Presentazione del saggio di Carlo Cardia "Identità religiosa e culturale d'Europa. La questione del crocifisso"
4 Maggio 2010
Eccellenze, Autorità, Signore e Signori,
la sentenza della Corte di Strasburgo del novembre 2009 rappresenta una sorta di punto di non ritorno sul significato che i valori spirituali e morali possono assumere all'interno dell'Europa del futuro.
L'Europa oggi si trova di fronte alla possibilità di una riflessione più matura e ragionevole su un'affermazione che ci aveva lasciati tutti increduli. Si leggeva infatti in quella sentenza che l'esposizione del crocifisso violava il diritto dei bambini di credere o non di credere, nonché il diritto dei genitori di istruire i loro bambini secondo le loro convinzioni. La Corte riteneva che il crocifisso fosse da associare al cattolicesimo quale religione maggioritaria in Italia.
Condivido senza riserve la tesi di chi, di fronte a quanti hanno ritenuto l'esposizione del crocifisso come lesione di una libertà, ha replicato parlando non solo di un paradosso, ma di un vero e proprio assurdo.
Vi sono due ordini di riflessioni che si possono svolgere. Il primo di carattere prevalentemente storico-giuridico riguarda lo stesso Statuto del Consiglio d'Europa, che riconosce come i governi siano legati al patrimonio comune dei loro popoli rappresentato proprio dai valori spirituali e morali.
Inoltre, come dimostrato in modo accurato dal Professor Cardia, l'errato riferimento allo Statuto Albertino quale fonte ispiratrice della successiva legge Casati del 1859, che prevedeva l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, tralascia un'evidenza storica inconfutabile: è proprio nel periodo in cui il principio della religione cattolica come religione di Stato venne meno - in sintesi, dalle leggi separatiste approvate dal 1848 in poi - che la presenza del crocifisso nelle scuole venne confermata. Ne è prova il fatto che il tema è del tutto assente sia nel Concordato del 1929 sia in quello riformato del 1984.
Vi è tuttavia un secondo ordine di ragioni sul quale intendo soffermarmi più in dettaglio.
L'idea che l'Europa tollerante sia un'Europa che dimentica la propria storia, le proprie tradizioni, le proprie radici, è semplicemente un'idea destinata al fallimento. Un'Europa vera, capace di proiettarsi verso un futuro di stabilità e coesione sociale non può rappresentare uno spazio vuoto di ideali, culture, storie individuali e nazionali. Solo un'Europa consapevole del proprio passato è in grado di costruire il proprio futuro.
Assistiamo ad un vero e proprio fraintendimento del principio di laicità. Una laicità vera, "positiva", è una laicità non conflittuale, né ideologica, né chiusa alle esperienze che hanno caratterizzato per molto tempo e continuano a rappresentare ancora oggi per molte persone una fonte di ispirazione ideale.
Negare i propri simboli religiosi non significa essere tolleranti, ma irrispettosi, oggi di se stessi, domani anche degli altri.
E' pertanto da una impostazione non religiosa, bensì realmente laica che l'esposizione di un simbolo universale di fraternità, di umanità ferita, di sofferenza, di speranza - qual è il crocifisso - non può mai rappresentare un atto ostile, quanto piuttosto una mano tesa per chi è pienamente consapevole che solo dall'incontro nasce l'arricchimento, solo dalla condivisione può derivare un profondo sentimento di comune appartenenza all'Europa.
L'ulteriore elemento di palese fraintendimento della propria missione originaria verrebbe commesso dall'Europa qualora l'idea del dialogo con culture e tradizioni diverse dalla propria venisse concepito come assenza di un reale confronto tra identità pienamente legittimate a discutere e dibattere su un piano di parità.
Non è questa tolleranza, ma indifferenza. All'indifferenza si risponde solo attraverso i principi del rispetto e della reciprocità, che non significano affatto abbandono della propria storia, ma superamento degli antichi steccati ed incomprensioni, sulla via di un'identità arricchita dall'altro e non per questo svuotata di se stessa.
Dobbiamo tutti riflettere su come talvolta vi siano questioni che debbano trovare la propria composizione al di fuori dell'ambito giudiziario e ancora di più al di fuori dell'ambito politico.
Fuori dall'ambito giudiziario, affinché non siano le alchimie giuridiche a stabilire quello che è buono e quello che è cattivo, a dettare o addirittura imporre a ciascuno di noi una storia scritta da altri.
Fuori dall'ambito politico, perché proprio nella prospettiva delle libertà individuali e collettive, la reciproca autonomia tra politica e religione è nata dal superamento dell'identificazione di divinità e Stato.
Come ha affermato Benedetto XVI "non esiste un'opinione politica che sia l'unica giusta" [...], poiché "il mondo politico è il mondo della nostra ragione pratica dove, con i mezzi della nostra ragione, dobbiamo trovare le strade. Bisogna lasciare proprio alla ragione umana di trovare i mezzi più adatti e non assolutizzare lo Stato".
Ogni intervento legislativo sui simboli religiosi rischia di alimentare inutili tensioni e di ingenerare scontri, dove invece ogni tensione va sapientemente prevenuta e ogni dialettica va ricondotta dentro percorsi di serenità e reciproca comprensione.
Così come è auspicabile che le classi dirigenti di un Paese sappiano evitare il ricorso a consultazioni popolari, penso innanzitutto al referendum sui minareti in Svizzera, che sono di ostacolo ad un dialogo autentico fra le religioni e le culture.
Non ci possono essere guerre tra simboli religiosi, e chi le alimenta rischia di perdere facilmente il controllo di una situazione potenzialmente incandescente.
Dobbiamo chiedere e ottenere rispetto e reciprocità. Per poter chiedere rispetto e reciprocità dobbiamo anche essere pronti ad offrirli in pari grado agli altri.
Possiamo pertanto ritenere che proprio dal fraintendimento dell'idea di tolleranza e del principio di laicità rischiamo di dimenticare quel patrimonio fondamentale di valori e storie che possono rappresentare la leva per la costruzione di una duratura nuova Europa.
Il crocifisso è un simbolo di pace e fratellanza, legato alla nostra cultura e alla nostra storia.
Non vorrei mai che l' Europa si identificasse solo con una moneta, senza bandiera, senza identità, senza speranza.
Non è questa l'Europa che vogliamo per i nostri figli.