L'università di fronte alla sfida del cambiamento globale
16 Gennaio 2012
Presidente Scotti, Autorità, illustri Rettori e Professori, cari studenti,
sono veramente lieto di essere con voi in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico della vostra piccola ma dinamica e valida Università che forma professionisti per il mondo che cambia e per le nuove professionalità richieste dal mercato del lavoro. La qualità della formazione che viene impartita in questo Ateneo è confermata dall'alta percentuale di laureati che hanno trovato rapida ed utile collocazione sul mercato del lavoro e che sono poi cresciuti rapidamente in responsabilità gerarchiche aziendali. Tutto questo è dovuto anche alla vostra alta vocazione internazionale, un punto di forza in più di questa Università; vocazione che mai come oggi è così necessaria nel contesto della globalizzazione.
Sono poi particolarmente lieto quando ho l'occasione di rivolgere un pensiero o una riflessione direttamente ai giovani, ed alle istituzioni chiamate al compito, essenziale in ogni comunità, di curare la formazione e salvaguardare la crescita umana e culturale, oltre che tecnica e scientifica dei nostri uomini del futuro.
L'anno che si è chiuso ci ha visti impegnati a contrastare gli effetti, anche sulla situazione politica, di una grave e pervasiva crisi economica. Il sistema finanziario e quello politico ne hanno subito pesanti conseguenze sia sul bilancio pubblico che sull'agenda dei lavori parlamentari, impegnata in continue manovre di aggiustamento finanziario.
La crisi purtroppo non è un fenomeno passeggero, non è una fluttuazione economica: è una discontinuità sistemica, un cambio di passo nell'evoluzione economica del pianeta che ciclicamente può presentarsi. La crisi che stiamo vivendo è figlia della globalizzazione, un evento che genera tante opportunità ma che al tempo stesso modifica tutte le chiavi di lettura tradizionali della realtà, soprattutto economica, attraverso anche una competizione sempre più dura. E che rischia di mettere in serio pericolo la nostra capacità di onorare il debito pubblico che si è accumulato nei decenni trascorsi. Da qui è nata l'esigenza di una ulteriore manovra economica, che ha visto alternarsi al precedente Governo, una nuova formazione tecnica con il sostegno di un'ampia ed inedita maggioranza politica.
Questo Parlamento, consapevole e responsabile, ha saputo operare scelte coraggiose nell'esclusivo interesse del Paese. E in questa fase, mi preme sottolinearlo, abbiamo assistito ad una grande prova di maturità degli italiani.
Altri compiti gravosi e non agevoli attendono Camera e Senato; sono quelli di concorrere alla nuova fase essenziale e decisiva di crescita del Paese. All'aumento della pressione fiscale, deve seguire la riduzione di tutta la spesa pubblica, attraverso scelte che diminuiscano le uscite e creino nuove opportunità di occupazione. E' questa la giusta prospettiva che desidero fortemente si realizzi in un clima sereno, pacato e costruttivo di confronto leale ed autentico.
Quello che si chiede sempre - ma soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo attraversando - è l'abbandono di visioni miopi, è collaborazione, unità di intenti, seppure in un clima di dialettica sempre necessario che è il sale della democrazia, ma che deve essere finalizzato al raggiungimento di obiettivi non più differibili. Una sana contrapposizione, dove non esistano inutili esasperazioni, conduce a risultati positivi attenuando eventuali tensioni sociali; è foriera di un ritrovato clima di coesione sociale. Nessun debito pubblico deve essere ereditato dalle nuove generazioni: gli italiani si stringono nei sacrifici richiesti per evitare che i propri figli e nipoti debbano sopportare un peso oltremodo gravoso.
Sono richieste che coinvolgono tutte le categorie sociali in misura proporzionale a ciascun reddito. Ma al contempo devono essere individuati quei posti di lavoro che abbiano i requisiti della stabilità: è questo il dovere della politica. In questo contesto, per contribuire alla crescita del Paese, anche il tema delle liberalizzazioni può divenire una opportunità alla quale tutti dobbiamo guardare con attenzione, ma che deve essere affrontato adottando criteri e metodi ben delineati. Sono scelte che devono apparire comprensibili agli italiani e che devono includere percorsi di grande respiro. E' una riforma alla quale occorre accostarsi, con approccio complessivo e non parziale, possibilmente partendo dalle liberalizzazioni strategiche sui grandi settori dei servizi pubblici, dell'energia e degli ambiti economici di maggiore rilevanza, per poi includere quelle più settoriali. Solo attraverso questo percorso il Paese può essere indotto ad accettare un cambiamento così radicale che, all'apparenza e nell'immediatezza può sembrare foriero di ulteriori sacrifici, ma che alla distanza saprà valutare nei suoi effetti positivi.
Un altro tema sul quale l'opinione pubblica viene giornalmente informata è quello della lotta all'evasione.
Se, come è a tutti noto, omettere in tutto o in parte di dichiarare al fisco il proprio effettivo reddito, o peggio nasconderlo totalmente è un comportamento illegittimo e purtroppo diffuso, in un periodo come quello attuale di difficoltà economica, deve esserci la consapevolezza del danno che si crea a tutta la comunità nazionale. Perché se ciascuno di noi fa la sua parte, contribuiamo tutti insieme a raggiungere presto e bene quegli obiettivi che ci chiede l'unione europea. La lotta all'evasione, allora, va inquadrata in questo giusto e corretto ambito e viene assimilata come un dovere civico; assume, allora, il valore di un esempio collettivo di osservanza della legge finalizzata al rilancio dell'economia ed al bene di tutta la cittadinanza.
La lotta all'evasione, come la lotta alle grandi criminalità, non può e non deve costituire elemento di divisione tra le forze politiche e sociali, ma deve essere invece un obiettivo primario ed inderogabile al quale ciascuno di noi, in relazione alle rispettive funzioni che svolgiamo nella società, è chiamato a dare il giusto contributo. L'obiettivo prioritario di tutte le politiche pubbliche è anche quello di innalzare la qualità della formazione culturale e specialistica delle giovani generazioni. Il capitale umano è infatti un fattore determinante per la crescita, lo sviluppo e la competitività dei sistemi-Paese. Per la politica è un imperativo categorico individuare, ed anche con urgenza, tutte le misure più idonee a fare emergere quei giovani di talento e professionalmente attrezzati - devo dire che ce ne sono tanti - attraverso la formazione di università serie e responsabili. Sono questi i giovani che possono arricchire il pubblico, ma anche il privato, che possono contribuire responsabilmente a valorizzare il nostro Paese.
Quello che serve è una selezione basata su criteri meritocratici e la politica deve tendere a questo, creando i presupposti per evitare che la competizione dei meritevoli venga svilita da facili scorciatoie di chi immeritatamente può raggiungere gli stessi risultati. La meritocrazia deve essere l'arma vincente per l'innovazione e la crescita sociale.
Nei prossimi mesi saremo chiamati a corrispondere agli impegni assunti dinanzi all'Unione europea ed al mondo.
Occorrerà una grande condivisione collettiva per raggiungere il risanamento finanziario e il rilancio del nostro Paese, evitando visioni di corto respiro. Non possono e non devono esserci dubbi nella comunità internazionale sulla volontà di futuro e di progetto dell'Italia e sulla sua capacità di mettere in atto adeguati provvedimenti. Il nostro patrimonio storico, culturale, artistico, intellettuale e scientifico ci impone di rendere fede al nostro grande Paese e di garantire alle nuove generazioni un futuro sostenibile.
Siamo chiamati anche a consolidare in voi giovani la consapevolezza di una solida cultura democratica. Dobbiamo tenere nella massima considerazione il vostro giudizio e vi sprono, cari ragazzi, nel ricercare il domani, ad esigere sempre nuove idee. Non temete di esercitare il giusto e misurato spirito critico verso le scelte della politica che devono essere credibili e affidabili.
Lo stesso Senatore e Presidente Emerito della Repubblica Italiana Francesco Cossiga, al quale intitolate oggi la vostra biblioteca, nei diversi ruoli svolti nel corso della sua lunga e intensa vita, riuscì sempre a far emergere il suo spirito critico, la sua dialettica e perfino la sua ironia e le sue provocazioni.
Questa vostra impostazione dovrà tradursi però sempre più nell'attaccamento diffuso e consapevole alla centralità delle Istituzioni rappresentative, e al loro ruolo insostituibile nel processo democratico. Solo le Istituzioni, infatti, sono in grado di assicurare che i cambiamenti nella società globalizzata avvengano in un orizzonte che contempli le insopprimibili e irrinunciabili esigenze di tutela dei diritti della persona.
In questa crisi economica, provocata da eventi esterni al nostro Paese, occorre poi consapevolezza rifuggendo gli atteggiamenti di difesa degli interessi corporativi e delle "rendite di posizione". Sarà così assicurata, la stabilità ed il rafforzamento di quel bene supremo per la nostra civiltà che é il cuore del principio della democrazia e che solo il buon funzionamento delle assemblee rappresentative, e in primo luogo del Parlamento nazionale, sono in grado di assicurare. Per queste ragioni, ritengo che molto opportunamente e saggiamente avete voluto dedicare la lectio magistralis di quest'anno al tema dell'università di fronte alla sfida del cambiamento globale.
Le università hanno giocato un ruolo decisivo nella storia della cultura occidentale. Questa istituzione fondamentale è nata in Italia e ha sempre avuto l'ideale di insegnare agli studenti non solo dottrine e saperi, ma anche il modo con cui quelle conoscenze sono state acquisite e progrediscono. Un ponte tra scuola e vita. Un compito centrale di illuminismo per l'uomo, nella intricata foresta della vita; un sistema di idee vive, che ogni epoca deve possedere e insegnare. Oggi le sedi di produzione dove si creano, si scambiano e si trasmettono i saperi sono molteplici. Le università, pertanto, devono essere più attente alle realtà in evoluzione immergendosi nelle componenti sociali e civili e nelle esperienze di vita.
Oggi c'è necessità di maggiore duttilità ed elasticità delle Istituzioni di formazione per governare nuovi modelli e anticipare progetti. Il sistema degli atenei deve essere aperto alla piena attualità, operando immerso nel dinamismo della vita. Se cultura e professioni rimanessero isolate - con alterigia e presunzione - senza contatto con l'incessante fermento, il sapere diverrebbe anchilosato. La classe dirigente moderna deve avere capacità di prevedere, per quanto possibile, l'evoluzione dei mercati globali come pure degli ordinamenti politici e sociali. Ancora più che nel passato, oggi è infatti imprescindibile avere una solida preparazione universitaria per anticipare i sempre più repentini cambiamenti della società.
Cari studenti, guardate con serenità al ruolo che potranno avere le Istituzioni repubblicane per il futuro del nostro Paese. Solo dal loro corretto e soprattutto libero e partecipato funzionamento, potrà derivare anche in futuro la piena legittimazione delle Istituzioni pubbliche presso la nostra cittadinanza. Le vostre opinioni meritano la massima considerazione: saranno le idee della futura classe dirigente. Credete nella cultura e nella buona preparazione. Per questo vi sprono allo studio e all'impegno civile: sono le qualità essenziali per conseguire ogni traguardo di vita.
Il futuro potrà esservi amico se sarà solido, se sarà credibile ma anche se torneranno a imperare quei valori come l'equità e la solidarietà che troppo spesso vengono oggi accantonati.
Cari giovani, non fatevi mai prendere dallo sconforto; raggiungere certi obiettivi è un vostro diritto, ma è vostro dovere conquistarli, giorno dopo giorno, spesso con fatica e spirito di sacrificio. Non esistono successi facili, esistono mete da raggiungere e raggiungibili solo con impegno e grande volontà di riuscire. E non mi riferisco ad obiettivi necessariamente ambiziosi; ciascuno può scegliere quello che è più confacente alle proprie idee, alle proprie possibilità, alle proprie inclinazioni. Ma, scelta la via da seguire, va percorsa fino in fondo, con tenacia, determinazione, voglia di superare piccoli e grandi ostacoli, anche quelli che possono apparire insormontabili.
Continueremo a dialogare insieme, allargheremo i nostri orizzonti, riusciremo a creare nuove prospettive. La politica è e deve essere sempre al vostro servizio. Se non riuscirà ad esserlo, avrà fallito nel suo principale scopo, e cioè quello di essere sensibile alle volontà ed istanze di cambiamento della società da parte della sua nuova classe dirigente, di cui voi sarete i rappresentanti. Vi formulo, infine, con sincera vicinanza, i miei più calorosi auguri per l'anno accademico che si apre.
Dichiaro aperto l'anno accademico 2011 - 2012.