Presentazione del documento conclusivo dell'indagine sul federalismo fiscale
17 Novembre 2009
Autorità, Signore, Signori.
Desidero ringraziare la Commissione parlamentare per le questioni regionali per il contributo che essa ci offre oggi presentando gli esiti dell'indagine conoscitiva e per avere scelto il Senato per illustrare le conclusioni alle quali è pervenuta.
Ringrazio in particolare la vice Presidente del Senato Rosi Mauro.
Leggendo il contenuto dell'indagine, ho apprezzato il notevole e prezioso lavoro svolto.
Soprattutto perchè la Commissione ha considerato il tema nell'ambito del nuovo assetto di competenze riconosciute alle Regioni ed alle autonomie locali a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione.
Il disegno del federalismo fiscale si fonda su tre princìpi: autonomia, solidarietà, responsabilità.
Ognuno dei tre princìpi è essenziale alla tenuta del disegno complessivo.
Il federalismo intende interpretare il problema dell'unificazione economica in una chiave nuova e cioè affiancando alla solidarietà nazionale il federalismo responsabile.
Si tratta di una sfida di notevole momento e di complessa attuazione, ma per ciò stesso necessaria.
Il passaggio dall'attuale al nuovo sistema non può però che essere graduale.
Si tratta di un passaggio cruciale in relazione al quale nell'indagine non sono mancati i suggerimenti tecnici e le indicazioni circa il percorso metodologico da seguire nella attuazione della delega.
In particolare, è emerso che, contestualmente all'attuazione del disegno federalismo fiscale, dovranno congiuntamente imporsi anche norme che, in un quadro complessivo di razionalizzazione dell'assetto strutturale e funzionale delle autonomie territoriali, definiscano con certezza le competenze e assegnino funzioni appropriate ai diversi livelli di governo del territorio.
E' inevitabile - ed è questo un ulteriore contributo del lavoro svolto dalla Commissione - che si rende necessaria la previsione di una specifica "ponderata" fase di transizione da un sistema all'altro. Tale passaggio sarà tanto più breve quanto più sarà condivisa, in termini di efficienza, da parte di tutti i livelli istituzionali, l'applicazione del federalismo fiscale quale fondamentale tappa del percorso che intende condurci ad un modello di federalismo istituzionale responsabile.
In un contesto economico e politico-istituzionale che non consente più il massiccio ricorso al debito pubblico, è chiaro che dovranno farsi carico di questo nuovo corso prima di tutto proprio le classi dirigenti del Mezzogiorno. Esse devono sin d'ora interrogarsi, insieme al Nord, sulle ragioni ambientali che ostacolano da sempre l'innesco di autonomi processi di sviluppo nelle aree più arretrate.
In altri termini, appaiono ancora oggi di attualità le parole di Don Luigi Sturzo, allorché egli ebbe a dire che se "il nord si deve persuadere che senza un mezzogiorno industrializzato l'Italia non potrà risorgere.".
La strategia da attivare insieme al federalismo, dovrebbe anzitutto essere indirizzata ad assicurare tre obiettivi. Si tratta degli investimenti volti ad assicurare una adeguata educazione e formazione professionale per le nuove generazioni del Mezzogiorno; il potenziamento, quando non la creazione delle infrastrutture materiali e per i trasporti; l'assicurazione della certezza dei rapporti giuridici, attraverso tutti gli interventi necessari all'affermazione del principio di legalità, contro ogni forma di malversazione e di infiltrazione criminale nell'economia.
In tal senso, occorre partire dalla consapevolezza che ogni progresso materiale ed economico, è pur sempre il frutto di un avanzamento, anzitutto sul terreno civile e delle virtù morali, delle comunità che vi sono coinvolte e dell'attenzione che vi si presta al bene comune.
In ciò, e non nel mero assistenzialismo, si concreta correttamente quel principio di solidarismo che deve guidare le politiche di sviluppo del Mezzogiorno.
Don Luigi Sturzo affermava: "non è lo Stato che rende vitali i suoi organi; è l'uomo che li vivifica, l'uomo che li mortifica, l'uomo singolo e organizzato, la persona reale effettiva, non l'ente astratto che si usa chiamare Stato."
Nella storia, il Popolo italiano ha sempre dimostrato di unire elevate qualità intellettive, inventive, organizzative, non disgiunte da una spiccata sensibilità umana e una inclinazione alla solidarietà verso il prossimo.
Ed è proprio questa ultima qualità che va recuperata e valorizzata, se vogliamo un futuro per i nostri figli e, soprattutto, se vogliamo che restino laddove sono nati, in un Italia unita dove potranno trovare le giuste opportunità per la propria vita.
Vi ringrazio.