Atti Parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio, Presidente
Signori senatori! Il 27 dicembre dell'anno decorso ho adempito, secondo che per me si è potuto, il pietoso dovere di commemorarvi il nome e i fasti di otto colleghi, che, nell'intervallo dall'ultima tornata del 26 luglio, erano stati rapiti all'affetto, alla stima di tutti noi.
Avevo allora sperato che non mi arriverebbe più la occasione di rinnovare simili uffici, tanto gravi al mio cuore.
Ma quella speranza non trovò grazia davanti a Lui, che tiene in mano la vita e sì degli oscuri e dei celebri, e sì dei pusilli e dei forti.
Or ecco, nel giro di appena un mese, discendere nel sepolcro altri sette dei valentuomini, scritti nell'Albo di questa Assemblea.
Erano:.
De Notaris Giuseppe; nato a Milano il 18 aprile 1805; professore nell’Università di Roma; senatore dal 28 febbraio 1876;
[...]
Rendevano l’ultimo spirito:. [...]
Il professore De Notaris in Roma addì 23 gennaio;
[...]
Dirò di ciascuno mestamente, sinceramente. [...]
Giuseppe De Notaris, di famiglia nobile, e ricca un tempo e potente, ma già scaduta, è stato cultore esimio delle scienze naturali.
L'Ateneo di Pavia lo coronava dottore di medicina nell'anno 1830. Dal 1832 al 1834 tenne le parti di supplente al professore di storia naturale nel liceo di Milano; e, nel 1834, le parti eziandio di collaboratore al riordinamento di quei Musei. Sul finire dello stesso anno 1834, invitato da Re Carlo Alberto, si tramutò da Milano, quale assistente, al Museo di zoologia e all'Orto botanico dell'augusta Torino. Nel 1839 s'ebbe titolo e ufficio di professore di botanica all'Università di Genova. Nel 1872 salì alla Cattedra di botanica nell'Università di Roma.
All'Orto botanico di Genova avea consacrato accortissime sollecitudini. Stimò che queste dovessero crescere a pro dell'Orto botanico da lui inaugurato nella Metropoli; impaziente, com'era, che anco in quest'istituto la Roma moderna comparisse ogni dì progressiva, sino a raggiungere, in paragone dei migliori, il primato.
Le più celebri accademia nazionali e straniere si reputarono a gloria di registrare nelle tavole dei loro socî il nome del De Notaris.
Cito, tra le nazionali, l'Accademia dei XL; l'Accademia Reale di Torino; l'altra di Scienze di Bologna; l'Istituto Lombardo; la Società Reale di Napoli e quella delle Scienze di Modena, e l'Accademia dei Lincei di Roma. Tra le straniere, la Società Reale delle scienze di Ratisbona, la Filomatica di Parigi, la Linneàna di Lione, quelle dei Naturalisti di Wratislavia, di Lipsia, di Haller; quella delle Scienze di Lilla; quella di Botanica di Utrecht; quella di Storia naturale di Strasburgo; la Botanica di Bruxelles e quella di Berlino; l'Accademia imperiale dei naturalisti di Mosca; quella di Scienze zoologiche e botaniche di Vienna; e quella delle Scienze a Upsal, e l'altra di Brünn; e la Società Microscopica di Londra; e l'altra di fisica e scienze naturali di Ginevra.
Sarei infinito, se volessi, anche solo di corsa, rapportarvi i titoli delle Opere da lui composte, e date in luce; e di quelle che tuttavia rimangono inedite, e attendono che il Governo del Re ne promuova la stampa.
Parecchie delle Opere (intendo delle maggiori) concernono i muschi; parecchie le epatiche; parecchie i miceti; parecchie gli studi lichenografici. Altre l'algologia; massime del mare ligustico e del mare Rosso.
Ricordo, ad onore del Municipio di Genova, che la Briologia Italiana del De Notaris giacerebbe forse ignorata, con detrimento gravissimo delle scienze, se quel Municipio non l'avesse pubblicata a sue proprie spese. Ricordo che, appunto alla Briologia Italiana del De Notaris l'Accademia delle scienze di Parigi ha decretato nel 1870 il gran premio” Desmazières”.
L'autore di tante Opere e tanto laudate fu modestissimo; dolce di modi; affabile a tutti; agli allievi sommamente benevolo; largo di consigli, e di tecnici aiuti, a chi piacevasi di argomenti botanici.
Nel giorno delle pompe esequiali del De Notaris, la voce di un egregio cattedratico asseverò (e voi gradirete di sentirlo ripetere), che i volumi scientifici di quel dottissimo rivelano altresì il grande amore da lui portato alla patria; perocché tutti, o quasi tutti, inchiudono né loro titoli il santo nome d'Italia.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 febbraio 1877.
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