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.:: Dati anagrafici ::. |
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Data di nascita: | 09/06/1810 |
Luogo di nascita: | BRESCIA |
Data del decesso: | 24/09/1877 |
Luogo di decesso: | CALCIO (Brescia) |
Padre: | Gerolamo |
Madre: | LONGHENA Taddea, nobile |
Nobile al momento della nomina: | Si |
Nobile ereditario | Si |
Titoli nobiliari | Conte |
Coniuge: | TERZI Maria |
Figli: | Girolamo
Teobaldo, padre di Girolamo
Elisa, che sposò Walter CRAVEN
Giulia, che sposò Artem SEYSSEL D'AIX, marchese di Sommariva del Bosco |
Fratelli: | Carolina, figlia della prima moglie
Maria, figlia della prima moglie, che sposò Luigi Mocchia di San Michele
Luigia
Pietro
Giulia
Paola |
Professione: | Possidente |
Cariche e titoli: | Segretario di Camillo Benso conte di Cavour al Congresso di Parigi (1856)
Membro della Commissione superiore di statistica (Regno di Sardegna) [post 1848]
Redattore del giornale "L'Opinione" di Torino
Commissario della Ferrovia transalpina "Vittorio Emanuele" (1854)
Prefetto di Bologna (16 luglio 1861)
Prefetto di Lucca (17 novembre-28 novembre 1861) |
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.:: Nomina a senatore ::. |
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Nomina: | 11/20/1861 |
Categoria: | 21 | Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria |
Relatore: | Giovanni Martinengo di Villagana |
Convalida: | 09/12/1861 |
Giuramento: | 08/01/1862 |
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.:: Onorificenze ::. |
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Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia
Ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) |
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.:: Camera dei deputati ::. |
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Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
VII | Romano [oggi Romano di Lombardia] | | 25-3-1860 | Non risulta | |
VIII | Martinengo | | 27-1-1861* | Non risulta | Ballottaggio il 3 febbraio 1861. Cessazione per nomina a intendente generale di Bologna |
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.:: Governo ::. |
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Altri Stati: | Membro della Consulta lombarda (1848-1849)
Segretario del Governo provvisorio di Lombardia (1848) |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
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Atti parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio, Presidente
Signori Senatori!
[…]
Il conte Ercole Oldofredi-Tadini, nato a Brescia il 6 settembre 1810.
Devoto agli esempî, e forse ai precetti del padre suo, negli anni che antecedettero il 48 non parve mirasse ad altro salvo che a impratichirsi delle discipline, e dei negozî che spettano all'Alta amministrazione del paese.
Nel 48 si associò di forte animo ai maggiorenti della rivoluzione, alla quale gli Italiani soggetti all'Impero con meravigliosa temerità e più meraviglioso valore s'erano consacrati.
Dopo l'armistizio dei primi d'agosto, riparò nella ospitale Torino: quivi seppe farsi gradito ai principali del Regno; e assiduamente cooperò ai gentiluomini della Consulta Lombarda, che sedea davvicino al Governo del Re.
Stipulatasi nel 49 tra Piemonte ed Austria la pace; il maresciallo Radetzki, costretto da secreti accordi a proclamare un'amnistia generale pei popoli della Lombardia e della terraferma veneta, ha scritto tra i pochi eccettuati da quella il nome del conte Oldofredi: nè basta; che all'esule odiato sequestrò il patrimonio, così trabalzandolo nelle amaritudini della distretta.
Era sagace in politica: cauto, non pavido: usava con parecchi Giornali, massime con quelli che meglio avvocavano le ragioni della nostra indipendenza: al Giornale officioso (come il credevano) della Consulta lombarda forniva esatti ragguagli sulle vicende delle finanze austriache; e ne arguiva che l'Impero provvederebbe alla propria salute se rinunciasse ogni sua possessione in Italia. Il quale argomento, che pochi stimavano verisimile, e per quasi tutti avea faccia di paradosso, poco a poco è salito agli onori delle verità indubitabili. Il 1866 ce ne sta pagatore.
Il conte di Cavour, che ricevette l'Oldofredi nella sua confidenza, non di rado a lui fece ricorso per informazioni e consigli nelle contingenze difficili; specie, nel tempo del Congresso di Parigi, e nelle varie fasi dell'anno 1859.
Appunto nel 59 il conte Oldofredi, essendo a capo dell'amministrazione della Ferrovia Vittorio Emanuele, pose il senno e la mano affinchè la ferrovia bastasse sempre a' soldati, a' cavalli, alle artiglierie, a ogni fatta di munizioni da guerra e da bocca, che dalla Capitale volavano alla Sesia, al Ticino. E le sue provvidenze tanto savie furono, e tanto felici, che in quel tramestio, in quella pressa, nè il Commissario del Re, nè quei di Francia, ebbero mai a lamentare una diffalta, una remora. Chi vi parla, o Signori, vi offre a questo momento la fede di testimonio.
I suoi concittadini, non appena libera la Lombardia, lo deputarono alla Camera Subalpina; alla quale intervenne nella settima e nella ottava legislatura.
Frattanto, fattesi più tristi che mai le condizioni dell'ordine pubblico nella città di Bologna e ne' pressi, il Regio Governo l'ha inviato a Prefetto di quella illustre provincia; la quale, perchè ha scolpito nella sua impresa la parola "libertas", non sa comportare che la libertà si tramuti in licenza, ed altri la trascini ai corrucci ed al sangue.
Non rifiutò in sulle prime il datogli ufficio, comecchè rischiosissimo. Ma, dissentendo i Ministri dai partiti e dagli espedienti ch'ei suggeriva, rapidamente se ne sbrigò, e prese stanza a Milano, la città dove avea dimorato nella sua giovinezza.
Nel 28 [sic] novembre del 61, elevato a Senatore del Regno. Assistette soventi alle tornate dell'Assemblea: alla quale nel 14 marzo del 62 non tacque i pericoli che, per suo avviso, potevano derivare alla sicurezza interna e alla esterna dalle concioni e dagli apprarecchi dei Comitati di provvedimento; e nel 2 dell'agosto ha eccitato l'attenzione dei Colleghi intorno alle voci, che in quel mentre correvano, di clandestini arrolamenti, procacciati in servizio del Garibaldi dalla Società emancipatrice.
Nello stesso agosto ebbe dall'Ufficio Centrale il mandato di Relatore circa lo schema di legge per la concessione di strade ferrate nelle provincie meridionali e nelle lombarde: e nella tornata del giorno 18, a toglier di mezzo i dubbi e le obbiezioni che altri avea sollevati, gli talentò di proporre un ordine del giorno che ha assicurato la vittoria alla legge.
Nella tornata del 13 giugno 64 prese a parte vivissima alla discussione del disegno di legge che riguardava il conguaglio della imposta fondiaria.
Poi dopo, infermiccio e abbattuto per domestiche calamità e sopra ogni altra per la perdita della moglie, scemò di molto le sue venute; ma non così che l'assemblea nol vedesse quando pendevano ardue questioni; l'ultima volta, nel maggio dell'anno che sta per finire.
Il 24 novembre nella sua villa di Calcio, tra le provincie di Brescia e di Bergamo, il conte Ercole Oldofredi Tadini, preziosissimo cittadino, amorosissimo padre famiglia, oltrepassato di pochi giorni l'anno sessagesimo settimo, partì di quaggiù, meritamente riverito, meritamente compianto.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 17 dicembre 1877.
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Note: | Partecipò alle cinque giornate di Milano (18-23 marzo 1848).
[Curiosità:] l'incarico di direttore della Ferrovia transalpina era un incarico di copertura che serviva ad Oldofredi Tadini per compiere delicate missioni presso Napoleone III. Oldofredi Tadini fu a fianco di Cavour durante il Congresso di Parigi.
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Archivi: |
Archivi e/o corrispondenza in altri Stati:
Columbia University Libraries, Guglielmo Ferrero papers, Archival Collections
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Attività 1605_Oldofredi_IndiciAP.pdf |
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