le proprie energie. Governo, regione, sindacati, impresa devono trovare soluzioni che, rifuggendo comunque dal mero assistenzialismo, consentano di tutelare l'occupazione dei lavoratori. Ciò è necessario sia nell'ottica più generale di un'economia al servizio dell'uomo, sia considerando la peculiare situazione di Regioni con poche prospettive di riassorbimento della manodopera espulsa dal mondo produttivo.

Fincantieri è un'azienda capace di far convivere tradizione ed innovazione, capace di fornire risposte di eccellente livello alle esigenze sempre più raffinate e complesse alle quali devono rispondere quelle immense città galleggianti che ormai sono le navi da crociera. Il fatto che le più grandi compagnie armatrici di navi da crociera si rivolgano ai vostri cantieri per arricchire la loro flotta è un chiaro, ennesimo segno distintivo del successo che il prodotto italiano riscuote nel mondo.

Il mio saluto rappresenta anche il grazie sentito della Nazione tutta, che è orgogliosa di ciò che sapete produrre. Questa nave, solcando i mari del mondo nei prossimi decenni, sarà una ulteriore testimonianza di quanto la Nostra nazione sa fare. I miei migliori auguri dunque ad Azura e a Fincantieri. Vi ringrazio.



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