Inaugurazione dell'anno accademico del Parlamento della legalità
27 Ottobre 2008
Rivolgo il mio saluto più cordiale al Presidente dell'Assemblea regionale siciliana, onorevole Francesco Cascio, alle Autorità, alle signore e ai signori presenti ed a voi cari ragazzi, carissimi ragazzi.
Sono veramente contento d'essere qui con voi e ringrazio il professor Nicola Mannino d'avermene dato modo.
Qualcuno di voi forse saprà, perché l'ho detto altre volte, che la mia attenzione è particolarmente rivolta proprio ai più giovani, ai quali spero di trasferire in questi anni di impegno istituzionale amore per lo Stato, per la conoscenza della nostra Costituzione e rispetto per tutte le istituzioni.
Ho già incontrato molti di voi, di tutte le età, sia a Palazzo Madama, che è la sede del Senato, che nelle vostre città, nelle vostre scuole.
E molti di più ancora spero e farò in modo di incontrare in futuro.
Per me è veramente un piacere, ma lo sento anche come dovere; il dovere di avvicinare i cittadini e soprattutto voi ragazzi a quegli organismi che si chiamano istituzioni, che hanno il compito di lavorare per il Paese.
La bandiera sotto cui opera questo Parlamento da voi formato è la legalità, ed è una bandiera che mi è molto cara, che è sempre nei miei pensieri e nelle mie azioni, e che non può essere ricordata soltanto in alcune occasioni e dimenticata in altre.
La legalità, quindi, deve essere parte della nostra natura, sia se siamo semplici cittadini che se abbiamo responsabilità istituzionali.
Deve essere un patrimonio spontaneo di ciascuno di noi e proprio per questo motivo è indispensabile allenarsi ad essa, allenarsi al rispetto delle regole, al rispetto del nostro prossimo.
Allenarsi vuol dire non soltanto conoscere bene le regole, ma praticarle sempre, tanto da renderle automatiche dentro di noi, tanto da non accorgerci più di rispettarle, proprio perché ci viene spontaneo.
Ma non è così facile...
Infatti la realtà a volte non è come la vorremmo e quindi, accanto alla coltivazione della legalità dentro di noi,dobbiamo anche agire per diffonderla attorno a noi.
Uno degli strumenti di crescita nella legalità è la così detta educazione civica.
Come tutte le materie di studio a qualcuno può apparire poco gradita.
Se invece voi vi impegnerete a cogliere appieno innanzitutto il rapporto tra le norme della nostra Costituzione e la vita di tutti i giorni, allora nascerà in voi un piacere nuovo, che vi prenderà il cuore e la mente, e che vi farà sentire protagonisti della storia e della società.
Infatti la nostra, la vostra vita di cittadini, con i suoi diritti e i suoi doveri, è già stata disegnata sessanta anni fa da uomini tanto saggi che le regole create allora sembrano pensate proprio oggi, anche se il mondo è cambiato.
Pensate ad internet. Per usare questo strumento nuovo non c'è stato bisogno di nessuna nuova normativa costituzionale perché la libertà di comunicare era già contenuta tra le libertà previste.
Eppure si tratta di una radicale trasformazione del modo di relazionarsi tra gli uomini.
Come vedete, conoscere le regole ci fa assaporare meglio la nostra vita quotidiana e ci aiuta a non incorrere in errori, in abusi.
Aiuta la nostra legalità.
Certamente vi sono alcuni aspetti della Costituzione, come quelli sull'organizzazione dello Stato e degli altri poteri pubblici, che hanno bisogno di innovarsi e su questi temi, come voi sapete, il dibattito ed il confronto sono aperti.
In particolare, lo è in questi giorni quello sul federalismo.
Ieri abbiamo apprezzato molto le parole del ministro Calderoli, che ha confermato il suo impegno affinché questa riforma possa realizzarsi con il maggior consenso possibile.
Dico anche che occorre lavorare e vigilare quotidianamente perché il paventato pericolo di uno scontro tra Nord e Sud non abbia motivo di esistere, in quanto la riforma dovrà coniugare l'esaltazione delle autonomie e delle diverse identità territoriali in un quadro di unitarietà del Paese.
Solidarietà fra aree forti e deboli del Paese, in una ottica in cui dovranno, comunque con coraggio essere rimossi sistemi di inefficienza istituzionale che hanno portato alla scarsa utilizzazione della spesa pubblica sia sotto il profilo qualitativo sia quantitativo.
Un modello federale dello Stato richiederà naturalmente un nuovo assetto federale di partiti, almeno dei maggiori, in modo che le istanze territoriali vengano rappresentate all'interno di un'organizzazione partitica del paese che, seppur federale, darebbe garanzie di unità nazionale; garanzie che, invece rischieremmo di perdere nel caso di nascita di nuovi partiti che dovessero porre la loro ragion d'essere nell'esclusiva tutela di un singolo territorio e nulla più....
Il federalismo serve a mantenere la coesione nazionale in un assetto istituzionale che garantisce significativi gradi di autonomia ad unità politiche sub-statali, come sono appunto le Regioni.
In Italia la svolta federale, quindi, permetterà di realizzare un grande risultato: assicurare la coesione nazionale e insieme la salvaguardia delle differenze regionali.
Ma ogni assetto costituzionale è animato dalle forze politiche, che sono i piloti che guidano la macchina istituzionale.
Ogni macchina ha bisogno di piloti dalle differenti caratteristiche per poter dare il meglio di sé.
Il federalismo, come dicevamo, richiede partiti sensibili alle peculiarità delle singole realtà territoriali, e quindi partiti che si organizzano al loro interno per dare voce alle esigenze dei diversi territori.
Ma alla fine queste differenti istanze territoriali devono essere inserite entro la cornice dell'unità nazionale. Per tale ragione si tratta sempre - come avviene nella patria del federalismo, gli Stati Uniti - di partiti nazionali.
Viceversa nuovi partiti di tipo regionale, che dovessero nascere in questo frangente, rischiano di promuovere gli egoismi dei singoli territori e di aprire forme esasperate di conflitto tra le diverse aree territoriali.
Risultato che sarebbe dannoso per tutti, perché per affrontare la competizione economica su scala globale ed assicurare adeguati livelli di benessere a tutti i cittadini, c'è sempre più bisogno di un sistema Paese efficiente e non di uno Stato disunito.
Aggiungo che per essere quei cittadini che la Costituzione vi chiede di essere, dovete conoscerne le norme.
Senza questo studio e questa conoscenza, rischiate di vedervele imporre, sia pure nelle forme dovute, ma restando inconsapevoli e senza meriti.
E scegliere la legalità è molto più gratificante che sentirsi costretti ad essa.
Ma vi sono altri aspetti su cui porre attenzione, tanti i settori in cui bisogna aiutare la legalità a farsi spazio.
E iniziamo dalla lotta alla mafia, a tutte le mafie ancora presenti nella nostra Italia.
La criminalità di stampo mafioso, che prende diversi nomi nelle varie regioni in cui si annida, esprime una illegalità ancor più pericolosa della criminalità generica, perché tende a sostituirsi allo Stato nello svolgimento di funzioni pubbliche (sicurezza, giustizia, lavoro), imponendo la propria realtà di diseguaglianza, violenza ed oppressione.
Paolo Borsellino affermò a questo proposito che la mafia "tende all'esercizio della sovranità", e cioè che, appunto, tende a sostituirsi allo Stato.
Io, da siciliano avverto pressante la necessità di un impegno crescente per la sicurezza e per l'affermazione dei valori di legalità, perché ho vissuto, insieme a milioni di altri siciliani, il dolore di vedere la mia terra ferita, offesa, umiliata.
Ma anche l'orgoglio di vedere una Sicilia che non s'è mai piegata né mai arresa e che è stata capace, invece, di rialzarsi e gridare il suo rifiuto alla violenza, alla prevaricazione, all'illegalità.
Io sono saldamente convinto che la lotta a tutte le mafie non dovrà avere, ma neanche mostrare, alcuna battuta d'arresto.
Su questo fronte il Parlamento ha legiferato efficacemente, stabilizzando il 41-bis (il cosiddetto carcere duro) ed ha sostenuto magistratura e polizia giudiziaria in quella fruttuosa opera che ha consentito la cattura di pericolosi latitanti ai vertici di Cosa nostra, stroncando molte ramificazioni del racket delle estorsioni.
Mi auguro, inoltre, che in tempi rapidi verrà approvato il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, attualmente all'esame delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, che contiene norme che daranno conforto a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare pubblicamente le piaghe di questa Nostra terra.
Vi sono alcuni emendamenti presentati dai relatori, che recano ulteriori novità in tema di contrasto alla criminalità organizzata: sul regime penitenziario speciale per i boss mafiosi; sull'attribuzione ai Prefetti del potere di trasferire al patrimonio degli Enti locali i beni confiscati; sull'estensione dell'obbligo di custodia cautelare in carcere a tutti i responsabili di qualsiasi delitto connesso con la criminalità organizzata, il terrorismo, il traffico di stupefacenti e la tratta di persone, ed infine una serie di norme anti-riciclaggio.
È un segno importante e confortante, inoltre, vedere come nella società emergano e si moltiplichino le scelte virtuose e coraggiose di cittadini e categorie che, apertamente, si oppongono all'oppressione della criminalità organizzata.
Ecco, la politica e le Istituzioni, ciascuna secondo il proprio ruolo, hanno il dovere di assicurare alla quotidiana e coraggiosa azione di tutte le forze dell'ordine ed alla società civile gli strumenti necessari per raggiungere il traguardo finale, per vincere, accanto alle tante battaglie, la guerra contro il potere criminale.
E tutti, ciascuno di noi, dobbiamo mostrare vicinanza e riconoscenza a coloro che hanno avuto il coraggio di denunziare i loro estortori riuscendo persino ad ottenerne la condanna nei processi.
Non lasciamoli soli, non limitiamoci all'emozione del momento in cui avvengono i fatti.
Come il loro coraggio dà frutti che rimangono, così la nostra solidarietà deve rimanere duratura.
La decisione assunta dal Governo di utilizzare in questa lotta gli uomini delle Forze armate, per coadiuvare il lavoro delle forze dell'ordine è il primo forte segnale di una presenza decisa e potenziata dello Stato nelle regioni più colpite da questo cancro.
E inoltre, nel decreto convertito in legge dalle Camere prima dell'estate, è stata introdotta una serie di nuove misure volte a colpire la criminalità organizzata.
Tra queste vi ricordo un significativo aumento di pena per il reato di associazione mafiosa, ed altri strumenti di legge per meglio aggredire i patrimoni illeciti, per giungere più rapidamente ed efficacemente alla loro confisca.
Il Governo e il Parlamento hanno così dotato il Paese di nuovi strumenti di difesa della nostra vita sia individuale che collettiva, nel segno della cultura della legalità e della libertà dall'oppressione criminale.
Nonostante questi importanti passi in avanti, vi raccomando di non considerare questa serissima partita come vicina alla conclusione.
Non abbassate mai la guardia.
Mai. Siate i testimoni di uno Stato che funziona, siate cittadini che collaborano in prima persona, che vivono la loro personale legalità e la pretendono dagli altri.
Siate sempre sentinelle vigili, accorte ed esigenti.
Ma legalità non è soltanto la lotta alla criminalità.
E' anche altro. Parlo della legalità nella politica.
Attenti ragazzi carissimi, è un tema meno banale di quanto possa sembrare.
Fondamentalmente i suoi fronti sono due: il primo è quello conosciuto del rispetto delle regole, della trasparenza, della sana amministrazione.
E' quello che impone ai politici comportamenti esemplari sia nell'azione di governo, anche di piccoli comuni, che nella testimonianza visibile del proprio ruolo pubblico.
Questo concetto, la testimonianza visibile del proprio ruolo pubblico, obbliga il politico, l'amministratore, ad alcune scelte.
Lo obbliga ad avere accanto a sé collaboratori non soltanto preparati, ma anche esenti da zone grigie, da comportamenti ambigui o peggio.
Come esenti da zone grigie e da ambiguità dovranno essere coloro che egli vorrà sostenere nella carriera politica.
Ciascuno di voi avrà prima o poi un progetto di vita desiderato e vi auguro di cuore di poterlo realizzare.
Ma tutti voi sarete certamente elettori.
Ecco, da elettori esigete di essere rappresentati da chi vi garantisce l'osservanza di questi principi di etica politica.
Non lasciatevi suggestionare da altre prospettive, da altri criteri di scelta.
Sappiate difendere il vostro diritto ad essere rappresentati da chi è degno della vostra fiducia.
Questo è il fronte della legalità nella politica più conosciuto, anche perché è il più diffusamente discusso.
Poi vi è un secondo fronte di legalità nella politica, di etica politica, ed è quello del corretto rapporto tra l'eletto e i suoi elettori, tra il politico e i cittadini che lo hanno scelto come loro rappresentante.
E questo, come sapete, è un fronte di cui non si discute molto.
Il sostanziale bipolarismo a cui sono approdati i partiti italiani dopo le ultime elezioni facilita senza dubbio il rapporto tra elettore ed eletto.
Le posizioni in campo, infatti, sono più nitide e meno suscettibili di sorprese.
E questa distinzione si spinge anche persino tra i partiti di una medesima coalizione.
Ciò perché l'identità di ogni singola forza politica ha assunto nuove e più caratterizzanti dimensioni che lo portano a competere anche all'interno della propria coalizione.
Il programma su cui viene chiesto il voto non è più frutto di compromessi complicati, ma possiede una connotazione più forte e più definita.
La conseguenza positiva è che quel programma è per il politico eletto molto più vincolante di prima.
Ed il valore dell'impegno dell'eletto nei confronti dell'elettore è molto maggiore.
L'opinione pubblica sente ormai come definitivo questo nuovo rapporto con il politico che ha scelto, che ha votato.
Ecco perché i cambi di partito si sono molto ridotti e, quando raramente per fortuna accadono, vengono considerati una vera anomalia, una pagina non esaltante della politica.
E' corretto chiedere e ottenere i voti per poi destinarli all'attuazione di un progetto politico diverso da quello per cui sono stati chiesti?
Pretendete che il principio di responsabilità che lega eticamente il politico a voi che gli darete la vostra fiducia non sia mai tradito, perché il rispetto del mandato ricevuto dai cittadini rafforza un principio di legalità nella politica.
Questa mia riflessione, ovviamente, si riferisce a qualunque livello di responsabilità elettorale, e quindi dal circoscrizionale sino a quella nazionale ed europea, e vale per ogni partito al di là delle sue dimensioni e connotazioni.
Concludo, carissimi ragazzi, rinnovandovi l'invito a conoscere la Costituzione e la sua influenza sulla vita nostra di tutti i giorni.
Ma vi rivolgo anche un altro invito: accanto ai diritti ricordate i vostri doveri.
Anch'essi sono contenuti nella Costituzione.
Guardatevi dentro, potrete trovarli.
Comprenderete, così, che quanto è nella vostra coscienza come senso del dovere, è in gran parte scritto nella nostra Costituzione.
Vi auguro di cuore buon lavoro e spero di rivedervi presto.
E ricordatevi: non aspettatevi che la legalità vi venga a far visita.
Siate voi la sua casa.
E siete già sulla strada giusta.
Voi ragazzi siete il seme della sua definitiva vittoria.