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Senato della Repubblica
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SANMINIATELLI Donato

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   

   Fascicolo personale   


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:09/16/1866
Luogo di nascita:NEW ORLEANS (U.S.A.)
Data del decesso:01/05/1927
Luogo di decesso:ROMA
Padre:Fabio, console generale
Madre:LE BEAU DE LA BARRE Estelle
Nobile al momento della nomina:Si
Nobile ereditarioSi
Titoli nobiliariConte
Patrizio di Pisa
Coniuge:CAMERINI Marta
Figli: Orazio
Fabio
Estella
Elisabetta
Parenti:CAMERINI Giovanni, suocero, senatore (vedi scheda)
Luogo di residenza:PERIGNANO (Pisa)
Altra residenza:ROMA
Indirizzo:Via Antonio Bertoloni, 8
Titoli di studio:Laurea in giurisprudenza
Conseguiti nel:07/07/1886
Presso:Università di Pisa
Professione:Diplomatico
Altre professioni:Docente universitario
Carriera:Vice console di III classe (29 agosto 1889)
Addetto onorario di legazione (20 agosto 1894)
Professore di Diritto internazionale all'Istituto "Cesare Alfieri" di Firenze (1890-1893)
Cariche e titoli: Membro della Società Dante Alighieri (1897)
Vicepresidente della Società Dante Alighieri (1897-1926)
Vicepresidente dell'Accademia dei Georgofili di Firenze
Socio della Società dalmata di storia patria

    .:: Nomina a senatore ::.

Nomina:04/19/1923
Categoria:20 Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria
Relatore:Fabrizio Colonna
Convalida:31/05/1923
Giuramento:31/05/1923




    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Tommaso Tittoni, presidente
      "PRESIDENTE. (Si alza e con lui si alzano i senatori e i ministri).

      Onorevoli colleghi, la breve interruzione dei nostri lavori ci ha recato nuovi lutti dolorosi.
      [...]
      Il 1° maggio improvvisamente moriva in Roma, ancora nel pieno vigore delle forze, il senatore conte Donato Sanminiatelli.
      Nobile famiglia gli dette i natali il 16 settembre 1866 in Nuova Orleans ove il padre, conte Fabio, era console generale d'Italia. Laureatosi in legge a 19 anni, entrava poco dopo nella carriera diplomatica riuscendo primo nel difficile concorso per un suo notevolissimo lavoro sulle conseguenze del Congresso di Vienna. Prestò apprezzato servizio alla Consulta, a Santiago e a Londra, ma per breve tempo, poiché a 24 anni lasciò la brillante carriera che gli si apriva e si dette all'insegnamento del diritto internazionale nell'Istituto Cesare Alfieri di Firenze, anche qui peraltro restando per un breve periodo, dal 1890 al 1893.
      Ma le precipue sue cure, cui la maggior parte della vita egli consacrò, furono volte allo studio dell'irredentismo nelle regioni italiane soggette all'Austria e alla difesa dei diritti di quelle popolazioni oppresse: in questo campo la sua opera fu un ardente apostolato che non ebbe posa. Nelle varie sedi in cui il padre suo fu per ragione dell'ufficio prima a Budapest e poi a Cettigne, egli ebbe modo di viaggiare e di formarsi una diretta piena conoscenza delle regioni irredente, in particolare della Dalmazia, dove tutto gli parlava della Patria, dalla lingua e dai dialetti ad ogni forma del vivere civile: lì egli potette rendersi esatto conto dei bisogni reali del popolo, potè studiarne i sentimenti, vederne l'ardente passione di italianità che le quotidiane rappresaglie della polizia anziché attenuare sempre più alimentavano. E le ardenti aspirazioni di quei popoli profondamente lo commossero, sicché egli ne divenne strenuo sostenitore e nelle più svariate forme, senza tregua, con fervore indomito, col suo spirito battagliero, svolse efficacissima opera di propaganda nazionale in quelle regioni. Ne son prova i suoi mirabili scritti pubblicati sopratutto nella Nuova Antologia, ne è prova la sagace e feconda opera da lui svolta con abnegazione nella benemerita "Dante Alighieri", di cui fin dal 1897 era stato uno degli animatori più fervidi ed assidui, divenendone attivissimo vice presidente, onde la nobile istituzione sempre più efficacemente potè venire in aiuto dei fratelli divisi con cui seppe tener vivi i contatti evitando ogni difficoltà ai Governi, e potè estendere sempre più la sua patriottica opera fino alle più lontane colonie dell'America colla creazione, fra l'altro, del fiorente Istituto di San Paolo nel Brasile.
      Scoppiata la conflagrazione europea, parve subito al conte Sanminiatelli che fosse venuta l'ora decisiva per le rivendicazioni nazionali ed egli infatti, dopo avere presieduto l'opera di assistenza ai fuorusciti delle provincie italiane soggette all'Austria, fu tra i più fervidi interventisti, assertore instancabile delle ragioni ideali che inderogabilmente muovevano l'Italia all'arduo e supremo cimento. Fu suscitatore magnifico di energie, animatore appassionato di iniziative e, sempre con sicura fede nei destini della Patria, visse tutte le angoscie delle regioni anelanti alla redenzione, non pago se non quando vide realizzate le loro aspirazioni vivificate dal sangue di tanti martiri.
      Per gli eminenti servizi resi alla Patria il conte Sanminiatelli fu nominato senatore il 19 aprile 1923 e ai nostri lavori fu sempre assiduo, portandovi il suo spirito ardente, il suo amore infinito per il Paese.
      Uomo di larga e profonda coltura prese a cuore i più importanti problemi di interesse pubblico e, specie negli ultimi tempi, si dedicò con amore all'incremento agricolo, onde era stato di recente nominato vice presidente dell'Accademia dei Georgofili.
      Col conte Donato Sanminiatelli scompare un uomo di alta intelligenza e di grande fede, un cuore in cui la generosità non fu mai disgiunta dalla più grande modestia.
      Il Senato si inchina reverente dinanzi alla tomba del benemerito collega ed esprime alla desolata famiglia il suo vivo cordoglio. (Bene). [...]
      FEDERZONI, ministro delle Colonie. Domando di parlare.
      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
      FEDERZONI, ministro delle Colonie. Compianto e riverenza esprime anche il Governo per la memoria degli insigni membri di questa Assemblea ultimamente tolti all'affetto comune. [...] Donato Sanminiatelli, animatore tenace e ardente, accanto a Paolo Roselli, dell'opera della Dante Alighieri, organizzatore silenzioso, prudente insieme e arditissimo dell'irredentismo adriatico e tridentino durante la lunga vigilia; [...]
      Col Senato, la Nazione iscrive questi quattro nomi tra quelli degli Italiani che hanno benemeritato della Patria. (Approvazioni)".

      Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 16 maggio 1927.