Presentazione della rivista "Percorsi costituzionali"
29 Settembre 2008
L'apprezzamento nei confronti dell'iniziativa culturale promossa, con la realizzazione di "Percorsi costituzionali", dagli accademici che nella Fondazione Magna Carta hanno trovato un prezioso punto di riferimento e di studio, risiede in primo luogo nelle istanze di base all'origine della Rivista stessa negli intenti dei suoi promotori.
Una Rivista che vede la luce nel 60° anniversario dell'entrata in vigore della nostra Carta costituzionale, e che sviluppa la sua riflessione nel duplice segno della fedeltà e dell'innovazione.
Fedeltà ai principi supremi e basilari della Carta del '48, agli irrinunciabili valori che essa ha sancito, con stupefacente lungimiranza, in un rinnovato anelito di libertà e democrazia all'indomani del secondo conflitto mondiale e dinanzi ai più inquietanti totalitarismi della Storia.
Innovazione quale tensione al rinnovamento, necessario ed indifferibile, dell'assetto istituzionale e dell'organizzazione dei poteri da essa delineati. La Parte II della Costituzione, infatti, pur ancora valida e condivisibile nei suoi contenuti di fondo, dimostra in più punti, ampiamente evidenziati dall'unanime dottrina, la necessità di un equilibrato ma incisivo intervento di revisione e di adeguamento alle nuove e diverse esigenze sociali e politiche del Paese.
Farsi promotrice di questa duplice visione di fedeltà e di rinnovamento, e non avere paura di sostenere e difendere tale necessità di innovazione, impegnandosi in uno sforzo scientificamente autorevole di elaborazione di proposte e di contenuti, è uno dei più significativi meriti della Rivista e dei suoi promotori.
E che essa interpreti nella maniera più adatta ed equilibrata questa necessità "costituente", è dato coglierlo finanche nella stessa scelta della denominazione che i suoi promotori hanno deciso di attribuirle: quella dei "Percorsi" costituzionali. L'immagine del "percorso", infatti, appare la più felice ad esprimere l'idea di una legislatura costituente che sappia rivisitare la Carta non con un approccio intransigente, traumatico e di contrapposizione fra parti politiche, in cui l'essere "maggioranza" parlamentare crei la pretesa di un "monopolio" sulle riforme, o nel quale l'essere "opposizione" dia l'alibi per un atteggiamento sterilmente distruttivo e pregiudizialmente ostile al confronto con la maggioranza sulle medesime.
Il "percorso", appunto, provvidamente suggerisce e sottolinea la necessità dell'evoluzione, della dialettica costruttiva, di una ponderazione responsabile e comune fra più soluzioni possibili. Un "percorso", cioè, che sappia tenere nel debito conto circostanze e fattori di ineludibile importanza: il determinante apporto esegetico della Corte costituzionale all'interpretazione della Carta ed al costante aggiornamento della Costituzione "vivente"; il crescente contributo della normativa comunitaria, destinato ad espandersi, in incidenza e qualità, con il processo costituzionale europeo che da Lisbona è finalmente ripartito dopo una lunga empasse; le sfide che i diritti e le libertà fondamentali affrontano dinanzi allo sviluppo tecnologico e scientifico; gli interrogativi scaturenti dal multiculturalismo, dai processi di globalizzazione e dalle migrazioni internazionali di cui l'Italia si trova ad essere crocevia ed, anzi, significativo approdo.
Un "percorso" che, consapevole di sì epocale scenario, contribuisca alla nascita di un nuovo "idem sentire" delle parti politiche, culturali e sociali del Paese, che trovi nella difesa dei valori costituzionali ed in un rinnovato e condiviso assetto istituzionale dello Stato le sue pietre angolari.
Diverse sono, infatti, le questioni esiziali ed ancora pendenti per una rinnovata e più efficiente organizzazione costituzionale della Repubblica: la riforma del bicameralismo; la razionalizzazione di una forma di governo che sappia coniugare la centralità del Parlamento con un significativo rafforzamento dell'Esecutivo nel rispetto della sovranità popolare; lo statuto dei diritti dell'opposizione; un federalismo che sappia esaltare le potenzialità e le risorse delle autonomie locali nella superiore cornice della solidarietà e della tutela dei diritti di tutti i cittadini senza sperequazioni geografiche; una giustizia davvero efficace, perno della garanzia dei diritti della persona e forte nella tutela della sicurezza dei cittadini.
La ricerca e l'impegno della Rivista appaiono come strumenti quanto mai utili affinchè tali questioni trovino finalmente una composizione condivisa ed efficace. Una soluzione che consenta altresì di chiudere una transizione costituzionale finora protrattasi oltre misura e caratterizzata soltanto da interventi settoriali (la riforma del Titolo V e delle guarentigie parlamentari, l'abolizione integrale della pena di morte) che in ogni caso dimostrano come l'aggiornamento ed il miglioramento costituzionale sia possibile e, anzi, doveroso.
E' in quest'ottica che particolarmente degna d'encomio appare l'attenzione, posta al centro della Rivista, alla dimensione "valoriale" della Carta costituzionale ed al "cuore" di un'autentica concezione liberaldemocratica dello Stato di diritto: la riflessione sulle libertà fondamentali, sul loro aggiornamento, sulla loro preservazione e su un loro equilibrato e ragionevole bilanciamento con le istanze di tutela della sicurezza dei cittadini, più vive che mai dopo i fatti dell'11 settembre 2001.
Il costante "memento" al fatto che, in carenza delle libertà non vi è autentica eguaglianza ma solo sterile massificazione, ed all'incontrovertibile evidenza che la garanzia di pari opportunità per tutti e per ciascuno deve essere necessariamente finalizzata alla valorizzazione del merito, rappresenta una ricchezza di contenuto di cui noi tutti siamo certamente debitori nei confronti della Rivista, dei suoi promotori e della Fondazione Magna Carta, e che costituisce gran parte dell'autorevolezza scientifica della Rivista stessa.
Colpisce, inoltre, la dimensione "comparativista" ed "europeista" della ricerca scientifica promossa da "Percorsi costituzionali". La scelta di coinvolgere taluni fra i più autorevoli esponenti della dottrina costituzionalistica europea non può che conferire spessore, ampiezza e varietà al dibattito sulle riforme di sistema di cui necessita il nostro Paese. L'attenzione a quanto di meglio teorizzato e realizzato, sotto il profilo dell'ingegneria costituzionale comparata, nelle più mature liberaldemocrazie occidentali (si pensi alla significativa riforma costituzionale francese, sotto gli auspici della Commissione "Attali"), rappresenta una delle più solide garanzie di qualità per la possibile e necessaria evoluzione istituzionale della nostra Repubblica. Il dialogo con le più autorevoli "voci" della ricerca costituzionale comparata non può, inoltre, che interpretare al meglio, e con reale concretezza, la continua tensione verso l'integrazione europea, il cui profilo istituzionale è senz'altro corollario alla sempre crescente armonizzazione culturale, civile e sociale della grande famiglia europea.
Senza contare, inoltre, il valore di prestigiosa "palestra" che la Rivista, fin dai suoi primi numeri, sta dimostrando di assumere nei confronti dei tanti giovani studiosi, cultori e ricercatori di Diritto costituzionale che ad essa si affacciano con il loro contributo culturale e di studio. In un Paese sovente accusato (e spesso con ragione) di non curarsi, o di curarsi assai poco, della promozione dei meriti e dei talenti che emergono nel settore della ricerca fra le sue giovani generazioni, il rilievo che la Rivista accorda ad esse rappresenta un segnale di confortante controtendenza ed una promessa di rinnovamento e di qualità per la ricerca ed il progresso culturale dell'Università e del Sapere del nostro Paese.
Sia infine consentito, dinanzi a questa significativa esperienza di impegno e di elaborazione culturale e civile, esprimere il più vivo compiacimento per un'ulteriore circostanza di non poco conto: l'essere, cioè, tale Rivista la "casa comune" di molti fra i più autorevoli esponenti della famiglia culturale liberale e riformista. In un panorama scientifico italiano in cui troppo a lungo la cultura liberale è stata considerata quasi "figlia di un Dio minore", tollerata quando non marginalizzata in una sorta di "damnatio memoriae", essa non aveva ancora trovato in sé l'attitudine di dar vita ad esperienze comuni di sintesi e di unitaria presenza culturale. Oggi, grazie a "Percorsi costituzionali", questa esperienza comune c'è, e può esprimersi nel grande dibattito sulle sorti istituzionali della Repubblica con una voce autorevole, e una voce sola. Una voce fondata sul pluralismo e sul confronto. Una voce rispettosa della varietà delle posizioni e delle elaborazioni dottrinali. Una voce aperta allo scambio ed alla collaborazione con le altre esperienze scientifiche del costituzionalismo italiano ed europeo. Una voce, soprattutto, libera e costruttiva, profondamente matura ed in grado di dare il proprio contributo propositivo e di sintesi alla soluzione dell'annosa transizione costituzionale italiana ed alle nuove "scommesse" e questioni aperte dal terzo millennio sulla persona umana e sui suoi inviolabili diritti. Ciò nell'interesse non già di un'ideologia o di uno spazio di potere, bensì in quello del Paese, della sua modernizzazione e del suo rinnovamento istituzionale, politico e civile.