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Senato della Repubblica
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FLORIO Ignazio

  
  


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:12/16/1838
Luogo di nascita:PALERMO
Data del decesso:17/05/1891
Luogo di decesso:PALERMO
Padre:Vincenzo, senatore (vedi scheda)
Madre:PORTALUPI Giulia
Nobile al momento della nomina:No
Nobile ereditarioNo
Coniuge:D'ONDES TRIGONA Giovanna, baronessa
Figli: Ignazio junior, che sposò Francesca IACONA DI SAN GIULIANO
Vincenzo (1867-1879)
Giulia, che sposò Pietro LANZA DI TRABIA BRANCIFORTE e fu madre di Giuseppe, Ignazio, Manfredi, Sofia, Giovanna
Vincenzo (1882)
Fratelli:Giuseppina
Angelina
Parenti:DE PACE Luigi, cognato
PORTALUPI Giovanni, zio
ARTIBALI Lauro, cugino
Professione:Commerciante
Altre professioni:Armatore
Cariche amministrative:Consigliere comunale di Palermo
Cariche e titoli: Gerente della Società in accomandita Piroscafi postali di Ignazio e Vincenzo Florio e compagni (settembre 1868), poi Navigazione generale italiana (Società riunite Florio e Rubattino) (4 settembre 1881)
Comproprietario della Casa di commercio (vedi scheda di Ignazio Florio, senatore)
Proprietario della Fonderia Oretea
Proprietario delle tonnare di Favignana e Formica (1874)

    .:: Nomina a senatore ::.

Nomina:11/25/1883
Categoria:21 Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria
Relatore:Francesco Ghiglieri
Convalida:14/12/1883
Giuramento:14/12/1883



    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
      Domenico Farini, Presidente

      Signori senatori! Doloroso dovere mi incombe di commemorare oggi innanzi a voi due colleghi che, ai dì passati, morte ci rapiva: i senatori Ignazio Florio e Gaspare Gorresio.
      Nato l'anno 1838 a Palermo, da famiglia di calabrese fatta palermitana, Ignazio Florio, le ingenti ricchezze redate dal padre, che coi traffici e colle industrie le aveva accumulate, coll'industria e coi traffici accrebbe. E sulle orme paterne, mantenne la immacolata reputazione di probità che, di umile stato, scorse la sua casa ad altissimo credito.
      Mente sagace, occhio sicuro, ricercava ogni via, tentava ogni mezzo per fare fruttare le paesane ricchezze, per dotare Palermo e la Sicilia di nuove fonti di benessere. Nessun ramo del commercio e dell'industria gli fu ignoto; a nessuno mancò la sua iniziativa: lo guidava anche in questo la stessa stella che al padre aveva fatta abilità di mettere mano, con singolare accorgimento, con risultato mirabile ad ogni più disparata speculazione.
      Così da quasi tre quarti di secolo, non vi fu in Sicilia tentativo fruttifero, cui il nome dei Florio non andasse congiunto; non impresa utile che da cotesti valorosi non avesse incominciamento o non ricevesse incremento. (Bene).
      E da Ignazio specialmente trasse vita quella società di navigazione, che costituisce la nostra maggior flotta mercantile, e nella quale si sommano in poderosa unità la ligure tenacia, i siculi ardimenti, un grande patrimonio nazionale.
      Né calcolo da mercante, lo distolse mai da ciò che al benessere di Palermo e della Sicilia potesse contribuire. Anzi l'affetto cittadino soverchiò sempre le grette ragioni del tornaconto particolare; sempre, al nobilissimo intento, non furongli gravi studio, cura, sacrifici.
      Il grado di senatore, concedutogli nel 1883, fu segno di cotali benemerenze e le rimeritò. Natura avevalo dotato d'un felice carattere, di un'indole eccellente, di un animo sensibile. Ai molti, cui dava lavoro e pane, era padre; la sua mano misericorde si schiudeva prima che gli infelici gliela stendessero: era una provvidenza e come la provvidenza benedetto (Bene).
      Morì Ignazio Florio il 17 di maggio e la morte sua fu lutto acerbo di tutta Palermo, che con ansia aveva palpitato alle vicende del crudele suo malore, e costernata lo accompagnò nella fossa: è danno della patria cui fu tolto un gagliardo, uno di quei rari uomini in cui si accentra, per cui si vivifica una parte importante della pubblica fortuna.
      E per lungo ordine di anni la vita e lo esempio di lui saranno ricordati dalle opere e dagli istituti che gli sopravvivono.
      Sorgano, per l'avvenire economico d'Italia, di codesta vita, di codesto esempio continuatori ed imitatori!
      Ecco la invocazione più onorevole per la memoria: ecco l'epigrafe più degna di Ignazio Florio! (Approvazioni vivissime, generali). [...]
      GUARNERI. Domando la parola.
      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
      GUARNERI. Io mi associo di cuore, di vero cuore, ai preziosi ricordi del compianto senatore Florio, fatti dall’onorevole Presidente.
      La sua morte è stata davvero una grave perdita per l’Italia, ed un immensa sventura per la mia isola. Egli accoppiava la mente di un uomo di affari ed il cuore di un vero gentiluomo.
      La sua fortuna era quasi un patrimonio nazionale, giacché egli l’adoperava tutta a promuovere i commerci e le industrie d’Italia; e dobbiamo a lui precipuamente il nostro più potente naviglio commerciale, come le più importanti industrie in Sicilia.
      Non per calcolo, né per vezzo di tempi democratici, ma per istinto del suo cuore fu il padre dei suoi operai.
      La sua divisa era richesse oblige, e riputava che la sua dovizia gli imponesse degli obblighi, non gli dasse dei diritti. Calmo, modesto, cortese con tutti era sempre l’ultimo, anco colà dove poteva essere il primo. La sua aristocrazia era di essere il primo in ogni opera di beneficenza, di patriottismo, ed in ogni intrapresa di pubblica utilità.
      Amò il suo nome avito, come altri ama il blasone della sua prosapia, né lo mutò giammai, ed io ricordo ch’egli conservava religiosamente i vecchi libri commerciali della sua casa, come altri le antiche pergamene di famiglia.
      Ed è per queste preziose doti, più che per la sua ricchezza ch’egli è sceso nella tomba seguito dal cordoglio e dalle lacrime di un popolo, dolente di tanta perdita.
      Se l’Italia avesse cento uomini della sua tempra il suo primato economico sarebbe ben presto raggiunto.
      Possano i suoi figli seguirne le orme, e le tradizioni di famiglia, e gli italiani non obliarne né l’esempio né la memoria.
      Ed è per questa che ardisco proporvi un voto di condoglianza per la famiglia dell’estinto.
      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole presidente del Consiglio.
      DI RUDINÌ, presidente del Consiglio. Ho poco da aggiungere alle nobili parole pronunciate dal nostro illustre Presidente e dall’onorevole senatore Guarneri, nel commemorare la morte del senatore Ignazio Florio.
      Questo solo dirò che il Governo si associa al lutto del Senato e che io personalmente ritengo come uno dei più dolorosi compiti della mia vita, quello di dover oggi pronunciare parole di compianto per Ignazio Florio, che fu uno dei miei più cari amici. [...]
      PRESIDENTE. Come il Senato ha udito, il senatore Guarneri ha proposto che voglia il Senato manifestare le sue condoglianze alle famiglia del senatore Ignazio Florio.
      MAJORANA-CALATABIANO. Domando la parola.
      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
      MAJORANA-CALATABIANO. Io mi associo al voto che propone l’onorevole Guarneri e credo di adempire nel medesimo tempo al dovere di senatore e d’interpretare il sentimento degli onorevoli colleghi, pregando il Senato di volere emettere simile voto perché venga partecipato alla famiglia del compianto senatore Gorresio.
      PRESIDENTE. Il senatore Majorana prega il Senato di esprimere uguali condoglianze anche alla famiglia del compianto senatore Gorresio.
      Metto ai voti le due proposte.
      Chi le approva è pregato di alzarsi.
      (Approvato).

      Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 maggio 1891.

Note:Secondo altra fonte risulta nato il 17 dicembre 1838.
Archivi:Archivio Giulia Florio Afan de Rivera

Attività 1004_Florio_Ignazio_IndiciAP.pdf1004_Florio_Ignazio_IndiciAP.pdf