Visita alla città di Verona
18 Giugno 2010
Autorità, Signore e Signori,
saluto tutti i presenti in questo splendido palazzo comunale. Verona e il Veneto sono territori di eccellenza sia per la strategica posizione geografica, sia per lo straordinario patrimonio artistico-culturale, essenza e maestosità delle radici storiche di un passato che ancora oggi è attuale. Una terra, quella veneta, costituita da realtà operose, economicamente sviluppate, ricche di risorse e vanto per tutti noi italiani; esempi da seguire e da imitare.
Verona in particolare è una città nella quale le capacità di impresa e di lavoro hanno un'antica tradizione di qualità e impegno. Piccole e medie imprese che nonostante il periodo di crisi, hanno scelto di andare avanti percorrendo la via dell'innovazione, per un ulteriore miglioramento della qualità dei prodotti, e per rinsaldare ulteriormente il rapporto tra aziende e territorio.
Precisione, capacità di individuare i giusti percorsi, cura del dettaglio, sono i principi ai quali i veneti hanno improntato le loro scelte per fronteggiare la crisi che pure li ha duramente colpiti. A causa della difficile situazione economica internazionale, molte imprese venete e il settore del turismo, in linea con l'andamento nazionale, hanno subito una flessione. Ma lo Stato e le imprese hanno saputo lavorare insieme e continuano a farlo, facendo così prevalere una encomiabile capacità di reazione.
E' la grande forza del Veneto e di Verona: quella di non abbattersi e di trovare sempre nuove soluzione per riuscire a riemergere e ritrovare quegli standard che erano stati raggiunti appena pochi anni fa. Certo, il vero sviluppo è strettamente collegato ad un sistema infrastrutturale e logistico efficiente, in virtù del legame tra competitività e infrastrutture.
Viviamo in un sistema di flussi di persone e di merci, la cui mobilità riveste un ruolo importante nell'economia nazionale e mondiale e ha costi elevati. La domanda di trasporto terrestre, aereo, marittimo e fluviale si è intensificata. E' cresciuta non soltanto la mobilità dei passeggeri, ma anche la domanda del trasporto merci. Per essere realmente competitivi, però, bisogna dar vita a un sistema integrato e intermodale, in cui le diverse infrastrutture siano connesse fra loro. In questo senso Verona e il Veneto sono all'avanguardia.
La vostra regione è un territorio centrale sia nell'assetto geografico e economico della penisola, sia nell'equilibrio fra i mercati che si aprono ad Est. La città di Verona è sempre stata considerata un elemento fondamentale di raccordo fra aree geografiche diverse, una "porta" di ingresso per gli scambi da e con altri paesi. Una lunga tradizione caratterizza il vostro impegno nel campo della logistica, intesa nella sua più ampia accezione, sia come trasporto merci che come stockaggio, pianificazione e controllo dei flussi delle stesse. A conferma di ciò, negli anni '60 era stato costruito l'Interporto, il "Quadrante Europa", per creare attività e servizi di sostegno ai traffici nazionali e internazionali di merci, e divenuto poi il Centro Intermodale, una vera e propria "città delle merci", in cui si trovano più di 105 aziende.
Oggi Verona è al primo posto fra gli interporti nazionali e movimenta più di 6 milioni di tonnellate di merci, e circa 20 milioni di tonnellate di merci su strada. Più in generale la Regione Veneto con la realizzazione del Megadistretto Logistico ha investito e puntato sia sulla capacità di integrazione e interconnessione che sulla logistica. Molto importante per lo sviluppo di Verona è naturalmente il Corridoio 1, il Berlino - Palermo, che vede nella galleria del Brennero un tassello fondamentale di sviluppo e modernizzazione e che garantisce una decisa velocizzazione alla circolazione di persone e merci. Anche il Corridoio 5, arteria a rete multimodale Lisbona / Kiev, riveste grande importanza per la Regione e fa parte di uno dei grandi assi ferroviari e autostradali che l'Unione Europea considera prioritari, ma risente oggi di un ritardo nella realizzazione dell'Alta Velocità dopo Brescia. E' importante che sia stato approvato il progetto del tratto Brescia-Verona che mi auguro venga realizzato al più presto.
Verona è anche una realtà che ha saputo valorizzare in modo giusto il fenomeno dell'immigrazione. L'8.4% della popolazione veneta è costituito da stranieri di 168 nazionalità. La maggior parte degli immigrati, sono circa 400 mila, è regolare e i 2/3 si concentrano nelle province più industrializzate, Verona appunto, Vicenza e Treviso. Sono uomini e donne occupati prevalentemente nei settori metalmeccanico ed edilizio e nei servizi alla persona. Molti nel tempo sono divenuti imprenditori, titolari di aziende, soci o amministratori. Il laboratorio del Veneto dimostra che è possibile, anzi doveroso, coniugare legalità e integrazione.
L'immigrazione non deve ricercare o approfondire linee di frattura che indeboliscono la convivenza civile. L'immigrazione va guidata, perchè nessuno possa sentirsi tradito nella propria storia, nella propria cultura ed identità. Non si tratta di essere buoni o cattivi. Questa semplificazione crea contrapposizioni politiche che possono alimentare tensioni sociali. Viceversa è giusto riconoscere diritti e tutele, ma anche chiedere rispetto per le tradizioni del nostro Paese, nonchè rigorosa osservanza delle leggi vigenti.
Non serve fare dell'immigrazione l'oggetto di teorie astratte. I cittadini che vivono situazioni di disagio, preoccupazione e paura vanno innanzitutto compresi. Dalla comprensione della concreta quotidianità vissuta dalle persone può nascere una giusta ed equa reciprocità. Ci sono cittadini extracomunitari che conoscono e rispettano le nostre leggi e vivono in piena concordia con gli altri abitanti; che, grazie alla lungimiranza e alla capacità degli amministratori, ma anche degli stessi abitanti, non sono stati emarginati. Una scelta, questa, accorta e intelligente, che ha impedito l'insorgere di conflitti tra stranieri e veneti, e ha offerto una concreta dimostrazione di come sia possibile realizzare compiutamente i principi di vera integrazione, fondamento di civile e serena convivenza fra genti diverse.
Il ruolo fondamentale della finanza in questo territorio ha reso la città la seconda piazza finanziaria d'Italia. Ma Verona è anche centro di eccellenza per l'università che nel Veneto rappresenta il terzo polo. Un ateneo giovane divenuto autonomo nel 1982, con 8 facoltà e oltre 23 mila iscritti ma che ha raggiunto traguardi rilevantissimi tanto che ad un anno dalla fine degli studi il 70% dei laureati ha già un lavoro, a fronte di una media nazionale del 51%. Un risultato da attribuire anche alla strategia dei veneti di investire sulle attività formative più apprezzate dagli studenti, così come dal mondo del lavoro. Una realtà che è esempio di come un serio e approfondito ciclo di studi sia uno dei percorsi vincenti per superare le difficoltà a tutti note di occupazione lavorativa dei giovani.
La legislatura che stiamo vivendo porterà grandi riforme per il Paese e per le autonomie locali. La prima è quella del federalismo fiscale. I governi locali dovranno necessariamente confrontarsi fra loro nel contenimento dei costi e nel miglioramento della qualità dei servizi da rendere ai cittadini. Il principio dei costi standard imporrà, quindi alle autonomie locali di dotarsi di una sempre più efficiente organizzazione amministrativa che però non dipenderà soltanto da processi di riorganizzazione interna, ma anche da un aggiornamento in termini di modernità dell'assetto organizzativo dei territori.
Sono certo che la vostra Amministrazione che già mette in pratica con grande determinazione e capacità i principi ai quali si ispira questa grande riforma, saprà essere di esempio e traino alla concreta realizzazione di un progetto dal quale dipende l'intero assetto economico del nostro Paese.
Non si deve temere il federalismo e il federalismo non teme l'analisi puntuale e concreta dei suoi costi, così come dei suoi benefici. Il federalismo è una leva dello sviluppo se accompagnato da veri ed efficaci strumenti di responsabilizzazione, soprattutto della spesa. L'attuazione del federalismo si realizza esclusivamente entro il doppio binario della responsabilità e della solidarietà; potremo dire di avere vinto la sfida che questa importante riforma ci pone, soltanto se saremo capaci di garantire ad ogni individuo dell'intero territorio nazionale i suoi diritti fondamentali e le sue libertà costituzionali e se nessuno verrà dimenticato.
Non siamo ancora in possesso di dati ed elementi informativi, anche di carattere statistico, sul reale valore economico della riforma: è questo il limite da più parti segnalato. Potremo esprimere un giudizio complessivo sul federalismo, quando saremo in condizione di quantificare i costi effettivi perchè soltanto allora potranno essere valutati concretamente gli eventuali pregiudizi per i territori economicamente più deboli. Certamente in quel contesto dovrà scattare la solidarietà, uno dei principi fondanti della legge, e di ogni federalismo: solidarietà significherà guardare con attenzione soprattutto alle aree più svantaggiate, aiutarle a superare queste condizioni, dotarle di nuovi strumenti e opportunità che permettano di superare le storiche divisioni.
La tutela e la giusta valorizzazione dei territori si realizzano solo all'interno del patto costituzionale nel solco dell'unità nazionale. I territori vivono dentro la Nazione e sono essi stessi "Nazione", riconoscendosi nei suoi simboli e nella sua storia. Al di fuori della stabilità e della coesione nazionale, nessun interesse locale potrebbe attuarsi in modo efficace. Le nuove articolazioni della rappresentanza - regionale ed europea - sono possibili solo all'interno di un Paese unito e coeso, solidale e capace di costruire il proprio futuro.
Accettare la sfida del federalismo significa non sottrarsi all'appuntamento, con senso di responsabilità, con grande impegno e non avere paura del nuovo.