Il Presidente: Discorsi

Cerimonia per lo scambio di auguri con le alte cariche dello Stato

Intervento del Presidente del Senato Renato Schifani al Quirinale

17 Dicembre 2012

Signor Presidente della Repubblica,
è un onore per me formularLe, in occasione delle feste del Santo Natale e di fine anno, gli auguri più sinceri anche a nome del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Presidente della Corte costituzionale, delle Autorità civili e militari della Repubblica e di tutti i presenti.

Auguri che si caricano di un significato più profondo in questo momento di vigilia, oltreché delle festività, anche della fine della legislatura e del settennato presidenziale.
Un sentimento di gratitudine, che Le voglio esprimere a nome del Parlamento tutto, per avere con tanta intelligenza, lucidità e autorevolezza percorso questi anni al vertice della nostra Repubblica quale supremo garante della Costituzione.
Gratitudine sincera e profonda per essere stato costante punto di riferimento ma anche sprone per le istituzioni e per i cittadini tutti.
Sono stati anni complessi, segnati nella loro ultima fase dagli effetti della crisi finanziaria ed economica che ha investito l'Europa e con particolare durezza l'Italia.

Lei ci ha sempre invitati, interpretando un radicato sentimento nazionale, a vedere nell'Europa, nella costruzione delle istituzioni comuni, la soluzione delle sfide poste al nostro Paese da un mondo globalizzato.
Di fronte a letture limitate all'orizzonte nazionale, Lei ci ha sempre con chiarezza indicato la via di soluzioni europee, "perché il bersaglio è l'Europa - come lei ha ben detto - ed europea deve essere la risposta".
L'Italia ha sempre fornito il suo attivo contributo alla ricerca delle soluzioni e ha svolto e continua a svolgere con autorevolezza il ruolo che le spetta in Europa come Paese fondatore.
Infatti, l'Italia, pure nel corso di questa legislatura, ha sempre goduto di grande prestigio internazionale.
Volendo, allora, accennare alcune riflessioni conclusive di questi anni nei quali ho avuto l'onore di presiedere l'Assemblea di Palazzo Madama, sono orgoglioso che questa legislatura si sia aperta nel 2008 con il voto unanime sulla ratifica del trattato di Lisbona.
E' stata la prima volta, per un trattato europeo.

Nei suoi tanti interventi in Italia e all'estero, nel suo continuo magistero, Lei si è fatto interprete, Signor Presidente, di questa vocazione europea: è un sentimento condiviso e profondamente radicato nel nostro Parlamento, un vero indirizzo politico costituzionale che Lei ha saputo così bene interpretare.
L'ultimo anno della legislatura ha poi visto l'approvazione, con un voto anche qui sostanzialmente unanime, della riforma dell'articolo 81 della Costituzione.
Una riforma, come Lei ha ricordato poche settimane fa, "di cui non si è forse bene apprezzata l'importanza e le implicazioni in materia di controllo della finanza pubblica".
Auspico che si possa giungere all'approvazione del disegno di legge di attuazione prima della fine della legislatura.
E' stata una scelta costituzionale, che abbiamo compiuto con consapevolezza e in autonomia, ma anche nel segno della tradizione europeista del nostro Paese, coscienti di dovere, attraverso questa misura, procedere nella costruzione di una vera unione economica e monetaria.
Presidente, nel farLe gli auguri oggi, credo sia importante rileggere insieme questi anni nell'ottica di un comune e continuo sforzo di coesione nazionale.

Coesione che si è manifestata sempre di fronte alle scelte più importanti e decisive del Paese, sempre di fronte alle tante calamità naturali, dal terremoto in Abruzzo a quello in Emilia, come anche di fronte ai tanti problemi che attraversa il mondo del lavoro.
Con lo stesso spirito dovremo continuare ad impegnarci a superare le strutturali divisioni e arretratezze dalla cui soluzione dipende in modo essenziale lo sviluppo dell'intera Nazione.
Le rendiamo omaggio per aver saputo interpretare nel modo più alto questo sentimento di coesione, quello stesso spirito nazionale che ha visto unito il Parlamento in tutti questi anni nell'approvare la partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace.
Attraverso Lei, Signor Presidente, Comandante delle forze armate, in questi giorni di festa voglio quindi rivolgere un saluto augurale ai nostri militari e ai civili impegnati, lontano dalla Patria e dalle loro famiglie, a servizio di quegli obiettivi di pace e giustizia tra i popoli iscritti nel testo della nostra Costituzione.

E' stata ed è, la Costituzione, l'ineludibile riferimento e la continua ispirazione della Sua azione, Signor Presidente, in tutte le Sue funzioni, quale Capo dello Stato, rappresentante dell'unità nazionale, Comandante delle Forze armate e Presidente del Consiglio superiore della magistratura, organo quest'ultimo che ha saputo guidare con altissima saggezza.
La Sua azione e i Suoi interventi sulla giustizia nel corso del settennato hanno inteso collegare, come Lei ha ben scritto, "la riaffermazione e tutela del fondamentale valore dell'autonomia e indipendenza della Magistratura, da un lato, a imperiose necessità di riforma e rinnovata efficienza del sistema giustizia e dall'altro alla qualità e al rigore dell'impegno del magistrato nello svolgimento delle sue alte e complesse funzioni".
Per il Parlamento, per il Governo, per la Magistratura, per tutti i cittadini, sono stati un riferimento essenziale i Suoi appelli ad una comune responsabilità istituzionale, all'osservanza delle leggi, alla prosecuzione di una ferma e incisiva lotta alla criminalità organizzata, come anche i Suoi interventi a tutela di una rigorosa interpretazione delle norme costituzionali che definiscono gli ambiti di attribuzione tra i poteri dello Stato.

Signor Presidente, ci stiamo avviando alla scadenza della legislatura.
Resta il rimpianto di non essere riusciti a riscontrare una convergenza per una riforma del sistema elettorale, come più volte con Lei avevamo auspicato, anche nel segno delle indicazioni della Corte Costituzionale.
Le forze politiche si stanno preparando a sottoporre al corpo elettorale i loro programmi.
Questo appuntamento deve spingere tutti ad assumersi consapevolmente le proprie responsabilità al fine di proporre e costruire soluzioni che vadano nella direzione dell'interesse nazionale, del benessere dei cittadini, per dare soprattutto una prospettiva chiara ai nostri giovani.
Coesi e solidali sapremo affrontare le sfide che sono davanti all'Italia e all'Europa.
Sfide cui la politica nazionale saprà dare risposte adeguate e all'altezza dei tempi, se saprà "progredire - come Lei ha ben detto - verso una dimensione europea".
Se i partiti saranno quindi capaci di europeizzarsi e di europeizzare conseguentemente la competizione politica.
E' un messaggio questo, Signor Presidente, su cui credo tutti dovremmo riflettere alla vigilia della competizione elettorale con la giusta attenzione; ed è il frutto di riflessioni profonde, maturate nel corso della Sua lunga esperienza politica e istituzionale.
Un contributo di idee e proposte che ci auguriamo Signor Presidente Lei continuerà a fornire alle istituzioni e più in generale alla democrazia italiana, con generosità, coerenza, ponderatezza, come Lei ha sempre fatto, ed ai livelli più alti.
Con questi sentimenti, Signor Presidente, Le rinnovo gli auguri di tutti noi.



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