|
.:: Dati anagrafici ::. |
|
Data di nascita: | 12/05/1861 |
Luogo di nascita: | NAPOLI |
Data del decesso: | 29/02/1928 |
Luogo di decesso: | ROMA |
Padre: | Lodovico |
Madre: | CECCONI Irene |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No |
Titoli nobiliari | Duca della Vittoria, titolo concesso con regio decreto del 24 dicembre 1921 e con regie patenti dell'11 febbraio 1923 |
Coniuge: | DE ROSA Sarah |
Figli: | Marcello
Anna
Irene |
Parenti: | MIRABELLI Giuseppe, senatore, avo materno di DE ROSA Sarah |
Luogo di residenza: | ROMA |
Titoli di studio: | Scuola militare |
Scuole militari: | Accademia militare (15 settembre 1879)
Scuola di guerra (1894) |
Professione: | Militare di carriera (Esercito) |
Carriera giovanile / cariche minori: | Sottotenente (29 luglio 1882), Tenente (12 aprile 1884), Capitano (30 marzo 1890), Maggiore (19 settembre 1899), Tenente colonnello (5 aprile 1905) |
Carriera: | Colonnello (23 giugno 1910)
Maggiore generale (1° ottobre 1914)
Tenente generale (29 giugno 1916)
Generale dell'Esercito (4 novembre 1918) |
Cariche e titoli: | Ispettore generale dell'esercito (24 novembre 1919)
Capo di Stato maggiore dell'esercito (8 novembre 1917-24 novembre 1919)
Vicepresidente del Consiglio dell'Esercito (febbraio 1921)
Vicepresidente della Commissione suprema di difesa ([post 30 aprile 1924]-29 febbraio 1928)
Socio onorario dell'Accademia dei Lincei di Roma (9 marzo 1919)
Socio dell'Accademia nazionale di scienze, lettere ed arti di Modena (1918)
Membro del Comitato nazionale del Risorgimento
Maresciallo d'Italia (3 novembre 1924)
Socio della Società geografica italiana (1919) |
|
.:: Nomina a senatore ::. |
|
Proponente: | Presidente del Consiglio dei ministri | | 14/02/1918 |
Nomina: | 02/24/1918 |
Categoria: | 14 | Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i Contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività |
Relatore: | Fabrizio Colonna |
Convalida: | 01/03/1918 |
Giuramento: | 23/04/1918 |
|
.:: Onorificenze ::. |
|
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia 24 dicembre 1899
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 4 giugno 1914
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 31 dicembre 1914
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 30 dicembre 1917
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia giugno 1919
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 13 gennaio 1907
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 5 giugno 1915
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 9 gennaio 1917
Gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro giugno 1919
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia 16 marzo 1913
Commendatore dell'Ordine militare di Savoia 24 febbraio 1918
Gran cordone dell'Ordine militare di Savoia 24 maggio 1919
Cavaliere dell'Ordine supremo della SS. Annunziata 4 novembre 1919 |
|
.:: Servizi bellici ::. |
|
Periodo: | 1911-1912 guerra italo-turca
1915-1918 prima guerra mondiale | |
Arma: | Esercito: artiglieria, corpo di stato maggiore |
Decorazioni: | Croce d'oro per anzianità di servizio, medaglia commemorativa della guerra italo-turca, medaglia d'argento al valor militare, croce al merito di guerra | |
Conseguenze: | Ferito |
|
|
|
.:: Senato del Regno ::. |
|
Commissioni: | Membro della Commissione per la politica estera (19 luglio 1920-7 aprile 1921), presidente della Commissione per la politica estera (19 giugno 1921-31 ottobre 1922. Decaduto) |
| |
|
.:: Governo ::. |
|
Governo: | Ministro della guerra (31 ottobre 1922-30 aprile 1924) |
|
|
|
.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
|
Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente
Onorevoli colleghi. Raccogliamoci in ispirito, in mesta e commossa adorazione, nel tempio michelangiolesco, ove una bara racchiude la spoglia mortale di Armando Diaz. Con lui non abbiamo perduto soltanto un collega amato il cui nome suonava glorioso nel mondo. Ci è sembrato che con lui si dileguasse uno di quei grandi spiriti che accompagnarono l'Italia nel suo ricostituirsi a nazione. E simbolo egli fu veramente dell'ultimo grandioso sforzo del popolo italiano.
Si è di lui ricordato la luminosa carriera militare, il valore guerresco che gli valse la gloriosa ferita di Zanzur e la seconda ferita del Carso, l'opera sua silenziosa e felice di comandante di reparti, che ne rivelò, nonostante la modestia, le altissime doti, onde fu prescelto nell'ora tremenda, quando occorreva il cuore più saldo, la fede più incrollabile, la mente più acuta. Allora Armando Diaz con semplicità austera, posto d'improvviso alla testa dell'esercito, assunse con una calma ed una forza d'animo prodigiose, divinatrici, la tremenda responsabilità. È da questo momento che Armando Diaz passa alla storia della nuova Italia. Egli fu lo strumento fedele e geniale della nazione risoluta di risollevarsi e di vincere.
In modo mirabile egli seppe organizzare la resistenza dapprima, preparare la rivincita poi: con sapienza fatta di amorosa sollecitudine e di sorridente umanità non meno che di profonda conoscenza della psicologia guerresca, egli seppe rialzare l'animo dei soldati e degli ufficiali, ricondurre in tutti la fede nei destini della patria e cogliere il lauro di quella memoranda vittoria finale che egli annunciò coll'epico bollettino che rimarrà perennemente inciso nelle tavole della storia.
Ed il Governo, disponendo che la gloriosa salma, nell'ultima veglia, sostasse sull'Altare della patria presso il milite ignoto, non riassunse soltanto il sentimento del popolo italiano che congiungeva in un solo pensiero di riconoscenza il comandante supremo e l'umile fante, ma interpretò anche il generoso animo del condottiero il quale avea affermato che solo ai suoi soldati era dovuta la vittoria, come già pur dopo assunto il comando aveva proclamato che il contegno dell'esercito era pari alla grandezza dell'ora.
Ma, colla vittoria, non cessò Egli di servire la patria, nonostante che la sua salute fosse stata non poco provata dalle vicende di guerra.
Ed eccolo, messaggero d'italianità, compiere nel 1921 un lungo viaggio negli Stati Uniti, dove con un'incredibile resistenza fisica e morale, percorrendo tutto l'immenso continente e pronunziando centinaia di discorsi, seppe esaltare in tutta la sua grandezza la nostra vittoria, seppe far rifulgere il grandissimo, decisivo contributo dell'Italia, l'eroismo, il sacrificio della nostra gente. Il trionfo decretatogli allora dal popolo americano non meno che dalle colonie italiane assai giovò per disperdere la nebbia d'interessati obblii intorno alla nostra vittoria che anche nemici interni con opera parricida insidiavano e profanavano.
Diaz soffriva e taceva in sdegnoso, mortificante silenzio: ma quando, Benito Mussolini, in nome dei fanti di Vittorio Veneto, salì al potere, egli sentì esser dovere patriottico offrire i suoi servigi come egli ebbe a dire, a "un Governo nazionale per la grandezza d'Italia". Ed accettò la carica di ministro della guerra, dando tutta la sua opera a risollevare l'esercito dalla crisi in cui era caduto. Ma l'intenso lavoro ne logorò la fibra ed egli fu costretto a lasciare la carica, fiero del dovere nuovamente compiuto, del bene fatto alla nazione.
Il magnanimo spirito di Armando Diaz è ora asceso tra gli Eroi della patria e di là ne propizierà le fortune, ne seguirà il trionfale cammino, ch'Egli in vita ha grandemente contribuito ad aprirle. La nazione tutta, in un solo slancio di amore e di pietà, ne ha pianto l'amarissima perdita e per i secoli avvenire ne venererà la memoria. Il Senato del Regno, che già si associò unanime al lutto della patria, dell'esercito, della famiglia desolata, ne esalta oggi nuovamente il nome e dice di lui come tacito del suo grande congiunto trionfatore dei Britanni: "Posteritati narratus et traditus superstes erit". (Vivissime e generali approvazioni).
CIANO, ministro delle comunicazioni. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIANO, ministro delle comunicazioni. Onorevoli senatori. Il capo del Governo - nell'altro ramo del Parlamento - a poche ore dall'inatteso annunzio della morte del Maresciallo d'Italia Armando Diaz, duca della vittoria, nella singolare mestizia di quelle ore di virile dolore e di orgogliosa fierezza, scultoreamente diceva di lui e dell'appassionato accoramento del Governo fascista ai sentimenti di questa alta Assemblea; ma la formula sarebbe troppo fredda se non rievocasse quella commemorazione che, del Grande artefice della Vittoria, Re, Governo e Popolo hanno già insieme fervidamente celebrata in questa Roma immortale, componendone la salma nel tempio michelangiolesco, dopo la sosta sull'Altare della patria, accanto al Milite Ignoto. Commemorazione che, se fu superba e giusta esaltazione dell'Uomo, fu anche rievocazione di quell'anno memorabile di sacrificio, di passione, di ansie e di gioie che condusse alla vittoria.
Armando Diaz fu autentico trincerista che a Zanzur e sul Carso, con due ferite eroiche, consacrò il sacrificio e la dedizione alla patria. Salutiamo ed esaltiamo l'artefice della Vittoria, l'osservatore freddo ed acuto, il perfetto conoscitore di uomini e di sistemi, l'Uomo che alla scienza seppe unire la realtà dell'esperienza contingente e mutevole per avere in pugno tutti i mezzi del successo, che si compendia in due nomi sacri alla nostra storia: Piave e Vittorio Veneto; ma non dimentichiamo il colonnello di Sidi-Bilal, che, colpito gravemente, resta al suo posto per incitare alla vittoria e, solo quanto è certo del successo, cede allo strazio della ferita e consente di lasciarsi trasportare, dopo aver baciato la bandiera del suo 93° reggimento glorioso.
Dopo la guerra vittoriosa, Armando Diaz fu coi giovani che la guerra avevano fatta e che la vittoria vollero difendere.
Dopo la marcia rinnovatrice, chiamato dal capo del Governo ad un nuovo posto di responsabilità e di comando, entusiasticamente accettò. Sereno e forte al dovere sempre ed ovunque compiuto, affidò il suo laborioso passato al solo giudizio della storia e con animo giovanile si accinse al nuovo compito.
Onorevoli senatori. Il Governo fascista, espressione dell'intervento, della passione e dei sacrifici della guerra, nuovamente si inchina dinanzi allo spirito del Grande Condottiero nel nome di tutti i combattenti di terra, di mare e del cielo e di tutto il popolo italiano. (Vivi Applausi).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 maggio 1928.
|
|
|
Note: | Il nome completo risulta essere: "Armando Vittorio".
|
Registrazione del mandato di pagamento relativo al busto di Armando Diaz, 31 marzo 1933, in ASSR, Senato del Regno, Ufficio di Ragioneria, Giornale, 1932-1933
ASSR, Senato del Regno, Ufficio di Ragioneria, Mandato di pagamento relativo al busto di Armando Diaz, 1932-1933, n. del mandato 122
Diaz_busto_mandato di pagamento_122.pdf
Attività 0830_Diaz_IndiciAP.pdf |
|
|