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Senato della Repubblica
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TOMMASI Salvatore

  
  


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:07/26/1813
Luogo di nascita:ROCCARASO (L'Aquila)
Data del decesso:13/07/1888
Luogo di decesso:NAPOLI
Padre:Francesco
Madre:MARINI Giuseppa
Nobile al momento della nomina:No
Nobile ereditarioNo
Coniuge:ORGANTINI Emilia Luisa
Titoli di studio:Laurea in medicina
Presso:Università di Napoli
Professione:Docente universitario
Altre professioni:Medico
Carriera:Professore di Medicina pratica al Collegio medico, poi Università di Napoli (Regno delle Due Sicilie) (1844-1848)
Professore di Clinica medica all'Università di Pavia (19 ottobre 1859)
Professore di Clinica medica all'Università di Napoli (1864-1888)
Rettore dell'Università di Napoli (1869-1871)
Medico della Real Casa a Napoli (1862)
Cariche politico - amministrative:Membro della Camera dei deputati (Napoli)
Cariche e titoli: Fondatore dell'effemeride "Il Sarcone" (1840)
Segretario generale alla Pubblica istruzione (Regno delle Due Sicilie) (1848)
Fondatore dell'Ospedale di Gesù e Maria di Napoli (13 novembre 1863)
Direttore del giornale di medicina "Il Morgagni" (1863)
Direttore della Prima clinica medica dell'Università di Napoli (11 maggio 1867)
Socio corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (24 gennaio 1861)
Presidente dell'Accademia medico chirurgica di Napoli
Socio dell'Accademia delle scienze di Torino

    .:: Nomina a senatore ::.

Nomina:03/13/1864
Categoria:03 I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
Relatore:Giuseppe Moris
Convalida:20/05/1864
Giuramento:20/05/1864

    .:: Onorificenze ::.

Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia

    .:: Servizi bellici ::.

Periodo:1860 campagna per l'Indipendenza e l'Unità d'Italia
Mansioni:Colonnello medico

    .:: Camera dei deputati ::.

Legislatura
Collegio
Data elezione
Gruppo
Annotazioni
VIII
Cittaducale
27-1-1861*
Escluso per sorteggio per eccedenza nel numero dei deputati professori il 24 maggio 1861


    .:: Senato del Regno ::.

Commissioni:Membro della Commissione per l'esame del Codice sanitario (29 aprile 1871)

    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
    Marco Tabarrini, Vicepresidente

    Signori senatori. Il Senato, la patria e le scienze hanno fatto una perdita dolorosa.
    Il senatore Tommasi morì a Napoli la mattina del 13 di questo mese.
    Nato a Roccaraso nella Provincia di Aquila il 26 di luglio del 1813, studiò lettere nel liceo d'Aquila, si laureò in medicina all'Università di Napoli.
    Egli era una di quelle forti nature abruzzesi, di facoltà bene equilibrate, di volontà ferma e tenace, alieno dalla speculazione che non si aiuta della perfetta cognizione dei fatti e della esperienza, vide di buon'ora quanto d'arbitrario e di empirico fosse nella medicina che s'insegnava a' suoi tempi ed ebbe animo e mente per ricondurla al vero. Ai sistemi, che sono creazioni spesso fantastiche dell'intelletto umano, egli sostituì lo studio accurato della sapiente natura e diede per fondamento alla medicina la fisiologia sperimentale e l'anatomia patologica.
    Sopra questi principî di antica data, ma troppo spesso dimenticati, egli fondò a Napoli, ove era professore di medicina pratica fino dal 1844, una scuola medica che crebbe rigogliosa e che onora il suo fondatore e l'Italia.
    Gli avvenimenti del 1848, ai quali prese quella parte che il suo patriottismo gli consigliava, destituito dalla cattedra, lo fecero esulare nel 1849 in Piemonte, ove non gli rimase altro conforto che lo studio solitario, né altro aiuto che l'esercizio pratico della medicina.
    La fortunata riscossa del 1860 lo ricondusse a Napoli, plaudente alla nuova fortuna della patria. Caro al Re Vittorio Emanuele ed aggregato al suo Stato maggiore, fece con lui l'entrata trionfale nella capitale del Regno delle due sicilie scomparso nell'unità nazionale.
    Rientrato nell'insegnamento nello stesso anno 1860, fu da prima professore di clinica medica nell'Università di Pavia, dalla quale passò a Napoli col difficile incarico di riordinare le cliniche di quella università.
    Fu nominato senatore con decreto reale del 13 marzo 1864, e finché gli resse la salute lo vedemmo prender parte ai lavori legislativi di quest'alta Assemblea, ove la sua parola parca ed autorevole non mancò mai nelle questioni che riguardavano la sanità pubblica e l'insegnamento superiore.
    Fin dal 1886 lo prese una malattia lenta e penosa, contro la quale lottò sempre il suo forte e adusto temperamento. Noi stessi lo vedemmo più volte sofferente in queste nostre sale, chiedere alla morfina un temporaneo sollievo a' suoi dolori. Ma finalmente il male la vinse sul di lui coraggio e sulla virtù dei farmachi; ed egli morì nel compianto universale de' suoi concittadini e de' suoi discepoli.
    I dotti metteranno in piena luce i suoi meriti scientifici come scrittore e come insegnante; a me basta poter dire a conclusione di queste brevi parole consacrate alla sua memoria, che nel senatore Tommasi, oltre lo scienziato, c'era l'uomo virtuoso che lascia l'esempio d'una vita senza macchia; c'era il patriota che non misurò i sacrifizi; che non ambì premi pago della compiacenza d'un dovere nobilmente adempiuto.
    CRISPI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando la parola.
    PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
    CRISPI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Il Governo si associa alle parole commoventi e patriottiche del Presidente del Senato per la morte del senatore Salvatore Tommasi.
    Salvatore Tommasi onorò la scienza, e, ciò che torna a maggior sua gloria, servì la patria con abnegazione e nei maggiori sacrifici diede prova di quell'eroismo civile che pochi possono come lui vantare.
    Il Senato ebbe l'onore di avere il Tommasi fra i suoi membri illustri e debitamente il Presidente ne ha commemorato la vita e le opere memorande.
    Io non ho proposte da fare in questa occasione. Dirò soltanto che il Governo sino dal giorno che ebbe la dolorosa notizia fece quanto era in suo dovere associandosi ai funerali e prendendo parte al lutto che tutta Napoli ha dimostrato nella triste circostanza.
    MOLESCHOTT. Domando di parlare.
    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
    MOLESCHOTT. Signori senatori! Ci è venuto meno un uomo che era un raro esempio dell'essere senza mai darsi pensiero del parere.
    Dotto senza toga, professore senza boria, medico senza imposture, filosofo senza credersi infallibile, senatore di parca parola, profondo nel dubbio eppur potente nell'affermare, sapiente senza scoramenti, Salvatore Tommasi era savio, forte e buono.
    Nessuno più di Salvatore Tommasi è stato reale, corretto, preciso nell'osservare; nessuno più di lui ideale nel conchiudere, fiducioso nell'operare.
    Egli è che in lui erano compenetrati il naturalista, il medico ed il filosofo; ed era luminoso esempio della possibilità che il naturalista sia medico, ed il medico naturalista.
    Quando si trovava dinanzi all'ammalato, ei deponeva sistemi e dommi, regole ed abitudini; ei si vede va'davanti un nuovo mondo da esplorare, un microcosmo da esaminare, e sentiva scaturire in sé le sorgenti che nascono dal saper, dall'esperienza, dall'oculatezza, dal fine criterio, dal dubbio virile, dalla logica invincibile, dal temperamento, dal carattere, dall'affetto, dal desiderio di soccorrere, da sicura fiducia nelle leggi di natura.
    Noi dobbiamo al Tommasi un manuale che porta il titolo di Istituzioni di fisiologia; ed io non mi perito di dichiarare che quell'opera è un monumentum aere perennius.
    Esistono altri libri del genere più originali per il progresso che impartirono alla speciale disciplina; libri in cui s'insegna la parte scolastica con maggiore ampiezza, e si danno ammaestramenti più minuti, più tecnici per la ricerca; altri che vestono forma più matematica, più severa; altri infine che per la sobrietà della esposizione instillano con maggiore facilità nella mente del giovane studioso i principî della non facile scienza fisiologica. Ma nessuno meglio del Tommasi ha saputo creare un'opera che rivela la fisiologia del suo tempo come scienza completa ed assoluta.
    La sua fisiologia non è ancella della medicina, né ancella dell'antropologia; dessa è sovrana, autonoma, filosofa, evoluzionista, e se in avvenire un naturalista, un medico, un antropologo, un filosofo, un cultore di scienze sociali vorrà vedere quale gradino avesse raggiunto la fisiologia nel principio della seconda metà del secolo XIX, quale veste portassero le scienze biologiche, quali ne fossero la base, la portata, le aspirazioni, non gli si potrà additare un libro più completo, più complessivo, più sintetico dell'opera del Tommasi. Nessuno specchio più terso può riverberare all'uomo il modo in cui nel secolo XIX s'interpretava il" conosci te stesso".
    E quell'opera è frutto dell'esilio.
    Per misurare con giustizia l'operato di Salvatore Tommasi non si deve dimenticare che le vicende politiche della patria lo interruppero in quegli anni appunto in cui la produttività scientifica dell'uomo suol raggiungere il suo culmine.
    Egli era sempre innanzi tutto cittadino, patriota.
    Io di certo non dirò che il suo ingegno fu sacrificato alla patria, poiché non è sacrifizio, è omaggio, è gioia, è vittoria, è gloria l'aver contribuito alla conquista della patria, sia pure a costo di qualche opera scientifica, di qualche bella scoperta di meno. (Bene! Bravo!).
    Il Tommasi apparteneva a quella schiera di individui che fanno gli uomini interi e che la patria non tiene in conto minore degli autori delle più splendide scoperte. Il popolo ha un serto fiorito per colui del quale vanta che amava la patria ancora più della scienza, che poneva l'umanità al di sopra della gloria. E noi non possiamo dimenticare che Salvatore Tommasi era tale sapiente che su qualsiasi argomento della vita pubblica, dei problemi sociali, della scienza dell'uomo, chicchessia desiderava conoscere il suo parere, imperocché - moderatore od acceleratore che fosse - ei stava, meditava, operava fra gli antesignani sempre.
    Un' ultima osservazione, Signori senatori! Si fa l'elogio e meritamente di un generale al quale per tattica sapiente, per abile risolutezza sa disporre una battaglia in modo da riportare una vittoria decisiva e risparmiare molto sangue abbreviando la guerra. Orbene, Salvatore Tommasi era ed è un felicissimo rivale di un tal capitano.
    Combattendo colla dottrina e coll'esempio, con salutare efficacia l'abuso, e potrei soggiungere pure l'uso del salasso, egli, durante la sua vita, ha risparmiato all'Italia tanto sangue quanto non se ne versa in parecchie battaglie. E l'influenza benefica gli sopravviverà, e non per questo solo egli rimarrà, anche defunto della sua mortal carriera, un salvatore benemerito dell'umanità, della scienza e della patria. E se noi non abbiamo da citare alcuna di quelle gloriose scoperte che bastano, per illustrare un nome, i suoi scolari lo ricordano con animo pietoso e grato, perché ad essi il Tommasi ha insegnato a scoprire sé medesimi, apprendendo loro la difficile arte del pensare. (Bene! Bravo! Bravissimo!).

    Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 luglio 1888.

Note:Il nome completo risulta essere: "Salvatore Giacomo".
Partecipò ai moti del 1831 di Romagna e delle Marche.


Attività 2213_Tommasi_Salvatore_IndiciAP.pdf