Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente
Signori senatori! Dovere d'ufficio, animo di collega, pietà, vogliono che io rammenti le numerose e gravi perdite fatte dal Senato, i meriti degli estinti. [...]
Il senatore Luigi Solidati Tiburzi passava di questa vita il giorno 23 agosto in Contigliano dove era nato nel 10 dicembre 1825.
Addottorato in leggi, esercitò, per qualche tempo, in Roma onorevolmente l'avvocatura.
Nel 1848 si scrisse volontario per l'indipendenza, ma grave malore gli impedì di trovarsi sui campi della Venezia.
La restaurazione pontificia, lungi dall'intiepidirlo, lo infervorò nell'amore per la patria. E fu nel Comitato romano, operoso, instancabile, incurante dei pericoli.
Sostenuto in carcere, uscì di Roma nel 1860, tornando ai monti dove era nato.
Eletto dai concittadini ad ogni ufficio amministrativo; deputato per sette legislature da essi al Parlamento, durante quasi venti anni consecutivi; senatore dappoi il 7 giugno 1886, mai non scemò nella stima e nell'affetto di chi ne conobbe i propositi retti, gli atti incontaminati.
E la Camera dei deputati chiamandolo più volte, il Senato due volte segretario dell'Ufficio di Presidenza, sanzionavano quel giudizio.
Culto senza pretesa, studioso fino allo scrupolo di ogni pubblico interesse, tutto zelo per ogni incarico, pochi per sano criterio, nessuno lo superò per mitezza d'animo. Alla quale facevano però riscontro convincimenti saldissimi, per tutta la vita tenacemente professati.
Modestissimo quale era il senatore Solidati Tiburzi, nel luglio del 1883, solo piegando a vive esortazioni, accettò l'ufficio di segretario generale del ministro di grazia e giustizia. Ma in breve fu colto da grave malore che lo condusse in fin di vita, lungamente lo afflisse e dianzi lo traeva al sepolcro. Nel quale discese stimato dai colleghi, rispettato dagli avversari, da tutti desiderato; dalla natia Sabina, quale benefattore, venerato e pianto.
Ed a me, cui le fortune della vita pubblica diedero agio, nella diuturna intima consuetudine, di conoscere qual cuore avesse il carissimo estinto, sia da voi consentito di deporre un fiore sul sepolcro di lui che fu figlio buono, congiunto tenero, amico raro, cittadino eccellente, la cui vita fu tutta nel fare il suo dovere e che nel fare il suo dovere mise tutta la sua compiacenza e la sua gloria. (Unanimi approvazioni). [...]
PRESIDENTE. L'onorevole presidente del Consiglio Ha facoltà di parlare.
CRISPI, presidente del Consiglio. Il Governo si associa di gran cuore alle parole di cordoglio pronunziate dal nostro illustre Presidente. [...]
Fra i nomi che furono ricordati con parole così calde ed affettuose, ne troviamo di quelli i quali sono intimamente legati alla storia delle cospirazioni e delle guerre della nostra indipendenza. [...]
Fra i morti commemorati è pure il nostro Solidati-Tiburzi, che tutti ricordano per la sua bontà, del quale nessuno ha dimenticato quanto abbia sofferto per la patria nelle carceri pontificie.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 26 novembre 1889.
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