Il nuovo concetto strategico della NATO e il futuro delle relazioni transatlantiche
23 Novembre 2009
Autorità, Signore e Signori,
gli sviluppi degli scenari internazionali ai quali abbiamo assistito negli ultimi decenni hanno visto il progressivo affermarsi di un modello di civiltà e di relazioni transnazionali fortemente integrati su scala continentale, quando non planetaria.
Questo nuovo modello ha coinvolto tutti i continenti.
Le interdipendenze tra macro-aree geopolitiche ed economiche, connotate da intense relazioni commerciali e interessi comuni hanno quindi determinato il superamento del tradizionale assetto dei poteri nazionali e delle organizzazioni, così come si configuravano alla conclusione del secondo conflitto mondiale.
In tale quadro, sul piano internazionale, alla tradizionale contrapposizione Est-Ovest, si sono via via sostituiti, dopo il crollo del muro di Berlino, anche nuovi sistemi di alleanze mobili e allargate. Queste nuove entità si sono formate, di volta in volta, in relazione a comuni obiettivi di Governance connessi a specifici problemi.
Si è trattato in particolare dei conflitti di area e del contrasto al terrorismo, la forma più subdola di attentato alla pacifica esistenza umana e alle libertà individuali.
Di simili sistemi, l'Alleanza atlantica ha costituito nella gran parte delle occasioni il perno insostituibile: la NATO ha operato con successo per prevenire il ripetersi del disastro della guerra attraverso la difesa della libertà e il rispetto del diritto.
Nuovi partner si sono nel tempo aggiunti nel governo di alcune questioni critiche ancora presenti in agenda per le organizzazioni internazionali, come la lotta al terrorismo internazionale e la proliferazione nucleare.
E' però innegabile che lo schieramento occidentale, di cui l'Alleanza atlantica costituisce il baluardo difensivo sin dalla sua fondazione, ha mantenuto sempre inalterato il suo ruolo di principale agente promotore di quei valori e principi che sono patrimonio consolidato non solo per i popoli occidentali: la Democrazia, quale forma di organizzazione politica della vita associata, e la Libertà, in tutte le sue espressioni, per i suoi popoli.
Se l'Alleanza tra i popoli dell'Europa e degli Stati Uniti nei primi cinquant'anni del dopoguerra ha perseguito una finalità "difensiva" rispetto alla minaccia, allora reale e concreta, costituita dallo schieramento comunista, oggi, con l'evolversi degli scenari internazionali, la Nato si è tramutata in un'alleanza strategica.
Essa costituisce un sodalizio che continua a rivelarsi essenziale nella politica di distensione verso altre potenze vicine, mettendo a disposizione il proprio patrimonio diplomatico e tecnico, fornendo così un insostituibile contributo per la lotta al terrorismo, oggi vera emergenza planetaria.
Ma, prima di ogni funzione operativa e tattica, è necessario ribadire nuovamente che sono rimasti inalterati i valori di fondo dell'Alleanza Atlantica, tesi a salvaguardare la libertà dei popoli che ne fanno parte, il loro comune retaggio e la loro civiltà, fondati sui principi della democrazia, sulle libertà individuali e sulla preminenza del diritto. Con l'affermazione di questi principi si tende, in definitiva, a promuovere sempre maggior benessere e stabilità nella regione dell'Atlantico settentrionale e dell'Europa.
Sono principi per nulla scontati che, oggi come all'atto della fondazione dell'Alleanza Atlantica, permangono in tutta la loro attualità, confermando la necessità dell'esistenza e del potenziamento di tale organizzazione.
Ancora oggi, lo scopo essenziale della NTO, espresso nel Trattato di Washington, è quello di salvaguardare la libertà e la sicurezza di tutti i suoi membri attraverso mezzi politici e militari.
Con il dissolversi del patto di Varsavia e il continuo mutare del contesto geopolitico l'Alleanza ha poi assunto, in risposta alle nuove sfide che si sono nel tempo prospettate, una nuova tipologia di responsabilità, ampliando di conseguenza il suo concetto strategico e la sua sfera d'azione.
Oggi è divenuto cruciale l'obiettivo di assicurare stabilità nelle aree dove è messa in pericolo dai conflitti regionali ed etnici, insieme all'impegno di prevenire i rischi correlati alla recrudescenza del terrorismo internazionale e alla proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Nello stesso tempo i complessi ed articolati fenomeni connessi alla globalizzazione, con specifico riferimento alle questioni più direttamente collegate alle forme organizzative della vita collettiva delle popolazioni, hanno evidenziato, con chiarezza, un crescente desiderio di libertà e sviluppo economico.
Rispetto a queste istanze, gli Stati tutti, nelle loro forme tradizionali classiche, hanno però evidenziato dei limiti di azione.
In settori delicati, quali l'ambiente, la giustizia, la sicurezza, ma anche nel governo dell'economia e della politica estera, le politiche condotte dai singoli Stati non possono svilupparsi efficacemente, se non entro una cornice di principi ed azioni condivise con tutti quei Paesi che condividono le stesse priorità, imponendo un assetto di ideali e valori etici comuni condivisi.
Nessuna etica ed idealità può permettersi di accantonare o eludere la ricerca di quel filo rosso che tiene unite le storie, le aspirazioni, i bisogni profondi degli individui.
Solo nel loro interesse qualsiasi forma di potere deve essere esercitato, lì dove esso trova in definitiva la sua sola legittimazione.
In tale prospettiva è ormai assodato che la tutela dei principi condivisi dalle democrazie occidentali richiede sempre più frequentemente di affrontare anche sfide al di fuori dei confini dell'Alleanza.
Nel processo di trasformazione, occorre per questo essere tanto creativi quanto realistici, nel rispetto delle risorse o delle ambizioni militari, ma soprattutto nel rispetto dell'essenza stessa della NATO: la difesa dei nostri territori e dei popoli che vi vivono.
Tenendo bene a mente questo dato di fatto, dinanzi alle nuove minacce, le società aperte, libere e democratiche hanno il dovere di restare unite e di rinsaldare la loro amicizia nel nome degli altissimi valori che ne ispirano l'azione.
Abbiamo quindi il dovere non solo di preservare la nostra Alleanza di libere democrazie euro-atlantiche, ma di rinnovarla e dotarla di nuova energia, al fine di assicurare una risposta adeguata ad una minaccia particolarmente complessa, in cui la dimensione della sicurezza si abbina a quella politica, ma anche a quella economica e sociale.
In questo nuovo contesto, l'importanza della NATO è aumentata, non certo diminuita.
Le stesse esperienze ci hanno insegnato, inoltre, che la difesa delle nostre terre e dei nostri popoli, essenza stessa della NATO, deve iniziare "lontano da casa".
In questi anni, l'Alleanza ha per questo dispiegato uomini e mezzi nei più diversi teatri strategici, perché la ragion d'essere di questa alleanza è che tutti i suoi membri siano e si sentano sicuri e al sicuro.
Ed è per questo che l'Alleanza è in trasformazione.
È aumentata l'importanza di una NATO trasformata, che sappia preservare e valorizzare appieno le qualità che ha dimostrato sin qui, in primo luogo l'efficienza senza pari della sua struttura integrata che non sacrifica, ma al contrario esalta la democraticità dei suoi processi decisionali.
La NATO ha bisogno di una trasformazione che sappia abbinare qualità e capacità nuove, in una strategia politica complessiva che consenta di prevenire le crisi, anche attraverso un più ampio ricorso agli strumenti del dialogo e del partenariato.
Sessant'anni fa, l'Europa e il Nord America hanno lanciato un progetto ambizioso: creare una comunità atlantica di nazioni, una comunità di Paesi che garantisse sicurezza ai due continenti permanentemente legati assieme.
È stata una grande decisione ma non è stata facile, né indolore.
Oggi l'Alleanza si prepara ad affrontare nuove sfide.
Tutto ciò comporta un nuovo grande passo: la decisione di ridefinire la NATO per il XXI secolo.
Non possiamo farlo che tenendo presente il nuovo assetto delle relazioni internazionali che abbiamo dinanzi a noi.
Lo dobbiamo alle nuove generazioni che inesorabilmente, con il passare degli anni, tenderanno a perdere consapevolezza dell'importanza degli ideali ai quali donarono la vita milioni di esseri umani durante l'ultimo conflitto mondiale.
Lo dobbiamo inoltre alla saldezza del nostro credo nei valori delle democrazie occidentali.
Vi ringrazio.